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Autore: Taila    11/06/2009    2 recensioni
Yamato passò uno sguardo preoccupato sui membri che avrebbero fatto parte della missione: Naruto era così furioso per la presenza sfrontata del suo, ormai, ex amico che sembrava sul punto di liberare tutto il potere distruttivo di Kiyuubi; Sasuke aveva l'espressione di chi voleva essere ovunque tranne li e riteneva tutto quello un'immensa scocciatura; Sakura stava impiegando tutte le sue energie per mantenere i suoi propositi di trattare Sasuke come se fosse invisibile; Sai disegnava tranquillamente, ritraendo Naruto, un soggetto che da qualche tempo riteneva interessante. Per un attimo si chiese cosa fosse passato nella mente dell'Hokage quando aveva scelto i membri per quella missione...
Un lampo di preoccupazione sfrecciò nei suoi occhi quando lesse il nome dell'ultimo componente della squadra: era sicuro che avrebbe accettato solo per poterlo uccidere con tranquillità...
Socchiuse gli occhi e pregò Kami che quei cinque non si uccidessero a vicenda!
Genere: Triste, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Mi scuso per il vergognoso ritardo, devo ammettere che mi era mancata parecchio questa fic ^^ Allora… con questo capitolo lo sguardo torna a spostarsi sul gruppo di Yamato che sta attendendo il ritorno di Sasuke e Miwa! E nel frattempo si chiarisce anche una situazione personale ^O^ Ringrazio Antote: sono molto contenta che tu abbia dato una chance alla mia fic e che ti sia piaciuta nonostante tu non sia una fan di questo manga ^//^ come anche sono contenta che ti sia piaciuta Miwa ^^ Per lo slash… spero che anche questo capitolo soddisfi le tue aspettative -___^ Grazie mille ancora! E ringrazio Iry_kun: ziao cara! Addirittura? Wow! Grazie! Per il risvolto romantico tra Sasu e Miwa… bocca cucita! ^o^ Ho visto che finalmente hai aggiornato anche tu! Appena posso faccio un salto a leggere il nuovo capitolo! Ringrazio Ako delle tenebre, Antote, Capitatapercaso, Danachan 94, HinaNaru, Iry_kun, Jaki, Masychan, Targul e Vodia (grazie per aver inserito questa fic anche tra i seguiti ^^) che hanno inserito questa fic tra i propri preferiti e tutti coloro che hanno anche solo letto.
Al prossimo capitolo gente, baci Taila \^0^/


Capitolo 9: Sole.

Quella notte era particolarmente dolce. Una brezza leggera soffiava nella boscaglia facendo frusciare le foglie e sospirare i fili d’erba. Il silenzio era contrastato solo dal continuo frinire dei grilli li, da qualche parte nella notte. Il cielo era un’enorme lastra di vetro nero che si stendeva da un orizzonte all’altro, tersa e liscia, spruzzata di polvere di cristallo. La luna era simile ad una perla così candida da abbagliare, incastonata sulle vette delle montagne, la cui luce argentea accarezzava dolcemente tutto il panorama.
Naruto, seduto con le spalle contro un tronco e le gambe incrociate, osservava quello spettacolo con un’espressione rilassata sul volto. Gli era sempre piaciuto osservare la natura, gli conferiva una calma che non riusciva ad ottenere in nessun altro modo e che riusciva a placare, almeno momentaneamente, lo spirito di Kyuubi. In tutti quegli anni la voce del demone non aveva mai smesso di cercare di incantarlo, tentandolo continuamente a rompere il sigillo ed a ridarle la libertà. Il demone stava iniziando a giocare sempre più sporco, sfruttando la sua solitudine, la rabbia e l’odio verso gli abitanti di Konoha che aveva accuratamente rinchiuso dentro di sé, la sua sete di rivalsa. Sfruttando la delusione ed il senso di sconfitta che aveva scatenato dentro di lui Sasuke. Allontanare il suo enorme potere durante i combattimenti stava diventando sempre più difficile, sempre più spesso si era riscoperto ad attingere a piene mani da quel chakra scarlatto ed infuocato, avvicinandosi di un passo ancora alla propria autodistruzione.
