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Autore: Supreme Yameta    22/06/2017    1 recensioni
Il mondo è in subbuglio dopo avere appreso della distruzione del villaggio della Foglia e di quello della Pioggia. Akatsuki è diventata una seria minaccia per tutti ed è giunto il momento che i leader delle cinque grandi potenze militari ninja si riuniscano per decidere le nuove mosse.
Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Kakashi Hatake e Madara Uchiha saranno i principali attori degli stravolgimenti che passeranno alla storia. Il mondo ninja sarà pronto per loro?
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Asuma/Kurenai, Gaara/Matsuri, Hinata/Naruto, Jiraya/Tsunade, Sasuke/Sakura
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Naruto Shippuuden
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Il gruppo della Foglia era in cammino da diverse ore in direzione del villaggio della Foglia. Durante il tragitto, era fatto il tentativo da parte di tutti di evidenziare l’aspetto che l’amico Naruto fosse ammanettato, sebbene tutti quanti che delle semplici manette fossero una misura ridicola per tenere a bada uno come lui, ma purtroppo era stato chiesto di agire in questa maniera per tenere tranquilli i cittadini e quindi bisognava sottostare.

L’inquietudine generale era ben evidente, persino per Naruto, che provò a rompere il ghiaccio con un tono abbastanza allegro, ponendo l’attenzione ai soli aspetti positivi di che cosa comportasse il suo ritorno alla Foglia.

«Non so voi, ragazzi. Dopo tutto questo tempo, sono davvero felice di tornare al villaggio. Ho avuto veramente tanta nostalgia di casa!»

Era molto piacevole sentire quelle parole, poiché in qualche modo simboleggiava un riconoscimento ufficiale che i loro sforzi in tutto l’anno precedente avevano portato a un risultato. Ognuno di loro aveva partecipato alle operazioni di recupero di Naruto, supportando di continuo Sakura e Hinata in quella lunga e irta impresa, soprattutto grazie al profondo legame che li univa.

Ovviamente, le più soddisfatte di tutti erano Sakura e Hinata, le quali chi per un motivo o per l’altro, sentiva di essere riuscita ad avanzare di qualche passo in più alla tranquillità d’animo.

«Aspettati delle sorprese allora, perché il villaggio è cambiato molto da quando sei via.» fu il commento a bruciapelo di Ten Ten.

«Allora mi aspetto solo cambiamenti positivi!»  replicò il ragazzo tutto allegro.

Erano quasi quattro anni che mancava dalla Foglia. Naruto ricordava ancora ogni minimo dettaglio di quel luogo, partendo dalle rigogliose foreste, al monte con i volti scolpiti dei suoi eroi, gli Hokage. Avrebbe tanto voluto visitare l’accademia ninja, posto in cui tutto era incominciato, mangiare qualche scodella di ramen con il maestro Iruka e sdraiarsi nella sua camera a pensare alla missione del giorno dopo; che vita che aveva abbandonato tempo addietro, solo adesso sentiva di rivalutarne alcuni aspetti che all’epoca giudicava infernali.

«Chissà quanta polvere troverò a casa mia.» ridacchiò Naruto, dopo qualche pensiero alla sua piccola abitazione.

I presenti si scambiarono uno sguardo perplesso, trovandosi incerti se rivelare o meno all’amico che la sua abitazione non c’era più, a causa dell’attacco di Pain qualche mese prima.

Fu Kakashi a dare quella triste notizia.

«Te lo avevo già detto tempo fa, non ricordi? Le abitazioni sono andate distrutte durante l’attacco di Pain, compresa anche la tua.»

Naruto ci mise poco tempo per ricordarlo, si depresse e poi passò immediatamente a una fase di risata, come metodo per obbligare positivamente se stesso per far fronte a quella brutta notizia; un luogo della sua infanzia era sparito così dal nulla e solo adesso si rendeva conto quanto gli fosse mancato in quegli anni.

«L’hai presa abbastanza bene.» constatò Kiba.

Ovviamente Naruto aveva le sue buone ragioni per continuare a condurre tale atteggiamento.

«Beh, l’importante è che il chiosco Ichiraku sia sano e salvo. E’ questo ciò che conta!»

Nessuno si sorprese molto per quel commento; era risaputa la grande affezione di Naruto per quel piccolo chioschetto di ghiottonerie a base di ramen che aveva sempre frequentato fin da piccolo.

«Non avevo dubbi che avresti risposto così!» sbuffò esasperata Sakura.

«Naruto preferirebbe dormire sotto i ponti, l’importante è che abbia il suo ramen!» ci scherzò su Ino.

A quel punto, Naruto lanciò a quest’ultima uno sguardo accigliato.

