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Autore: _Lady di inchiostro_    10/06/2017    6 recensioni
Guardò prima il ragazzo, poi le due tazze con un’espressione leggermente nauseata. «Che c’è?» gli chiese il detective.
«Ti sei disinfettato le mani…?»
Il ragazzo corrugò la fronte. «Oikawa… Tu analizzi la vescica di gente sconosciuta…»
«Sì, lo so…» disse. «Ma sono anche un medico, e non è igienico bere il tè con le mani sporche di…»
«Oikawa, se continui giuro che ti faccio il bagno con questo stramaledettissimo tè!» disse, passandogli poi la tazza, che il ragazzo prese con ambedue le mani.

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[L’ho fatto di nuovo…] [Welcome nuova serie: “Tè&Caffè”] [Questa storia partecipa al contest “Caffè o Tè?” a cura di Fanwriter.it!]
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Tè&Caffè'
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★ Iniziativa: Questa storia partecipa al contest “Caffè o Tè?” a cura di Fanwriter.it! 
★ Numero Parole: 1591
★ Prompt/Traccia: Estate 2: anche con quaranta gradi all’ombra, A e B bevono i rispettivi tè e caffè.



 
Tè bollente





Faceva caldo, troppo caldo, e Iwaizumi se ne rese conto solo quando i palmi cominciarono a sudare. Il condizionatore si era inceppato, e in quel periodo dell’anno, dove il caldo si faceva torrido, sembrava veramente uno scherzo del destino.
Le porte dell’ascensore si aprirono, e il viso del ragazzo poté finalmente godersi un po’ di aria fresca, ispirando a pieni polmoni quell’aria frizzante, nonostante fosse pregna di disinfettante. Almeno, il condizionatore dell’obitorio non era stato in alcun modo leso, altrimenti sarebbe stato un bel problema.
Aprì la porta con la spalla, come se quel movimento lo facesse in continuazione, ogni giorno – e in effetti, era così –, tenendo dai manici due tazze belle fumanti: una contenente il suo caffè, ovviamente, e l’altra contente il tè di Oikawa.
Era solo, e lo vide mentre si sciacquava le mani, la mascherina che penzolava dal collo. Si voltò poco dopo, e non si stupì di vederselo lì accanto, l’aveva già sentito entrare: conosceva perfettamente il rumore dei passi di Iwa-chan.
Guardò prima il ragazzo, poi le due tazze con un’espressione leggermente nauseata. «Che c’è?» gli chiese il detective.
«Ti sei disinfettato le mani…?»
Il ragazzo corrugò la fronte. «Oikawa… Tu analizzi la vescica di gente sconosciuta…»
«Sì, lo so…» disse. «Ma sono anche un medico, e non è igienico bere il tè con le mani sporche di…»
«Oikawa, se continui giuro che ti faccio il bagno con questo stramaledettissimo tè!» disse, passandogli poi la tazza, che il ragazzo prese con ambedue le mani.
Le sue labbra si piegarono in un broncio fanciullesco, mentre beveva il tè verde che gli era stato portato, e Iwaizumi sapeva che quell’espressione aveva il potere di incantarlo in qualunque modo.
Ma non in questo caso, non quando Oikawa aveva messo in dubbio la sua igiene personale. E tutto perché, diavolo, aveva dovuto recuperare un telefono cellulare finito in un dannatissimo water!
Era successo tutto quella mattina, quando avevano chiamato sia lui che Oikawa per un caso su una donna che era stata trovata morta nel suo appartamento. Era una ragazza di ventidue anni, e a trovarla in quelle condizioni era stato il vicino di casa. Le avevano sparato diversi colpi – Oikawa individuò quattro fori, ma i risultati della balistica dimostrarono che i colpi sparati furono sei – e la ragazza era morta accasciata sul gabinetto.
