Anime & Manga > Haikyu!!
Ricorda la storia  |      
Autore: _Lady di inchiostro_    09/06/2017    8 recensioni
«Mi mancano i tuoi caffè…» ammise, tenendo tra i denti il bordo di plastica del bicchiere, per poi lasciar scivolare lungo la gola un paio di sorsi.
Non arrivò nessuna risposta, solo il “bip” incessante di un macchinario che gli stava alle spalle, e Iwaizumi si ritrovò a fissare i fondi del bicchiere con un certo cipiglio.
Spostò lo sguardo sul lettino che aveva accanto, concentrandosi sulla linea del naso, della mascella, che aveva quel volto sereno, scostando poi una ciocca castana dalla fronte del giovane. Gli occhi, comunque, erano sempre chiusi.
Posò il mento sul cuscino, le sue dita che intanto si erano legate con quelle dell’altro. «Mi manchi da morire…»

~
[IwaOi ♥] [Ispirato alla serie televisiva: Rizzoli&Isles] [Questa storia partecipa al contest “Caffè o Tè?” a cura di Fanwriter.it!]
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Tè&Caffè'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
★ Iniziativa: Questa storia partecipa al contest “Caffè o Tè?” a cura di Fanwriter.it! 
★ Numero Parole: 1714
★ Prompt/TracciaA non beve caffè (solo tè), ma è così brav@ a farlo che B chiede sempre a lui/lei. “Cosa faresti senza di me?” + Tazza number 10 (?)




 
Caffè amaro







«Iwa-chan, ti ho fatto il caffè!»
Era un rito che si ripeteva ogni mattina: Iwaizumi si svegliava e trovava Oikawa intento ad armeggiare con fornelli e la caffettiera. Oramai aveva persino smesso di chiedergli di prepararlo.
A lui non piaceva il caffè; l’aveva preso solo una volta, macchiato, e Iwaizumi aveva storto il naso perché il caffè, quello vero, era nero e amaro.
E Oikawa questo lo sapeva, e glielo faceva trovare sempre, nonostante lui preferisse di gran lunga farsi un bel tè.
La loro vicina di casa – e anche donna delle pulizie, che si era offerta volentieri di sistemargli la casa quando loro non c’erano, in cambio della colazione gratis – diceva che erano due personaggi. Litigavano in continuazione perché Oikawa aveva sempre troppe essenze e tazze e non aveva mai spazio, mentre Iwaizumi aveva solo una tazzina e soltanto una volta nella sua vita si era concesso di ordinare del caffè italiano; e Oikawa aveva comunque sbuffato, dicendo che i costi di spedizione erano troppi.
Eppure, quel rito non l’avrebbero sostituito con nulla al mondo.
Iwaizumi non l’avrebbe ammesso mai, ma il caffè che gli faceva Oikawa era il migliore, e quest’ultimo lo sapeva benissimo. E come tutte le mattine, quando gli passava la tazzina colma del liquido marroncino, diceva la sua tipica frase:
«Cosa faresti senza di me?»




Rigirò il contenuto nel bicchiere rossastro, facendo schioccare la lingua sul palato.
Aveva lo stesso sapore dell’acqua morta. Odiava il caffè delle macchinette, ma quello preparato dal bar di fronte era anche peggio, quindi l’unica soluzione era rassegnarsi.
«Mi mancano i tuoi caffè…» ammise, tenendo tra i denti il bordo di plastica del bicchiere, per poi lasciar scivolare lungo la gola un paio di sorsi.
Non arrivò nessuna risposta, solo il “bip” incessante di un macchinario che gli stava alle spalle, e Iwaizumi si ritrovò a fissare i fondi del bicchiere con un certo cipiglio.
Spostò lo sguardo sul lettino che aveva accanto, concentrandosi sulla linea del naso, della mascella, che aveva quel volto sereno, scostando poi una ciocca castana dalla fronte del giovane. Gli occhi, comunque, erano sempre chiusi.
Posò il mento sul cuscino, le sue dita che intanto si erano legate con quelle dell’altro. «Mi manchi da morire…» confessò, quasi in un sussurro, facendo poi un sorriso dolceamaro e premendo il naso e la fronte contro il viso di Oikawa.



