Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Penny83    11/06/2017    5 recensioni
C’erano giorni in cui avrebbe voluto raggiungerlo, lassù nella torre dove si era asserragliato, ma le sembrava così inaccessibile, tanto più maturo e complicato di lei, da metterle soggezione. Se provava a guardarsi con gli occhi di Jon non vedeva altro che la mocciosa a cui aveva insegnato ad allacciarsi le scarpe.
Così era stato fino a quando era allunata al college. Lontana dalla presenza ingombrante dei suoi genitori – meravigliosi ma impegnativi – dalle sicure e confortevoli mura di casa e con una certa dose di libertà da gestire, Sansa aveva scoperto alcune cose su Joffrey, imparato qualcosa su se stessa ma soprattutto aveva ritrovato Jon.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jon Snow, Sansa Stark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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«Ragazzi… si gela qui dentro».
Era il modo di Robb per stemperare la tensione. Si era comportato bene le prime 200 miglia ma Sansa sapeva che non avrebbe resistito a lungo. Era disgustosamente di buon umore, al contrario di lei. Doveva essere stato capace di giocarsi bene la nuova occasione che Talisa aveva deciso di concedergli.
Beato lui.
«Snow, visto che sei di ottimo umore perché non ci canti una canzone?»
Di bene in meglio. Suo fratello era un maestro a far sentire a loro agio le persone.
Fortunatamente Jon era seduto davanti e sebbene condividessero uno spazio ristretto non erano costretti a farlo l’uno accanto all’altra.
Theon si lasciò scappare una risatina. Anche lui avrebbe raggiunto il padre per il Ringraziamento e si era unito a loro per il viaggio. I rapporti tra loro erano tesi e probabilmente la sua fastidiosa arroganza era solo un modo per mascherare la tensione. Sansa cercava di ripeterselo ogni volta che non riusciva a guardarlo in faccia senza immaginarlo nudo.
Terrificante.
«Allora splendore, ho sentito che sei di nuovo su piazza».
Gli lanciò un’occhiata obliqua ma non rispose. Jon iniziò a guardare fuori dal finestrino.
«Ottimo argomento di conversazione Theon, complimenti. Ti sarei grato se la smettessi di cercare di farti mia sorella».
«Tu la mia te la sei fatta».
«È stato molto tempo fa». Dallo specchietto retrovisore vide saettare le sopracciglia di Robb, accompagnate da una nota sorniona della voce. «E visto che non posso proteggere Sansa da tutti i maiali che ci sono in giro tento di farlo con quelli che ho intorno».
Un movimento nervoso, gli occhi sempre incollati fuori dal finestrino.
Sansa scorgeva appena il suo profilo.
La mascella serrata, le braccia incrociate sul petto.
Era di nuovo distante, irraggiungibile.
Come siamo tornati a questo punto?
«Non ho bisogno della tua protezione».
«Sicuro, principessa. Hai gusto in fatto di uomini».
Robb accelerò ed evitò di puntualizzare. Sarebbe stato perfettamente inutile e in fin dei conti aveva ragione.
«Potremmo evitare di parlare di chi si è fatto la sorella di chi? Grazie».
«Ehi ma allora sai parlare! San non trovi che sia una notizia fantastica?»
Jon emise una specie di grugnito e il suo contributo alla conversazione finì lì.
Cercò una risposta spiritosa o intelligente da dare a suo fratello ma non la trovò.
Ancora silenzio.
«Moderate l’entusiasmo ragazzi. Mancano solo 400 miglia».
Mamma aspettava in veranda accanto a papà. Capelli rossi legati nella solita treccia, ben avvolta in uno scialle di lana blu scuro. Sotto l’espressione altera si intravedeva un filo di commozione. Papà aveva la barba e i capelli un po’ lunghi ma sembrava stare bene. Non era trascorso molto tempo dall’ultima volta che li aveva visti ma le sembrava un’eternità. Scese dalla macchina e corse loro incontro.
«Ben tornata principessa».