«Inutile che mi prendete in giro, voi avete avuto la possibilità di andarci sempre! Io invece ne ho sentito la mancanza! In questi anni ho girato tanti posti, ma nessun ramen è buono come quello di Ichiraku!»

Ino replicò immediatamente con le sue giuste motivazioni.

«Esagerato! Come se fosse possibile che tu e gli altri di Akatsuki andaste a cenare ogni sera nei ristoranti!»

Il buon senso ovviamente sarebbe andato a braccetto con l’affermazione appena fatta, ma nei ricordi di Naruto non era andata affatto così. Durante i suoi viaggi con Itachi e Kisame, egli raccontò che era accaduto spesso di fermarsi in qualche locanda per consumare un pasto caldo oppure per comprare delle scorte. In quelle occasioni, era per volere di Itachi che sostavano in qualche locanda in periferia dei villaggi che visitavano; il motivo era che Itachi era un ottimo estimatore dei prodotti dolciari, ne andava letteralmente matto, soprattutto per i dango, e non perdeva l’occasione di visitare tutte le locande in cui si imbatteva nel suo cammino.

«Saremmo anche stati ricercati, ma ci piaceva mangiare bene.» precisò infine.

In effetti, per tutti risultò molto difficile immaginare il temuto Itachi Uchiha che seguiva le mode culinarie e si gettava in pasto ai lupi, pur di assaggiare qualche dolce; era un concetto inimmaginabile e che stonava moltissimo con le voci che circolavano sul suo conto.

«Sto iniziando ad avere dei dubbi sull’intelligenza di alcuni membri di Akatsuki.» fu l’affermazione a freddo fatta da Ten Ten.

Naruto gli rispose con una linguaccia e così tutti quanti scoppiarono a ridere per la reazione sbigottita della ragazza.

Il clima del gruppo era ancora leggero e festoso, ma per quanto si sorridesse, tutti sapevano benissimo che a ogni passo che compivano in direzione del villaggio, la loro allegria andava lentamente a scemare, trasmettendo così una piccola dose di tristezza per quello che sarebbe accaduto una volta giunti a destinazione.

Proprio per questo motivo, nessuno si aspettava che quel momento tanto temuto giungesse così rapidamente, di fatti  uno squadrone delle forze speciali della Foglia apparve all’improvviso di fronte a loro, arrestando così la loro marcia.

Un duro colpo da mandare giù. L’allegria di tutti si arrestò come i loro passi e la speranza dei loro animi si era tramutata in ansia per quello che sarebbe successo al loro amico, non appena i ninja delle forze speciali avessero messo le mani su di lui.

«Non hanno perso tempo.» constatò Shino lapidario.

La constatazione appena fatta corrispondeva esattamente al vero.

I due consiglieri del villaggio, Homura e Koharu, avevano dato ordine alle forze speciali di raggiungere il gruppo per scortare la forza portante dell’Ennacoda in tutta sicurezza al villaggio; nessuno poteva più permettere che una figura così importante sfuggisse nuovamente al loro controllo. Pertanto, nel gruppo erano presenti unicamente i migliori ninja che le forze speciali potevano offrire: tutti ninja che erano stati addestrati da Kakashi Hatake.

Infatti, Kakashi non esitò un solo istante a discutere con quei ninja con tono che ammetteva di conoscere bene tutte le identità di quei ninja che mascheravano il proprio viso in quelle maschere bianche.

«Avrei dovuto immaginare che avrebbero mandato voi.»

Fra i ninja delle forze speciali, ci fu unicamente una donna dai lunghi capelli violacei a degnare l’uomo di una risposta.

«Abbiamo appreso dai consiglieri della morte di sua eccellenza Danzo e della vostra candidatura alla carica di Hokage, eminenza. Siamo arrivati il prima possibile con l’ordine di scortare sia voi che la forza portante.»

Al solo sentirsi chiamare con il titolo altisonante di “eminenza”, Kakashi fece una smorfia contratta che persino con la maschera in viso era possibile distinguere. Lui, un tipo riservato e vissuto sempre nelle ombre, stava per diventare l’uomo più importante della nazione del fuoco, il faro di speranza verso tempi bui e non poteva sottrarsi da questa responsabilità.

Dunque Kakashi decise di essere all’altezza delle aspettative di tutti e continuò a ostentare il suo immancabile sangue freddo. Conosceva molto bene quella donna e sentiva di potersi fidare completamente di lei; dopotutto, l’aveva addestrata personalmente e infine, quando aveva mollato le forze speciali, gli aveva succeduto nella carica di capitano generale.

«Procedete pure..» assentì lui.