Due bambini giapponesi, i cui padri lavoravano nella stessa compagnia, e che per carenza di personale erano stati costretti a trasferirsi negli Stati Uniti: questi erano Oikawa Tooru e Iwaizumi Hajime.
Due bambini che erano cresciuti praticamente assieme, che avevano frequentato la stessa scuola fino al liceo; poi, presero strade diverse, ma mai avrebbero immaginato di rincontrarsi al distretto di polizia di Boston, Hajime come detective e Tooru come medico legale. In passato, avevano obiettivi ben differenti, tuttavia la vita riserva sempre delle belle sorprese.
Alla fine, come c’era d’aspettarsi, quei due fecero squadra, e tutti i loro colleghi scherzavano su di loro, dicendo che erano come Sherlock Holmes e John Watson. E in effetti, era la squadra migliore che avessero nella omicidi.
Come c’era d’aspettarsi – e forse lo sapevano tutti, persino loro due – non finirono per essere solo compagni di squadra. E questo spiega come mai vivevano nella stessa casa.




Si trovava nella stanza che era stata denominata dallo stesso Oikawa, la “zona relax”; chiamarla “zona caffè” – per quanto sapeva che lì dentro non si bevesse altro – non gli piaceva, e poi il suo orgoglio di teinomane sarebbe stato leso per sempre.
Sorrise, Iwaizumi, bevendo un altro sorso di caffè dalla sua tazza verde menta.
In teoria, era in congedo, quindi non si sarebbe dovuto recare in ufficio quella mattina, ma aveva il necessario bisogno di farsi un buon caffè. Anche se non valeva quanto quello di Oikawa, ma era già qualcosa.
Inevitabilmente, spostò lo sguardo sulla tazza bianca che era ben riposta tra le altre: “I’m not bossy, I’m the boss”, recitava la scritta, con alcune parole che spiccavano per via del colore giallo oro. L’aveva comprata a Oikawa l’anno scorso, per il compleanno, e il ragazzo aveva deciso subito che quella tazza l’avrebbe usata per l’ufficio.
Il rapporto tra loro due, si fondava su due riti: quello della mattina, e quello “della pausa”, dove entrambi si ritrovano a ragionare su un determinato caso davanti a una tazza della loro bevanda preferita; oppure, Iwaizumi scendeva in obitorio a portare la tazza a Oikawa, senza minimamente toccare la sua, e lo stesso faceva Oikawa, passandogliela quando il ragazzo era troppo concentrato a studiare un caso.
Per questa ragione, oltre ad essere chiamati gli Sherlock Holmes e John Watson di Boston, qualcuno li chiamava anche “Tè e Caffè”.
«Iwaizumi.» La figura che entrò nella stanza e che si accingeva a prepararsi un caffè lo fece trasalire.
«Rizzoli» rispose di rimando, riprendendo a bere.
La donna alzò gli occhi scuri su di lui. «Perché sei qui?»
«Perché avevo bisogno di un buon caffè.»
«Ah» Fece un mezzo sorriso, che poi si velò di malinconia. «Vai da Oikawa, dopo?»
Il ragazzo, sulle prime, non rispose. Poi, la successiva parola si scontrò contro la tazza in ceramica. «Sì.»



