Capitolo 6: Loki’d
Qualsiasi
cosa Tony volesse dire viene efficacemente stroncata sul nascere dalla
presenza
di una lama seghettata e affilata, poggiata alla base della sua gola.
La mano
che regge la lama è attaccata a un braccio connesso alla
spalla di un ex
assassino silenzioso e mortale. Il suddetto assassino gli sta
rivolgendo uno
sguardo minaccioso, una chiara richiesta di chiudere la bocca e tacere.
La
ragione di tale sguardo è il bambino che dorme accoccolato
sul suo petto,
aggrappato alla sua maglietta.
«Gesù,
amico, puntarmi un coltello alla gola in casa mia...» inizia
a dire
ancora
Tony ma s'interrompe non appena la lama preme un po' di più
sulla sua pelle.
«Sta
dormendo,» bisbiglia James, l'arto di metallo intorno al
corpo di Steve
per tenerlo stretto a sé. «Se lo svegli ti pianto
il
coltello in faccia.»
«Gran
bella accoglienza,» borbotta Tony,
anche se si sforza di parlare a bassa voce. «Pensavo avessimo
superato
la
fase "un movimento improvviso e ti ammazzo". E poi Fury mi aveva detto
che ti
eri liberato di tutte le armi. Non devo essere io a farti notare che
maneggiare
un coltello da caccia mentre c'è un bambino che ti dorme
addosso è abbastanza pericoloso,
vero?»
James
si
limita a sollevare gli occhi al cielo in risposta. «Gli ho
detto che mi
ero liberato delle pistole. Sul
serio
pensavi che mi sarei liberato di qualsiasi arma mentre Steve
è ancora così?»
Tony
sospira
e si strofina le palpebre, come se quella conversazione l'avesse
già stremato. «Prima di tutto, tu sei comunque
un'arma vivente. Sono quasi sicuro che
potresti far fuori qualcuno solo con un orologio da taschino. E
secondo... un
coltello? Davvero?! È un po' moscio rispetto all'arsenale che ti porti
dietro
di solito.»
«Chi
dice che sia soltanto uno?» chiede James abbassando la lama e
rimettendola
nella fodera, intanto che si sistema Steve in braccio. «Ne ho
sei
nascosti
in questa stanza.»
«Ok,
questo è terrificante.»
«Grazie.»
«Ed
eccessivo.»
«Non
ho
intenzione di correre rischi.»
«Sì,
me
ne sono accorto,» mormora Tony, guardandosi intorno con
attenzione come
se
stesse cercando di capire dove potrebbero essere i coltelli nascosti.
Non vede
niente ma del resto non che si aspettasse il contrario; se un ex
assassino dice
che sono nascosti, allora sono davvero nascosti.
«Che
cosa vuoi, Stark?» domanda James dopo un altro paio di
secondi.
«Abbiamo
trovato Loki,» risponde una nuova voce, prima che possa farlo
Tony, ed
entrambi
voltano lo sguardo in tempo per vedere Natasha entrare nella stanza.
Indossa un
paio di jeans e una t-shirt, eppure riesce a farli sembrare un'armatura
pronta
per la battaglia. È un particolare ragguardevole. «Ci
è
voluto un po' ma
siamo riusciti a prenderlo fuori Jotunheim. Thor l'ha rinchiuso nel
laboratorio.»
«Che
comunque significa che dobbiamo sbrigarci,»
s'intromette Tony facendo un cenno col capo in direzione del
laboratorio, in
fondo al corridoio. «Le parole "Loki" e
"rinchiuso" non vanno molto
d'accordo.»
James
annuisce
e inizia ad alzarsi, per poi fermarsi quando Steve mugugna debolmente
in
protesta. Si blocca quasi all'istante, mezzo seduto sul bordo del
divano, e
guarda il bambino che tiene in grembo.
Natasha
si
rende conto della situazione e si fa avanti a braccia aperte per
offrirsi di
prendere Steve.
