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Autore: DreamsMaker    03/06/2017    1 recensioni
Crossover Once Upon a Time - Descendants - Descendants Wicked World
Da tempo ormai a Storybook non vi sono stati più problemi, e sembrava fosse ormai arrivato il tempo del lieto fine per tutti. Ma si sa che una storia può sempre avere un nuovo capitolo, ed è proprio quello che accadrà ai nostri eroi e cattivi, quando uno sconosciuto gruppi di ragazzi arriverà in città presentandosi come i figli dei personaggi delle favole.
Ma come mai nessuno sapeva niente di loro? Perchè affermano di aver vissuto con i loro genitori fino al giorno prima, se in realtà questi ultimi sono sempre stati a Storybook? Come hanno fatto questi ragazzi ad arrivare in città?
Tanta domande senza una risposta ... ancora. Per trovarla basterà ricostruire le storie di questi nuovi arrivati, ma non sarà una cosa facile nè tanto meno piacevole perchè se hai sempre vissuto in un sogno, poi è difficile fare i conti con la realtà.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills, Un po' tutti
Note: Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
Capitoli:
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Ciao a tutti, quella che sto scrivendo è un crossover tra Once upon a time e Disney Descendants, avverto che si dovrebbe svolgere alla fine della sesta stagione di Once upon a time che però non ho visto del tutto, ma che comunque contiene spoiler sul finale di stagione. Altro accorgimento è che io non ho visto tutto il film di “Descendants” ma mi sono molto appassionato al cartone “Descendants Wicked Worl” e da allora immagino questo crossover, che spero venga non troppo male dato che è la mia prima storia. E mi scuso se di tanto in tanto non rispetti le versioni originali dei film. Ultima cosa, poi lascio spazio al testo, è che la storia è organizzata in episodi: ogni storia che scrivo sarebbe un episodio e i capitoli fanno parte dello stesso episodio, e non so quanto spesso la aggiornerò. Detto questo vi lascio alla lettura, credo di essermi dilungato anche troppo, spero vi piaccia.

Cap1

Henry passeggiava per le strade di Storybook insieme alla madre Emma – “È … strano” –  disse il ragazzo ad un tratto – “Che cosa?” – “Voglio dire, io e te, un ragazzo e sua madre che camminano per le strade della città. È strano dopo che hai passato gran parte della tua vita a combattere contro ogni sorta di cattivo e nella città in cui vivo ci sono anche tutti i personaggi delle favole” – Emma ridacchiò un secondo poi sospirò e disse –“Sì, è strano, ma non vuol dire che sia brutto”- “Non intendevo dire questo” – si affrettò a rispondere il figlio – “ma tutte le volte che pensavamo che tutto fosse finito poi, puff, sbuca fuori una nuova minaccia e, io non voglio che succeda di nuovo” – “Henry” – Emma si fermò – “Non succederà e anche se accadesse la risolveremo tutti insieme, come abbiamo sempre fatto, e poi da ognuna di quelle minacce è spuntato anche qualcosa di buono, ci hanno fatto scoprire chi siamo, ci hanno fatto ritrovare una famiglia.” - “… Si hai ragione” – rispose lui con un sorriso - “In fondo non succederà proprio adesso” – finita la frase un tremore scosse la terra, segui un suono come di lampi, un forte vento improvviso che colse tutti impreparati, quando tutto finì tutti erano spaesati e spaventati insieme, Henry ed Emma si guardarono intorno, non c’erano gravi danni alla città almeno in apparenza, ma a quegli eventi spesso non seguiva niente di buono – “Parlo sempre troppo presto”.  Il resto della giornata proseguì in modo abbastanza turbolento: Emma, Biancaneve, Regina e gli altri passarono il tempo a capire cosa fosse successo, se fosse stato lanciato un nuovo sortilegio, se ci fossero dei nuovi arrivati chissà dove e soprattutto chissà chi. Biancaneve e David avevano deciso di pattugliare la foresta in cerca di eventuali smarriti, ma finora nessun risultato. Regina era rimasta in municipio a consultare i suoi libri di magia per cercare un incantesimo che potesse aiutarla a capire cosa era successo. Henry era rimasto a casa con Uncino mentre anche Emma faceva il possibile per risolvere la situazione, non era proprio il modo migliore in cui Henry avrebbe voluto passare la giornata ma almeno poteva fare quattro chiacchiere tra uomini. Era ormai sera quando Uncino ricevette una telefonata da Emma, il ragazzo si affrettò a chiedere cosa fosse successo, e il pirata rispose – “Emma dice che è scattato l’allarme allo chalet di Gold, lei sta già andando là” – “Vengo anch’io” - declamò lui con sicurezza – “Immagino che non ci sia modo per farti cambiare idea, vero?” - “Già, a meno che tu non voglia legarmi alla sedia e poi inchiodarla al pavimento” – “In circostanze normali lo farei, ma adesso andiamo di fretta, quindi andiamo”.

