Libri > Divergent
Segui la storia  |       
Autore: Kaimy_11    11/06/2017    2 recensioni
La vita fra gli Intrepidi sa essere ricca di avventure ed emozioni forti. Può farti sentire indistruttibile, ma è anche carica di prove estenuanti, impegni e doveri.
E, prima regola, mai avere paura. Mai.
Questo è il mondo che inizia per gli ultimi iniziati, in una realtà dove la guerra contro gli Abneganti non è mai scoppiata, dove Jeanine è unicamente il capo degli Eruditi e dove essere Divergenti non significa rischiare la vita ma soltanto essere considerati bizzarri.
Quattro non ha mia perso Tris e Christina può ancora crescere con il suo Will.
Ed Eric, lo spietato capofazione dagli occhi di ghiaccio, dovrà scoprire se Aria, giovane trasfazione appena ammessa, è realmente la guerriera che cercava e se sarà degna della sua stima.
E potrà verificare che sia forte. Forte abbastanza da appartenergli.
Tra nuovi nemici e vecchi amici, semplici scene di vita quotidiana nei meandri di un amore perso tra logica e forza, dritto dentro il cuore degli Intrepidi.
[Storia singola, collegata alla saga “the reason”, ma NON è necessario aver letto le altre storie per seguire questa nuova FanFinc.]
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The reason '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

2. Brividi

 

 

 

 

 

 

 

-Sei con noi?- Sasha è seduta esattamente difronte a me, intenta a fissarmi con un sorrisino furbo. -Mi fa piacere che la tua testa sia ancora chissà dove, ma non hai risposto alla mia domanda.-

Scuoto la testa e batto le palpebre, accorgendomi solo adesso di essere stata per chissà quanto ferma a fissare il vuoto.

Dirle che è prima mattina anche per me, provando a giustificare il mio stato di stordimento, potrebbe anche essere una scusa credibile. Temo però che la mia migliore amica stia pensando, a giusta ragione, che io sia ancora beatamente inebetita per aver passato tutta la notte con Eric. Non posso darle torto, sento ancora le farfalle nello stomaco e il solo pensiero del mio capofazione vicino mi fa venire i brividi.

È abbastanza deplorevole che io me ne stia qui a fantasticare sugli addominali di Eric, quando fra poco dovrò fare una scelta che determinerà tutta la mia vita. Difatti, tutti noi iniziati ci siamo fiondati in mensa per fare colazione presto, perché aspettiamo di essere chiamati per l’assegnazione delle carriere e nessuno vuole fare tardi.

-Quale domanda?-

In realtà non so se voglio veramente passare gli ultimi istanti che mi restano a rimuginare sulla decisione che dovrò prendere.

Sasha alza gli occhi al cielo e aggiunge altro zucchero al suo caffellatte.

-Ti ho chiesto,- Scandisce, falsamente professionale. -Se sai quale abitazione ci assegneranno.-

Mi avvicino un po’ di più a lei e abbasso il tono della voce. -Eric dice che i migliori appartamenti sono quelli ai piani più bassi della residenza. Nessuno li vuole, preferiscono sempre quelli più in alto o quelli collocati a parte, all’esterno.-

-Quindi dovremo andare a vivere sotto terra?-

Colgo il suo scetticismo, ma faccio un gesto sbrigativo con la mano. -Tutte le case qui sono sotto terra, a meno che tu non sia un capofazione!-

-Sì, ma tu parli dei piani infondo a tutti! Quelli proprio sotto!-

Scrollo le spalle e addento il mio muffin al cioccolato. -Preferisci un appartamento piccolo e vecchio ai piani medi, o uno grande e nuovo di zecca qualche livello più sotto?-

Lei ci pensa, beve un po’ di caffe e poi accenna un sorriso.

-Quindi è vero quello che si dice?-

Mi volto verso la mia destra, dove seduto accanto a me c’è Will, che sembra decisamente più assonnato di me. Ha i capelli neri scompigliati e mi osserva con gli occhi socchiusi.

-Di che parli?-

Lui mi inchioda con uno sguardo serio, improvvisamente vigile. -Che tu ed Eric…-

Fa scontrare i suoi diti indici più volte e mi fa l’occhiolino.

Sbuffo in risposta, domandandomi perché mai le notizie girino così velocemente. Voglio dire, so di essermi infilata in una situazione particolare, frequentandomi con un capofazione, ma speravo in un minimo di anonimato in più. Illudermi era una follia, nel mio caso non si parla solo della nuova relazione di un capo, visto che sta con una ragazzina più piccola di lui che ha appena passato l’iniziazione.

-Sai, l’ho sempre detto che avevi qualche rotella fuori posto, ma con questo mi dimostri di essere pazza del tutto!- Afferma Will, nascondendo il suo sorriso dietro la tazza da cui beve.

-Perché?-

-Andiamo!- Afferma allargando le braccia, con il rischio di rovesciare il suo tè. -Eric?-

Penso che sia già una discussione persa in partenza, so benissimo che per tutti quanti Eric è un pazzo, spietato e crudele, che si è guadagnato l’odio e il terrore degli iniziati dopo aver fatto rimanere Christina appesa alla ringhiera dello strapiombo, o dopo aver ordinato a Tris di mettersi davanti ad un bersaglio mentre Quattro le lanciava contro dei coltelli.

