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Autore: Zomi    24/06/2017    5 recensioni
Si erano incrociati qualche volta, lui rapido nell’implorare il suo Dead Eye a Satch per combattere gli attacchi di narcolessia, lei guizzante nel sfuggire con in mano un caffè altrettanto potente e adrenalinico.
Incrociati si, tante volte senza mai fare caso l’uno all’altra.
Conoscersi, parlare, scoprire che lei aveva le iridi viola, un scintillante piercing sullo zigomo sinistro, la passione per la tinta rosa Hot Pink e che la sua risata era calda ed eccitante come la caffeina no, quello non lo aveva mai fatto.
{AcexBonney ~ KiddxReiju ~ ZoroxNami ♥}
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eustass Kidd, Famiglia Vinsmoke, Jewelry Bonney, Portuguese D. Ace | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Iniziativa: Questa storia partecipa al contest “Caffè o Tè?” a cura di Fanwriter.it!
Numero Parole: 898
Prompt/Traccia: 33) “L’erba si fuma, non si beve” (da Fanwriter.it! )

Note d'Autore: primo esperimento eplicito di Kidd x Reiju



 
-… veramente preferisco il thè-
Bryan volò oltre lo schermo della televisione, preso alla sprovvista da un calcio della soave e piccola Alisa e Kidd non seppe se odiava di più quel maledetto gioco per la play o la risposta che gli aveva appena dato Reiju.
Si perché poteva anche accettare di incassare un colpo basso come quello in Takken 5, da quella fatina ripiena di veleno dalla chioma rosa confetto a cui avrebbe fatto il culo ben presto, ma che la coinquilina di sua cugina Koala preferisse quell’orrida brodaglia, inglese che negli anni aveva assunto il nome di Thè, a del sano e brasiliano oro marrone che tutti comunemente chiamavano caffè, no quello era inaccettabile.
Eppure doveva sospettarlo: un difetto Reiju lo doveva possedere.
Aveva fianchi invitanti, gambe lunghe, tette enormi, sorriso suadente, occhi azzurri e una pazienza infinita nel sopportare quel vulcano in miniatura di sua cugina in fase pre esami universitari, miscelata con l’onnipresenza nell’appartamento di Trafalgar, con quel suo ghigno sadico e saccente, di cui ignorava volentieri la motivazione per la quale la sua bastarda figura si trovasse sempre accanto a quella Koala.
Cosa intercorresse tra sua cugina e Trafalgar non gli interessava: che fosse studio o altro davvero non voleva saperlo!
Piuttosto era incline a interessarsi alla coinquilina prosperosa ed elegante della suddetta cugina, alle sue forme invitanti e a quel suo sorriso calmo e dolce che gli rivolgeva ogni volta che lui passava per quella casa, che fosse per un semplice saluto o per aggiustare qualcosa o per scroccare l’uso dell’imponente schermo piatto che avevano in salotto.
Ecco perché le aveva chiesto se le andava di prendere con lui un sano, nero e nevrotico caffè al nuovo bar del centro: perché gli piaceva.
Ecco perché si ritrovava rabbioso a massacrare di ginocchiate la faccia di Alisa con il suo avatar muscoloso e incazzato di nome Bryan, non capendo che cacchio ci trovava Reiju in una brodaglia simile a piscio come lo era il thè: lo aveva rifiutato con una scusa banale.
-L’erba si fuma, non si beve- masticò a mezza voce un ringhio, le dita premute a forza sul joystick, agitando le spalle e muovendosi a ritmo coi colpi che sferrava alla play sul tappeto del salotto dov’era seduto.
E che cazzo!
Se non le andava poteva anche rifiutare, non inventarsi che preferiva il thè.
Il thè!
E che diamine: cos’erano? Damine del fine ottocento che sorseggiavano brodaglia di erbacce con accento inglese e con tanto di pali in culo?
-Cazzo!- sbottò, agitando il capo rosso e unendo i pugni contro il cranio di Alisa.
Lo avrebbe dovuto sospettare che una come lei –educata, gentile, che non sgozzava sua cugina quando questa esagerava con l’allegria- non si sarebbe mai filato un rozzo e bestemmiante orso Grizzly come lui.
Eppure a certe ragazze i rossi con un carattere di merda come il suo e la stazza da rugbista piaceva… perché a lei no?
-Però sai…- la sentì muoversi dietro le sue spalle attirando la sua attenzione, il libro che stava consultando chiuso e posato sulle gambe, accavallate con estrema eleganza e malizia sotto la corta gonna nera -... per una volta potrei cambiare-
Kidd aggrottò la fronte, lo sguardo puntato allo schermo della televisione attento a schivare ogni colpo della sua avversaria digitale.
-Tsk- agitò le spalle borbottando acido –Non sentirti costretta-
Non accettava accontentini lui!
Non si accontentava di un caffè se poi non poteva avere anche i cinema, le uscite serali, quelle pomeridiane, i sorrisi, i baci e…
-Oh ma non mi sento costretta- si alzò dal divano, avvicinandosi pericolosamente a lui.
Percepì il suo inteso profumo solleticargli le narici, il ciuffo rosato dondolare accanto al suo viso e il suo soffio stuzzicargli il padiglione auricolare mentre le soffici rotondità del petto di Reiju si premevano con calcolata malizia contro la sua spalla, tesa a mantenere fermo e impassibile il joystick.
-Voglio prendere un caffè con te, Kidd- la voce le scivolò sul suo nome con accattivante inclinazione, facendolo sussultare sul tappeto –Anche perché, sai…- soffiò ancora la rosata, aggiungendo un polpastrello a correre su e giù per colonna vertebrale del ragazzo -… il caffè è una pianta, quindi tecnicamente un’erba e…- sospirò apposta costringendolo a trattenere il fiato nel percepire l’accattivante gonfiarsi del suo petto contro  di lui -… seguendo la tua logica, uguale al thè-
-C-cosa?!?- sgranò gli occhi, sbraitando e ruotando il capo verso la ragazza.
Il joystick cadde a terra premendo tasti a caso tra le gambe di Kidd, emettendo una lieve vibrazione che non intaccò minimamente la risata divertita di Reiju.
-Il caffè uguale al thè?!?- ringhiò fissandola recuperare il suo libro e avviarsi verso la sua stanza -Mi prendi per il culo donna?!-
-Oh non sia mai- avanzò di un passo, fermandosi a reclinare la testa all’indietro e rivolgergli un sorriso suadente –Quello la prossima volta magari…- soffiò lasciva dando il colpo di grazia al rosso, che abbandonò del tutto il gioco alla play -… ogni cosa a suo tempo Kidd-
Sullo schermo Bryan volò oltre l’arena, schiantandosi a terra e con la soave a velenosa Alisa a bloccarlo a terra con le gambe premute sulle sue spalle, il bacino forzato sul volto dell’albino che, per nulla rancoroso per la solenne sconfitta, ghignava tanto quanto la sua controparte umana ancora seduta sul tappeto del salotto a squadrare le forme di un’altrettanto velenosa e soave donna.
 
 

 
   
 
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