Arrivati a destinazione Uncino dovette subire le prediche di Emma per aver portato anche il figlio, il giovane prese le sue difese dicendo che era stata un’idea sua e che al momento c’erano cose più importanti a cui pensare. Così i tre si avvicinarono allo chalet, le luci del piano superiore erano accese, segno che qualcuno era dentro – “Deve essere un qualche nuovo arrivato” - disse Henry - “Cosa te lo fa pensare?” – gli chiese Uncino – “Perché nessuno in questa città entrerebbe in una proprietà di Gold neanche sotto tortura” – concluse Emma – “Questo è vero” - si avviarono verso l’entrata, la porta non era chiusa a chiave ma neanche stata forzata, poteva forse essere stata aperta con la magia. Entrarono, l’ingresso sembrava come lo avevano visto l’ultima volta: il divano soffice e accogliente posto a lato del caminetto che crepitava, i mobili raffinati e altezzosi così come piacevano al signore oscuro, piuttosto erano stati rimossi tutti i soprammobili, i sospetti che fosse entrato uno nuovo aumentavano, nessuno sarebbe stato così pazzo da rubare la roba di Tremotino. Sul pavimento di legno di sovrapponevano diverse serie di impronte fangose, che si dirigevano verso le scale, la squadra le percorse in silenzio fino ad arrivare ad un’altra porta per accedere alle camere superiori, stavolta però quando provarono ad aprirla la trovarono chiusa, ma Uncino le diede qualche calcio e spallata e quella si sfondò – “Potevo anche usare la magia. Così ci giochiamo l’effetto sorpresa”- protestò Emma – “Sì, ma così è molto più divertente” – entrarono in un ampio salone anch’esso molto elegante: mobili ornati d’oro riempivano i lati della stanza, sopra di essi vi erano candelabri, quadri, libri di ogni forma e dimensione e tutto quello che Tremotino aveva preso da altri durante la sua vita, ai margini della stanza vi trovavano diverse armature ornamentali, lucide e scintillanti che ci si poteva specchiare, imbracciavano diverse armi, dalla spada all’ascia; dal soffitto pendevano due lampadari di cristallo che illuminavano intorno, c’erano anche diverse porte di legno che, probabilmente, conducevano ad altre camere adiacenti. Ma non si vedeva nessuno, anche se le impronte continuavano per tutta a stanza. Avrebbero potuto perlustrare le altre camere ma ci sarebbe voluto del tempo e non sapevano quante persone ci fossero, Henry decise di prendere l’iniziativa – “C’è nessuno?” – inizio alquanto scadente, lo disse a se stesso – “Non siamo qui per farvi del male”- continuazione non molto migliore – “Sentite, lo so che siete spaventati, siete in un posto che non avete mai visto dove siete stati portati probabilmente contro la vostra volontà, ma noi siamo qui per aiutarvi” – nessuna risposta – “in questa città ci sono molte brave persone, altre non lo sono e altre ancora erano cattive ma hanno cambiato vita. Questo è un posto dove tutti possono ricominciare se lo vogliono, dove possono concludere le loro storie o cominciarne di nuove, se avete il coraggio di provarci. E non vi chiedo di fidarvi subito di me, non vi conosco neanche, chiunque voi siate, ma se volete potete venire con noi in città oppure rimanere qui se vi sentite al sicuro” – ancora niente, Henry si girò verso la madre –“Il discorso te lo sei preparato prima o ti è venuto così?” – il ragazzo ridacchiò, in effetti gli pareva di essere andato bene, ma evidentemente non abbastanza; stava tornando sui suoi passi ed insieme agli altri faceva per andarsene visto che aveva detto che gli avrebbero lasciati in pace, quando si udì la serratura di una porta scattare, si voltarono e da una porta laterale uscirono due ragazze: una aveva i capelli viola che le arrivavano fino al collo, gli occhi verdi brillante come smeraldi e la pelle chiara, portava vestiti prevalentemente viola con qualche sfumatura verde e nera con un look un po’ ribelle, l’altra aveva i capelli lunghi e corvini con qualche ciocca blu e gli occhi marrone scuro, il viso era bellissimo evidente che ci teneva molto all’aspetto esteriore, i suoi vestiti erano blu con qualche dettaglio nero. Dopo di loro ne seguirono altri, ragazze e ragazzi di al massimo 18 anni, si erano nascosti nelle ante dei mobili, nelle stanze accanto e in ogni altro posto. Tutti li guardavano con fare curioso e dubbio insieme, Henry disse loro – “Beh, benvenuti a Storybook”.