Eric non ha un brutto aspetto, per me poi è molto attraente, ma è ben lontano dal prototipo di bravo ragazzo con cui una ragazza dovrebbe iniziare a uscire. Vero è che qui siamo fra Intrepidi, per cui i canoni di idoneità si stravolgono, ed io non sono certo una bambinetta pacifica che ha bisogno di smancerie.

-Sì, Will!-

-Contenta tu!- Afferma, riprendo a mangiare.

Scuoto la testa e sorrido.

-Magari le piace proprio perché è paurosamente cattivo!- Ipotizza Sasha. –Tutta questione di adrenalina, insomma!-

Will si ferma a riflettere, poi mi guarda e si illumina. -Ma certo!- Esclama. -Come ho fatto a non pensarci prima!-

Alzo gli occhi al cielo e torno a fissare il vuoto, appoggiando il mento su entrambe le mani.

-Forse hanno qualcosa in comune!-

-So che non sembra,- spiega Will, indicandomi. -Ma anche lei è spaventosa e cattiva quando vuole!-

Sasha ride. -Credo sia vero!-

Prima che prenda seriamente in considerazione l’idea di immergere le teste dei miei amici nelle loro rispettive bevande, un tonfo secco ci fa sussultare. Il boato sconosciuto è riecheggiato in tutta la mensa, tanto che è calato un silenzio assoluto e nessuno mangia più.

Ci voltiamo verso la porta della sala, dove un ragazzo muscoloso non nasconde uno sguardo crudele, con ancora il proprio pugno piazzato sulla porta. A quando pare, è stato il suo colpo contro la superficie di ferro a creare quel rumore forte, per di più la porta ha urato contro la parete rocciosa a cui era appoggiata.

-Iniziati!- Chiama, con quella che sembra un’imprecazione. -Avete due secondi per uscire da qui e seguirmi!-

Chi, se non Eric, può essere dotato di tanta delicatezza?

La potenza del suo urlo spezza il silenzio creatosi e rimbomba fra i tavoli, attraversando i miei compagni come una scossa elettrica che li costringe a irrigidirsi sul posto. Anche io mi sento improvvisamente scossa, ma non per il timore che sa incutere soltanto il più giovane dei capifazione degli Intrepidi.

-Tu sei sicura che ti piaccia proprio lui?- Mi chiede Will, in un sussurro.

Noto la sua espressione schifata e non so se ridere o mandarlo al diavolo, perciò decido di ignorarlo.

Ci alziamo insieme agli altri ragazzi che hanno appena superato l’iniziazione, ci affrettiamo a riporre i nostri vassoi, e corriamo a inseguire Eric che ci ha già lasciati indietro. Gli interni non sembrano affatto preoccupati, Marlene saltella al fianco di Uriah e gli altri che non conosco bene sembrano addirittura annoiati.

Certo, programmano questo momento da tutta la vita e per di più sono nati qui, questa è già casa loro, mentre per noi trasfazione è tutta un’altra questione.

-Hai deciso che lavoro farai?-

Guardo Sasha, che cammina al mio fianco, sentendo improvvisamente tutta la tensione e l’ansia per ciò che stiamo per fare. Fisso la schiena di Eric, a capo fila qualche testa più avanti, e mi chiedo se dovrò seguire il suo consiglio oppure no. Lui si è già espresso e non ha dubbi sulla carriera che dovrei scegliere ma, al solo pensiero, mi si contorce lo stomaco.

Ieri sera, prima di addormentarci, mi ha parlato delle carriere disponibili. Secondo lui, sono adatta all’area logistica della fazione, ovvero il reparto amministrativo che si occupa del coordinamento di tutti i settori della residenza, intervenendo praticamente in ogni decisione di ordine interno o esterno, e gestisce i rapporti con le altre fazioni. Per questo lavoro ci vuole decisione, sicurezza e abilità con i computer, che io ho acquisito essendo nata fra gli Eruditi.

In verità pensavo che avrei detto addio al mio lato Erudito e che non avrei mai voluto un lavoro così tecnico, però lì potrei fare presto carriera e ritrovarmi con un ruolo di comando ai vertici della fazione. Infatti, il responsabile dell’area logistica è praticamente la persona più importante dopo un capofazione.

Ma il problema non è la carriera in sé.

Purtroppo, alla fine del primo modulo d’iniziazione, è successo un fatto al quanto spiacevole che ha coinvolto proprio il capo del reparto dove dovrei lavorare.

Un mio compagno iniziato, ovvero un ex Candido di nome Peter che mi detestava per uno screzio che avevamo avuto a scuola un mese prima, ha scoperto la mia relazione con Eric ed ha ben pensato di andare a spifferare tutto ad un altro capofazione.

Peter sperava di mettersi in buona luce con il più anziano dei capi, un certo Finn che ha la fama di essere ancora più spietato di Eric e più severo di Max. Lo sfortunato caso ha voluto che Finn ed Eric si detestassero da sempre, per questo il più vecchio non vedeva l’ora di intervenire contro il più giovane.