James
esita
per almeno un paio di secondi e mezzo prima di cedere e passarle con
dovuta
cautela il bambino addormentato. Non gli piace l'idea di lasciare Steve
a
qualcun altro però si fida di Natasha quasi quanto si fida
di se stesso, quindi
la soluzione è accettabile.
Natasha
prende Steve e lo abbraccia, coccolandolo mentre saltella leggermente
sulle piante
dei piedi. Steve sbatte le palpebre e la osserva, ormai sveglio
nonostante il
tentativo di evitare di svegliarlo. Impiega qualche istante a
riconoscerla ma
quando riesce a metterla a fuoco le sorride, ancora assonnato. Natasha
gli
sorride di rimando posandogli la fronte contro la sua e continuando a
cullarlo
piano. «Доброе утро, солнышко1.»
Tony
segue
tutta la scena con l'aria di qualcuno abbastanza irritato all'idea di
non
essere considerato all'altezza di prendersi cura di Steve.
«Certo,
diamo
pure il bambino a una donna. Non è per nulla
sessista.»
«Il
sessismo non c'entra,» replica James, intanto che si solleva
dal
divano. «Preferirei non lasciare Capitan America in braccio a
un uomo che si
guadagnava da vivere progettando armi di distruzione di
massa.»
Tony
sgrana
gli occhi per un secondo. «Natasha
è
un'arma di distruzione di
massa,» dice indicando la donna, al momento occupata a
sussurrare in
russo
al bambino che tiene tra le braccia. «Probabilmente
è la
persona più
letale in questo team... a parte te, fatti due conti.»
«Attento,
Stark, finirai per farmi arrossire,» ribatte Natasha e lo
colpisce allo
stinco con la punta del proprio stivale.
Tony
sussulta nel tentativo di trattenere un'imprecazione, qualcosa di
incomprensibile borbottato a denti stretti. «Sì,
come stavo
dicendo,
dovremmo andare al laboratorio. Loki non è il più
collaborativo degli dei nella
galassia e credo che ci lascerebbe volentieri nei guai piuttosto che
sistemare
questo casino, quindi faremmo meglio a muoverci.»
James
annuisce in direzione del corridoio e distende un braccio.
«Facci
strada.»
Tony
accetta
l'invito e li porta fino al laboratorio, Natasha subito dietro di lui e
James a
seguito. Gli altri sono già all'interno, Bruce e Clint
bloccano la porta e Thor
è al centro della stanza con una mano serrata sulla spalla
di Loki. O perlomeno,
James pensa che quello sia Loki.
Riconosce
Thor dai dossier che gli sono stati forniti ma l'uomo dai capelli scuri
che gli
sta accanto non ha un viso familiare. C'è un luccichio
maligno nei suoi occhi
quando si posano su di lui, un misto di malizia e caos. Ha un aspetto
pericoloso e squilibrato, di una persona che potrebbe scoppiare in una
risata
incontrollabile mentre le sue mani grondano sangue. Anche se non si
è ancora
mosso né ha detto una sola parola, il suo aspetto
è minaccioso e a James non
piace per nulla.
Lo
sguardo
del dio degli inganni si posa sul piccolo Capitano che Natasha tiene in
braccio, poi la sua espressione si trasforma nel sorriso di un cobra.
«Oh,
cielo... che adorabile mascotte potresti essere,» sogghigna,
senza
smettere di fissare la versione infantile di Steve. «Non
capisco
proprio
dove stia tutto il trambusto. Sono sicuro che i vostri ammiratori
adoranti andrebbero
in visibilio nel vedere uno di voi ridotto in questo stato. Per come
è adesso
rappresenta l'incarnazione fisica dell'innocenza e della
virtù. Che senso
avrebbe farlo tornare come prima?»
«Ha
senso se non vuoi che faccia una collana con i tuoi denti,»
sibila
James,
fulminandolo con un'occhiata. Non si fida di lui, per niente, e prima
si
sbrigherà a far ridiventare Steve normale e a tornarsene da
qualsiasi angolo
della galassia dalla quale proviene, meglio sarà.