Cercava di mascherarlo per non far preoccupare i suoi compagni di squadra, ma si sentiva sempre più sul punto di infrangersi, dilaniato, come se stesse camminando in bilico sul ciglio di un profondo burrone, rischiando ad ogni passo di cadere di sotto.
Cosa avrebbe dovuto fare?
Non riusciva a vedere nessuna soluzione, nessuna via d’uscita, solo un immensa galleria senza sbocco immersa nelle tenebre più profonde. Sospirò profondamente, scostando lo sguardo dal cielo per guardarsi intorno.
Un fuoco bruciava all’interno di un circolo di pietre poco distante da lui, senza riuscire ad allontanare l’oscurità che premeva attorno a loro, la brezza soffiava di tanto in tanto strappando alle fiamme leggere fusciacche dorate che danzavano qualche un istante a mezz’aria prima di sparire in un leggero svolazzo.
Yamato era seduto immobile al di la delle lingue di fuoco, il volto illuminato dal loro rosseggiare, i gomiti puntati sulle ginocchia ed il mento poggiato sulle mani intrecciate, lo stava scrutava attentamente da molti minuti. Era come se stesse cercando qualcosa nel suo volto, sotto la sua espressione.
Naruto si sentiva a disagio sotto l’insistenza di quello sguardo, gli sembrava che il Capitano potesse indagare fin nei recessi più profondi nella sua anima ed aveva paura di quello che avrebbe potuto trovare.
Lasciò vagare ancora i suoi occhi su quella piccola radura fino a che non incrociò la figura di Sakura che stava visitando Sai. Vedeva le mani della ragazza illuminate da un lieve bagliore azzurrino vagare sul corpo dell’amico in cerca di lesioni che fossero sfuggite all’esame preliminare.
Alla vista del ragazzo immobile con il suo solito, falso sorriso sulle labbra, Naruto avvertì un’ondata di sollievo montare dentro di lui. Era vivo. Non poté impedire alle sue labbra di incurvarsi in un piccolo sorriso. Aveva finalmente compreso cos’era quella sensazione che premeva nel suo petto, perché non riusciva a distogliere lo sguardo da lui e perché cercasse sempre di essere certo di dove si trovasse.
Era innamorato di lui, da sempre, da mai, e quel pensiero fece rabbuiare il suo sguardo. Era passato tanto tempo e molte cose erano cambiate, ma il ricordo dei rifiuti di cui era stato fatto oggetto dagli abitanti di Konoha non era mai andato via, era ancora li, dentro la sua anima a tormentarlo, rammentandogli che lui era diverso, che dentro di lui albergava un mostro. Sai conosceva il dolore della solitudine e dell’abbandono, ma avrebbe davvero saputo accettarlo per quello che era, con tutto il carico di miseria che si portava dentro, ignorando cosa sarebbe potuto diventare? Sospirò pesantemente riportando lo sguardo sul cielo stellato: non avrebbe sopportato di essere respinto anche da lui, proprio da lui, sentiva che in quel caso si sarebbe infranto definitivamente.
- Abbiamo finito!- il sospiro stanco di Sakura lo distolse dai suoi pensieri.
- Come sta?- chiese per tutti Yamato.
- Il nostro Sai è stato molto fortunato! – sorrise lei sollevandosi per raggiungere il capitano accanto al fuoco – Non ha riportato nessuna commozione cerebrale né lesioni interne.- e stiracchiò gli arti intorpiditi dalla lunga immobilità.
- Bene! Allora domani possiamo partire!- annunciò Yamato battendo i palmi delle mani sulla ginocchia.
- Cosa? E Sasuke e Miwa? Non li aspettiamo?- chiese allibito Naruto.
Per lui era inconcepibile abbandonare degli amici e compagni di squadra. Fin dall’inizio della sua formazione come ninja aveva imparato a suon di dure lezioni che bisognava difendere i propri amici a qualsiasi costo, che non bisognava lasciarli indietro, perché erano loro che davano la forza per diventare sempre più forti.