Ma, non potendo attaccare direttamente lui per svariati motivi, Finn ha sperimentato un modo più subdolo per farla pagare ad Eric, scegliendo di prendersela con me.

Per attuare il suo piano, quell’idiota di Pater, mi ha provocato in palestra, dove abbiamo iniziato a combattere fra di noi, fino a quando non è arrivato proprio Finn. Usando la scusa di un combattimento non autorizzato, mi ha frustata con una stupida verga metallica, il tutto sotto gli occhi di Eric che era venuto a cercarmi.

Non mi sono mai arrabbiata con lui per non avermi difesa, perché sapevo benissimo che, se lo avesse fatto, avrebbe dimostrato il legame che aveva con me e sarebbe finito nei guai. Non volevo che rischiasse di perdere il suo posto, o che venisse messo in cattiva luce dagli altri capi, o che si spargessero voci sbagliate su di noi per tutta la residenza.

Ho subito in silenzio, per fortuna dopo mi è bastata una pomata Erudita che ha cancellato in poche ore i segni dell’aggressione subita. Per di più, quella sera, Eric mi ha permesso di dormire con lui nella sua stanza.  

Le sfortunate coincidenze non finiscono perché, quel giorno, ad assistere alla mia tortura, c’era anche il figlio di Finn ovvero Robert, un giovane alto con i capelli scuri rasati e due profondi occhi castani.

Ed è il responsabile dell’area logistica.

-Ho detto qualcosa che non va?- Mi chiede Sasha.

Credo che abbia notato il mio turbamento, così mi affretto a scuotere la testa e prendo un respiro profondo.

-E tu che lavoro pensi di scegliere?-

Lei mi sorride e si stringe nelle spalle. -Lo vedrai!-

Seguiamo il capofazione e gli altri iniziati attraverso la solita serie di cunicoli della residenza, che sembra sempre tutta uguale per chi non è abituato a muoversi al suo interno. Saliamo fino ai piani più alti, alla Guglia.

-Mettetevi in fila secondo la graduatoria finale e non fiatate!- Abbaglia Eric, spostandosi.

Siamo in un’ambia sala e, visto che non siamo più sottoterra, le pareti non sono più di roccia ma verniciate di un semplice bianco. Il pavimento è lucido, mentre il tetto di vetri lascia filtrare i raggi di un timido sole ma, nonostante i giorni trascorsi sotto terra, tutti noi fissiamo unicamente il tabellone che ci sta di fronte.

Ci scambiamo di posto e ci sistemiamo in una fila in orizzontale, rispettando i posti che avevamo in classifica, senza perdere di vista il pannello digitale su cui lampeggiano i nomi di varie carriere. Sono tutte in ordine, penso per importanza, scritte a lettere grandi che incutono un certo timore.

Da una porticina fanno il loro ingresso gli alti capifazione, mentre mi accorgo solo adesso di Quattro e Lauren che erano seduti dietro una scrivani alle nostre spalle. Si sistemano tutti attorno al tabellone davanti a noi ma, se i capi si sistemano da un lato, i due istruttori scelgono la parte opposta.

Max si dissocia dal gruppo e avanza di un passo, rimanendo leggermente spostato per non coprire la tabella, si sfrega le mani e si schiarisce la voce.

-Ci siamo!- Annuncia brevemente. -Conoscete tutti l’importanza di questo momento e sapete cosa fare.-

Rimaniamo in silenzio, mentre mi sforzo di non guardare Eric nemmeno per sbaglio. In realtà non è così difficile, sono abbastanza concentrata e non ho bisogno di distrarmi, stretta tra Lynn e Marlene, che sembrano rilassate come se fossero ad una scampagnata fra i fiori di campo. Per non attirare l’attenzione, me ne sto immobile con lo sguardo distaccato.

-Vi consiglio di scegliere bene, perché non potrete tornare indietro. Oggi stabilirete quale lavoro svolgere al servizio della fazione e, i primi, avranno a disposizione i ruoli più importanti.-

Max ci guarda tutti negli occhi, con la calma e la forza che solo un capofazione intrepido e indiscusso come lui può avere. La sua è una capacità innata, una grinta nello sguardo e nel modo in cui tiene diritta la schiena che non ha appreso da un libro, fa parte di lui e gli permette di tenere in riga la fazione più scalmanata di tutte.

-Non perdiamo tempo, avanti il primo!- Tuona.

Uriah fa fieramente un passo avanti, con un sorrisino spensierato a sollevargli le labbra e le mani dietro la schiena come un perfetto soldato.

-Allora, ragazzo!- Riprende Max, orgogliosamente. -Scegli bene, ancora di più considerata la tua posizione!-

Uriah ha le idee chiare, avanza con una certa tracotanza fino al pannello, davanti a cui si ferma per premere con un dito sulla scritta tecnico al centro di controllo, che si illumina di rosso.

Avevo già sentito dire che Uriah, nonostante avesse ottenuto il posto più ambito in classifica, volesse optare per lo stesso lavoro di suo fratello. Lui è allegro, non gli interessa assolutamente comandare o impegnarsi in ruoli troppo seri, preferisce di gran lunga una vita serena dove può continuare a fare baldoria senza impegni tropo gravosi.

