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Autore: Sydrah    25/06/2017    8 recensioni
24 Novembre 2041, Corea del Sud. L'esplosione della centrale nucleare di Hanul ha fatto sì che il governo prendesse un veloce provvedimento per impedire la diffusione dei gas tossici, e sopra la zona colpita fu posta una cupola. Al suo interno sopravvissero delle persone, gli 'eletti', dotati di abilità speciali, e tra interni ed esterni continuò a crescere un odio reciproco.
Jimin, un esterno e Jungkook, un interno, si incontrarono per caso, e tra morte e misteri la loro relazione crebbe pian piano. Sarebbe riuscita, però, ad andare oltre ai pregiudizi?
Genere: Angst, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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SAAAAALVE A TUTTI * parte long time no see long time no see di TOP in doom dada*
Bene, hem, come giustificare la mia assenza? In nessun modo ;-; sono una pessima persona che perde tempo nella vita e procastina al massimo.
MA HEI, non abbandonerò questa storia ok? La scriverò solo con molta calma, quindi perdonatemi, PERDONATEMI TANTO e spero sarete molto pazienti con me uff.
Ad ogni modo, se siete comunque qui a leggere la mia storia, vi ringrazio di cuore, apprezzo tantissimo il vostro sostegno.
Fatemi sapere cosa ne pensate anche di questo capitolo oki?
Vorre in particolar modo ringraziare una cara amica che nell’ultimo periodo mi ha ispirata un sacco ad andare avanti (e questa meravigliosa personcina sta realizzando anche un trailer video per la mia storia, QUANTO LA ADORO ASDFGHJKL. Quindi appena sarà finito state ben pronti a guardarlo oki?? GRAZIE KOKO~)
Se volete vedere altri suoi video (BELLISSIMI TRALALTRO, soprattutto se vi piace la jikook), cercatela su youtube, si chiama JJUNGKOKO.
Se volete sapere a che punto sono più o meno dei capitoli cercatemi su twitter (ANCHE Se NON LO USO PRATICAMente MAI HAHAHA, ma ho deciso che ogni tanto posterò qualcosa da ora in avanti) con il nome di @Sydrah00
Ad ogni modo, grazie ad Anastasiamilo, Yokohomi29 e Mik4n per aver recensito lo scorso capitolo. Grazie davvero :3
Sono sempre qui pronta a ricevere opinioni, critiche e consigli ok?
Alla prossima
Sydrah~
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Domenica.
Prima sarebbe stato per me un giorno qualsiasi, ma adesso significava ‘unico giorno completamente ed effettivamente libero’.
Era passata ormai più di una settimana intera di lavoro, ed il capo mi aveva modificato ed aumentato gli orari: adesso il lunedì era fino all’ora di chiusura, così come anche il mercoledì ed il giovedì, mentre il martedì il venerdì ed il sabato facevo solo il turno della mattina, e la domenica era interamente libera.
Non potevo lamentarmi, essendo anche la paga piuttosto buona, ma dovevo comunque ammettere che mi mancava il dolce far nulla, il poter uscire quando volevo per fare una passeggiata, io con la sola compagnia del mio sketchbook.
Nell’ultimo paio di giorni avevo riflettuto molto sulle parole di Jimin, e anche sulla mia abilità.
Per me l’acqua era stata da sempre familiare, confortevole, rassicurante, era come se fosse casa mia, ovunque c’era lei era il mio piccolo posto sereno e sicuro.
Però, mai nessuno avrebbe pensato la stessa cosa della mia abilità, per questo avrei dovuto imparare a controllarla. Volevo che la gente smettesse di pensare a me come ad un mostro, anche se non sarebbe mai avvenuto, volevo che anche loro si sentissero meravigliati dall’acqua, volevo che capissero quanto potesse essere gentile.
L’acqua non uccide se sai aprire le tue braccia a lei, l’acqua non ti affoga se provi ad accettarla, può diventare una parte di te, farti fluttuare anche se non sei in cielo. Ti può cullare dolcemente, facendoti dimenticare tutti i problemi, perché essa è la madre di tutti e come tale è l’unica che sa davvero amarti, senza chiedere nulla in cambio, dando tutta se stessa incondizionatamente anche se le provi a fare del male, dandoti il bene più prezioso ossia la vita.
Proprio per questo motivo mi trovavo alle dieci e mezza di mattina al parco, vicino alla nostra casa in legno sull’albero, insieme a Jin e Yoongi.
 
-“Jungkook! Santoddio, quante altre volte te lo devo dire che la respirazione è importantissima per riuscire a controllare il tuo potere?!” I due erano seduti sull’erba all’ombra mentre io mi trovavo ad un paio di passi distante da loro. Yoongi era completamente ed indubbiamente disperato ed era a due secondi dal urlarmi in faccia, e per trattenersi si stava pinzando in setto nasale tra il suo pollice ed indice, al contrario Jin continuava a mantenere un sorriso sul viso nel tentativo di incoraggiarmi, ma iniziavo a vedere anche nella sua espressione i primi segni di cedimento.
Eravamo al parco da ormai un ora e mezza, ed il sole (nonostante fosse filtrato dalla cupola e dagli alberi) batteva su di noi senza alcuno scrupolo.
Mi asciugai il sudore sulla fronte poggiando poi le mani sulle ginocchia per riuscire a sostenermi, era estremamente faticoso cercare di controllare la propria abilità, soprattutto dopo che l’avevi lasciata libera  da ogni restrizione per tutti i passati diciannove anni di vita. Certo, fare fluttuare le gocce d’acqua in aria e giocarci un po’ era già qualcosa, ma quelle volte avevo sempre usato fonti d’acqua già presenti, mentre riuscire a prendere l’acqua dal terreno, o controllare le minuscole particelle che c’erano in aria era tutta un’altra storia.
 