Loki
distoglie l'attenzione da Steve e rialza gli occhi per squadrare l'ex
assassino. «Interessante. Noi non ci siamo mai incontrati
prima, direi.»
«Già,
dove sono le mie buone maniere?» dice Tony facendosi avanti e
mettendosi
fra James e Loki. «Mi sono dimenticato le presentazioni.
James, questo
è
Loki, il nostro dio dell'instabilità mentale,»
continua Tony
con un gesto
della mano rivolto verso il dio. «I suoi passatempi preferiti
includono
radere al suolo intere aree metropolitane, parlare come una pessima
imitazione
di Shakespeare e comportarsi da sociopatico. Oh, e ogni tanto gli
vengono manie
omicide quindi non gli starei troppo vicino, se fossi in te.»
Tony
torna a
guardare Loki, che gli rivolge un'occhiata composta in parti uguali da
esasperazione e fastidio. «Non preoccuparti, dopo un po' si
impara ad
amarlo. Quasi come un cancro.»
«Quanto
mi sono mancate queste tue pungenti invettive,» risponde Loki
in un
sospiro ostentato.
«Il
sentimento è reciproco, Amleto,» ribatte
Tony. «E siccome siamo in tema "omicidi", vorrei presentarti
James Buchanan Barnes: un ex assassino sovietico che ha un record
più o meno pari
al tuo. Guarda caso è anche il miglior amico di Capitan
America, lo stesso
Capitan America che qualche giorno fa hai trasformato in uno dei
Cabbage Patch
Kids. Mi sembra il caso di aggiungere che in genere è
furiosamente e
pericolosamente iperprotettivo nei confronti di Steve e non
è molto contento di
quello che gli hai fatto.»
«Per
dirla alla leggera,» ringhia James in risposta, la mano di
metallo
chiusa
a pugno.
«Ecco,»
sottolinea Tony spostando lo sguardo da uno all'altro.
«Adesso che ci
siamo tolti dai piedi le formalità ti suggerisco di
ripescare il tuo
abracadabra per far tornare Steve com'era, perché a questo
tizio piacerebbe
davvero, davvero tanto usarti come
bersaglio e non credo ci sia granché a
trattenerlo.»
«A
me
piacerebbe fare lo stesso,» mormora Clint dalla sua
postazione accanto
alla porta, le braccia incrociate sul petto e gli occhi puntati su Loki.
«Anche
a me,» aggiunge Natasha, ancora occupata a cullare il piccolo
Capitano.
Loki
li
osserva tutti a turno e le labbra si inarcano in un sorriso subdolo.
«Minacce
solide e potenti, ma sono curioso... cosa fareste se dovessi
rifiutarmi? Non
potete uccidermi o il vostro prezioso Capitano resterà
così in eterno, quindi
che succederà se mi rifiuterò di farlo tornare
com'era prima?»
«Nessuno
ha mai detto che ti avremmo ucciso.» sentenzia James in tono
cupo, la
sfumatura intimidatoria ben percepibile nelle sue parole.
«Sarebbe
troppo
facile. Le alternative che mi vengono in mente richiedono molto
più tempo e
sono infinitamente più convincenti.»
«Inoltre,»
interviene Bruce parlando per la prima volta da quando sono arrivati.
«Credo
che all'Altro Tizio piacerebbe scambiare due parole con te a riguardo.
So che
sarebbe felice di rivederti,» aggiunge, intanto che nei suoi
occhi
compare
un lampo verde per una frazione di secondo.
Il
sorrisetto compiaciuto di Loki vacilla all'idea. James non sa chi sia
"l'Altro
Tizio" ma è abbastanza sicuro di non volerlo incontrare a
breve.
«Questo
gioco è durato abbastanza, fratello,» rimbecca
Thor e la sua
voce profonda
rimbomba nella stanza come il rombo di un tuono. «Fai tornare
il
Capitano
al suo solito stato o le conseguenze saranno tragiche.» Per
rafforzare
il
concetto scrolla Loki per la collottola, come un cucciolo disubbidiente.