Ma Max non sembra d’accordo.

-Ne sei proprio sicuro?- Chiede con un sopracciglio alzato.

Uriah fa un cenno. -Certo!-

Il capofazione sospira e gli fa segno di tornare al suo posto.

-Non sei il primo che vuole quel lavoro nonostante sia arrivato primo in classifica.- Commenta. -Si vede che va di moda!-

Dal modo in cui Eric storce la bocca, direi che Max stava parlando di Quattro.

Fingo di non averci fatto caso e torno a fissare un punto davanti a me.

-Peter!- Chiama Max.

Quando vedo avanzare la testa corvina di quell’odioso di Peter, sento un fastidioso brivido. Lui è ancora più sicuro di Uriah e decisamente più arrogante.

-Ho saputo che vuoi diventare apprendista capofazione, che è un ruolo che potrebbe andarti bene, ma non ci sono posti vacanti al momento.-

Peter ascolta Max molto attentamente, mentre un improvviso senso di soddisfazione mi assale al pensiero che essere arrivato secondo in classifica non gli basterà per ottenere veramente quello che vuole.

-Questo significa che, se scegli questa carriera, prenderai parte ad un corso di addestramento speciale per poi ricoprire altri ruoli di comando secondari, fino a quando non si renderà disponibile un posto ai vertici.-

Max osserva Peter, che non sembra affatto scoraggiato, anzi, sorride trionfante.

-Mi va benissimo!- Esclama, mentre avanza fino a pigiare sulla giusta scritta sul pannello.

Il riquadro del posto da apprendista capofazione si evidenzia di rosso e, mentre Peter torna al suo posto, adesso sono io a fare le smorfie.

-Tris!- Esclama Max, leggermente incuriosito.

Probabilmente non è l’unico a essere stupito dal risultato ottenuto dalla ragazza bionda che si piazza davanti al tabellone. Nessuno avrebbe scommesso sulla debole Abnegante che ha saltato per prima il giorno in cui è arrivata fra gli Intrepidi, tanto meno considerando i suoi insuccessi negli scontri corpo a corpo. Eppure, contro ogni previsione, Tris ha ottenuto dei tempi da record durante le simulazioni del secondo modulo, che le hanno permesso di aumentare in maniera impressionate il suo punteggio totale per la classifica generale.

-Come sai, abbiamo osservato tutti voi durante la vostra iniziazione.- Spiega Max, serio. -Mi dicono che il tuo punto forte sono le pistole e i coltelli.-

Tris fa un cenno.

Max accenna un sorriso e indica la tabella. -Allora quale posto migliore del poligono, per una come te!-

Ma Tris non sembra convinta e ci riflette per alcuni secondi, analizzando con lo sguardo le scritte luminose che indicano le carriere ancora libere.

Mi sale il cuore in gola, al pensiero che possa scegliere il lavoro che voglio io. Anch’io sono piuttosto brava a sparare, anzi, sono molto brava. Durante un’esercitazione, Eric ha notato la mia mira precisa e mi ha raccomandata per seguire un corso di addestramento speciale per le armi da fuoco. E, al tempo, non era ancora attratto da me.

Per di più Tris è una persona tranquilla ma decisa, per cui potrebbe ambire anche all’area logistica, il che mi preoccupa molto. A conti fatti, per quanto mi scocci ammetterlo, il mio futuro dipende da lei.

Io sceglierò una delle due carriere, a seconda di quale mi lascerà. Ad essere sincera, forse mi farà una favore, rendendomi la scelta più facile.

-Che cosa è l’area logistica?- Chiede lei, avendone il diritto.

Succedono due cose che non mi sarei mai aspettata nello stesso istante.

Tanto per cominciare, sento un tuffo al cuore, quando la paura di perdere la carriera che sembra più adatta a me si fa tangibile. Pensavo di non voler passare la vita davanti ad un computer, iniziando a fantasticare su un futuro al poligono come addetta alle armi o come istruttrice, quando inizio a capire che posso puntare a qualcosa di più in alto.

La seconda cosa, che è ancora più disarmante, è l’intervento di un capofazione in particolare.

-Non fa per te, ragazzina!-

La voce aspra di Finn fa storcere il naso a Tris, che non osa distogliere lo sguardo dal pannello. Quattro, tuttavia, si lascia sfuggire un’occhiataccia al capofazione più anziano, e anche i miei compagni sembrano stupiti.

Non ho idea del perché proprio Finn sia intervenuto, voglio dire, è suo figlio il capo di quel reparto e capisco che anche lui vi abbia una certa dimestichezza, ma perché essere così aggressivo?

Sembra quasi che voglia proteggere quel posto, ma per lasciarlo a chi? Peter ha già fatto la sua scelta e sappiamo tutti che Lynn punterà a qualcosa di più “fisico”.

Tris si scambia di nascosto uno sguardo con Quattro che, con falsa disinvoltura, le fa un cenno di incoraggiamento.