Ora, Emma, Henry e Uncino erano abituati a trovarsi in situazioni ‘particolari’, ma era la prima volta che un gruppo di ragazzi arrivati da chissà dove, si paravano davanti a loro con sguardi interrogativi come se fossero la loro unica via per avere risposte, e in effetti era proprio così in quel momento. Alcuni avevano un che di famigliare, pensò Henry: sembrava come delle riproduzioni giovanili dei personaggi delle favole, il che non era affatto assurdo in quella città. “Storybook?” – chiese la ragazza coi capelli viola – “Sì, è il nome di questa città” – le disse il ragazzo – “Io mi chiamo Henry, lei è mia madre Emma” – disse indicando la donna – “e lui è …” – continuò indicando l’uomo, ma l’uncino al posto della mano parlava da solo – “Capitan Uncino ?!” – saltò su una ragazza rimasta un po’ in fondo alla sala, aveva un folta chioma di lunghi capelli castani lisci che le accarezzavano delicatamente il viso, negli  occhi marroni si poteva vedere un velo di paura (normale se non conosci il nuovo Uncino) portava un elegante vestito rosa con i contorni azzurri che risaltava sulla carnagione abbronzata – “Sì. Sì sono io, a quanto pare la mia discutibile fama mi precede ancora” – soggiunse il pirata, alcuni dei ragazzi indietreggiarono un poco nel riconoscere l’uomo – “Ascoltate, immagino che voi mi conosciate come un pirata tagliagole che naviga per i sette mari e si diverte a portare paura e terrore, e in effetti era così” - prese un respiro – “Ma, come ha detto il ragazzo, qui le persone possono cambiare possono riscrivere la loro storia, ed è quello che ho fatto io. Non sono più quell’uomo, sono cambiato. Anche se capisco che possa essere difficile da credere” – il discorso sembrò dissuadere almeno in parti i ragazzi, che smisero di indietreggiare – “Uao, se non ti avessi visto non ci avrei mai creduto Uncino” – si intromise la ragazza dai calli blu-neri, l’uomo la guardò perplesso – “Ci conosciamo?” – la ragazza sembrò sorpresa, così come la sua compagnia viola – “Siamo Mal e Evie” - Uncino era più disorientato di prima – “Isola degli Sperduti? CJ? Harry? Harriet? Non ti dicono niente queste cose?” – “Dovrebbero?” – ok, ufficialmente nessuno capiva più chi stesse parlando di che cosa, così Emma decise di intervenire – “Mi dispiace interrompere ma, forse sarebbe meglio continuare la conversazione e le presentazioni varie in … qualunque altro posto che NON sia lo chalet di Tremotino” – tutti i ragazzi si bloccarono come colpiti da un fulmine – “Tr-Tre-Tremotino?!” – squittì un’altra ragazza che portava i capelli marrone scuro e degli innocenti occhi blu carichi di terrore, il vestito blu chiaro che indossava tremava in modo tale da non nascondere la sua preoccupazione – “Proprio quel Tremotino? Il signore oscuro? Il peggio del peggio che sia?” - “Sì, proprio lui” – rispose Emma – “E vi assicuro che non prende affatto bene la violazione di una sua proprietà, né tanto meno un furto di essa” – un ragazzo in fondo piuttosto alto a quelle parole svuotò le tasche facendo cadere una discreta quantità di soprammobili e altro che aveva preso dall’abitazione – “Ok” - fece Henry – “propongo un sondaggio: quelli favorevoli ad alzare i tacchi e venire con noi in città alzino la mano” – e tutti la alzarono, un ragazzo dai capelli banchi nel farlo diede una manata in faccia all’altro che stava ancora rimettendo a posto quello che aveva preso – “Bene” – commentò Emma – “Allora andiamo prima di scoprire se Tremotino tiene alla sicurezza di questo posto” – ma mentre terminava la frase la porta dalla quale erano entrati, che si era rimessa in sesto da sola dopo l’aperura ‘forzata’, sbatté violentemente e si chiuse a chiave da sola, seguita da tutte le altre porte e finestre della stanza – “Oggi, decisamente, non è la mia giornata” – ed aveva proprio ragione. Emma e Uncino si misero in posizione di allerta, aspettandosi di tutto quado si viola una proprietà del Signore