I ninja delle forze speciali non persero un solo istante, circondarono Naruto e lo legarono con pesanti catene in tutta la parte superiore del corpo, in seguito applicarono su di esse alcuni talismani che servivano a sigillare il flusso di chakra del prigioniero, così da evitarne una possibile fuga. Quei ninja sapevano molto bene come svolgere il loro lavoro, ma riconoscevano anche che Naruto Uzumaki era un individuo da prendere seriamente, essendo stato in grado di sconfiggere Pain da solo.

«Piano! Se mi stringete così forte, mi cadranno le mani per terra!» sbraitò Naruto.

Kakashi lo riprese immediatamente al fine di evitare ulteriori discussioni con le forze speciali.

A quel rimprovero, il viso del ragazzo si aggrottò in una strana espressione amareggiata, dopodiché sospirò e smise di fare resistenza, così finalmente i ninja mascherati poterono svolgere il loro lavoro, senza avere il timore di venire attaccati.

«Diamoci una mossa e finiamo subito questa storia!» sentenziò infine.

La marcia riprese.

In testa al gruppo si muovevano Kakashi e il capitano Yugao Uruzuki, subito dopo di loro, c’erano sette shinobi che tenevano sott’occhio Naruto Uzumaki, trascinandolo con delle corde che avevano fissato alle catene; infine, i ragazzi della Foglia chiudevano il gruppo, accompagnati da altri tre membri delle forze speciali.

Tutti i ragazzi rimasero in silenzio durante la lunga marcia, poiché con lo sguardo assorto sul vistoso gruppo di shinobi che continuavano a circondare un’unica persona, trattandola come se si trattasse di una bestia indomabile che era pronta ad attaccare improvvisamente.

Considerando come erano messe le cose, ai ragazzi venne automatico porsi delle domande; il primo che parlò fu Chouji.

«Era proprio necessario un tale spiegamento di forze solo per una persona?»

«Dopotutto ha un senso. Stiamo parlando di colui che ha sconfitto Pain, oltre che a essere una forza portante.» constatò Neji.

Era anche un modo diverso per interpretare l’atteggiamento delle forze speciali, proprio come fece notare Shino.

«In un certo senso, è come se riconoscessero la sua forza.»

Shino aveva proprio azzeccato un punto molto importante.

Ai tempi di quando erano dei genin, nessuno si sarebbe mai sognato di prendere sul serio Naruto Uzumaki, mentre adesso le cose erano cambiate drasticamente: il loro amico era una forza portante, un ninja le cui abilità non avevano nulla a che invidiare a quelle di un Kage e soprattutto uno con una certa nomea nell’ambiente.

Nonostante tutto questo, tutti loro non riuscivano a non pensare a lui come un comune ragazzo, del tutto identico a loro.

«Sarà come dite voi, ma io non riesco proprio a stare tranquilla.» aveva sussurrato Sakura.

Infatti, tra la scorta, Kakashi e Shikamaru che avanzavano in testa e loro, c’era poco da investigare sull’origine di quella situazione, essendo tutti loro molto nervosi per quello che stava succedendo e facilmente propensi a scattare in azione al minimo segno di anomalia.

A un certo punto, uno dei ninja della squadra speciale si avvicinò a loro con fare sospetto. I ragazzi temettero che quest’ultimo avesse compreso qualcuno dei loro discorsi, interpretando quest’ultimo come un tentativo di volere fare evadere Naruto, invece non furono quelle le sue intenzioni.

«Fareste meglio a evitare atteggiamenti del genere appena entriamo al villaggio. Le forze speciali vi vorranno sicuramente sottoporre a un interrogatorio, non dategli ulteriori motivi per sospettare di voi.» sussurrò il ninja mascherato.

I ragazzi riconobbero immediatamente quella voce; si trattava della kunoichi che per breve tempo aveva fatto squadra con Kiba e Shino nella squadra Kurenai: Kira Nezokuka.

«Sei tu, Kira?» chiese sospettoso Kiba.

La kunoichi fece un cenno di assenso con la nuca, dopodiché prosegui.

«Sei il solito impiastro, Inuzuka. Non ti hanno mai detto che non devi assolutamente compromettere l’identità di un agente delle forze speciali?»

Kiba avvampò; non era certo dell’umore da farsi dare delle lezioni sul regolamento da una persona che a stento sopportava.

Kira però lo interruppe; le chiacchiere un altro giorno, adesso dovevano discutere di cose più importanti e c’era poco tempo a loro disposizione.

«Ad ogni modo, fate come vi dico, perché sicuramente le forze speciali vorranno ricostruire tutti i movimenti e i personaggi che stanno attorno a Naruto. Non dategli modo di sospettare di voi, perché non ci metterebbero un solo istante a esporre qualche accusa.»