Io sollevo un sopracciglio, a quanto pare quei due stanno davvero insieme.

Senza ulteriori ripensamenti, Tris tocca la superficie del riquadro che le interessa e questo si accende di rosso. Quando se ne va al posto, vedo che alla fine ha davvero scelto la carriera al poligono.

Tiro un sospiro di sollievo anche se, a pericolo scampato, forse rimpiangerò quel bel posto tra le armi.

-Lynn!- Taglia corto Max, con lo stesso sorriso orgoglioso che aveva quando ha chiamato Uriah.

Credo che sia più che comprensibile che il capofazione abbia una certa predilezione per gli Interni, soprattutto per quelli che si sono sempre distinti.

-Conosciamo tutti il tuo caratterino, o la tua gentilezza!-

Alle parole di Max, Marlene e Uriah ridono di nascosto, mentre Lynn avanza.

-Che ne dici di diventare una guardia?- Le propone. -Potrai essere un soldato di primo ordine, a meno che tu non voglia occuparti della barriera o degli Esclusi!-

Lynn coglie la provocazione con una scrollata di spalla. -Perché togliere il piacere di strisciare nella neve a chi ama stare all’aria aperta!-

Max si abbandona ad una fragorosa risata.

Lynn arriva davanti al pannello e, senza nessun tipo di incertezza o dubbio, tocca la scritta guardia scelta.

Mi sembra che abbia appena deciso di diventare una guardia addestrata per ruoli di massima importanza, come la sicurezza dei capifazione o la sorveglianza interna.

Quando lei ritorna alla mia sinistra, mi preparo mentalmente per il mio turno. Lynn è arrivata un gradino sopra di me per aver fatto tempi decisamente migliori dei miei al secondo modulo, nonostante nel primo fossi riuscita a superarla, se pur di poco.

-Aria!-

Sento scandire con un’insolita precisione il mio nome e vorrei fare un passo, ma qualcosa mi paralizza. Un brivido freddo mi percorre tutta la schiena quando comprendo che non è stato Max a chiamarmi, ma Finn.

Mi volto lentamente, fino ad incrociare lo sguardo con l’uomo che ha appena parlato. Finn accenna un ghigno soddisfatto, uscendo dall’ombra in cui si trovava insieme ai suoi colleghi per affiancare Max.

Mi accorgo, anche se fingo di non guardare nella sua direzione, del modo in cui Eric si irrigidisce. In realtà sembra impassibile come sempre, ma qualcosa nella sua espressione più dura muta e una scintilla pericolosa si accende nel suo sguardo.

Io non oso fiatare, cerco con tutte le forze che ho di controllarmi, tanta è la mia rabbia, serro le labbra e respiro profondamente con il naso.

-Mi dicono che sei piuttosto sveglia e… Intelligente!- Sottolinea Finn, con una nota canzonatoria. –Sicura di non preferire gli Eruditi?-

Il suo modo di beffeggiarmi, mentre si lascia scappare un sorrisetto, fa ridacchiare gli Interni. L’odio che covo verso di lui aumenta, mi toglie la capacità di riflettere, mentre mi fremono le dita delle mani, che chiudo a pugno per precauzione. Non capisco cosa voglia da me, o perché si stia divertendo a umiliarmi. Forse vuole cogliere l’occasione per fare un torto ad Eric, oppure vuole tirare la corda e portarmi a commettere qualche passo falso.

Fortunatamente, come ha detto lui stesso, sono ancora abbastanza intelligente da capire che devo frenare la lingua con un capifazione come lui.

-Solitamente si assegna a qualcuno arrivato più in alto di metà classifica, ma sei brava a combattere e sai mantenere il controllo anche nelle situazioni più difficili, per cui…- Esplicita Finn, fingendosi sovrappensiero. -Potresti lavorare all’area logistica!-

Max accoglie le parole del suo collega con un profondo cenno del capo, studiandomi con curiosità.

-Ma, prima di scegliere, ricorda che è un ruolo fondamentale per la fazione.- Aggiunge Finn. -Pensi di esserne all’altezza?-

Non so ancora quali siano le reali intenzioni di quest’uomo, né capisco perché si sia preso il disturbo di consigliarmi. Indubbiamente mi disprezza per aver infranto le regole e probabilmente mi considera soltanto come una ragazzina poco seria che si è tuffata nel letto di Eric, perciò capisco il suo atteggiamento ostile.

Ma allora che senso ha il gioco che sta facendo?

Poi qualcosa dentro di me scatta e l’illuminazione mi colpisce con inaudita potenza.

So quello che sta facendo e, come quando ha scelto di punirmi davanti agli occhi di Eric, ha optato per l’ennesima volta per la mossa più efficace. Sa bene che Eric mi avrà consigliato quella carriera, perciò sarebbe stato banale e inefficace da parte sua limitarsi a scoraggiarmi o tentare di impedirmi di scegliere liberamente.

Ecco perché si è esposto, sta facendo psicologia inversa tentando di incoraggiarmi proprio per farmi desistere. Vuole mettermi alla prova, vedere se sono una codarda o se merito davvero quel posto.