Il
dio degli
inganni borbotta qualcosa a fior di labbra. «Molto
bene,» dice con un
altro sospiro plateale. «Onestamente, voi mortali prendete
ogni cosa
troppo sul piano personale.» Fa un cenno col polso in
direzione di
Steve. «Portatelo
qui.»
Natasha
lascia
che James riprenda Steve in braccio. Il piccolo Capitano, a quanto pare
ignaro
delle negoziazioni in corso, si fa passare da uno all'altro senza
opporsi e poi
stringe la maglietta dell'ex assassino tra le dita.
James
avanza
con lentezza, lo sguardo fisso sul dio degli inganni. Ancora non si
fida ma lui
è l'unico che sia in grado di far tornare normale Steve.
«Niente scherzi,»
ringhia dal fondo della gola in tono basso. «Se ti azzardi a
fargli
qualcosa...»
«Sì,
sì, molto temibile,» replica Loki tornando a
rotare gli
occhi. «Farò
tornare il Capitano al suo solito aspetto, non avere timore. Ho perso
interesse
in questo svago, in ogni caso.»
In
parte
soddisfatto dalla risposta, James si abbassa su un ginocchio e sistema
Steve a
terra. Il bambino alza la testa verso il dio dai capelli scuri e subito
la sua
espressione si trasforma in un broncio inquieto. Si gira per
aggrapparsi a
James, afferrandolo per l'orlo della maglia.
«Devi
farti indietro,» gli dice Loki con l'entusiasmo di qualcuno
che sta
guardando della vernice asciugarsi. «La magia può
essere
imprevedibile, è
meglio non farsi colpire dal contraccolpo.»
James
lo
fulmina con un'occhiataccia e si solleva, liberandosi dalla stretta di
Steve.
Il piccolo Capitano piagnucola in protesta e James è
costretto ad allontanarsi
comunque. È una delle cose più difficili che sia mai stato
costretto a fare.
«Va
tutto bene, Stevie,» gli dice dolcemente e gli altri si
dimostrano
abbastanza comprensivi/furbi da non fare commenti sul nomignolo che ha
usato. «Sono qui.»
Una
volta
che si è allontanato abbastanza, Loki rivolge lo scettro
contro Steve e fa
roteare il polso. C'è un lampo di luce, si sente un vago
ronzare elettrico e
poi il laboratorio si riempie di fumo argentato che si spande come
nebbia.
Per
un
momento nessuno si muove, tutti rimangono immobili in silenzio mentre
il fumo
continua a vorticare. James non è sicuro che a muoversi sia
lui prima di Stark,
però parlano entrambi all'unisono.
«Steve?» «Capitano?»
Passa
un
altro istante senza risposta. Poi, da un punto imprecisato all'interno
della
nebbia, Steve finalmente risponde. «Ragazzi? Il laboratorio
va a fuoco?
Perché c'è tutto questo fumo?» La
coltre grigia
inizia a diradarsi; Steve
Rogers in versione adulta (e nuda) compare al centro della stanza.
«Ecco.
Soddisfatti?» domanda Loki, una volta che il fumo
è
scomparso del tutto e
anche gli altri possono vedere che Steve sta bene ed è
tornato alle solite
dimensioni.
Steve
gli
rivolge una smorfia sospettosa. «Cosa ci fa lui
qui?»
«Beh...
sei stato Lokizzato, Capitano,» lo informa Clint dalla parte
opposta
del
laboratorio.
«Lui
è
qui per sistemare il problema,» continua James, lasciandosi
scappare un
sospiro di sollievo quando capisce che Steve è davvero
tornato normale e sembra
essere incolume.
Solo
allora
il Capitano si gira per guardarlo con un'espressione a metà
fra il confuso e il
sorpreso. «Sei tornato,» dice, e suona come
qualcosa di simile a una
domanda e a un'affermazione speranzosa. James annuisce in assenso.
Steve
sembra
voler aggiungere altro, poi all'improvviso realizza di essere parecchio
nudo al
centro della stanza e le sue guance si colorano di rosa acceso.