Tutti loro erano ben coscienti che avevano violato il regolamento del villaggio di uscire fuori dal villaggio senza dare alcuna comunicazione a un superiore. Erano chunin ben affermati, alcuni persino jonin, quindi oltre a godere dei vantaggi di rango, avevano anche delle responsabilità nei confronti del villaggio. La loro partenza verso il paese del Ferro, con il solo scopo di inseguire Sasuke, poteva essere vista tranquillamente come una diserzione dal servizio; dopotutto non era come prima, quando Tsunade tendeva a soprassedere a quei colpi di testa, perché ne comprendeva le ragioni.

«Cercheremo di fare del nostro meglio.» fu l’aspro commento di Sakura.

In tutta sincerità, a nessuno di loro importava molto di avere commesso quel reato ed erano ben coscienti che avrebbero pagato le conseguenze delle loro azioni, chiunque fosse l’Hokage a cui avrebbero dato conto per quanto commesso. Tuttavia, sapevano benissimo che con il loro atteggiamento non potevano permettersi di esagerare, considerando la precaria condizione giudiziaria di Naruto.

Kira comprendeva perfettamente quelle ragioni. Sebbene fosse stata assieme a loro per poco tempo, si era resa conto che per loro l’amicizia era veramente un collante importante per il loro gruppo e che sarebbero sempre stati uniti e coesi, soprattutto nelle avversità; per questo, ammetteva di essere molto gelosa del rapporto che avevano costruito fra tutti loro.

«Dovrete fare molto di più che cercare di impegnarvi. L’autorità di Kakashi Hatake potrebbe essere compromessa, se i membri della sua squadra iniziano a dare di matto e a disertare. Nessuno si affiderebbe alla sua leadership.»

Altra gatta da pelare, pensarono i ragazzi.

«Il maestro Kakashi è già molto stimato dai jonin della Foglia, non si corre alcun rischio.» obiettò Sakura con una dose di acidità ancora maggiore.

Kira si chiuse in un sospettoso silenzio, dopo avere udito quella affermazione; per tale atteggiamento, apparve dunque chiaro a tutti loro che non era vero che Kakashi era degno della stima totale da parte dei ninja della Foglia.

Un ninja schivo, di poche parole e con quella maschera in viso che recitava la parte di uno spaventapasseri che lavorava nell’oscurità e che agiva a seconda del bene comune. Tutti loro, in special modo Sakura, lo avevano sempre conosciuto come un ottimo ninja, abile e competente nel suo lavoro, dedito sia al bene comune e ai propri compagni; dopotutto, era stato Kakashi a insegnare a Naruto, Sasuke e Sakura che i compagni non si dovevano mai abbandonare e chi si macchiava di tale nefandezza era solo spazzatura.

A tal punto, Sakura si chiese se c’era veramente qualcosa che le sfuggiva riguardo alla figura del suo maestro; di che cosa la gente aveva paura?

«C’è qualcosa che non ci vuoi dire?» domandò Hinata preoccupata.

«Oppure che non ci puoi dire, perché qualcuno ti ha ordinato di non farlo?» precisò Neji, dando prova del suo acume.

Kira non rispose nemmeno a quella domanda, nemmeno quando venne sollecitata dal resto del gruppo a dire qualcosa a proposito, anche dando il minimo indizio per risalire a una possibile deduzione; alla fine, esasperata dai continui tentativi insistenti, la kunoichi li assecondò, sebbene parzialmente, nel loro desiderio.   

«Sapete che il vostro maestro è stato nelle forze speciali?»

Questo era sicuramente un dettaglio di dominio pubblico per tutti loro, sebbene Kakashi non parlasse molto di quell’aspetto della sua vita, perché è nel suo carattere essere così eccessivamente riservato, infatti tutti loro ne erano a conoscenza grazie al maestro Gai, il quale non accennava ad altro, quando erano tutti assieme, dato che per lui era sempre un grande vanto l’essere in grado di competere con uno shinobi come Kakashi.

«Quindi ha a che fare con le forze speciali? Come sempre direi in questo periodo. Fra voi e la Radice non è che ci siano tante differenze.» commentò seccata Ten Ten.

«Hai proprio ragione, non siamo assolutamente differenti. - confermò Kira. Infatti una persona come te non potrà mai capire la nostra ottica.»

«Sarà anche vero, ma quello che non piace affatto sono i vostri metodi.» sbottò Sakura.

Ancora una volta, Kira diede una risposta degna di un ninja delle forze speciali di tutto rispetto.