Ed è solo adesso che mi sento finalmente sicura della scelta che sto per fare. Adesso ricordo chi sono e cosa voglio e so di essere forte abbastanza da tenere testa a Finn e a suo figlio. Non ho mai ceduto, ho sempre attaccato.

E questo mi rende la più idonea a un ruolo di controllo e forza che solo l’area logistica può darmi.

-Lo sarò!- Dichiaro a testa alta.

Nascondo un sorrisino altezzoso, o forse semplicemente bastardo, raggiungo il pannello e tocco con le dita la superfice fredda dello schermo, facendo illuminare di rosso il riquadro con scritto sopra addetto all’area logistica.

Eppure, quando torno al mio posto, il sorriso vittorioso e sinistro che vedo comparire sul volto di Finn annulla totalmente la mia ondata di gloria. Adesso penso di aver frainteso tutto, forse Finn voleva davvero farmi scegliere quel lavoro per avermi in pugno, forse si gongolerà al pensiero che dovrò obbedire a suo figlio e mi renderanno la vita un inferno.

Ma, quando osservo la sua espressione mutare e mi accorgo di come i suoi occhi si posano su di me mentre fa un cenno d’assenso, penso che quello che mi rivolge non è uno sguardo carico d’astio.

Sembra l’occhiata orgogliosa che Max tentava di nascondere mentre vedeva avanzare Uriah.

E ora, per davvero, sto iniziando a non capirci più nulla.

Eric non si è mosso, il modo in cui scruta Finn è sempre più temibile. So che sta fremendo d’ira, ma è fin troppo abile a mascherare i suoi reali pensieri dietro a uno sguardo più gelido degli altri.

Rimango quasi assorta nei miei dubbi mentre arriva il turno di Marlene e non mi accorgo della sua scelta. Subito dopo tocca a Will, che decide di occuparsi della recinsione, mentre Christina, dopo di lui, si aggiudica il posto da addestratrice di cavetti. Dopo è il turno di un’interna che non conosco che si accontenta di un lavoro nelle cucine e, finalmente, arriva il turno di Sasha.

Aveva detto di avere una sorpresa e non si sbagliava, considerando che è appena diventata una tatuatrice. Quando torna al suo posto, mi passa davanti con un sorriso da orecchio a orecchio.

Scuoto la testa, fare il tatuatore è forse uno dei lavori più piacevoli fra gli Intrepidi, ma ho sentito dire che in pochi lo scelgono, visto che ci vuole una certa abilità di base ed una predisposizione artistica che non tutti possiedono.

 

Quando sprofondo fra i cuscini, gettandomi di peso sul divano, penso solo una cosa: sono spacciata.

Tendo il foglio che ho in mano e lo sollevo per studiarlo bene, per quanto senso possa avere quello che sto facendo, dato che ormai me lo sono stampato nella memoria. Finita l’assegnazione delle carriere, si è passati a quelle delle nuove unità abitative e ci è stata lasciata la giornata libera per permetterci di sistemarci, ambientarci al meglio con le regole e i ritmi giornalieri della fazione e per studiarci i manuali che ci sono stati affidati.

Purtroppo per me, il mio unico pensiero è rivolto al malefico foglietto che mi tengo ben fisso davanti al naso che illustra la collocazione del mio futuro posto di lavoro.

-Non posso crederci, avevi ragione!- Trilla Sasha.

È praticamente da quando siamo entrate nella nostra nuova casa che è in preda alla felicità.

-Questo appartamento è da urlo!-

Sospiro, vorrei tanto condividere il suo entusiasmo, ma la consapevolezza della mia rovina mi frena.

Faccio roteare gli occhi. -Non ti lamentavi di essere finita sotto terra?-

-Vuoi scherzare?- Si ferma al centro del salotto e allarga le braccia ad indicare l’ambiente che la circonda. -Chi se ne importa del piano in cui siamo quando abbiamo tutto questo?-

La mia coinquilina non ha tutti i torti, abbiamo scelto davvero bene. Mi sollevo e mi metto a sedere sul divano, accarezzandone la superfice morbida con le dita.

-Peccato che l’area logistica sia in superficie, al piano più alto di tutti, mentre noi siamo all’ultimo!- Sottolineo.

Sasha mi guarda e fa una smorfia, poi scappa via e la vedo sparire dietro il corridoio. Poco dopo rispunta, ma sta camminando in linea retta con passi ambi e perfettamente dritti.

-Che stai combinando?-

-Conto quanti passi è lungo il nostro corridoio!-

Scuoto la testa. -Hai almeno sentito quello che ti ho detto?-

Quando arriva alla porta fa un saltello di euforia. -Credo di poter affermare con certezza che casa nostra è la più grande assegnata quest’anno!-

Mi do un colpetto sulla fronte e mi lascio nuovamente cadere sul divano, distesa, a fissare il soffitto.

-Mi ci vorranno almeno trenta minuti per arrivare al lavoro la mattina, o forse anche di più!- Dico tra me e me, sospirando.

-Che vuoi che sia, pensa a quelli che abitano negli edifici fuori dalla residenza!-

La guardo storto. -Grazie per l’incoraggiamento!-

La mia amica mi sorride e aggira il bancone a penisola che sarebbe il nostro tavolo da pranzo, raggiunge gli armadietti sopra il fornello e si mette alla ricerca di qualcosa.