- Mi dispiace Naruto, ma non possiamo più aspettare! – scosse la testa il capitano – Abbiamo una missione da portare a termine e siamo già in ritardo di un giorno sulla tabella di marcia. Se restiamo ancora qui, inoltre, diventeremmo facili bersagli per i ninja delle ‘Dodici eclissi’. Se Sasuke e Miwa sono ancora vivi ci raggiungeranno non preoccuparti!- aggiunse poi notando l’espressione allarmata del ninja biondo.
Ci fu un lungo istante di silenzio, che fu sorprendentemente interrotto da Sai che si era appena avvicinato al gruppo.
- Sono ancora vivi!- affermò con fin troppa sicurezza.
- Cosa te lo fa credere?- chiese perplessa Sakura.
- Miwa!- rispose semplicemente, come se quello spiegasse tutto, fissando lo sguardo nelle braci arroventate del fuoco.
- Che vuoi dire Sai?- chiese ancora Naruto incrociando impaziente le braccia al petto.
Non sopportava quando gli altri non terminavano le frasi che avevano appena iniziato!
- Miwa è un membro della Root come me!- rispose con semplicità.
Yamato si grattò la testa imbarazzato: tra tutti lui era l’unico a conoscenza della vera identità di Miwa, lo aveva scoperto molto tempo prima e per caso, era stata la stessa Miwa a rivelarglielo costretta dalle circostanze, come aveva fatto, quindi, Sai a scoprirlo?
- Vi siete incontrati in qualche missione?- chiese quindi curioso.
Sai sollevò lo sguardo su di lui prima di scuotere la testa.
- No! Ogni squadra è a se stante: risponde solo al proprio comandante e non ha contatti con le altre!- spiegò parlando lentamente con quella sua voce incolore, come se stesse parlando del tempo.
- Ed allora come sai che è della Root? Non ce l’ha mica scritto in fronte!- insistette Naruto.
- Il suo modo di combattere. Nessun ninja, nemmeno un AMBU, combatte in quel modo!- rispose con pazienza il moro.
- E scommetto che hai capito anche a che squadra fa riferimento, vero?!- rise Yamato sostenendosi il viso con la guancia poggiata al pugno chiuso della mano.
- Fa sicuramente parte della squadra di Shinobu-sensei.- affermò con una sicurezza disarmante.
- Come puoi esserne così convinto, Sai? Hai appena detto di non aver mai avuto contatti con nessun altro gruppo della Root!- sbuffò Sakura mentre inarcava le sopracciglia.
Il ragazzo rimase in silenzio per alcuni istanti come se stesse ponderando cosa rispondere.
- Shinobu-sensei è particolarmente noto all’interno della Root per i suoi metodi di addestramento. Lui mira a trasformare tutti i suoi allievi in letali macchine da guerra capaci di affrontare qualsiasi missione e di commettere qualsiasi assassinio, privandoli di qualsiasi traccia di umanità. Per fare questo adotta dei metodi così spietati che nessun altro istruttore della Root vuole avere a che fare con lui. Soprattutto la prova finale è di una ferocia impressionante.- .
Naruto corrugò la fronte udendo quelle parole. Sapeva che la prova finale affrontata da Sai era stata di una violenza psicologica tale da privarlo di ogni sentimento, cosa aveva dovuto allora affrontare quella ragazza di così mostruoso?
- Shinobu-sensei rinchiude i suoi allievi in piccole gabbie per molte settimane senza cibo né acqua, privandoli anche del sonno battendo continuamente con un bastone sulle pareti. Quando sono arrivato al limite delle forze psicologiche e fisiche, li abbandona in una foresta isolata a molti chilometri da Konoha, senza nient’altro che un kunai. Solo chi sopravvive diventa un AMBU!- .