«Noi eseguiamo semplicemente gli ordini. Se ci viene chiesto di sedare una minaccia per il villaggio, lo facciamo. Tutto qui.»

«Anche se si tratta di uccidere innocenti? Inaudito.» si aggiunse Ino.

A quel punto, fu Kira a perdere la pazienza, perché quegli attacchi non le andavano giù: aveva rischiato di morire fin troppe volte per proteggere il villaggio e gente come quella, che non faceva altro che attaccare il suo operato.

«Non sta a voi giudicare il nostro operato.» tagliò corto lei.

Era meglio per tutti cambiare argomento.

«Non era di questo di cui stavamo parlando. Ci stiamo addentrando in un argomento troppo lungo e questo non è né il tempo, né il luogo per discuterne.»

Kira aveva centrato un punto fondamentale; non era proprio il caso di mettersi a parlare male delle forze speciali o della Radice in quella sede. Qualcuno poteva fraintendere o peggio.

Questo velato avvertimento venne compreso anche da Sakura e Ino, che erano state quelle che avevano fomentato tanto quella discussione.

Entrambe si calmarono, dopodiché Sakura tornò a porre qualche domanda.

«Perciò, quale sarebbe il problema con il maestro Kakashi? Ha fatto qualcosa di così grave?»

Kira mosse lentamente la nuca per esprimere un cenno di assenso, tuttavia ella stessa si rese conto che era molto difficile spiegare tutta quella storia, senza risultare troppo prolissa nel racconto, senza specificare che dal punto di vista di uno come lei, la posizione di Kakashi poteva essere fraintesa.

«Esatto. Tutto risale al periodo di quando Kakashi Hatake militava nelle forze speciali, era capitano delle ANBU.» narrò Kira.

Le forze speciali ninja erano organizzate in diversi comparti di specializzazione che riunivano i ninja più capaci, basandosi sulla propria spiccata attitudine. l

Il primo corpo era quello che era il più vicino alla vita pubblica e che esercitava il potere giuridico, ovvero la squadra interrogatori, caratterizzata dalla propria autonomia e rispondeva esclusivamente all’Hokage, per tanto era libera di indagare su irregolarità di qualunque ninja del villaggio, senza venire intralciati da legami politici: a questa squadra appartenevano ad esempio Ibiki Morino e Inoichi Yamanaka.

Poi seguiva la squadra di ricerca, specializzata nella cattura e ricerca dei prigionieri o di chiunque fosse macchiato di una qualunque colpa e fosse in stato di fuga: i ninja lì presenti, assieme a Kira, ne erano membri.

Infine c’era la squadra più temuta, quella in cui entravano solo i migliori e solo chi eccelleva in tutte le arti della ninjutsu poteva aspirare a divenire capitano, la squadra assassina, sintetizzata con ANBU: a quella squadra, oltre Kakashi e Yamato, vi aveva militato anche il famigerato Itachi Uchiha.

Queste informazioni sui corpi speciali si studiavano sui banchi dell’accademia ed erano di dominio pubblico. Le missioni delle ANBU erano segrete, lunghe, importanti e si concludevano sempre con uno stravolgimento politico, tanto che spesso i villaggi combattevano vere e proprie guerre nell’oscurità, senza che la gente comune ne fosse a conoscenza.

Kakashi si era guadagnato una pessima fama per l’appunto a causa di diverse missioni che aveva svolto quando militava nelle ANBU, ma questa in realtà è una lunga storia, degna di essere raccontata in un’altra sede.

«La stampa lo professa come il grande eroe dell’ultima guerra e magari non sarà più quello di un tempo, però in quel periodo, fra le ANBU, la gente lo chiamava Sangue Freddo, oppure l’Ammazza Compagni e certe cose non si dimenticano, soprattutto fra di noi.»

Tutti i ragazzi rimasero alquanto allibiti da quella notizia, tanto che sembrava quasi inverosimile che un uomo pacato del genere potesse scuotere così tanto le fondamenta di un’organizzazione così oscura, al punto di venire considerato uno in grado di uccidere i suoi stessi compagni.

Sakura allora tornò ad agitarsi e a chiedere e pretendere le dovute spiegazioni.

«Ma di che stai parlando? Ammazza Compagni?! Il maestro Kakashi?»

«Secondo me sono tutte fandonie. Il maestro Kakashi non è come dici tu!» insistette Ino.

«E’ come vi ho detto invece. - replicò placida Kira. Fra noi delle forze speciali, esiste un detto: “Non diventare come Sangue Freddo e lascia il malcapitato parlare”.»

Neji provò a fare tranquillizzare Sakura, facendo nuovamente riferimento a quanto discusso prima sul non fare indispettire troppo gli altri membri delle forze speciali che li scortavano. Dopo che Sakura venne calmata con l’aiuto di Hinata, Neji ebbe la possibilità di porre le dovute domande.

