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Autore: Arsax    16/06/2017    1 recensioni
Non sapevo come eravamo arrivati a questo, sapevo solo che faceva male. Molto male. Non riuscivo a sopportare tutto ciò. Era come se mille lame gelide mi trafiggessero il cuore, e non solo figurativamente.
Come si era arrivati fino a quel punto? Noi due, sotto il potente e scrosciante bacio della pioggia, aggrovigliati in una danza mortale. Piantai i miei occhi nei suoi e pensai che forse era il destino a volere tutte quelle cose. Tutto quel sangue e tutto quel dolore. Tutta quella morte.
Abbandonai la testa all'indietro guardando le nuvole nere sopra di me e lasciando che la pioggia lavasse via ogni mio dolore e che mi baciasse per l'ultima volta.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 19



Restammo a chiacchierare per tutto il pomeriggio e notai che man mano che parlavamo, Stefan si apriva sempre di più. Mi raccontò cose della sua infanzia che non gli avevo mai chiesto e mai gliele avrei chieste. Evitò accuratamente di parlare del padre, ma mi parlò molto di sua madre, Diana, e di quanto lo avesse amato.
-Le avevo promesso che l'avrei protetta sempre, ma le cose sono andate in modo decisamente diverso.- disse Stefan, rabbuiandosi per un istante.
Gli strinsi la mano per dargli conforto e lui ricambiò la stretta, giocherellando con l'anello che era appartenuto a sua madre.
-Non potevi fare molto. Non devi incolparti per questo.- gli risposi.
Mi sorrise dolcemente e cambiammo completamente argomento.
Mentre parlava, lo vidi rilassarsi sempre di più e lasciare da parte la maschera del guerriero sanguinario e menefreghista, ma continuava ad esserci nel suo sguardo quell'ombra che avevo imparato a conoscere, che nascondeva un passato oscuro e pieno di sofferenza.
I miei genitori andarono a festeggiare Capodanno con i loro amici e non sarebbero tornati fino al giorno successivo, mentre io obbligai Stefan a guardare l'intera saga di "Pirati dei Caraibi", condita dai suoi commenti pungenti e sarcastici che mi fecero ridere parecchio.
-Non possiamo fare altro?- domandò annoiato.
-E che cosa vorresti fare? Vuoi giocare a "Monopoly"?- gli chiesi sarcastica, sistemando il cuscino.
-Neanche per sogno.- rispose schifato.
-Allora zitto, che ora arriva la parte bella.
-Ma non c'è nessuna parte bella!
-Mi vuoi dire che le scene nelle quali è presente Johnny Depp non sono scene belle?
Stefan scosse la testa e continuammo a guardare il film.
Arrivata la mezzanotte, ci mettemmo sul balcone di camera mia a guardare i fuochi d'artificio con una bottiglia di champagne, una di sangue e i papanasi che avevo preparato per la serata.
Era una scena veramente romantica e intima e più volte guardai Stefan di sottecchi, rischiando di farmi beccare. Era veramente bello e i fuochi d'artificio gli illuminavano il viso e gli occhi in modo quasi magico.
-Perché mi guardi così?- mi chiese divertito, quando mi beccò a guardarlo.
-Perché... insetto!
Gli scompigliai i capelli, togliendogli un insetto immaginario. Ringraziai che fosse buio perché ero diventata un peperone.
-Insetti a gennaio. Non lo credevo possibile.- rispose ironico.
-E invece c'era!
Scoppiò a ridere, ma non aggiunse altro. Non ero riuscita a non guardarlo con gli occhi di un pesce lesso. L'avrei guardato per ore, soffermandomi su ogni dettaglio e imperfezione del suo viso. Non avevo idea di cosa mi stesse succedendo. O forse sì?

-Tu puoi dormire in camera dei miei genitori e se hai bisogno, caccia un urlo e arrivo.- gli dissi quando decidemmo di andare a dormire.
-Mi dà una sensazione strana l'idea di dormire nel letto dei tuoi genitori. Posso andare a dormire a casa mia.