Catelyn l’abbracciò e si staccò da lei per guardarla negli occhi. Blu come i suoi e quelli di Robb. Tra tutti i fratelli erano loro a a somigliarle di più. Più Tully che Stark come ripeteva ogni volta zio Brynden.
«Ciao mamma».
Si fece da parte e Robb prese la madre tra le braccia e la sollevò.
«Sei diventato matto? Mettimi giù».
Erano false proteste, mamma era felicissima di averli a casa, specialmente Robb. Sansa sapeva che una parte di lei temeva che il primogenito un giorno si sarebbe stancato di tornare a casa per le feste, che avrebbe diradato le telefonate e le visite. Catelyn non era una sciocca e non pretendeva certo di tenere Robb attaccato alle sue sottane ma non c’era nulla al mondo che amasse più dei suoi figli e come tutte le madri un po’ soffriva nel vederli crescere e allontanarsi.
Sansa si domandò oziosamente se Talisa le sarebbe piaciuta. Sapeva poco di lei, non l’aveva ancora incontrata e sperava di poterlo fare presto, tuttavia conosceva benissimo sua madre. Il suo giudizio sarebbe stato giusto ma severo.
«Mamma sei bellissima. Papà, hai visto? La tua macchina è ancora tutta intera».
Ned le baciò la fronte e abbracciò il figlio.
«E hai riportato tua sorella sana e salva a casa. Sono fiero di te».
Robb sbuffò, punto nell’orgoglio. Prendeva molto sul serio il ruolo di fratello maggiore. A modo suo, naturalmente, l’unico modo in cui faceva tutte le cose. Era uno dei motivi per cui Sansa gli voleva bene. Per quanto testardo, impulsivo e avventato fosse, Robb era leale, onesto e affettuoso. Per i fratelli e per Jon si sarebbe buttato nel fuoco.
«Questa cosa del sarcasmo vi sta sfuggendo di mano».
«È ironia, Robb, non sarcasmo. Dove è finito lo strepitoso senso dell’umorismo con cui ci hai deliziati durante il viaggio?»
La risata di Jon. Breve, secca ma onesta.
I suoi occhi che la cercano per poi fuggire di nuovo lontano.
Le scappò una risatina nervosa. L’ironia era merce rara per suo padre e ipotizzò che fosse un modo per scacciare l’imbarazzo. Sapeva cosa gli causava tanto disagio: l’incontro con Jon.
Benvenuto nel mio mondo.
Ned gli tese la mano e Jon la strinse. Poi non seppe resistere e lo tirò verso di sé per un abbraccio. Incredibilmente Jon glielo lasciò fare.
Se tutto tornasse come prima.
Sarebbe bello. Sarebbe giusto.
Ma il mio posto quale sarebbe?
Stavano ancora scambiandosi abbracci e saluti quando qualcuno sfrecciò dalla porta di casa per gettarsi tra le braccia di Jon.
«Jon Snow! Quando me l’hanno detto non ci potevo credere! Chi ha compiuto il miracolo?»
Arya non sarebbe cambiata mai e a Sansa stava bene così. Osservò la ragazzina piccola e minuta, dai capelli corti e scuri e l’aria combattiva. Era diventata grande, una bellezza sfuggente e un po’ selvaggia. Presto si sarebbe diplomata e li avrebbe raggiunti alla King’s Landing. Eppure, nonostante tutto, per Sansa sarebbe rimasta la peste che le tirava le trecce, leggeva di nascosto i suoi diari e le preparava una gigantesca coppa di gelato ogni volta che Joffrey la faceva piangere. La sua vita senza Arya non sarebbe stata la stessa. Cercava di ricordarselo ogni volta che le veniva voglia di strangolarla.
Jon ricambiò l’abbraccio e le scompigliò i capelli. Da sempre avevano un rapporto privilegiato, del quale un tempo era stata gelosa. Per quanto fossero stati legati da bambini, lei e Jon non erano mai stati complici. Era sempre esistito un riserbo tra loro, come un pudore, una timidezza delicata che li avvicinava ma allo stesso tempo creava una barriera sottile che non erano stati in grado di superare. Nemmeno nell’ultimo periodo, quando si erano riavvicinati e quella cautela si era trasformata in tensione, aspettative, silenziose promesse.