«Quindi è per questo che non lo vedono di buon occhio? Potresti darci qualche altro dettaglio?»

Kira sospirò, si maledisse mentalmente per avere avuto una lingua così lunga; adesso era costretta a rispondere o l'avrebbero perseguitava per sempre.

«Non è una questione che non si fidano di lui, è solo che la gente comune non capirebbe la nostra ottica e avrà sicuramente una reazione simile a quella vostra.» precisò Kira.

La ragazza mascherata stava per continuare il suo discorso, quando la sua attenzione venne attirata da un fischio proveniente dal gruppo che scortava Kakashi e la forza portante dell’Enneacoda; si trattava del segnale che ben presto sarebbero giunti al villaggio, quindi il tempo a disposizione per discutere era giunto al termine. Tuttavia, Kira decise che era fondamentale per la sua coscienza concludere il discorso che aveva iniziato; non poteva lasciarli così carichi di inquietudini.

«Lasciate che vi precisi una cosa. Tutti coloro che entrano nelle forze speciali seguono uno specifico allenamento, che è quello che tempo addietro elaborò il vostro maestro in persona. Noi tutti consideriamo Kakashi Hatake come l’ANBU definitivo, per questo fra di noi è considerato una vera e propria leggenda.»

Ciò che Kira stava dicendo aveva certamente un senso, oltre che a destare sempre più meraviglia sui presenti che non erano a conoscenza di quanto importante e famoso fosse in realtà Kakashi. Tuttavia, c’era ancora qualcosa di poco chiaro e che strideva con quanto detto fino adesso.

«Quindi perché dici che è in una posizione così precaria per diventare Hokage? Il maestro dovrebbe avere l’appoggio totale delle forze speciali durante elezioni.» asserì Shino.

«E’ una questione molto più complessa di quella che immaginate. - controbattè Kira. Il problema è che durante la sua militanza nelle ANBU, il vostro maestro ha ucciso anche parecchi suoi subalterni e ha anche avuto diversi screzi con Danzo e il Terzo Hokage. Molti inoltre gli attribuiscono la colpa di non avere saputo tenere a bada la forza portante dell’Enneacoda. Sono troppi fardelli per le spalle di un uomo solo.»

Kira non aveva più tempo. Il fischio del capitano Uruzuki era appena stato emesso e quindi il plotone si stava preparando all’assetto di copertura del prigioniero, al fine di garantire che non scappasse, tenendolo contemporaneamente lontano da occhi indiscreti.

I ragazzi della Foglia notarono subito il brusio che si era generato attorno a loro.

«Che sta succedendo?» chiese Hinata preoccupata.

I ninja delle forze speciali che erano attorno a loro si erano allontanati e avevano circondato Naruto al punto da rendere difficile per il ragazzo dei movimenti ampi, fattore di cui lui non perse tempo di lamentarsi, prima di venire ripreso da Kakashi per l’ennesima volta.

Kira doveva andare immediatamente nella sua posizione, tentò di muoversi, ma ebbe qualche difficoltà a farlo perché Sakura l'aveva afferrata per il cappuccio e non aveva intenzione di lasciarla andare; c’erano ancora troppe domande a cui rispondere su Kakashi.

«Non puoi piantarci in asso proprio adesso! Non hai finito di raccontare!» ringhiò la ragazza.

Kira non esitò a dare una spinta a Sakura per liberarsi da quella presa, dopodiché si premurò a scusarsi, prima di dileguarsi tra la folla dei ninja mascherati attorno al prigioniero.

«Un’altra volta, ora devo unirmi all’assetto, prima che varchiamo le porte del villaggio.»

Il tempo era scaduto per parlare, ma Kira ebbe l’opportunità per dare al gruppo un ultimo avvertimento.

«Parlate con colui che chiamate Yamato. Lui vi dirà tutto quello che volete sapere.»

Subito dopo, la kunoichi scomparve dalla vista dei ragazzi, lasciandoli con quell’enorme buco di inquietudine e incertezze. Che cosa ne sarebbe stato di Naruto? Questo nessuno di loro poteva saperlo. E per quanto riguardava di quello di cui avevano appena discusso?

«Andiamo, ragazzi. Stiamo parlando del maestro Kakashi! Non c’è alcun motivo per dubitare di lui.» commentò Kiba che proprio non riusciva a credere del contrario.

«Sono d’accordo! Il maestro Gai dice sempre che affiderebbe la sua vita al maestro Kakashi e io non ho motivo per dubitare del suo onore.» aggiunse con determinazione Rock Lee.