«Uhm...
perché sono senza vestiti?»
«Questo
è un po' più difficile da spiegare, Capitan
Ghiacciolo,» risponde Tony
intanto che stacca un camice da laboratorio da un gancio sul muro e lo
porge al
Capitano. «Ti sei rimpicciolito per un paio di giorni e il
tuo
amichetto
ex assassino ti ha fatto da guardia del corpo e babysitter.»
«Il
mio...?
Che cosa...?!» chiede Steve, abbottonando il camice.
«Oh,
non preoccuparti, è stato adorabile,» cinguetta
Clint. «Colori a dita
e tutto il resto.»
Natasha
gli
assesta una gomitata nelle costole prima che possa rivelare qualche
altro dettaglio. «L'importante è che adesso sei
tornato,» s'intromette con un
sorriso.
I suoi occhi studiano dalla testa ai piedi il corpo di Steve, a
malapena
coperto dal camice di laboratorio che nasconde giusto quello che non
dovrebbe
essere esposto. «In versione adulta.»
«Sì,
è
bello vederti con il tuo solito aspetto, Capitano,» aggiunge
Thor
sorridendo, una mano sempre stretta sulla spalla di Loki.
Il
dio degli
inganni rotea gli occhi al cielo. «Tutto ciò
è
estremamente toccante,»
borbotta mentre rivolge a Thor uno sguardo cupo. «Adesso vi
sarei molto
grato se mi lasciaste libero di andare. Ritornare su questo disgustoso
pianeta
non era proprio ciò che avevo pensato di fare
oggi.»
«Eppure
sei responsabile di quello che è successo,»
ringhia James,
gli occhi
socchiusi per la rabbia.
Loki
apre la
bocca per ribattere ma Thor gli impedisce di parlare, afferrandolo per
la
collottola e costringendolo a voltarsi. «Adesso
basta,» ammonisce in
tono minaccioso e spinge il fratello dall'altra parte della stanza.
«Hai
già causato fin troppi problemi.»
Si
fermano quando
tra loro e gli altri c'è abbastanza spazio. Thor ammicca in
direzione di Steve
per un'ultima volta. «Felice che tu sia tornato,
Capitano,» gli dice
prima di concentrare la propria attenzione sul soffitto.
«Heimdall,
siamo
pronti.»
Quasi
nello
stesso esatto momento, un raggio di luce accecante circonda i due dei
come se
un riflettore fosse stato acceso sopra le loro teste. C'è un
bagliore
accecante, una folata di vento, poi entrambi scompaiono e lasciano nel
laboratorio il resto della squadra.
Per
un paio
di secondi nessuno parla, il vuoto d'aria lasciato dall'apertura del
portale ha
tolto il fiato a tutti. Tony è il primo a rompere il
silenzio, con un
fischiettio che echeggia attraverso la stanza.
«Non
è
un piacere quando Loki viene a trovarci?!» mormora indicando
il posto
in
cui si trovavano poco prima le due divinità.
«Divertimento e
caos per
tutti.»
«Preferisco
che si limiti a tenere le distanze,» sibila James a fior di
labbra,
concentrato con aria cupa sullo spazio ormai vuoto.
«Come
qualsiasi
altra persona che abbia mai avuto a che fare con lui,»
scherza Clint
dall'altra
parte della stanza e Natasha approva con un cenno del capo.
«Ehm,
ragazzi...?» dice Steve, stringendo l'orlo del camice per
tirarlo
ancora
più verso il basso e coprirsi. «Non per dare
fastidio ma
adesso vi
dispiacerebbe trovarmi dei vestiti della mia misura?»
«Sempre
il solito incontentabile,» lo sbeffeggia Tony e gli
dà una
pacca sulla
spalla. «È bello riaverti con noi. Ma se Pepper comincia a
parlarmi di
avere un bambino la colpa sarà tutta tua, Rogers.»
OOOOO
Parecchie
ore più tardi (dopo un sacco di controlli e accertamenti da
parte di Bruce e
Tony, per essere sicuri che la situazione sia davvero tornata alla
normalità)
Steve e James si trovano a rientrare da soli nell'appartamento.