-Non se ne parla nemmeno. Non sei ancora in forma e voglio che tu sia facilmente raggiungibile, nel caso tu stia ancora male.
-Okay, mamma.
-Non sto facendo la mamma.- protestai.
-Invece sì.
-Invece no. Piuttosto la sorella maggiore.- affermai utilizzando la stessa frase che mi aveva detto tempo prima e la cosa lo fece scoppiare a ridere.
-Che schifo, siamo incestuosi.- rispose utilizzando la medesima risposta che quella volta avevo dato io.
Ridacchiammo come due ragazzini e si stiracchiò.
-Allora dove dormo?
-Dormi nel mio letto, io dormo in quello dei miei genitori.
-Mi lasci tutto solo soletto?- chiese ridacchiando.
-Sì.
-Sei perfida.- rispose accennando ad un sorriso.
-E tu sei scemo.
-Almeno finiamo di vedere l'ultimo film di "Pirati dei Caraibi".
-Ma se hai criticato tutti i film precedenti!- risposi sorpresa.
-Mi piacciono, dico davvero.- ribatté sinceramente, o quasi.
Non ne ero del tutto convinta, ma feci ugualmente partire il DVD nel lettore di camera mia. Non arrivai nemmeno a metà del film che mi addormentai fra le braccia di Stefan e nemmeno per quella notte sognai il processo di Alin Vidrean.

Ero convinta che dopo la serata di Capodanno, il rapporto tra me e Stefan fosse diventato più confidenziale, più intimo, ma mi ero sbagliata.
La mattina dopo, Stefan era tornato nel proprio appartamento mentre dormivo ancora e da quel giorno era diventato più schivo, taciturno e cupo. Sembrava che mi stesse evitando e ai vari ricevimenti, si limitava molto nei contatti fisici e nelle chiacchiere con me, mentre all'università non si fece più vedere. Più provavo ad avvicinarmi e più lui si chiudeva a riccio, evitandomi con scuse assurde e che non stavano in piedi.
Ci stavo molto male e più di una volta avevo provato a parlargli, ma non mi ascoltava e con una scusa si allontanava da me. Una volta doveva andare in biblioteca a studiare, un'altra volta doveva andare al castello dei Lovinescu e altre volte doveva andare a fare la spesa, cosa che non aveva mai fatto dato che aveva la signora delle pulizie che pensava anche a quello. Non andammo neanche più al maneggio insieme.
Molto spesso lo vidi tornare a casa con nuovi lividi e fasciature, ma ogni volta che gli chiedevo cosa gli fosse accaduto, si chiudeva nel suo appartamento senza darmi alcuna spiegazione.
-E' davvero strano ti dico!- affermai sorseggiando la cioccolata calda.
-Magari ha le mestruazioni. Anche i maschi ce le hanno, ma dentro la testa.- affermò Erica, sedendosi al tavolo con me.
Le avevo chiesto se potevo andare a trovarla a lavoro per parlarle urgentemente e lei, come sempre, mi aveva detto che ci sarebbero state una cioccolata calda e una ciambella ad aspettarmi.
-Torna a casa con i lividi, mi evita... non so cosa pensare.- raccontai, mentre giocherellavo con una ciocca dei miei capelli.
-Magari sta passando un brutto periodo oppure... non so!
-L'ultima volta che un ragazzo mi ha evitata, è andata a finire molto male.- affermai ripensando a Mirko.
Prima che decidesse di mollarmi, e prima che sapessi che era uno stronzo di prima categoria, Mirko si era comportato esattamente allo stesso modo e la cosa mi metteva una certa agitazione.
-Mirko era un altro paio di maniche, mentre Stefan è... un enigma. E poi non avete una relazione, non può mica lasciarti.- disse Erica. -Ma poi cosa ti importa? Non eri tu quella che voleva impedire il vostro matrimonio?- aggiunse guardandomi con occhi calcolatori.
-Sì, ma...
-Non è che ti piace?- chiese osservandomi attentamente.