Nessuno di loro poteva negare di avere piena fiducia in Kakashi. Troppi erano gli episodi in cui quell’uomo si era prodigato al bene dei propri compagni e del villaggio, sacrificando persino se stesso purché i propri compagni fossero al sicuro dall’attacco nemico. Lo scontro con Hidan e Kakuzu era la prova più lampante e lo era ancora di più la missione per il recupero della Tricoda.

No. Kakashi Hatake era un ottimo ninja, senza ombra di dubbio il jonin più forte del villaggio e forse era l’Hokage che serviva in questo momento di grave crisi.

Nonostante questo, però, il seme del dubbio era stato già seminato.

«Sarà anche vero, però dopo quello che ho sentito, penso che chiedere al capitano Yamato non sia una pessima idea. Voglio capire bene tutta questa storia.» dichiarò Neji con decisione.

Molti concordarono con il suo pensiero e reputarono fondamentale informare Shikamaru della situazione, non appena ne avrebbero avuto l’occasione.

«Adesso concentriamoci sul presente. Siamo arrivati al villaggio.» commentò successivamente il placido Hyuga.

Era proprio così. A causa del ragionamento intrapreso con Kira, il gruppo non si era accorto che il viaggio si era concluso e che erano letteralmente di fronte alle porte del villaggio, ormai pochi metri e avrebbero varcato quella soglia assieme a Naruto; il coronamento di tanti anni di fatiche e peripezie, però ce l’avevano fatta.

«Finalmente!» esordì Kiba con profondo sollievo nella sua voce.

«Ancora non riesco a crederci che stiamo tornando con Naruto. Mi sembrano secoli da quando lo abbiamo incontrato con la divisa di Akatsuki.» commentò Ten Ten tutta sorridente.

«Già, sembra un’altra vita.» aggiunse Chouji.

«Anche se devo ammettere che stava proprio bene con quella divisa. Meglio di tutto quell’arancione che indossa adesso.» scherzò Ino con un ghigno divertito.

I ragazzi si fissarono per qualche istante, divisi dall’idea se dovere mettersi a ridere o peccare di tatto a una reazione positiva a quel commento; dopotutto avevano capito che per Ino era solo un tentativo per sdrammatizzare la potenza di quel momento, così da impedire a Sakura e Hinata di scoppiare in lacrime.

Per tanto, Ino provò a stimolare Hinata con qualche commento piccante, sperando di poterla fare reagire come al suo solito.

«Tu che ne pensi, Hinata? Lo preferivi anche come prima o adesso?»

Stranamente, Ino non ebbe l’effetto sperato alla sua domanda, poiché la persona in questione non aveva nemmeno risposto a quella domanda, ma non perché aveva ignorato del tutto l’amica, ma per il semplice motivo che la sua preoccupazione cresceva passo dopo passo riguardo alle sorti del suo amato.

«Mi senti, Hinata? Sei diventata sorda?» la richiamò Ino accigliata.

La ragazza si avvicinò persino a lei per scuoterla dalla sua ipnotica preoccupazione e solo allora ne ebbe l'attenzione.

«Cosa?» sbottò Hinata di soprassalto.

Ino comprese subito che la sua battuta sdrammatizzante non era stata udita dalla sua amica, così decise di lasciare perdere quell’atteggiamento, cercando di mostrare più tatto possibile per quella situazione così delicata.

«Scusami, Ino. Stavi dicendo qualcosa?» chiese di conseguenza Hinata.

«No, nulla. - tagliò corto Ino. Ti ho vista molto turbata e volevo tirarti su di morale. Va tutto bene?»

Hinata annuì placidamente con un lieve sorriso che accennava che la sua preoccupazione non nascondeva il fatto che fosse felice che Naruto fosse finalmente tornato al villaggio, tuttavia non si sentiva affatto di festeggiare, fino a quando non lo avessero liberato da un trattamento che non meritava affatto.

Ino comprendeva benissimo il suo timore e provò nuovamente a darle manforte con qualche parola di incoraggiamento, tentando allo stesso tempo di coinvolgere Sakura nel suo tentativo.

«Non ti fa bene avere sempre quel muso lungo. Vedrai che le cose si sistemeranno.»

«Già, per quanto la gente possa dubitare di lui, appena saprà quello che ha fatto per il villaggio, sono certa che lo lasceranno in pace.» aggiunse Sakura incoraggiante.

«Spero che sia proprio come dite voi.» asserì Hinata.

In realtà, Hinata era molto incerta sul fatto che sarebbe stato così facile, sebbene lo sperasse con tutto il suo cuore; avrebbe tanto voluto a quel punto fare qualcosa per Naruto e mettere una buona parola per lui, ma non sapeva ancora quale fosse il modo migliore per farlo. Non voleva fare passi falsi, compromettendo tutto.