oscuro, ma tutta era insolitamente tranquillo, l’uomo si guardò in intorno con fare circospetto, e i suoi occhi si bloccarono su un’immagine allarmante: una delle armature della stanza si stava muovendo da sola e, silenziosamente si stava avvicinando, con ascia in mano, alle spalle della ragazza che prima per poco non sveniva nel riconoscerlo – “ATTENTA! DIETRO DI TE!” – le gridò Uncino; tempo che lei si girasse e l’aggressore aveva già alzato la sua arma; la ragazza non sarebbe mai riuscita ad evitarla in tempo, paralizzata com’era dal terrore, ma per sua fortuna qualcun altro aveva i riflessi pronti: un’altra ragazza dagli occhi a mandorla e coi capelli color cioccolato raccolti in un’elegante e lunga coda di cavallo, la prese per i polsi e la scostò a forza un attimo prima che la lama si conficcasse nel pavimento, per poi assestare un calcio volante alla Karate Kid sull’elmo del cavaliere fantasma, che volò via finendo tra le mani della ragazza al vestito azzurro di prima, la quale urlò e fece cadere la testa del cavaliere. “Bel calcio, signorina… ?” – le chiese Uncino, quasi incredulo – “Lonnie. E grazie, me lo ha insegnato mia madre” – gli rispose lei, per poi rivolgersi alla ragazza quasi infilzata – “Audrey, stai bene?”- l’altra balbettò qualcosa di incomprensibile – “Direi che sta bene” – si intromise la ragazza dai capelli viola, che se ben ricordava aveva detto di chiamarsi Mal, ma non c’era tempo per fare ulteriori commenti, dato che dopo pochi secondi tutte le altre armature della stanza si voltarono di scatto verso di loro, scesero dai loro supporti e si diressero pesantemente, con armi sguainate, verso gli ospiti indesiderati –“La situazione si sta complicando”- commentò Henry – “Concordo” – lo sostenne sua madre. Di lì in poi la situazione non prese una bella piega; le armature avanzavano a passi pesanti menando fendenti, Emma cercava di contrastarle, o quanto meno rallentarle, lanciando raggi di luce bianca dalle mani, Uncino aveva sottratto una spada da una delle armature e adesso combatteva corpo a corpo insieme alla ragazza kung fu che aveva anche lei preso l’arma del cavaliere che aveva steso prima, mentre quella Mal, Henry scoprì essere abile in magia: lesse degli incantesimi da un piccolo libro che portava con se e un paio di armature si ritrovarono schiantarsi contro il soffitto o a essere colpiti da delle sfere di fuoco verdi, tutti gli altri ragazzi compreso Henry lanciavano tutto quello che avevano a portata di mano. Sfortunatamente le armature anche se distrutte, si ricomponevano velocemente e ricominciavano ad avanzare; bisognava trovare un modo per filarsela ed anche alla svelta pensò Henry – “Mal!”- chiamò il ragazzo –“In quel libro c’è un qualche incantesimo che possiamo usare per andarcene ?!”- le chiese sperando disperatamente in una risposta affermativa, la ragazza ci pensò un attimo su –“No… ma ne ho imparato uno che permette di spostarsi da un posto all’altro se si riesce a visualizzarlo nella mente” – “Quello che usavamo per filarcela dalle lezioni sull’Isola degli Sperduti?” – le chiese Evi e l’altra annuì – “Ma non l’ho mai usato su così tante persone, e qui non conosco assolutamente nessun posto” – “Beh, io di posti qui ne conosco. Posso descrivertene uno e tu con un po’ di aiuto potresti trasportarci là” – “Si può fare. Jane, mi servirà una mano” – disse la ragazza col vestito azzurro che aveva riconosciuto il nome di Tremotino prima – “O-ok” – rispose; adesso avevano un piano, Henry descrisse velocemente alle due ragazze la tavola calda di Granny, era il primo luogo che gli era venuto in mente dato che ci aveva passato un sacco di bei momenti quasi normali in famiglia, poi Mal spiegò a quella Jane di immaginare il luogo nella sua mente alla meglio possibile e poi il reso sarebbe venuto da sé. Ma il tempo iniziava a stringere: i ragazzi stavano esaurendo le ‘munizioni’ e anche Emma e Uncino cominciavano a essere