-Cosa?! Ma che idee ti stai facendo?!- chiesi con voce acuta, arrossendo fino alla punta dei capelli.
-Ti piace!- esclamò entusiasta.
-Non è vero! È solo che mi dispiace vederlo così e...
-Certo, certo. Aspetta che ci credo. Ad ogni modo, prova a stargli vicino, ma non invadere la sua sfera privata. Verrà a parlarti quando se la sentirà.
Avevo seguito il consiglio di Erica, ma non avevo concluso niente. Stefan continuava ad evitarmi come un'appestata.
Un giorno avevo deciso di entrare in casa sua, che gli piacesse o meno, per avere delle spiegazioni. Non potevo sopportare tutto quello che i suoi parenti gli stavano facendo. Mi ero attaccata al suo campanello fino a quando, scocciato e irritato dal quel rumore fastidioso, mi aveva aperto la porta.
-Che cosa vuoi?- mi chiese gelido.
Lo spinsi in casa e chiusi la porta alle mie spalle.
-Che cosa diavolo ti sta succedendo? Mi stai evitando come la peste, non rispondi alle mie chiamate e all'improvviso sei diventato freddo.- dissi con voce acuta, tipica di quando ero agitata.
-Non sono affari che ti riguardano e ora vorrei starmene da solo, se non ti dispiace.- rispose con disprezzo.
-Non capisco... perché ti stai comportando in questo modo?
-Vuoi lasciarmi in pace?! Non riesci a non impicciarti nella mia vita per cinque minuti?!- urlò rabbioso.
Mi fece paura, molta, ma mi fece ancora più male. Non credevo che si sarebbe mai rivolto in quel modo a me. Certo, entrare a forza a casa sua non era stata una bella mossa, ma ero terribilmente preoccupata e volevo accertarmi che stesse bene.
-Sono preoccupata... ti vedo tornare con lividi e fasciature nuove e... ho paura. Ho paura per te.- dissi con gli occhi lucidi.
Per un attimo mi parve di vedere il suo sguardo addolcirsi, ma non ne fui tanto sicura perché tornò immediatamente duro e cupo.
-Ripeto: non sono affari che ti riguardano. Voglio che mi lasci in pace.- disse duramente.
Mi caricò in spalla e lo sentii gemere di dolore.
-Che cosa stai facendo? Lasciami!
Aprì la porta con la mano libera e mi mise fuori di casa di peso. Non si girò nemmeno a guardarmi e sbatté la porta alle sue spalle. Cercai di trattenermi dal piangere, almeno fino a quando non fossi tornata in camera mia. Non riuscivo a capire il suo comportamento, ma ero sempre più preoccupata per lui.

-Serena, sei bellissima.- disse mio zio entrando in camera.
Indossavo un abito nero molto elaborato, con gonna ampia, corpetto con scollo a V non molto profondo, maniche di pizzo delicatissimo che mi arrivavano a metà braccio, il tutto ornato di brillanti neri. I capelli erano tirati indietro per dare un aspetto ordinato, ma ricadevano morbidi sulla schiena nuda.
Gli sorrisi cercando di non mostrarmi agitata per quella serata così importante. Dopo la riunione del Consiglio Von Ziegler-Vidrean, il disappunto della mia famiglia riguardo al matrimonio con Stefan era diventato di dominio pubblico. Si erano create così delle discussioni molto accese e dissapori non solo tra la mia famiglia e quella di Stefan, ma anche tra i Von Ziegler e i Vidrean. Sia io che Stefan avevamo cercato di calmare la situazione, ma nessuno sembrava volerci dare ascolto, quindi zio Wilhelm aveva proposto di organizzare quella serata al castello Von Ziegler.
