Anime & Manga > Yuri on Ice
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Autore: flippednique    18/06/2017    2 recensioni
“ Voglio il divorzio. ”
Un turbinio di emozioni si susseguirono sul viso di Yuuri, passando dallo shock al dolore, dallo stupore alla sofferenza, dalla rabbia all’ira, per poi scostarsi definitivamente da Victor; raccolse la sua sciarpa e uscì di casa lasciando dietro di sé soltanto l’eco della porta sbattuta.
Quel “ Va bene. ”, suonò come una sentenza di morte.
In quel momento, Victor sentì di aver ricominciato a respirare.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Otabek Altin, Victor Nikiforov, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Musica… la musica fu la prima cosa che Yuuri Katsuki sentì appena si rigirò nel letto vuoto la mattina dopo il matrimonio. Un momento, c’era qualcosa di strano. Beh, due cose. La prima, è che era da molto tempo che non gli capitava di svegliarsi in un letto vuoto, e la seconda… è che era Yuuri Katsuki-Nikiforov adesso.
Brividi salirono lungo la sua schiena quando si tolse lo spesso lenzuolo di dosso. Doveva esserlo per forza, dato che Barcellona era così fredda in quel periodo dell’anno. Avevano scelto quel periodo perché altrimenti Victor sarebbe svenuto all’altare per il caldo. Victor…
Yuuri seguì la musica e attraversò un salotto pieno di candele e petali (grazie Christophe) del loro appartamento ed arrivò in una stanza luminosa in cui suo marito stava creando note d’amore con le sue dita.
La melodia fluttuava leggera nell’aria, e Yuuri ne fu rapito. Si appoggiò con una spalla allo stipite della porta e rimase lì a guardare Victor diventare un tutt’uno con la musica, proprio come quando pattinava.
Era bellissimo. Aveva imparato a suonare il piano e gli aveva fatto una sorpresa per il loro matrimonio.
Victor aveva gli occhi socchiusi, la sua testa e il suo intero corpo dondolavano ad ogni tasto che premeva. Non c’era cosa che facesse senza mettere tutto se stesso. La melodia stava per finire, Victor suonava quelle ultime note con gli occhi ora aperti e lo sguardo perso.
Yuuri batté le mani e sorrise vistosamente quando vide Victor sussultare e girare la testa di scatto per poi incatenare gli occhi ai suoi…
Passarono un momento così, in silenzio, l’ultima nota vibrava ancora nell’aria, chiedendosi come ho fatto ad essere così fortunato?
Yuuri ruppe quel silenzio col suono dei suoi passi mentre si dirigeva verso il pianoforte per buttarsi tra le braccia di suo marito che si intrecciarono intorno alla sua vita.
“Buongiorno Signor Katsuki-Nikiforov” disse Victor sorridendo e posando teneri baci sul suo petto.
Yuuri sentì un calore pervadergli il cuore e sorrise di rimando mentre affondava le sue dita tra i morbidi capelli di Victor. “Buongiorno Signor Nikiforov-Katsuki.”
“Hmm” mormorò l’altro, felice. “Il primo di molti, non credi?”
“Pensi che queste sensazioni si affievoliranno col tempo?” chiese Yuuri.
Mai.” sussurrò Victor. “Sarà così domani, il giorno dopo, e il giorno dopo ancora, per sempre.”
continuò Victor e sentì il cuore di Yuuri battere più veloce “In futuro, però, vorrei fare un passo ancora più grande. Voglio un figlio. Diventerà il più grande pattinatore di sempre.”
“Sarai il suo coach, quindi?” chiese Yuuri genuinamente curioso.
Victor alzò lo sguardo e sorrise formando un cuoricino con la bocca.: “Certo! Anzi, forse dovremmo averne due così potrai allenare tu l’altro. Sarà un’attività tutta in famiglia!”
“Non voglio farli competere l’uno contro l’altro però!” protestò Yuuri.
“Ah, giusto, quindi un avremo un maschio e una femmina.” concluse Victor, inclinando la testa da un lato. “Gemelli! E avranno entrambi un cucciolo a dar loro supporto. E spero che entrambi trovino i loro Yuuri.”
“Non li lascerò volare in un altro continente come hai fatto te, Victor.” Lo avvertì immediatamente Yuuri ridacchiando. “E se a loro non piacessero i cani?”
Victor rise amabilmente: “Perché mai, mio dolce Yuuri? Non credo che possa mai accadere una cosa simile. In quel caso, comunque, li spedirò dallo zio Yuri fino a quando non avranno superato questa loro sciocca fase e ammetteranno che i cani sono i migliori.”