-Sai cosa ti ci vuole?- mi chiede, dandomi le spalle. -Cioccolata!-

Torno seduta, appoggiandomi comodamente allo schienale imbottito e incrocio le braccia al petto.

-Sarà un piacere farsi tutti quei piani in salita, di prima mattina!-

Sasha ignora la mia lamentela. -Sono davvero felice che mi hai convinta a prendere questa casa, Eric aveva ragione a dire che valeva la pena accontentarsi dei piani bassi.-

Avrei da ridere, ma sarebbe inutile provare a frenare il suo entusiasmo. -Stare con un capofazione avrà pure i suoi vantaggi!-

Sasha si volta verso di me, ma non fa in tempo a dirmi nulla che bussano alla porta.

-Aspettiamo qualcuno?- Mi chiede.

Io arriccio le labbra per il dubbio e mi stringo nelle spalle, decidendo comunque di alzarmi per andare a vedere chi è. Tuttavia, quando apro la porta, non vedo nessuno.

Non guardo a destra perché so che siamo l’ultimo appartamento, perciò volto la testa verso il corridoio a sinistra e per poco non mi prende un colpo.

Indolentemente appoggiato al muro con una spalla sola, con tanto di braccia incrociate che gli gonfiano i bicipiti e gli sollevano le spalle, c’è la versione spavalda di Eric. Ha un sopracciglio sollevato, quello con i due piercing, ad avvalorare la sua espressione beffarda, mentre mi osserva con falsa noncuranza.

Qualcosa mi si smuove dentro, forse la solita sensazione di vuoto allo stomaco. Non ha molto senso emozionarsi come una ragazzina in preda alle prime cotte, ed Eric non è il tipo per cui prendersi un’infatuazione da batticuore perenne.

È più il tipo per cui perdere totalmente e irrimediabilmente la testa.

Sa farti stare male come se stessi trattenendo il fiato da ore quando gli sei vicino, o è capace di farti sentire piccola e inerme quando lancia i suoi sguardi con cui può sedurti al primo colpo.

E, come ho imparato a mie spese, gli sguardi di Eric sanno entrarmi dentro e risvegliare sensazioni che credevo sconosciute.

Fortunatamente ho imparato a gestire l’effetto sconvolgente che ha questo capofazione su di me, anche quando le sue labbra si sollevano nel suo ghigno più affabile.

-Ti sei messa a tuo agio nella tua nuova casa?-

Le sue parole sono una carezza calda, la sua voce è volutamente rauca e mi provoca un brivido allo stomaco. Mi mordicchio il labbro inferiore e chiudo la porta dietro di me.

-E tu ti sei preso il disturbo di scendere fino a qui sotto solo per accertarti che stessi bene?- Lo provoco.

Tutto ciò che posso fare è provare a combatterlo, sfidarlo, e l’audacia che ho imparato a gestire quando sono in sua compagnia è l’unica arma in mio possesso.

Lui è cosciente del potere che ha su di me, adora manipolarmi e farmi cadere in trappola, e naturalmente non esita a farlo. Come quando si stacca lentamente dalla parete e, senza distogliere lo sguardo dal mio, mi arriva a un soffio di distanza e si ferma, sollevandomi il mento con due dita.

-Ti dispiace, forse?- mi fa passare un braccio dietro i fianchi e sogghigna. -E questo il tuo modo di ringraziarmi?-

Sostengo il suo sguardo ma, prima che l’emozione mi faccia vergognosamente arrossite, decido di controbattere.

-E per cosa dovrei ringraziarti, esattamente?-

Il sorriso malizioso che gli si allarga sulle labbra mi causa un brivido più violento degli altri e potrebbe quasi farmi perde quel poco di lucidità che mi è rimasta. Le sue mani mi avvolgono il viso quando mi attira a sé per baciarmi le labbra, il problema è che non aspetta me, non mi asseconda, mi bacia a suo piacimento e solamente come vuole lui. La sua lingua si intreccia alla mia e le sue labbra si staccando quando si ritiene soddisfatto.

Mentre sto ancora boccheggiando, sconvolta e senza fiato, Eric mi incatena con uno sguardo inflessibile e mi soffia sulla bocca.

-Ti ho fatto una domanda.-

Eric non è mai dolce, è un predatore che sa sempre come ottenere ciò che vuole. È abituato a dare ordini, ad avere il controllo, e lo vuole anche su di me.

-Sasha ti ringrazia, la casa le piace molto.-

Assottiglia lo sguardo. -E tu?-

Il mio viso è ancora prigioniero delle sue mani, deviare lo sguardo mi è impossibile. -Avevi ragione, è proprio bella.-

-Ma?-

-Troppo lontana da dove dovrò lavorare.-

E, quando meno me lo aspetto, qualcosa in lui cambia. I suoi muscoli hanno un guizzo, il suo sguardo scintilla in maniera pericolosa e il suo respiro accelera. Fulmineo, mi afferra e mi spinge contro il muro, piazzandosi davanti a me e bloccandomi quando mi mette le mani ai lati delle spalle.