Jon concesse ad Arya uno dei suoi rari sorrisi. Caldo, divertito, riconoscente. Era felice di trovarsi lì. Di essere tornato a casa.
Da loro.
Jon è tornato a casa.
«Tua sorella».
Lo guardò per essere sicura che quelle parole fossero davvero uscite dalla sua bocca. A mala pena la degnava di uno sguardo come poteva essere stata lei a convincerlo a tornare?
Arya tese la mano e strinse le dita di Sansa tra le sue.
«Non stento a crederlo. Nessuno può dire di no a Sansa Stark».
I preparativi per il pranzo procedevano abbastanza serenamente. Jon e Robb erano usciti per comprare le ultime cose e avevano portato con loro Arya, Bran e Rickon mentre Ned spaccava la legna e giocava con i cani in giardino.
Sansa si era offerta di aiutare la madre con il tacchino, il ripieno e tutto il resto ma dopo un paio di occhiate apprensive non era più sicura della bontà della sua idea.
«Cosa succede tesoro? Ne vuoi parlare?»
Negare sarebbe stato inutile. Catelyn l’avrebbe stanata come un segugio. L’unica soluzione era minimizzare nella speranza di risultare convincente e indurre sua madre a mollare la presa.
«Sono solo stanca mamma. Ho studiato parecchio nell’ultimo periodo e… »
«Si tratta di Joffrey? Non ho mai voluto che lo frequentassi, sua madre è una vera strega».
Il commento di Catelyn le strappò un sorriso. Cercei era davvero una strega. Purtroppo però per quanto divertente, il commento indicava quanto sua madre si trovasse sulla strada giusta.
Minimizzare.
«Storia vecchia, non ti preoccupare. Archiviato, davvero».
«Quindi c’è qualcun altro… »
Merda. Sua madre aveva il radar.
«Sì, cioè no… »
Catelyn aveva posato il ripieno che stata lavorando e la guardava incoraggiante e sollecita come quando da bambina doveva ripetere le tabelline.
«Sansa… Non sei costretta a dirmi chi è, dimmi solo se è un bravo ragazzo e se si comporta bene con te».
Ormai era in trappola, lo sapeva. Avrebbe dovuto ripiegare sul piano d’emergenza: concederle qualche informazione vaga e prendere tempo.
Non voleva parlare a sua madre di Jon.
Non voleva parlare di Jon e basta.
«Lo è mamma e si comporta benissimo. Siamo amici, non è interessato a me».
A dire la verità non era sicura nemmeno che fossero amici. Gli amici si rivolgevano la parola.
«Impossibile».
Era possibile eccome. Se era il tipo da preferire le donne forti, determinate e sensuali agli uccelletti sperduti e impacciati come lei.
«È un ragazzo più grande? È per lui che hai lasciato Joffrey?»
Era per lui?
Aveva lasciato Joffrey perché era uno stronzo e un maiale. L’aveva lasciato perché il confronto con Jon era diventato impossibile da sostenere e Sansa non era abituata a non essere onesta con se stessa.
«Mamma… Mi stai facendo il terzo grado su una cosa che non esiste».
«Sono solo preoccupata. Rompi con il tuo ragazzo, vai a stare per conto tuo… »
«Non sono andata a stare per conto mio. C’è Margery».
«Una prospettiva molto rassicurante… Torni a casa per il Ringraziamento con il broncio e gli occhioni lucidi. Non ti ho mai vista così e mi fa supporre sia una cosa seria».
Aveva accuratamente evitato di guardarsi allo specchio, intuendo che vi avrebbe trovato una versione poco lusinghiera di se stessa. La mancanza di Jon la immalinconiva ma aveva sperato che non fosse così evidente. Aveva sottovalutato l’intuito materno di Catelyn ma l’ultima cosa che desiderava era che sua madre si angosciasse o preoccupasse. Di qualunque cosa si trattasse le sarebbe passata. Cercò una risatina divertita da sfoderare per l’occasione ma le uscì gracile e falsa.