“Sembra che io non abbia nulla di cui preoccuparmi, allora. Hai già pianificato tutto.” Yuuri rigirò una ciocca argentata tra le sue dita, canticchiando ciò che ricordava di quella melodia; Victor iniziò a dondolare ripetendo i passi del loro ballo al matrimonio. “Che canzone era quella?” chiese Yuuri.
“È una Sad Song.” Rispose Victor continuando a ondeggiare.
Yuuri arricciò le labbra, perplesso. “Non sembra affatto una canzone triste.”
“No, luchik.” ridacchiò l’altro sciogliendo quell’abbraccio e facendogli posto sullo sgabello. “Il titolo è proprio Sad Song.”
Riprese a suonare, lentamente, e ad un certo punto incominciò a cantare, rendendo il tutto ancora più carico di sentimento. Yuuri sentì il cuore uscirgli dal petto. Quando la melodia si arrestò per la seconda volta, aveva le lacrime agli occhi e un nodo in gola; appoggiò la testa nell’incavo del collo di Victor e socchiuse gli occhi. “Suonala ancora.”
Victor ricominciò immediatamente. E quando ebbe finito per la terza volta, prese Yuuri tra le braccia e posò un bacio leggero sulla sua fronte, continuando quella melodia solo con la sua
voce:  "You're the perfect melody, the only harmony I wanna hear. You're my favorite part of me, with you standing next to me. I've got nothing to fear."
[Tu sei la melodia perfetta, l’unica armonia che voglio ascoltare. Sei la parte migliore di me, con te al mio fianco non ho niente da temere.]
“L’hai scritta tu?” disse Yuuri con un filo di voce.
“Nyet, è stato JJ.”
“È bellissima.” disse Yuuri asciugandosi una lacrima a lato degli occhi.
Victor lo guardò preoccupato.
Yuuri rise. “Sono lacrime di gioia.”
“Menomale.” Victor gli prese il viso tra le mani e si sporse per baciarlo.
Quando si staccarono, stavano entrambi sorridendo; Yuuri mise le sue mani sopra quelle di Victor e le strinse.
 
Dopotutto, quello era solo l’inizio.
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Victor si svegliò col viso pieno di lacrime. Non era la prima volta che faceva quel sogno, ma questa volta le immagini e le situazioni sembravano più vivide. Come poteva un sogno così bello spezzargli il cuore in mille pezzi? Ormai non credeva fosse più possibile rimetterli a posto.
Sapeva che non sarebbe mai stato completamente padrone del suo cuore; un pezzo sarebbe sempre appartenuto a Yuuri.
Che si sarebbe sposato quel giorno.
Si girò verso il comodino e spense il telefono. Se la stampa era presente al matrimonio, qualcuno avrebbe sicuramente fatto lo streaming e se si era sottratto a quella sofferenza di persona, non voleva certo vederla attraverso uno schermo.
Fece tutto il possibile per non pensarci. Scacciò quel pensiero e decise di mangiare qualcosa. Era troppo tardi per fare colazione, così decise di pranzare. Fece finta di non vedere l’invito strappato quando buttava dentro al cestino gli scarti ma il suo sguardo ne era come attirato e più volte lo fissò mentre tagliava la verdura. Per questo si tagliò e dovette perdere altro tempo per medicarsi, ritardando ancora di più il pranzo.
Mise finalmente la casseruola nel forno e si lasciò cadere sul divano dove Yaki stava sonnecchiando. Si mise sulle sue zampe e incominciò a fargli le feste abbaiando e pretendendo le coccole. Victor obbedì.
Socchiuse gli occhi, lentamente.
“You…” Victor iniziò piano. “…and I”
[Io… e te]

Yaki smise di abbaiare e si mise a fissare il suo padrone, immobile.
Victor continuò: "We're like fireworks and symphonies exploding in the sky."
[Siamo come fuochi d’artificio e sinfonie che esplodono nel cielo]

Non era la stessa canzone che aveva suonato al matrimonio. Quella era solo per lui e Yuuri. Il resto del mondo non era degno di ascoltarla, rappresentava una parte di Victor che non poteva essere condivisa. Era solo sua e di Yuuri.
"With you, I'm alive. Like all the missing pieces of my heart, they finally collide."
[Con te, mi sento vivo. Come se ogni pezzo del mio cuore finalmente combaciasse.]

Victor smise di cantare e scosse la testa, scacciando via quelle immagini. Perché continuare a pensare al passato? Che motivo c’era? Il passato, è passato.
Ma non riusciva a smettere…
Anzi, ora che aveva riacquistato tutti i suoi ricordi, ci ripensava continuamente e aveva realizzato che non avrebbe mai avuto tutto ciò indietro.