Come, come potevano esistere istruttori capaci di calpestare l’umanità e la dignità dei propri allievi in quel modo? Come aveva potuto quella ragazzina sopportare simili sevizie senza lasciare avvizzire la capacità di sorridere? Una lacrima addolorata sfuggì dagli occhi Sakura.
- E gli altri?- gli chiese con voce tremante.
Il silenzio di Sai fu più eloquente di mille risposte. Quella ragazza aveva attraversato l’inferno, come lui aveva dovuto uccidere per non essere uccisa. Ma a differenza sua non aveva ancora trovato luce che avrebbe potuto trarla fuori dall’arido deserto nero in cui l’avevano scaraventata. A quel pensiero socchiuse le palpebre e spostò lo sguardo su Naruto che continuava a fissare sorpreso ed angosciato il vuoto davanti a sé. I capelli biondi brillavano come oro fuso sotto il riverbero del fuoco, la luce delle fiamme strappava riflessi ambrati alla sua pelle brunita, l’azzurro dei suoi occhi, appena ombreggiato dai ciuffi della frangetta, appariva più scuro e profondo.
Era lui la luce che aveva dissipato le tenebre ed illuminato la sua esistenza, come un sole appena sorto che allontana le ombre della notte, mostrandogli un’altra via, un altro significato della vita, che i sentimenti non indeboliscono chi li prova, ma che, anzi, sono capaci di scatenare una forza senza pari. Era stato lui a fargli comprendere quanto sbagliate fossero le lezioni di Danzou-sensei. Era stato lui a farlo ridere per la prima volta nella sua vita, a far battere il suo cuore, a farlo sentire vivo.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per toccare quella luce! Qualsiasi!
- Forza, andate a dormire che domani si parte presto! – esclamò all’improvviso il capitano – Il primo turno lo farà Sakura!- .
- Capitano vorrei farlo io!- chiese Naruto.
- Non hai dormito nemmeno la notte scorsa, devi riposarti se vuoi essere al meglio delle tue forze!- lo rimproverò con un sorriso.
- Lo so, ma davvero: non ho sonno e Sakura-chan ha usato molto chakra per guarire Sai!- sorrise e Yamato si arrese.
- Va bene, ma quando ti darò il cambio filerai subito a dormire, ok?- .
- Ok!- ed il sorriso sulle sue labbra si ampliò.
Le ore scivolavano lente e pesanti, come se il tempo si fosse dilatato all’infinito senza mai arrivare al suo termine. Naruto aveva sperato che restando ancora sveglio avrebbe potuto sfinire la sua mente tanto da costringerla ad interrompere il flusso di pensieri che continuava a riversargli nel cervello ed a farlo finalmente dormire. Invece il sonno non arrivava ancora e lui era sempre più sveglio.
Un fruscio lo costrinse a girarsi di scatto, il kunai già in pugno pronto a difendere i suoi amici. Dall’ombra degli alberi che circondavano la radura si delineò, invece, la figura sottile di Sai. Naruto sospirò sollevato mentre tornava nella posizione precedente, osservando il compagno di squadra che gli si avvicinava con le sue movenze naturalmente eleganti e feline. Deglutì a vuoto cercando di forzare quel nodo che gli aveva stretto la gola.
- Sai! Accidenti mi hai spaventato!- protestò poi rosso in viso sperando che la sua voce risultasse abbastanza ferma.
Il ragazzo lo osservò un istante interdetto, prima di sorridergli. Non quella smorfia fredda ed impersonale che indossava quotidianamente, ma quel sorriso, caldo intimo, insicuro e di una bellezza disarmante che rivolgeva soltanto a lui e solo quando erano da soli. Lo stesso sorriso che gli aveva rivolto nel covo di Orochimaru tanti anni prima. Con un rapido movimento sinuoso Sai si sedette accanto a lui per poi piantare i suoi occhi nerissimi nell’azzurro dei suoi.
- Nervoso che uno dei nemici spunti all’improvviso alle tue spalle e ti uccida?- gli domandò con un ghigno e la sua proverbiale delicatezza.