Quella serata aveva due scopi ben precisi: il primo era di stringere alleanze più profonde con i clan europei e mediterranei, infatti erano stati invitati molti altri sovrani e vampiri nobili molto importanti, e il secondo per cercare di risolvere la situazione che si era andata a creare senza che si accendessero discussioni tra le nostre famiglie. I regnanti degli altri clan servivano anche come freno per i membri delle nostre famiglie, difatti si sarebbero di certo trattenuti dall'urlarsi a vicenda improperi e a giocare a "la mia famiglia e il mio clan sono più belli dei tuoi, gne gne!" e avrebbero cercato di discutere in maniera posata. L'apparenza veniva prima di tutto per i vampiri.
Mio zio mi offrì il braccio e ci avviammo verso la sala dei ricevimenti. Il mio cuore batteva all'impazzata sia perché quella era una serata molto importante, sia perché avrei rivisto Stefan.
Era da quasi un paio di settimane che non lo vedevo, ovvero da quando mi aveva sbattuta fuori di casa di peso. La sua espressione cupa e il suo tono di voce traboccante di rabbia erano impressi a fuoco nella mia mente. Ogni volta che ci pensavo, sentivo il mio cuore che veniva stretto in una morsa gelida. Chissà come si sarebbe comportato quella sera. Avrebbe retto la parte dei fidanzatini modello? Certo che sì. Sarebbe tornato tutto com'era prima? Ci speravo.
In quel momento la sera di Capodanno mi sembrò lontana come non mai, come se appartenesse ad un'altra vita.
Zio Wilhelm scambiò il mio silenzio per paura, così si fermò e mi prese le mani tra le sue.
-Ascoltami bene. Sei riuscita a fare cose straordinarie in pochissimi mesi, sei diventata una vera principessa e questa serata andrà benissimo. Vedrai che stasera si risolverà ogni cosa e tutto tornerà come prima.- disse con un incoraggiante sorriso.
Gli sorrisi di rimando e lo ringraziai di cuore, nonostante la mia preoccupazione principale non fosse esattamente quella. Sapevo che quella serata sarebbe andata bene e ogni cosa si sarebbe risolta, ma le mie preoccupazioni erano tutte rivolte verso una certa persona. Zio Wilhelm dovette intuirlo, perché aggrottò le sopracciglia e mi guardò con più attenzione.
-C'è altro che ti preoccupa, vero?
Non avevo avuto il coraggio di raccontare né a mio zio né ai miei genitori ciò che era accaduto tra me e Stefan. Soltanto Erica ne era al corrente ed era rimasta spiazzata tanto quanto me dal comportamento del mio promesso sposo, ma mi aveva fatto una lavata di capo epica per essere entrata in quel modo in casa sua.
-Tranquillo, zio. È tutto a posto e ora andiamo ad affrontare quei dannati e orgogliosi vampiri. Voglio chiudere questa storia il prima possibile.- risposi mostrandomi più decisa di quanto non fossi.
Mio zio non sembrò tanto convinto, ma non indagò oltre. Entrammo nella sala dei ricevimenti e iniziammo subito a girovagare per salutare e accogliere tutti gli ospiti. Fui molto felice di vedere che erano presenti anche Amine e Youssra, sovrani del clan magrebino, e riuscirono ad infondermi un po' di tranquillità. Mi accolsero come se fossi un'amica di vecchia data.
-Dov'è il vostro promesso sposo?- domandò Amine, iniziando a guardarsi intorno.
-Non l'avete ancora visto? Credevo fosse qui già da tempo.- risposi sorpresa, iniziando anche io a guardarmi intorno.
Dove diavolo è finito? Spero che stia bene...
Sentii toccarmi delicatamente la schiena e riconobbi chi fosse semplicemente dal suo profumo.
-Eccoti qua. Scusate il ritardo, ma sono stato trattenuto dalla mia famiglia.
Mi girai verso Stefan e dovetti usare tutto il mio autocontrollo per non sbiancare e restare quasi del tutto impassibile. Lo zigomo destro era viola scuro, il labbro era spaccato e aveva una fasciatura al polso che si andava a nascondere sotto la manica del tight. Osservandolo con più attenzione, notai che nascosti sotto il colletto della camicia, erano presenti svariati lividi violacei e tagli.