Mai più.
L’aveva perso per sempre.
Yaki guaì triste e gli leccò la faccia, poi iniziò a mordicchiargli la mano risvegliando Victor da quel vortice di pensieri. Offrì al cucciolo un sorriso che si capovolse appena le lacrime cominciarono a pizzicargli gli occhi. “Vado a controllare il pranzo, Yaki.”
Il barboncino lo seguì fino in cucina, restandogli vicino. Cercava di riempire, a suo modo, il vuoto nel cuore di Victor.
Mandò giù qualche boccone cercando di non pensare a niente, ma era difficile.
Alle tre del pomeriggio iniziò a non sopportare più quelle quattro mura. Indossò una tuta e fece un po’ di stretching per non rischiare di farsi nuovamente male, per poi prendere il guinzaglio di Yaki. Il suo cagnolino era troppo vivace per essere lasciato solo e Victor non poteva rischiare che accadesse un incidente. Ne aveva già passate abbastanza per una vita intera.
Andò così a fare una corsetta, seguendo questa volta un percorso differente da quello che faceva di solito con Yuri. Il giovanotto russo sarebbe andato al matrimonio quel giorno. Per quanto volesse negarlo, egli era molto affezionato a Yuuri, e Victor ne aveva avuto dimostrazione dai suoi piccoli gesti. Yuri si era preso cura di lui dopo che era entrato in coma, e anche se erano ormai separati, Yuri continuava a prendersi cura del suo ex marito e Victor ne era sinceramente lieto.
Victor sapeva bene che il loro divorzio era stato un duro colpo per tutti, i loro amici erano troppo affezionati per non soffrirne. Si sentivano combattuti, non sapevano che posizione prendere. Fu Victor a prenderla al posto loro, allontanandosi da tutti. Avevano provato a farlo tornare sui suoi passi, ma Victor non glielo permise.
Ed era sempre per il bene di tutti, che aveva deciso di recuperare i rapporti con loro. Forse il tempo passato in coma aveva messo la situazione nella giusta direzione.
Stava meglio adesso.
Dopo una mezz’ora di corsa perso nei suoi pensieri, Victor impallidì quando si rese conto dove fosse finito. Era così sovrappensiero che si era nemmeno accorto di trovarsi vicino ad una chiesa. Quella chiesa. Yuuri gliel’aveva indicata poco tempo prima quando erano usciti per un giro in bici. E avevano fatto quel percorso. Perché? Perché era finito lì? Stava forse cercando l’autodistruzione? Che si trattasse di un segno?
Victor rallentò il passo per poi fermarsi all’angolo dove si trovava la chiesa. Il cuore gli martellava il petto, impazzito, così veloce che sembrava volesse uscir fuori da un momento all’altro, così veloce da far male. Cercò di calmarlo portandosi una mano al petto e massaggiandolo, ma non serviva a nulla.
Yuuri doveva essere lì dentro, col suo completo bianco, bellissimo. Tra cinque minuti o poco meno avrebbe sposato un altro uomo. Era lì, pronto a giurare di trascorrere la vita assieme a qualcun altro. O forse… era già tutto finito?
Victor sgranò gli occhi alla vista dei banchi vuoti. Alcuni invitati erano ancora lì, ma sembrava come se la cerimonia non fosse ancora iniziata. Si guardò attorno, notando che le macchine prima parcheggiate non c’erano più.
Oh.
La cerimonia era conclusa.
Qualunque fosse la ragione per cui il suo inconscio l’aveva portato lì… non aveva più senso.
Cercò di farsi scivolare addosso qualsiasi sensazione, rabbia, dolore, rimpianto, tristezza… non era neanche certo di riuscire a provare qualcosa. Piuttosto, tirò più vicino a sé il guinzaglio di Yaki e riprese la sua corsa. Cercò di respingere quelle emozioni, non si sentiva pronto ad affrontarle. Così, fece dietrofront e si diresse immediatamente verso l’unico posto in cui aveva bisogno di essere in quel momento, con al fianco Yaki, entusiasta di quella corsetta.
Percorsero la strada per il cimitero in tempo record, Victor era ormai senza fiato per lo sforzo. Improvvisamente, Yaki cominciò ad abbaiare e a tirare così forte che avrebbe finito per strozzarsi col suo stesso guinzaglio se il suo padrone non avesse lasciato immediatamente la presa.
Il barboncino si precipitò verso la tomba di Makkachin, come se sapesse cosa, o meglio, chi fosse lì.
Victor si immobilizzò.