affaticati - “Prendetevi tutti per mano!” - ordinò Mal, e nessuno se lo fece ripetere due volte – “Mamma, vieni presto!” - incitò Henry, Emma allora raccolse tutte le forze rimaste per lanciare una potente ondata di luce che travolse tutti i cavalieri facendoli volare a pezzi al confine della stanza. Emma, Uncino e la ragazza kung fu approfittarono del momento per ricongiungersi agli altri – “D’accordo, ci siamo tutti, ora leviamo le tende! ” - disse Henry, ma passato qualche secondo non successe niente, erano ancora nella stanza e le armature si stavano ricomponendo, mentre il panico si stava impossessando nuovamente della folla, ma mentre tutti cecavano di capire perché l’incantesimo funzionasse Emma notò che Jane stava tremando e non poco, forse era quella la ragione: era troppo spaventata per concentrarsi sull’incantesimo, allora le prese la mano –“Ehi. Calmati. Respira” - le disse in tono calmo, senza lasciar trasparire troppo il fatto che avevano una certa fretta, prima di essere infilzati – “Io, io non …” -  cercò di dire la ragazza, respirando affannosamente in preda al panico – “Lo so, anche io ho paura adesso, nessuno sarebbe capace di non averla in una situazione come questa” – le armature intanto stavano riprendendo ad avanzare – “ma non sei sola. Ci sono i tuoi amici qui con te. Persone che hanno fiducia in te e in quello che puoi fare, ma ora devi provare ad averne anche tu” - Jane era senza parole, si guardava intorno e tutto quello che vedeva erano persone che la guardavano ma non per aspettarsi qualcosa da lei, ma perché avevano fiducia in lei, le infondevano coraggio, le sorridevano come per dirle “ce la puoi fare”, ed Emma lo aveva capito subito, anche lei sapeva cosa voleva dire vivere pensando che tutti si aspettassero qualcosa da te ma poi scoprire che in realtà quelle erano tutte cose che tu ti aspettavi da te stesso, e capire che gli altri sono lì per sostenerti e aiutarti. Un ragazzo dai capelli bianchi strinse forte la mano della ragazza, come per farle capire che lui c’era per lei così come tutti gli altri, Jane fece un respiro profondo e poi annuì con decisione, Emma le sorrise e con una mano prese la sua e quella dell’altra ragazza dai capelli viola – “Sei pronta Jane?” - le chiese la ragazza – “Pronta” - rispose lei ricevendo un sorriso dall’altra. Le armature adesso erano fin troppo vicine, non c’era più tempo; Mal, Jane ed Emma chiusero gli occhi concentrandosi il più possibile, le armature lanciarono le armi verso di loro, ma il gruppo venne avvolto da una nube di fumo bianco, viola e azzurro e spari dalla stanza, lasciando conficcare le armi contro le pareti. Quando riaprirono gli occhi, Emma scoprì con gioia che ce l’avevano fatta, erano nella tavola calda di Granny, vuota a quell’ora di sera ma almeno priva di armature killer che vogliono tagliarti a fette. Emma si rivolse a Jane sorridendo – “Visto? Ci sei riuscita” – la ragazza era incredula quasi non le sembrasse vero – “Ce l’ho fatta? Ci sono riuscita per davvero?” – “Se non lo fossi stata non saremmo qui non credi?” – le disse Mal sorridendo anche lei, così come tutti gli altri che si congratulavano con lei per quello che aveva fatto – “Sei stata brava” – le disse Mal – “Si ma l’incantesimo era il tuo”- rispose lei rossa come un pomodoro per tutte le emozioni delle ultime ore –“Allora diciamo che facciamo una gran bella squadra: La figlia di Malefica e della Fata Smemorina alla riscossa”- le ragazze ridacchiarono, ma non si potè dire la stessa cosa di Emma, Uncino e Henry che erano sbigottiti – “Come scusa?” – chiese Emma – “Sono la figlia di Malefica” – rispose Mal – “lo so, faccio questo effetto la prima volta, ma non sono così cattiva come mia madre, non più al meno” – tutti e tre si guardavano spaesati e sorpresi insieme, Emma alla fine disse – “Penso ci siano molte cose di cui dovremo parlare”.

 

   
 
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