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Autore: Zomi    09/06/2017    7 recensioni
Si erano incrociati qualche volta, lui rapido nell’implorare il suo Dead Eye a Satch per combattere gli attacchi di narcolessia, lei guizzante nel sfuggire con in mano un caffè altrettanto potente e adrenalinico.
Incrociati si, tante volte senza mai fare caso l’uno all’altra.
Conoscersi, parlare, scoprire che lei aveva le iridi viola, un scintillante piercing sullo zigomo sinistro, la passione per la tinta rosa Hot Pink e che la sua risata era calda ed eccitante come la caffeina no, quello non lo aveva mai fatto.
{AcexBonney ~ KiddxReiju ~ ZoroxNami ♥}
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eustass Kidd, Famiglia Vinsmoke, Jewelry Bonney, Portuguese D. Ace | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Iniziativa: Questa storia partecipa al contest “Caffè o Tè?” a cura di Fanwriter.it!
Numero Parole: 1204
Prompt/Traccia: 10 - A e B sono costretti a condividere un tavolo al bar per un paio di giorni di fila perché il caffè è affollato e non ci sono posti liberi (da FairyPiece)


 
PINK COFFEE  
 


Erano stati giorni frenetici al Moby Dick.
La pioggia improvvisa di Maggio aveva costretto il reinvio dell’apertura del giardino estivo, e il locale, di modeste dimensioni, si era ritrovato ad ospitare i suoi clienti nell’angusto spazio che aveva a disposizione, gli spazi invernali snobbati per i loro bigi colori.
Era stato così che Ace l’aveva conosciuta.
Il bar strapieno e brulicante di mille persone vogliose solamente di assaporare il primo caffè mattutino, li aveva costretti a unirsi in un muto cameratismo e a condividere per qualche giorno il medesimo tavolino senza conoscersi.
Si erano incrociati qualche volta, lui rapido nell’implorare il suo Dead Eye a Satch per combattere gli attacchi di narcolessia, lei guizzante nel sfuggire con in mano un caffè altrettanto potente e adrenalinico.
Incrociati si, tante volte senza mai fare caso l’uno all’altra.
Conoscersi, parlare, scoprire che lei aveva le iridi viola, un scintillante piercing sullo zigomo sinistro, la passione per la tinta rosa Hot Pink e che la sua risata era calda ed eccitante come la caffeina no, quello non lo aveva mai fatto.
Quattro giorni.
Quattro giorni di pioggia in cui avevano condiviso un tavolino non proprio benestante del bar, che traballava emozionato ad ogni risata di lei come il cuore del moro.
Quattro giorni in cui nel Moby Dick avrebbe potuto anche entrare un elefante rosa starnazzante ma Ace non se ne sarebbe accorto, troppo assorto dalle parole di lei, dal suo sorriso sornione, dalla malizia del suo respiro, dall’incantevole luccichio magico dei suoi occhi perlacei.
Quattro giorni passati a ingurgitare caffè pur di non addormentarsi e perdere qualche sua sfumatura, a difendere il tavolino guadagnatosi tra spintoni e morsi ai clienti, pattugliando il suo arrivo e sentendosi rinascere vendendola arrivare bagnata di pioggia.
Quattro giorni in cui le aveva chiesto ogni cosa della sua vita –aveva fratelli? Sorelle? Il suo piatto preferito? Aveva tatuaggi? Poteva vederli? Baciarli?-
Quattro giorni in cui non aveva avuto un solo attacco di narcolessia, e in cui la pioggia battente aveva fatto da sottofondo alle loro fitte chiacchierate, al suo provarci sottile e alle risposte dolci e viperine a volte di lei.
Quattro giorni in cui Ace…
-… non le hai mai chiesto il nome?!?-
Satch guardò esterrefatto il moro, un misto di ribrezzo e vergogna nei suoi confronti.
-No no no! Aspetta!- agitò le mani davanti a sé, il vassoio posato all’ormai fidato tavolino di Portuguese che se ne stava sconfortato con il mento abbandonato sul ripiano e le ciocche nere sparse attorno allo sguardo vitreo.
-Per quatto giorni hai flertato con lei, le hai chiesto di tutto e di più- si massaggiò il ponte del naso il barista non riuscendo a credere al riassunto che stava mettendo assieme –Ma non lei hai mai chiesto né il nome né il numero di telefono?!!?-
-Sì- piagnucolò Ace, graffiando un riflesso dorato del sole sul tavolino, odiandolo.
Il sole era tornato a splendere, e con esso gli avventori del Moby Dick avevano trovato coraggio nel prendere il quotidiano caffè all’accogliente ombra del giardino estivo del locale.
Ma se per il locale aveva significato la fine di quei giorni frenetici di lavoro e caos, per Ace aveva segnato la fine del suo menage con l’affascinante ragazza dalla chioma di fragola, sparita con la pioggia dal locale da ormai una settimana.
-Sei sicuro non sia più tornata?- si grattò il mento barbuto Satch.
-Più vista- sbottò Ace, sbattendo la fronte sul tavolo –Sparita, scomparsa, vaporizzata, desaparecida…- diede un altro colpo al ripiano –Non la rivedrò mai più-
Come aveva potuto essere così sciocco?
Le aveva chiesto di tutto, la conosceva come se si fossero amici da una vita… ma non sapeva il suo nome!
Come era potuto accadere? Come?
Come aveva potuto essere così sciocco da innamorarsi di una persona tanto speciale, ma non chiederle mai il suo nome?
-Oh ora non fare il bambino!- sbottò Satch, regalandogli uno scappellotto -È  solo colpa tua, e non ti è permesso piangerti addosso!-
Ace si massaggiò la nuca, piegando di lato il capo a fulminare l’amico masticando qualche imprecazione.
-Se proprio non vuoi ascoltare i miei lamenti, almeno dammi la mia dose quotidiana di anti-pisolino-improvviso!- allungò un braccio verso di lui, la mano aperta e chiusa in una chiara richiesta di caffè in dose massima.
 -Ai Latin Lover imbranati niente caffeina- riprese in mano il vassoio, allontanandosi.
-Oh andiamo!- si sollevò dal suo tavolino del pianto Ace –Se non bevo il mio Dead Eye mi addormenterò in men che non si dica!- fissò l’amico tornare dietro al bancone del bar, sorridendo alla sua collega Halta –Satch dai: ti pago!-
-Sarebbe ora!- sbuffò il capellone.
Ace grugnì, sentendosi già le palpebre pesanti.
Si diede una scrollata, tentando di allontanare il tepore della carezza di Morfeo, deciso a mantenere la sua postazione di vedetta in cerca della sua ragazza da caffè.
-Halta…- piagnucolò in cerca di supporto, ma la castana gli sorrise timorosa venendo subito intercettata da Satch.
-Zitto e soffri in silenzio!- l’ammonì –Così impari a non chiedere le cose basilari in un flirt!-
-E se mi addormento e lei arriva?!?- tentò ancora, il dorso della mano che massaggiava freneticamente un occhio già chiuso dal sonno.
Satch ghignò, aprendo le braccia e agitando il ciuffo a banana.
-Amico mio- parlò suadente, mentre gli occhi di Ace si appannavano sempre più –Sarà destino se così accadrà… e chi sono io per intromettermi nel disegno divino?-
Ace non ebbe il tempo di insultarlo, che cadde addormentato sul ripiano del tavolino.
 