«Come può essere seria se non è ricambiata?»
«Molto, se ti fa stare male».
Nella voce di sua madre c’era la nota di tenerezza che da bambini riservava al bacio della buonanotte o quando erano ammalati.
Se mi fa stare male.
Forse le avrebbe fatto bene parlare con sua madre. Forse le avrebbe fatto bene parlare e basta.
Jon.
«Oh mamma, lui è davvero… meraviglioso».
Catelyn sorrise e inarcò appena un sopracciglio sottile.
«Meraviglioso?»
«È gentile, intelligente, responsabile e… »
«Carino?»
«Bellissimo».
«Ora si spiegano molte cose».
Sua madre scosse la testa divertita e le lanciò una lunga occhiata. Era meglio chiarire subito come stavano le cose prima che si mettesse in testa strane idee.
«No, non è come pensi… Credevo ci fosse qualcosa o avrebbe potuto esserci invece ho scoperto che è fidanzato quindi… Fine della storia, mi passerà».
Catelyn schiuse le labbra per risponderle ma un movimento alle spalle di Sansa catturò la sua attenzione. Un formicolio le scese dalla nuca fino alla base della spina dorsale.
«Ciao Jon, avete trovato tutto? Puoi appoggiare la spesa sul bancone, grazie. Dove sono i ragazzi?»
Il coltello con cui stava tagliando le patate le sfuggì di mano. Da quanto tempo era lì? Cosa aveva sentito? Cauta si voltò verso di lui ma l’espressione era come sempre imperscrutabile e non indugiò oltre per evitare di leggergli in faccia qualcosa che avrebbe preferito non sapere.
Sansa Stark si è presa una cotta per me.
Che tenerezza.
«Abbiamo trovato tutto quello che era segnato nella lista. Gli altri sono in giardino con Ned, ti aiuto io a mettere via la spesa».
Jon non si era mai sentito particolarmente a suo agio con Cat né lei con lui. Sansa si era fatta l’idea che fosse sempre stata un po’ gelosa di zia Lyanna e che alla sua morte avesse trasferito la gelosia sul figlio. Una volta scoperto il nome del padre di Jon la tensione tra loro si era allentata ma non si potevano certo risolvere anni di diffidenza in un battito di ciglia. Era piuttosto sicura che se avesse confessato chi era il misterioso ragazzo a cui era interessata, sua madre non l’avrebbe presa benissimo.
Jon naturalmente non aveva più aperto bocca ma si muoveva per la cucina con la sicurezza di chi ha vissuto quegli spazi e ogni tanto si imbatte in qualcosa di diverso. Qualcosa tipo Sansa.
«Posso? Devo prendere il cestino del pane. Nel mobiletto lì in basso a destra».
«So dov’è il cestino del pane».
Si mosse di scatto per evitare che lui la toccasse mentre si accucciava davanti al mobiletto e nel farlo rovesciò la ciotola dei mirtilli che rotolarono su tutto il ripiano della cucina.
Sentì lo sguardo di sua madre su di sé. Era arrivata l’ora di battere la ritirata.
«Mamma posso andare a trovare Jayne?»
«Forse è meglio».
Il commento sibillino le diede la misura di quanto la fuga in quel momento fosse una mossa opportuna.
«Grazie, continuerò più tardi».
Le gettò le braccia al collo e le baciò la guancia, fingendo un buon umore che non provava affatto.
Catelyn le sorrise e le spostò una ciocca ribelle dietro l’orecchio. Prima di andarsene salutò Jon con un cenno della testa godendo del sottile piacere di averlo abbandonato solo con sua madre. Piacere che si dissolse non appena la sentì rivolgersi a lui con il tono più innocente del mondo.
«Allora Jon, ho sentito che hai una fidanzata… »
E Sansa guadagnò l’uscita veloce come il vento.
   
 
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