-Che cosa vi è successo? State bene?- mi anticipò Youssra, guardandolo con occhi preoccupati.
-Solo una caduta da cavallo, non preoccupatevi.- rispose sorridendo.
Lo guardai sperando che mi restituisse lo sguardo, ma non lo fece. Sapevo perfettamente che non era stata una caduta da cavallo a procurargli quelle brutte ferite, ma quelle bestie che si ritrovava come parenti. Io e mio zio ci guardammo significativamente e capimmo i pensieri dell'altro al volo. Anche lui la pensava come me.
Io e Stefan continuammo a girare per la sala, comportandoci da fidanzatini, e a salutare tutti gli ospiti. Non riuscimmo a stare per un solo momento da soli e lui non sembrava intenzionato a farlo. Finivamo di salutare delle persone e subito dopo mi trascinava a salutarne altre. Dovevo cercare di parlargli in privato, ma cosa potevo inventarmi? Dovevo prenderlo di petto.
Dopo aver salutato i sovrani del clan inglese, Stefan stava per dirigersi immediatamente dai sovrani del clan spagnolo, ma lo bloccai per un braccio.
-Avrei bisogno di parlarti.
-Non possiamo. Dobbiamo prenderci cura degli ospiti.- rispose serio, senza guardarmi in faccia.
-Possono badare a se stessi per dieci minuti. Sono bicentenari e vaccinati e io ho bisogno di parlarti. Adesso.- dissi con decisione.
Stefan mi riservò uno sguardo cupo e, senza assicurarsi che lo stessi seguendo, andò sulla balconata. Poggiò le braccia al parapetto di pietra della balconata e volse lo sguardo verso il paesaggio.
-Che cos'hai da dirmi di così urgente?- domandò seccamente.
Mi avvicinai lentamente, senza distogliere lo sguardo da lui. Aveva di nuovo quella maschera fatta di strafottenza e superiorità.
-I tuoi parenti ti hanno punito di nuovo. Non sei caduto da cavallo, vero?
-Ti ho detto di non immischiarti in questa faccenda.
-Non posso.
-Perché devi per forza intrometterti in cose che non ti riguardano?- sbottò girandosi verso di me e riservandomi di nuovo quello sguardo cupo e adirato. -Perché devi essere così insistente ed impicciona? Smettila di assillarmi e lasciami in pace.
-Sono preoccupata per te, lo capisci? Ho paura che ti possa succedere qualcosa e...
Stefan mi interruppe scoppiando a ridere. Una risata amara che mi fece venire i brividi.
-Non dire stupidaggini. Saresti solo contenta se mi succedesse qualcosa, perché così non saresti più obbligata a sposarmi.
-Questo non è vero.- risposi sorpresa da quell'affermazione.
Non sarei mai arrivata al punto di desiderare che gli succedesse qualcosa per annullare le nozze. Non potevo pensarlo, non ci sarei riuscita perché ormai mi ero... affezionata da morire a lui. Tutte le giornate trascorse senza vedere il suo sorriso o il suo sguardo malizioso erano state vuote e gelide, come gli inverni in Romania.
-Ah, no? Sposeresti davvero un Lovinescu sanguinario e spietato? Sposeresti un mostro egoista e assetato di sangue come me? Sposeresti qualcuno che potrebbe ucciderti nel letto che condividerete?
Aveva lo sguardo spiritato e in quel momento ebbi veramente paura di lui.
-Rispondimi!- ordinò, prendendomi per le spalle.
-Stefan, mi stai facendo male.- pigolai spaventata e cercando di trattenere una smorfia di dolore.
-Lo faresti? Eh?
-Smettila.- dissi cercando di liberarmi dalla sua presa ferrea.
-Potrei ucciderti seduta stante e farlo passare per un tragico incidente, se solo volessi. Sposeresti davvero un essere che pensa questo genere di cose?
-Lasciami!- urlai spingendolo via da me con forza.