Come ci fosse finito il suo smartphone dentro al water rimaneva un mistero. A recuperarlo fu Iwaizumi, dopo che la migliore amica della ragazza proruppe dentro casa, piangendo, e farfugliando cose sul fatto che aveva provato a chiamarla. Provarono a farlo squillare ancora, e si era sentito subito un rumore provenire da dentro la tazza.
Il problema era che la ragazza aveva da poco finito di fare la pipì, e insomma… Non era stato affatto piacevole per Iwaizumi.
«Avete almeno trovato qualcosa?» chiese il castano, e l’altro capì subito a cosa si stesse riferendo.
«Stanno ancora verificando il contenuto del cellulare» disse, prendendo un sorso di caffè, e Oikawa fece altrettanto con il suo tè.
«Beh, speriamo che trovino qualcosa, altrimenti avresti ripescato quel telefono inutilmente…»
Iwaizumi fece un grugnito. «Piuttosto, dimmi che ci sono delle novità» disse, abbassando poi lo sguardo sul cadavere che aveva di fronte.
«Posso parlarti della colazione che ha fatto stamattina, ma per il resto… nada, niente di più di quello che vi avevo già detto prima» rispose, fissando anche lui il corpo e bevendo nel frattempo. Sembrava una scena alquanto surreale. «L’assassino non aveva mai tenuto un’arma in mano, e questo spiega come mai due colpi siano andati a vuoto… Il primo colpo andato a segno è sicuramente quello sulla spalla destra, e il secondo è quello all’altezza dell’aorta. Gli altri colpi erano inutili, in fondo, la vittima era già deceduta…»
Iwaizumi lo osservò, mentre con le dita della mano libera gli faceva vedere i fori lasciati dai proiettili, limitandosi a produrre un “mmh”, a bocca chiusa, come a dire che aveva capito. La chiamata del suo collega arrivò in un secondo momento.
«Iwaizumi» disse, agganciando la chiamata. Rimase un attimo in silenzio, e prese l’ultimo sorso di caffè rimasto prima di parlare. «Okay, sto arrivando!»
«Novità?»
«Per fortuna, sono riusciti a recuperare un paio di messaggi che la ragazza si scambiava col suo fidanzato – prese la tazza di Oikawa, che aveva finito di consumare la sua bevanda calda – A quanto pare, non correva buon sangue tra di loro, in quell’ultimo periodo…»
«Uh, la cosa sembra farsi interessante!» e Iwaizumi alzò gli occhi al cielo quando il ragazzo si lasciò andare quell’esclamazione, esaltato; adesso, la ceramica delle tazza era ghiacciata, come anche la sua pelle.
«Vorresti venire, vero?» gli chiese.
«Finché non trovo un modo per farmi rinnovare il permesso, non posso, e lo sai…» disse Oikawa, abbassando tristemente la testa.
Iwaizumi sapeva che, in questo modo, era meglio per tutti, ma allo stesso tempo non poteva fare a meno di sentire la mancanza di Oikawa. Per quanto fosse esasperante, alle volte, appostarsi con i suoi colleghi non lo faceva sentire allo stesso modo. Con Oikawa c’era un rapporto intimo che con altri non aveva, e non era solo dovuto al fatto che stessero assieme.
L’uno aveva bisogno dell’altro, erano due pezzi di un puzzle che andavano a concatenarsi perfettamente. Per questa ragione, la solo idea di perderlo aveva fatto sentire Iwaizumi come un uomo che stava per essere privato di un arto, o peggio ancora, del suo stesso cuore.
Si avvicinò lentamente al volto del castano, saggiando quelle labbra che sapevano del tè appena bevuto dal ragazzo: era un tè verde particolare, di quelli che comprava solo lui e che portava in ufficio, insieme ad altre milioni di essenze. Erano bollenti, esattamente come il tè di prima, e Iwaizumi si ritrovò a succhiarle con estrema attenzione. Si staccarono, le punte dei loro nasi che si sfioravano.
«Ci vediamo stasera, allora…» soffiò.
Tooru dapprima non rispose, era impegnato a riprendere fiato, poi, fece un mezzo ghigno. «Fai solo attenzione a non incappare in qualche altro water.»
«Fottiti.»