Naruto masticò qualche imprecazione all’indirizzo dell’amico, ormai sapeva com’era fatto, prima di ribattere alla sua provocazione.
- E tu allora? Perché non riesci a dormire? Hai paura di ritrovarti un ragno gigante nel sacco a pelo?- domandò incrociando le braccia al petto e lanciandogli uno sguardo astioso.
Stranamente il moro non rispose come si sarebbe aspettato, ma lo fissò a lungo con la sua espressione indecifrabile, scavando nel suo viso alla ricerca di qualcosa, aggrottando a tratti la fronte come se non capisse. Naruto si sentiva a disagio sotto quell’attento esame. Non gli piaceva essere scrutato in quel modo, come se si volesse arrivare al fondo della sua anima, fino a raggiungere Kyuubi imprigionata nelle viscere del suo corpo; ma ugualmente non riusciva a sottrarsi al magnetismo con cui quegli abissi neri lo avevano avvinto. Sembrava che la sua volontà si fosse improvvisamente azzerata, che tutto quello che potesse fare era stare li, seduto immobile, a restituire lo sguardo al compagno di squadra.
Nel riverbero rossastro del fuoco morente, Naruto vide Sai sollevare la mano pallida e, per una volta, priva del solito guanto a mezze dita, e portarla alla sua guancia, in un gesto gentile ed inaspettato che bruciava la sua pelle come fuoco. Le dita sottili ed affusolate accarezzavano la sua pelle delicatamente, come se ne stesse saggiando la grana, mentre scivolavano verso la nuca. Naruto sentiva la pelle incresparsi in decine di brividi che sciabordavano lungo la sua colonna vertebrale confondendogli il cervello. Con un gesto improvviso Sai lo strattonò verso di sé, cercando la sua bocca con la propria.
Naruto rimase immobile osservando il volto perfetto contro il proprio ad occhi sgranati, troppo sorpreso per fare qualsiasi cosa, incredulo che una cosa simile stesse accadendo davvero. Il calore irradiato da quel corpo diafano, simile a neve solidificata, era tale da scioglierlo fin dentro le ossa. Era niente più che un contatto labbra contro labbra, eppure bruciava dentro di lui, intossicandolo e confondendolo.
Sai si allontanò dalle sue labbra, ma restò comunque con il volto vicino a quello del ninja biondo, la mano ancora sulla sua nuca, le dita intrecciata alle ciocche bionde. Lo scintillio che stava animando quelle iridi nere solitamente immobili ed impassibili come le acqua di un lago, colpì Naruto tanto da svegliarlo dallo stato contemplativo in cui sembrava essere piombato.
- Perché?- solo questo ebbe il coraggio di chiedergli.
Le labbra di Sai si incresparono in quel sorriso che sembrava brillare come un diamante colpito dalla luce del sole, incantandolo e ferendolo.
- Per ringraziarti di essermi stato accanto mentre ero incosciente. In un libro ho letto che si fa così!- spiegò semplicemente senza notare l’oscurarsi dello sguardo dell’altro.
La delusione dilagò nel corpo di Naruto come acido, avvelenando tutto quello con cui veniva a contatto. Cosa aveva sperato? Per un attimo si era davvero illuso che Sai potesse ricambiarlo…
… scosse la testa cercando di allontanare quella mano e quei pensieri, ma la presa del compagno su di lui era salda e la sua volontà di rompere quel contatto inesistente, nonostante tutto.
Lo guardo di Sai si fece curioso davanti la strana reazione dell’amico. Aveva creduto che Naruto sarebbe stato contento di quel bacio, che magari lo ricambiasse come aveva scritto l’autore di quel libro…
… invece era rimasto perfettamente immobile, senza alcuna reazione, e poi il suo sguardo si era incupito. Scrutò gli occhi di Naruto cercando una qualche spiegazione per scoprire dove avesse sbagliato, ma si scontrò con quelle iridi che sembravano aver chiuso ogni rapporto con il mondo esterno. Poi, come colto da un’intuizione, colse una profonda nota di delusione vibrare nelle profondità di quello sguardo agitandone l’azzurro intenso, che lo colpì violentemente, come un pugno alla bocca dello stomaco.