Nonostante
Steve abbia riacquistato la sua forma adulta, James si sente ancora un
po'
nervoso.
«Sei
sicuro di star bene?» domanda, forse per la quinta volta di
fila.
Continua
ad aspettare che succeda qualcosa, che la magia di Loki si ritorca
contro Steve
in un ultimo "vi ho fregato!". Però non succede e l'attesa
lo mette a disagio.
Steve,
da parte
sua, riflette per un attimo prima di rispondere.
«Sì,» dice
sinceramente,
stringendosi nelle spalle. «Mi sento bene, sul serio. Un po'
stranito
all'idea
di essere tornato bambino per un paio di giorni, ma in generale sto
bene.»
«Ricordi
qualcosa?» chiede James e si tratta dell'unica domanda che
ancora non
gli
aveva fatto. Si è concentrato così tanto
sull'aspetto fisico della situazione da
essersi quasi scordato di quello mentale.
Steve
storce
la bocca e ci pensa, con espressione indecifrabile. «Non
molto,»
risponde
mentre scuote la testa. «È come se fosse stato un sogno. Mi
ricordo
qualche dettaglio ma il resto è del tutto sfocato.»
James
annuisce
comprensivo; è una sensazione che conosce bene, come
risultato della prolungata
criostasi.
Il
Capitano
ridacchia tra sé. «Non credo di averti ringraziato
abbastanza per esserti
preso cura di me mentre ero...» Non termina la frase ma
solleva una
mano
in aria, più o meno ad altezza bambino.
James
minimizza e incrocia le braccia sul petto, sprofondando nel divano.
«Non
farti prendere troppo dall'entusiasmo,» gli dice, incrociando
il suo
sguardo con la coda dell'occhio. «Non ho intenzione di aprire
un asilo
tutto mio o roba del genere.»
Steve
sorride
di nuovo. «Beh, so che non dev'essere stato facile, quindi...
grazie.»
«Nessun
problema.»
Un
silenzio
rassicurante cala nella stanza e sembra davvero che le cose siano
tornate alla
normalità. Poi Steve parla di nuovo.
«Da
dove salta fuori questo orsetto, comunque? Con la maschera?»
James
sente
un muscolo della mascella contrarsi e si ripromette di rendere la vita
di
Coulson un inferno, quando riuscirà a incontrarlo di nuovo.
«Il tuo amico
Coulson ha pensato che potesse farti compagnia mentre eri...»
ripete il
gesto di Steve e indica l'altezza di un bambino con la mano.
«Si chiama
Bucky Bear, a quanto pare vendevano come il pane durante la
guerra.»
Steve
sogghigna nel sentire la spiegazione. «Davvero? Ti hanno
fatto
diventare
un orsacchiotto di peluche?»
«Ho
ancora un coltello a portata di mano, Rogers.»
Il
Capitano
ridacchia ancora però, cautamente, non aggiunge nient'altro.
Si abbandona sul
divano, la spalla che quasi tocca quella dell'ex assassino, e poggia la
testa
sui cuscini.
«Penso
che lo terrò,» dice dopo un minuto e non
c'è
alcuna traccia di scherno nella
sua voce, solo un'onesta considerazione dei fatti. «A dire il
vero
è
proprio carino.»
James
non
dice nulla in risposta e lascia cadere l'argomento. Non dice niente
neanche
riguardo al disegno colorato a pastelli che Steve gli ha dato pochi
giorni
prima e che adesso è al sicuro, piegato con cura e nascosto
nell'angolo di uno dei
suoi cassetti. Nessun altro ha bisogno di saperlo.
Capitolo originale dell'autrice
Show her some love!
Sì...
purtroppo siamo arrivati alla fine.
Sniff.
Come
sempre grazie a chi è passato di qui, a chi si è divertito seguendo la storia e
un giro di ringraziamenti bonus a chi ha commentato questa piccola perla
fluffosa!
Your Humble
Translator,
Milla984