Oikawa Tooru era la persona più cocciuta che avesse mai potuto incontrare sul suo cammino; lo era anche da bambino, ma col tempo la cosa non era migliorata affatto.
In teoria, essendo lui un medico legale, non poteva prendere parte agli appostamenti o agli arresti; in pratica, Iwaizumi se lo ritrovava sempre alle calcagna, e il capo del dipartimento non sapeva più che cosa fare per convincerlo che era pericoloso e che avrebbe potuto cacciare tutti nei guai.
Alla fine, aveva ottenuto un permesso speciale, e per questa ragione Hajime era stato costretto a tenerselo come partner, incredulo che una cosa del genere potesse effettivamente avvenire.
Non seppe quando lui… anzi, entrambi, cominciassero a provare qualcosa di diverso l’uno per l’altro.
Mezzo dipartimento lo sapeva, ma faceva finta di nulla, poiché la loro situazione già di per sé precaria sarebbe stata ulteriormente compromessa. Eppure, sapevano che era pericoloso, Iwaizumi sapeva che non poteva proteggerlo sempre, anche se avrebbe voluto con tutto se stesso che fosse così.
Questo è quello che successe neanche due settimane prima.
Aveva bloccato il colpevole con le spalle al muro, puntandogli la pistola contro, e di rimando lui aveva la pistola dell’altro puntata addosso. Furono sparati due colpi da due canne diverse, e Iwaizumi ne uscì indenne, mentre il colpevole era steso per terra.
Hajime era indenne… ma il colpo dell’uomo aveva ferito Tooru, che era arrivato proprio in quel momento, alle sue spalle.
L’ultima cosa che vide fu il corpo del ragazzo che si afflosciava per terra, e poi i suoi occhi che si facevano sempre più spenti, mentre le palpebre si abbassavano.
«Tooru, guardami, cazzo! Guardami!» gli aveva urlato contro, mentre la mano che era tenuta contro le costole si faceva sempre più sporca di sangue.





Si svegliò di soprassalto, guardandosi poi attorno per capire dove fosse. Si passò una mano sugli occhi, stropicciandoli, mentre l’altra stringeva quella fredda di Oikawa.
Da due settimane, quella scena non faceva che tormentarlo, anche nel sonno. Guardò l’orario, rendendosi contro che erano già le undici di sera passate; poco male, aveva dormito fino ad allora, sarebbe rimasto tutta la notte sveglio. Non gli andava di tornare a casa, non con la consapevolezza che sarebbe stata vuota e silenziosa. Non con la consapevolezza che nessuno gli avrebbe preparato il caffè quella mattina, che non ci sarebbe stato nessun rito, e…
Si alzò in piedi, e lentamente lasciò le dita di Oikawa, stiracchiandosi in un secondo momento.
«Vado a prenderti il tè» disse, come se il ragazzo potesse effettivamente berlo, e non si trovasse in coma farmacologico da due settimane. Ma era un’abitudine, era un rito. «E il mio caffè, anche se so che mi ucciderà lo stomaco…»
Non si aspettava una risposta: erano stati i medici a dirgli di parlargli, per stimolarlo, ma lui non si aspettava mai una risposta.
Per cui, quando sentì una voce roca rispondere alla sua lamentela, Iwaizumi lasciò lentamente la maniglia, boccheggiante.
«Se muori, allora dovrò dissezionarti…»
Aveva paura a voltarsi, perché temeva di stare impazzando, che i troppi caffè gli avessero dato alla testa, e che in realtà si fosse immaginato tutto.
La scena avvenne a rallentatore, e quando si girò completamente, vide quella faccia da schiaffi che gli sorrideva, le palpebre appena aperte.
Gli occhi di Iwaizumi si velarono di una sottile patina lucida, mentre cercava di deglutire la saliva che aveva in gola e che non lo faceva respirare. «Io non mi faccio dissezionare da nessuno, men che meno da te!» disse, anche se non ci aveva messo la sua solita convinzione, ma il sorriso di Oikawa si allargò ancora di più.
Hajime si rimise seduto, avvicinandosi con la sedia, e adesso poteva fissare meglio quegli due occhi color cioccolato come se fossero la cosa più preziosa al mondo.
Dio, non credeva di poterlo mai dire, ma era bellissimo vederlo sveglio, vederlo vivo, dannazione!
«Ciao» gli sussurrò il castano, senza distogliere mai lo sguardo.
«Bentornato tra i vivi…» gli disse l’altro, e Oikawa ci vide un punta d’ironia in quella frase.
Nessuno dei due disse niente, poi fu Iwaizumi a parlare, cercando di ingoiare grumi di saliva che avevano la stessa amarezza del caffè che prendeva sempre. «Tooru, io…»
«Non dire niente…» Sapeva che voleva scusarsi per quanto era accaduto, lo conosceva fin troppo bene. «Non è colpa tua… Sto bene… Non ti avrei lasciato ugualmente…»
Il verde smeraldo degli occhi di Iwaizumi incontrò il color cioccolato degli occhi di Oikawa, e lo sguardo del primo era carico di un’intensità che Oikawa non gli aveva mai visto. Hajime gli diede un bacio sulla fronte, poi sulla punta del naso e infine sulle labbra, in un bacio scomposto ma che sapeva tanto d’amore e di casa.
Le labbra di Oikawa avevano il sapore del tè che prendeva la mattina, e Hajime credette quasi di sentirne persino il profumo. Le sue labbra, invece, erano ancora umidicce di caffè, ma a Tooru andava bene così.
Si staccarono poco dopo, Iwaizumi che teneva la fronte premuta contro quella dell’altro. Prese un bel respiro, cercando di non far fuoriuscire le lacrime.
«Oikawa?»
«Sì, Iwa-chan?»
«Non so cosa farei senza di te.»