Ora capiva perché alcuni detective gli avessero chiesto di trasferirsi da lui, all’obitorio, solo fino a quando l’aria condizionata non si sarebbe ripristinata: in quell’ufficio, faceva troppo caldo. Quella era una delle estate più afose che ci fossero mai state a Boston, eppure Oikawa si trovava nella zona relax, a preparare il tè e il caffè come faceva tutti i giorni.
Alla fine, il caso si era rilevato più facile del previsto: era stata la migliore amica, la stessa che arrivata da loro piangendo, a ucciderla, e a quanto pare aveva una relazione con il fidanzato della vittima. Aveva minacciato l’amica, chiedendole di darle il telefono, in modo da poter eliminare eventuali e compromettenti foto, ma la situazione era degenerata. Voleva cancellarle lei stessa, ma proprio quando aveva preso il telefono tra le mani, qualcuno stava per aprire la porta, per cui era dovuta fuggire di corsa dalla scala antiincendio. E questo, spiega anche come il telefono fosse finito dentro il water.
Fece un mezzo sorriso, la bustina di tè immersa dentro l’acqua bollente, e le volute di fumo avevano un profumo che inebriava i sensi, mischiato a quello forte e deciso del caffè. Chiuse lo sportello aperto con un calcio, mentre prendeva le due tazze e apriva la porta, facendo ben attenzione a non versare il contenuto. Percorse a grandi falcate la schiera di scrivanie che aveva alla sua sinistra, gli occhi puntati su quella di Iwa-chan. La sedia era vuota, ma il ragazzo uscì poco dopo dall’ufficio del capitano del dipartimento, trovandolo ad accoglierlo la sua solita tazza di caffè.
«Oh, grazie» disse, afferrando la tazza e cominciando subito a berla, e nel mentre Oikawa si sedeva nella sedia di fianco, il tutto sotto lo sguardo sconvolto dei loro colleghi.
«State seriamente bevendo il caffè e il tè con questo caldo?» Benson era arrivato al dipartimento da soli sei mesi, ma aveva avuto modo di conoscere quella bizzarra abitudine che c’era tra i due ragazzi. Solo… non avrebbe mai creduto che lo facessero anche destate.
«Non ti sei ancora abituato, Ben-kun?» domandò Oikawa, inclinando la testa e aspettando che l’altro reagisse: lo chiamava spesso usando i suffissi giapponesi, e all’altro davano sui nervi.
«Non è che non si è abituato» rispose Rizzoli al suo posto, seduta poco più in là e intenta a fissare un paio di cartelle. «È che ci sono quaranta gradi all’ombra, e voi state qui a bere due bevande bollenti… Sento caldo per voi, ragazzi, dico sul serio.»
«Non vedo dove sia il problema.» Era vero, aveva sofferto in caldo quella mattina, tuttavia non lo infastidiva l’idea di potersi godere una bella tazza di caffè fumante. E lo stesso, a quanto pare, valeva per Oikawa.
«È un’abitudine, non riusciamo a rinunciarci tanto facilmente!» esclamò il castano, sporgendosi un po’.
Rizzoli alzò lo sguardo su di loro. «Le abitudini posso cambiare, sapete? Esistono anche il tè e il caffè freddo.»
«Ma non è la stessa cosa…» e lo dissero in coro, lasciando i due colleghi di stucco.
Ci fu un attimo di silenzio, poi la donna sbottò: «Bah, fate come vi pare! In fondo, se vi chiamano Tè e Caffè, ci sarà un motivo!»
I due si scambiarono una veloce occhiata, un mezzo sorriso stampato su entrambi i volti. Ripresero a bere, mentre i raggi del sole picchiavano sulle strade della cittadina prima che sparissero oltre l’orizzonte. E poi, timidamente, quasi come se fosse un gesto proibito, le dita di Oikawa, ancora bollenti per via del tè, si andarono a legare a quelle di Iwaizumi.



 
____


 
OPS! I DID IT AGAIN! (da leggersi con la voce di Patrick Stump)

Ebbene sì, torno con un’altra storia per questo meraviglioso contest: giuro, non finirò di essere mai grata a Fanwriter.it, ma si fa anche l’anno prossimo? *la menano*
Okay, questa storia è molto più stupida della precedente, e non ho idea del perché mi sono immaginata un Iwaizumi che, per il bene del caso, era stato costretto a recuperare un telefono dalla tazza del water. PERDONAMI HAJIME-SAN, NON TI MERITI QUESTO PER IL TUO BDAY! *piange*
(comunque, devo aver visto la scena in qualche altro telefilm lol)
(breaking news: se ci riesco, voglio scrivere qualcosa per il bday di Hajime, ma forse la pubblico lunedì… *la menano più forte*)

In realtà, non c’è molto da dire su questa storia, solo che non so se ho rispettato il prompt a dovere, ah ah ah, vado a sotterrarmi :’)
Benson prende spunto da un personaggio di Law&Order SVU, Olivia Benson; e adesso mi è partito l’headcanon che Oikawa usi di proposito i suffissi giapponesi per infastidire i colleghi americani, NCLPF!
(tipo che quando sono soli, Iwaizumi e Oikawa parlano nella loro lingua natia… *piange senza ragione*)
Come vi avevo già avvertito, è nata una nuova serie: Tè&Caffè, che prende sempre spunto da logo di Rizzoli&Isles, sto malissimo…
Che dire, spero che abbiate apprezzato questa storia nata sempre in una notte, e voglio fare sapere a Fanwriter.it che utilizzerò i prompt anche dopo la fine del contest, sti due in questa versione mi fanno lacrimare male (??) <3 
Grazie per essere arrivati fin qui <3 
_Lady di inchiostro_ 
  
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