Le ginocchia di Yuuri erano imbrattate della terra del cimitero, il suo abito candido ormai rovinato. Occhi rossi, respiro impazzito.
Yuuri restò così a fissare Victor, sconvolto, per poi con un balzo ridurre la distanza tra loro e afferrare la maglietta del russo e stringerla in un pugno, il suo intero corpo scosso dalla rabbia.
“Ti ricordi cosa mi hai detto quando mi hai chiesto il divorzio?”
Victor boccheggiava, stava accadendo tutto troppo in fretta.
Yuuri rispose per lui: “Io sì. Mi hai definito egoista. Egoista perché avevo abbandonato il nostro sogno quando avevo ancora una possibilità. E io ho accettato questa definizione, ti ho dato ragione, mettendo da parte il mio orgoglio. E avevi ragione, hai ragione. Io sono egoista, ti volevo tutto per me, volevo che nessuno sapesse chi tu fossi veramente. Tu potevi anche essere il loro “Dio del pattinaggio”, ma Victor… il vero Victor doveva essere soltanto mio.”
“Lo volevo così tanto che ho finito per dimenticare che anch’io ero tuo.” Gli occhi di Yuuri si colmarono di lacrime: “Non mi sposo.”
Victor sgranò gli occhi, incredulo.
“Non voglio essere il marito di Nicholas. Voglio essere tuo. Solo tuo.” La presa di Yuuri si fece più stretta, avvicinandoli ancora di più. “Sin da quando ti sei risvegliato, per tutto questo tempo, io ti ho sempre aspettato. Non ho mai smesso di farlo! Aspettavo che tu tornassi da me, che mi dicessi che io e te ci apparteniamo!”
“Ma eravamo divorziati!” disse Victor, quasi sussurrando.
Baka. Non avrebbe dovuto essere abbastanza per tenerci divisi, non avremmo mai dovuto separarci. Lo so io, lo sai tu, lo sanno tutti, anche Nicholas.”
“Nicholas.” ripeté Victor.
“Mi ha detto tutto. Mi ha detto perché non eri al matrimonio. P-pensava che se ti avesse detto di non venire, sarebbe riuscito a provocarti e a farti finalmente chiedere di me.”
Victor scosse il capo. Era tutta una tattica, quindi? Psicologia inversa?
“Non avrei mai calpestato la tua felicità in quel modo, Yuuri. Non ti avrei mai messo in imbarazzo di fronte a così tanta gente, non meriti un’umiliazione del genere. E anche ammesso, non mi avresti mai detto di sì.”
“Smettila! Ti sto dicendo di in questo esatto momento!” gridò Yuuri, occhi negli occhi. “Tu sei l’unico per me, Victor Nikiforov. L’unico.”
Restarono un momento in silenzio, fissandosi a vicenda, troppo emozionati per dire anche una sola parola.
Yuuri si morse il labbro, cercando intanto di trovare le parole giuste: “Io sono un egoista. E dato che sono egoista, voglio che tu sia ancora una volta mio marito.”
Marito?” disse Victor, alzando la voce per la sorpresa.
La ritrovata sicurezza di Yuuri, fomentata dalla rabbia, vacillò per un momento: “F-fidanzato? Accetterò qualsiasi opzione, mi basta riaverti… se anche tu vuoi me.”
Fu in quel preciso istante che Victor riconobbe il suo Yuuri. Quello era l’uomo per cui aveva attraversato mezzo mondo. Quello era l’uomo che gli aveva rubato il cuore, mezzo ubriaco su un palo da pole-dance. Quello era l’uomo in cui aveva intravisto così tanto, e aveva lottato con le unghie e coi denti, per far uscire quella parte di lui. Quello era l’uomo che lo aveva fatto ricominciare a vivere.
“Penso di preferire la prima opzione. Ha annesso un anello più carino… marito.” Victor sciolse le mani di Yuuri dalla sua maglietta per portarsele sul cuore. “Ma… non credi che forse stiamo correndo un po’ troppo?”
“No,” disse Yuuri in un soffio, per poi arrossire: “Credo che quattro anni senza di te siano stati più che sufficienti, non sei d’accordo?”
“Yuuri, io e te siamo persone molto diverse da chi eravamo prima. Ci sono così tanti aspetti di te che non mi sono familiari.” Victor premette le sue labbra sulle mani di Yuuri. “Dammi il tempo di imparare a conoscerti di nuovo, okay? Non credi sia parte del divertimento?”
Yuuri tremava, non era certo se per il freddo o perché travolto da mille emozioni. Dopo aver riflettuto sulle parole di Victor, annuì felice.
Victor lo strinse a sé, raggiante.