Sai non seppe mai perché lo fece, cosa lo spinse ad agire, era come se qualcuno avesse preso il possesso del suo corpo e si fosse mosso al posto suo. Agì di puro istinto, per una volta libero dalle catene emotive in cui lo avevano imprigionato alla Root.
- E poi perché si fa così tra persone che si amano, no?- aggiunse ripetendo le parole che aveva letto su un altro libro, con la profonda e sconosciuta speranza di poter cancellare quella delusione.
A quelle parole, ancora più inattese del bacio, Naruto trattenne il fiato mentre una luce di speranza gli accese lo sguardo. Ma non voleva illudersi, non più.
Sollevò la propria mano per coprire quella con cui Sai lo teneva ancora fermo e poggiò la propria fronte contro quella di Sai, socchiudendo un attimo gli occhi per godersi quella vicinanza, l’odore ed il calore dell’altro.
- Tu ami me?- chiese poi.
Un basso mormorio dubbioso che si disegnò tiepido sulla pelle di Sai. Il moro sollevò le palpebre fissando lo sguardo nel suo. Non comprendeva ancora il reale significato della parola “amore” che aveva letto, ripetuta all’infinito, su ognuno dei libri che aveva consultato. Sapeva soltanto che Naruto per lui era diventato la persona più importante, che nutriva la continua necessità di averlo accanto, l’unico che riuscisse a vedere al proprio fianco per tutta la propria esistenza, che la sola idea di allontanarsi da lui era un dolore lancinante.
- Sei il mio sole!- confessò d’istinto, senza pensare.
Comprendendo il reale significato di quella confessione, il volto di Naruto si aprì in un sorriso che illuminò completamente il suo volto, prima che annullasse la poca distanza tra loro e lo baciasse, stringendolo a sé. Forte, come se temesse che Sai potesse scomparire da un istante all’altro. Cercando di trasmettergli tutto quello che provava per lui e che aveva sempre cercato di nascondere a se stesso per timore di un nuovo rifiuto.
Mentre si legava a quel ragazzo misterioso ed incomprensibile, a volte, Naruto si sentiva libero come non era mai stato prima. Libero di essere accettato per quello che era, di amare e di essere amato come non gli era mai stato concesso prima.
Nascosto dietro il tronco di un albero Yamato ghignò soddisfatto guardando i due ragazzi abbracciati: aveva perso la scommessa ed ora avrebbe dovuto pagare la cena a Kakashi-sensei, ma ne valeva davvero la pena.
Il sole stava sorgendo ad oriente, oltre la linea dell’orizzonte, tagliando l’azzurro pallido e limpido del cielo con tante lame di luce. Smontato l’accampamento e spento il fuoco, il gruppo di Yamato si caricò gli zaini in spalla pronto alla partenza.
Naruto lanciò uno sguardo preoccupato alle proprie spalle sperando di scorgere Sasuke e Miwa, ma la vasta pianura continuava a rimanere deserta sotto la luce del nuovo giorno che accarezzava l’erba strappandole riflessi smeraldini.
- Andiamo?- chiese Yamato strappandolo ai propri pensieri.
Deluso il biondino riportò lo sguardo davanti a sé seguendo i suoi compagni, ma fece appena qualche metro che una strana vibrazione nell’aria attrasse la sua attenzione. Avrebbe riconosciuto quel chakra ovunque! Si fermò e si volse ancora una volta indietro, ma questa volta, dopo qualche istante d’attesa, vide delinearsi il contorno nero di due figure contro la luce del sole.
- Capitano!- lo richiamò esultante indicandogli poi l’orizzonte.
Lo stupore dilagò sul volto di Yamato riconoscendo in quelle sagome appena abbozzate Sasuke e Miwa, ammaccati ma vivi.
Vide la ragazza sollevare a fatica il braccio libero e salutarli e sorrise incredulo andandogli incontro.

  
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