Le lacrime avevano iniziato a scendere sul mio viso senza che me ne rendessi conto. Stefan mi guardò sorpreso e dispiaciuto, senza sapere che cosa dire. Allungò una mano verso di me e io indietreggiai velocemente. La cosa sembrò ferirlo parecchio.
-Serena...
Mi asciugai velocemente le lacrime e tornai nella sala dei ricevimenti. Ignorai del tutto i miei ospiti e mio zio e andai a passo di carica in camera mia.
Chiusi la porta con un calcio, mi tolsi collana e orecchini e li lanciai da qualche parte per la stanza con rabbia e frustrazione. Mi detti della stupida almeno un miliardo di volte per essermi preoccupata per lui. Perché continuavo ad insistere? Perché continuavo a volermi prendere cura di lui? Lui non voleva tutte quelle attenzioni e cure, quindi perché dovevo continuare ad insistere?
Forse perché ci tengo molto a lui e non voglio che gli succeda qualcosa di grave?
Qualcuno bussò alla porta e io risposi di andare al diavolo, infischiandomene altamente dell'etichetta. La porta si aprì comunque e fece capolino Stefan.
-Vattene! Se non te ne vai, giuro che chiamo le guardie.- affermai stringendo il ventaglio di mia madre.
-Lo faresti?- domandò infilando le mani nelle tasche dei pantaloni.
Già, lo farei?
-Non ti biasimerei se lo facessi.- aggiunse chiudendo delicatamente la porta e sciogliendo la cravatta.
Si avvicinò a me lentamente, ma restava comunque un metro di distanza fra noi.
-Ho detto agli ospiti che ti eri sentita mancare e che ti avrei raggiunta per assicurarmi che stessi bene.- continuò.
-E chi se ne frega! Vattene!- risposi ringhiando.
-Senti, mi dispiace. Mi sono comportato...
-Ti sei comportato da stronzo! Ma stai tranquillo, non mi intrometterò mai più nella tua vita. Non ti chiederò mai più niente e non mi preoccuperò mai più per uno stronzo come te!
Mi guardò sorpreso per svariato tempo e alla fine sospirò esasperato.
-Mi dispiace. Ti prometto che un avvenimento come quello di questa sera non si ripeterà più. Per evitare che ciò avvenga, consiglio di non vederci per un po' di tempo.
Sbarrai gli occhi. Che cosa diavolo stava dicendo?
-Cosa?- sussurrai.
-In questo momento ho bisogno di restare solo con i miei pensieri, mentre tu non hai bisogno di ulteriori preoccupazioni. Devi pensare al tuo regno e a diventare una regina degna dei tuoi genitori, quindi credo che questa sia la decisione più saggia per tutti e due.
Lo guardai scioccata. Non sapevo cosa rispondere, nonostante una miriade di domande e di proteste stessero vorticando nella mia mente. Il suo sguardo era ghiaccio puro, che non lasciava trasparire una singola emozione.
-Ci rivedremo ai ricevimenti e agli incontri ufficiali. Per il momento è la soluzione migliore. Ti chiedo scusa per il comportamento avuto poc'anzi. Buonanotte, principessa.
Fece un veloce inchino e si congedò. Mi lasciò sola con i miei pensieri, le mie preoccupazioni e i film mentali. Non credevo che saremmo mai arrivati fino a quel punto.

Angolo autrice.
Buonasera a tutti! Scusate, EFP fa il burlone e mi fa credere di aver pubblicato il capitolo ieri sera, ma non l'ha fatto e mi sta facendo dannare.
Le cose stanno precipitando velocemente per i nostri protagonisti. Perché questo improvviso cambio di umore da parte di Stefan? Come mai torna sempre a casa pesto e con gli occhi da panda? E Serena? Si è innamorata di lui? Lo scoprirete più avanti.
Vi ringrazio per essere arrivati fin qui, per aver inserito la mia storia tra le seguite/preferite e per aver commentato. Commentate ancora, non mordo mica! xD
Vi mando un bacione enorme e al prossimo capitolo.
Arsax <3

 
  
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