-Proprio di questo volevo parlare.-

Lo osservo, immobile, provando a capire.

-Cerca di tenere gli occhi aperti con quel bastardo di Robert, perché vorrei evitare di dovermi sporcare le mani!-

Vedo il modo in cui cerca di controllarsi, ma le sue parole sono avvelenate ed è chiaro che qualcosa lo infastidisce.

-Di che parli?- Chiedo.

Mi osserva intensamente, cela una smorfia serrando la mandibola e mi accarezza una guancia.

-Non sopporto che quel lurido di Finn si sia messo in mezzo sta mattina e, se lui e suo figlio hanno strane idee su di te, è meglio che se le tolgano dalla testa!-

Corrugo la fronte, confusa. -Nemmeno io ho gradito che fosse Finn a parlarmi, non voglio che mi si avvicini!-

Eric passa ad accarezzarmi una spalla, ma lo fa quasi per sbaglio, mentre riflette su qualcosa. -Credimi, non lo voglio nemmeno io.-

Conosco il suo lato peggiore e non è quello iroso e cattivo, ma quello controllato di un Erudito che sembra sereno. E, per me, vederlo così rilassato ma con lo sguardo perso fra pensieri sicuramente oscuri è un segnale importante.

-Ti preoccupa Robert?-

Trattiene una risatina amara e scuote la testa, mentre la sua mano risale lungo il mio collo. -Mi interessa solo che tu lo tenga a bada, non devi dargli troppa confidenza, ma non farti mettere i piedi in testa.-

-Niente di più semplice!- Mi sottraggo alla sua carezza e scrollo le spalle. -Sei venuto qui solo per dirmi questo, vero?-

Osservo Eric, infastidita. Non mi aspetto carinerie da lui, né scene classiche tra fidanzatini, ma di certo non sopporto che mi tratti come una sciocca o che pensi di dovermi ammaestrare, come se non sapessi difendermi. In realtà, forse questo è il suo modo per dimostrarmi affetto, però sento che qualcosa mi disturba e non credo di poter sorvolare.

Il modo in cui Eric assottiglia lo sguardo non preannuncia nulla di buono.

-Non fare la bambina, adesso!- Mi ringhia contro, scostandosi leggermente da me.

-Io non faccio la bambina, Eric!- Scandisco, incrociando le braccia al petto mentre rimango appoggiata con la schiena al muro.

Adesso devo anche sentirmi dire che mi comporto come una ragazzina che pretende qualcosa da lui.

Non ho intenzione di dargliela vinta, odio quando mi tratta come un oggetto e, presentarsi alla mia porta soltanto per farmi le sue raccomandazioni, è alquanto offensivo.

Eric fa roteare gli occhi e, dalla smorfia che fa, direi che è infastidito. Noto con la coda dell’occhio che sta frugando dentro le tasche della sua giacca, ma non mi lascio distrarre, mantengo il mio broncio e non lo guardo. Tuttavia, qualcosa mi viene lasciato penzolare davanti agli occhi e non posso fare a meno di prestargli attenzione.

Eric mi sventola davanti un portachiavi con una catenina a cui è appeso un ciondolo di metallo a forma di lettera a. Lo prendo con entrambe le mani e lui me lo lascia, così accarezzo con un dito l’iniziale del mio nome, elegantemente intagliata e lucida.

-Ho pensato che potesse servirti per le chiavi di casa.- Spiega, in una semplice alzata di spalle.

Continuo a fissare il portachiavi, dall’anello per la chiave fino alla catenina e poi anche la lettera bella e grande, fino a che un sorriso spontaneo mi solleva le labbra.

Eric si avvicina, lento, mi prende il mento con una mano per costringermi a sollevare lo sguardo dal suo regalo per me. Allora lo guardo, sono senza parole, ancora di più quando il suo pollice passa rudemente sulle mie labbra ad accarezzare il sorriso che ha preso il posto del broncio.

-Così va meglio!- Afferma in un sussurro.

Mi lascia e indietreggia, ma credo che abbia un ripensamento, di fatti torna a chinarsi su di me.

-Fai la brava!- Mi intima all’orecchio, prima di posarmi un bacio sul collo e voltarmi le spalle.

Lo seguo con lo sguardo mentre si allontana lungo il corridoio, stringendo ancora fra le dita il mio prezioso dono, con mille brividi a rincorrersi sulla mia nuca.

 

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

Ciao a tutti, scusate il lungo ritardo, con la bella stagione dovrebbe arrivarmi un bel pacco regalo con dentro tempo libero e ispirazione, per cui magari riuscirò ad aggiornare più in fretta!
Che ne dite di questo capitolo? È stato un po’ lungo, ma dopo tutta questa attesa forse è un bene… e se avete trovato delle parti descrittive noiosette, non temete, dovevo spiegare delle cose ma le parti più succose e avvincenti ci saranno presto e in abbondanza!

Grazie a tutti i lettori, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate e parlarne con voi! : )
Bacioni e a presto!!

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Divergent / Vai alla pagina dell'autore: Kaimy_11