 
____



 
You did it! You did it!

Sì, l'ho fatto, alla fine la mia passione per i polizieschi ha preso il sopravvento e mi sono lasciata trascinare nell'abisso oscuro...
In realtà, la pulce nell'orecchio me l'ha messa Alexys_Tenshi, a cui dedico la storia e che non finirò mai di ringraziare per essere così preziosa con me <3
E niente, la storia prende spunto dalla serie televisiva Rizzoli&Isles, due donne con gli attributi che lavorano nella omicidi di Boston, una come detective e l'altra come medico legale. Il contest è stato solo il pretesto per dare vita al tutto, e voglio ringraziare Fanwriter.it, perché adesso nascerà un'altra serie tra le tante che devo portare avanti :'')
(sì, mi sono lasciata prendere DECISAMENTE la mano, ed è probabile che scriverò di loro in queste vesti in altre occasioni, mi piacciono troppo *piange*)
Allora, lo so, vi state chiedendo come mai Oikawa va in giro con Iwaizumi, dato che la cosa è abbastanza surreale, ma come ho scritto riesce ad ottenere un permesso e, di conseguenza, il dipartimento è esentato da qualsiasi responsabilità.
E boh, non so, credo sia tipo una cosa alla Richard Castle, e se non sapete chi sia ecco qui alcune informazioni pratiche. 
É surreale che due giapponesi se ne vadano a lavorare negli Stati Uniti?
A parer mio no, ma non so come funzionano le forze di polizia in Giappone, quindi volevo scrivere su qualcosa che, in un certo senso, mastico un po' di più.
Rizzoli sarebbe una collega di Hajime, e giustamente prende il cognome di uno dei personaggi della serie televisiva. Se mai dovessi scrivere un'altra storia, ci saranno altri colleghi con altri nomi sempre tratti da altre serie tv poliziesche *la menano*
La mia beta mi ha chiesto perché scrivo cose angst, se il contest è così carino e puccioso...
Non lo so... Perché sono sadica e loro mi ispirano cose angst? *le danno fuoco*
Il titolo della storia prende spunto dal fatto che Iwaizumi, almeno nel mio headcanon, il caffè lo prenda sempre nero e amaro; in realtà, per me anche Oikawa lo prende, ma macchiato, eppure devo dire che non mi dispiace vederlo come un teinomane accanito :’)
Oh, e Oikawa chiama Iwaizumi col "chan" anche se stanno negli USA, perché loro sono giapponesi e se lo possono permettere (gn, ma non è una giustificazione)
Che dire, fatemi sapere che cosa ne pensate, soprattutto se ho rispettato il prompt a dovere. Questa storia è nata in una notte, giuro :'')
Bon, sono pronta a ricevere pomodori tra tre, due, uno...
_Lady di inchiostro_

l'uccellino cinguetta <3 
 
  
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: _Lady di inchiostro_