“Ho sognato così tante volte di abbracciarti. Mi sei mancato così tanto.”
“Avresti potuto dire qualcosa!” borbottò Yuuri stringendolo ancora di più. Forte. Così forte che era difficile anche respirare.
“Non mi sarei mai messo in mezzo a quella che sembrava una relazione perfetta. Vi stavate per sposare, santo cielo!” Un pensiero squarciò quella calma; Victor si scostò di colpo lasciando Yuuri, così felice in quella stretta, di colpo perplesso: “Hai lasciato Nicholas all’altare? Yuuri, sarà uno scandalo!”
Yuuri prese a sbattere le palpebre, perplesso: “Eh? Non l’ho lasciato all’altare. È stato lui  a fermare il matrimonio.”
“Cosa?”
Yuuri annuì. “Mi ha detto che… non avrebbe mai potuto sposarmi sapendo che amavo qualcun altro.”
Victor lo strinse nuovamente a sé. “Gli manderò un cesto di dolci.”
“Penso sia ancora un po’ presto per farlo…” sospirò Yuuri, una mano a incorniciare il viso di Victor. “Mi sei mancato anche tu. Non sai quanto.”
“Yuuri…” Victor si chiedeva se, così stretti, Yuuri potesse sentire il suo cuore battere.
“Ti amo.”
Yuuri sollevò il capo di scatto, finendo quasi per colpire quello di Victor. Copiose lacrime cominciarono a cadere dai suoi occhi, mentre sorrideva tra i singhiozzi. “T-ti amo anch’io!
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“Vai tu per primo.”
“No, tu!”
Yuuri si voltò, uno sguardo dolce nei suoi occhi: “Lo sai che anche per me è difficile.”
Victor continuò a insistere: “Vai prima tu.”
“No, tu!!”
Potete far entrare quei due idioti in pista prima che inizino a volare pattini?!”
Victor ridacchiò: “Tuo figlio è nervoso!”
“È sempre nervoso.” Yuuri sorrise delicatamente al giovanotto russo che già pattinava con Otabek al suo fianco. In uno sfoggio di abilità, si esibisce in un salto per poi battibeccare con Mila che, prendendolo alla sprovvista, lo solleva per la vita.
Gli spettatori osservavano la scena divertiti, canzonandoli ma senza forzarli ad entrare in pista.
Quello, l’avrebbero fatto quando sarebbero stati pronti.
Victor fissò a lungo il ghiaccio: il luogo dove più di tutti si sentiva a suo agio e il luogo in cui non era riuscito a tornare per così tanto tempo. Aveva ricevuto l’autorizzazione da parte del medico, era ormai pronto per tornare a pattinare. Avrebbe anche potuto tentare un quadruplo, se avesse voluto, ma…
Yuuri lo stava aspettando, i coprilame già messi via, la mano stretta a quella di Victor.
“Yuuri…”
Il giapponese sorrise scrollando le spalle. “Forse è meglio domani?”
“Da.” Victor sentì il suo cuore spezzarsi e strinse Yuuri a sé: “Scusa se ci sto mettendo così tanto.”
“Non preoccuparti per questo.” Yuuri stampò un bacio dolce sulla sua guancia. “Abbiamo tutto il tempo del mondo, non sei d’accordo?”
Victor lo baciò per poi premere un altro bacio sull’anello finalmente al dito Yuuri, dove apparteneva.
“Certamente.”
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                                                         FIN

N.d.T.

Anche se con un madornale ritardo (gomennasai!) questa traduzione è conclusa! È stato un piacere portare avanti questo progetto (nonostante le lacrime e gli scleri AHAHAH) e, che dire, tutto è bene quel che finisce bene!
Alcune curiosità! <3 Come afferma l’autrice, i titoli dei vari capitoli sono ispirati alle strofe di una dolcissima canzone dei We The Kings, Sad Song, quella che suona il nostro Vic all’inizio del capitolo, scatenando i feels più potenti. :D
Trovate il link della versione al pianoforte schiacciando su “musica”, mentre qui vi riporto al video ufficiale, strappalacrime ma bellissimo!
E, cosa ancora più importante, avremo un SEQUEL! Questa volta ci promette qualcosa di molto più fluffy senza tutto questo angst che ci ha uccise in questi mesi :’(
Il sequel tratterà la…. *rullo di tamburi* luna di miele di Victor e Yuuri, documentata da Phichit e compagnia bella!
Non si sa ancora quando verrà effettivamente pubblicata ma la terremo d’occhio! ;)
Speriamo che questa fic vi sia piaciuta tanto quanto a noi e... a presto! *hugs*
 
   
 
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