Una caramella.
Fu questa la sensazione che lo svegliò.
Una caramella alla vaniglia si era posata sulle sue labbra e lo aveva accarezzato con dolcezza, scuotendolo.
Con enorme sforzo, storse le labbra, arricciandole contro quel dolciume morbido e profumato che lo aveva destato.
No, non era una caramella.
Era si dolce, delicata, ma aveva il calore di un corpo, la consistenza di una bocca e la forma di un sorriso.
Qualcuno lo stava baciando.
Storse il naso, la fronte corrugata e le palpebre contratte nell’aprirsi con testardaggine, deciso a svegliarsi contro ogni forma di sindrome diencefalica, riuscendo finalmente ad aprire gli occhi e  a puntarli su chi osava abusare del suo stato comatoso.
La sua bocca si dischiuse in un sorriso quando identificò con chiarezza due limpide iridi viola studiarlo, e una conosciuta risata risuonare con allegria nel bar scuotendolo del tutto dal sonno improvviso.
Era lei ed era lì.
Bella come sempre, sorridente e con quella sfumatura maliziosa ad accerchiarle il sorriso che aveva appena baciato.
-Ben svegliato mio Bell’Addormentato- la vide ridere, agitando la chioma rosata –Caffè?-
-Si, mia principessa rosa- accettò l’offerta, stropicciandosi un occhio ricambiando il suo sguardo divertito.
-Principessa?- rise alzando la mano a richiamare un cameriere del bar –Bonney non ti basta?-
Il sorriso di Ace si accese, illuminandogli il viso e facendo avvampare le gote chiare di Bonney.
Si, le era mancato in quella settimana.
Lui con le sue lentiggini ancor più belle illuminate dal sole e non dai neon del locale, le sue ciocche nere e morbide, i suoi occhi d’ossidiana voraci nel cogliere ogni suo dettaglio.
-Si, Bonney può bastare- le sorrise –Per ora-
Due caffè iniziarono a raffreddarsi mentre Ace e Bonney riprendevano a conoscersi laddove la pioggia si era fermata.
 
 
 
 
   
 
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