«Eddai, cerca di essere ottimista!» sbottò Ino con una sonora risata.

Sakura le diede manforte.

«Infatti. Pensiamo già a quello che verrà dopo, ovvero una bella festa di bentornato tutti assieme. Sarebbe una bella cosa, non credi?»

Hinata era perfettamente d’accordo con loro; una festa sarebbe stata la cosa più adatta per fare sentire Naruto a proprio agio, essendo lui ancora molto titubante sul modo per approcciarsi seriamente ai suoi amici, poiché si sentiva ancora in colpa nei confronti di tutti loro.

Hinata alzò lo sguardo verso il cielo e provò a immaginare le emozioni che avrebbe provato durante quella festa: il tanto desiderato senso di sollievo che raggiungere Naruto e stargli accanto era una realtà concreta e non più un’utopia; perché era sempre stato questo il suo più grande sogno.

«Una festa, eh...» sospirò lei tutta contenta per quella prospettiva.

Nel frattempo, nel gruppo delle forze speciali si stava diffondendo un sempre più insistente miscuglio di voci e urla che era giunto alle orecchie dei ragazzi, i quali accorsero immediatamente per capire che cosa stesse accadendo. A un certo punto, i ragazzi videro che Naruto aveva improvvisamente spiccato un balzo verso l’alto per andare a posizionarsi sopra un palo della luce.

I membri delle forze speciali erano quasi pronti a scattare all’attacco e nessuno poteva credere che proprio in quel momento doveva scoppiare il caos, solo per un movimento improvviso e inaspettato di Naruto.

La tragedia venne evitata dal pronto intervento di Kakashi.

«Lasciatelo fare. - ordinò l’uomo. Dopotutto anche una bestia ha diritto a qualche secondo di contemplazione della propria casa.»

«Non erano questi i patti, sua eccellenza!» scattò Yugao furente.

«Lo so. - replicò Kakashi. Sono pronto ad assumermi la responsabilità di questa azione.»

Questo almeno Kakashi reputava di doverlo al suo allievo; quattro anni erano molti, troppi per chiunque fosse rimasto lontano da casa per concludere un duro compito.

Dopo così tanto tempo via di casa, braccato per un potere che non aveva mai chiesto di avere, come la bestia dentro di lui, Naruto aveva dimenticato la leggera brezza che si percepiva dai boschi circostanti, quel sole accogliente che faceva brillare le sottili pelli delle foglie degli alberi che danzavano in maniera spasmodica, accompagnate da quella leggera brezza che stava per chiudere il periodo primaverile.

Naruto osservò il panorama con attenzione, notando come fosse radicale il cambiamento della sua patria e si sentì male al solo pensare come fosse stato ridotto quel luogo, dopo che Nagato lo aveva raso al suolo. Magari se fosse stato più veloce, sarebbe riuscito a tornare in tempo e impedire questa tragedia, ma purtroppo non aveva più senso pensare al passato; il villaggio e i suoi abitanti avevano superato un periodo così duro e stavano lentamente tornando alla vita di tutti i giorni in attesa di un capo che li potesse guidare durante queste dure fasi di recupero della normalità.

La brezza si rafforzò improvvisamente, scompigliandogli i capelli e tutte le vesti ancora strappate che indossava dai suoi ultimi combattimenti. Naruto provò a immaginare come sarebbe stato bello svegliarsi la mattina con quella brezza che ne accoglieva il risveglio e quasi provò i brividi per l’eccitazione che provava nel pregustare un evento così pacifico e leggero che nella sua vita mancava da molto tempo.

Dopodiché, la sua attenzione si spostò verso la grande montagna su cui erano raffigurati i grandi volti di pietra degli Hokage. Naruto fissò con attenzione i volti dei suoi eroi, era veramente felice che quelle antiche sculture fossero rimaste intatte anche dopo l’attacco di Akatsuki, per lui rappresentavano il punto dove intendeva arrivare per sentirsi soddisfatto della propria vita. La sua attenzione si focalizzò poi sul viso del Quarto Hokage, ovvero suo padre, che in un certo senso sentiva che gli stava sorridendo per la gioia di rivederlo in quel posto.

Ad un certo punto, Naruto si ritrovò a sorridere; non immaginava assolutamente che ritornare al villaggio gli avrebbe provocato una tale mistura di emozioni così inattese. Senza nemmeno accorgersene, si era messo a urlare ai quattro venti la sua felicità.

«Naruto Uzumaki è tornato a casa, gente!»

   
 
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