-“Te ne prego Jungkook, ripetimi ancora una volta perché siamo qui ad ustionarci da quasi due ore”  sbottò Yoongi.
Mi tirai su in piedi di nuovo, camminando verso di loro.
-“Perché chiaramente dovete aiutarmi a controllare la mia abilità, hyung”
-“Ma perchè?”
-“Avanti Yoongi, non essere così duro con lui, è normale che voglia imparare di più della sua abilità! Fino ad un paio di anni fa eri tu quello che aveva rischiato di ucciderci con un divano quando avevi deciso di iniziare a spostare oggetti più pesanti” lui parve arrossire dall’imbarazzo al ricordo e subito si zittì, facendomi poi segno di tornare di nuovo in postazione.
Jin si alzò e camminò fino ad arrivare di fianco a me, poggiandomi una mano sulla spalla
 
-“Hei Kookie, sono molto fiero del fatto che tu voglia finalmente imparare a controllare la tua abilità. Non ascoltare quel finto nonno di un Yoongi, io capisco. Cioè, in realtà l’ho intuito da un po’ che c’è un motivo per cui tu voglia cambiare, anzi per cui tu stai pian piano cambiando”
 
-“Non ti seguo hyung..”
 
-“ C’è qualcuno, non è così? Qualcuno che ti interessa, o- se posso azzardare- qualcuno che ti piace”
Sgranai gli occhi, guardandolo incredulo, fino a quando le parole nella mia gola non riuscirono a fare a meno che uscire
 
-“COSA?”
 
-“Shhh, calmati. Non è nulla di grave, cioè è normalissimo, sapevamo che prima o poi ti saresti innamorato, a dirla tutta era l’ora, dopo quella storia con quella tipa pensavamo che fossi diventato completamente asessuato ma-“
 
-“Kim Seokjin, va bene così grazie, ti stai sbagliando e anche alla grande” lo bloccai subito, distogliendo lo sguardo. Di cosa diamine stava parlando?! A me, PIACERE QUALCUNO? No, mai.
Non c’era nessuno da cui mi sentivo minimamente attratto, quindi non riuscivo proprio a capacitarmi da dove potesse arrivare una tale considerazione.
 
-“Ma Jungkook-“
 
-“Hyung, davvero. No. Nessuno okay? Voglio solo imparare a controllarlo, per me, d’accordo” (forse effettivamente però non era solo per me, no. Era per rivendicare la mia persona, era per dimostrare agli altri che si sbagliavano…Ma perché all’improvviso mi importava così tanto di ciò che pensavano gli altri? Una piccola voce nel cervello continuava a sussurrarmi ‘è Jimin, non è così? Quell’esterno vorrebbe tirare fuori il meglio di te hmm?’, ma non volevo permettermi di ascoltarla, perchè avevo paura. Avevo paura di qualcuno che potesse credere in me, di qualcuno che riuscisse a vedere del buono in me, quello stesso buono che io non avevo  mai trovato, che avevo sempre nascosto dietro l’indifferenza)
 
-“Va bene, scusami”
 
-“Tranquillo, ora…tornerei a provare” lui fece cenno di sì ed incrociò le braccia, allontanandosi un poco
 
-“Però Jungkook” mi voltai di nuovo verso di lui “Un giorno…presentacela okay?”
Quanto avrei voluto dirgli che si sbagliava, dirgli che non esisteva nessuna lei e che forse non ci sarebbe mai stata, dirgli che era solo uno scemo, che leggeva male tra le righe, ma non lo dissi. Chiusi gli occhi e presi un bel respiro, dopotutto la respirazione era importante, no? Cercai di immaginarmi la sensazione che mi faceva provare l’acqua, la stessa sicurezza, lo stesso calore accompagnato da quei dolci brividi che ti baciano la pelle millimetro per millimetro. Cercai di perdermi nei miei pensieri, nella mia mente, viaggiando tra i colori e le forme che si creavano dietro le mie palpebre. Provai ad ascoltare il mio battito cardiaco, che si faceva più stabile e sereno più mi tranquillizzavo, ed il mio respiro.
Cercai di immaginare di poter controllare tutta l’acqua intorno a me, non tanto per forzarla e sottometterla ma come se fosse una parte di me, come se stessi semplicemente cercando di alzare un braccio o di muovere una gamba. Volevo che l’acqua diventasse come un prolungamento del mio corpo, come se fosse fatta di filamenti che proseguivano dalle punta delle mie dita.
Sentii una scossa percorrere il mio corpo, diramarsi in tutti i vasi sanguigni del mio corpo, entrare in circolo nel mio sangue, e preso da una fitta fortissima spalancai gli occhi.
La prima cosa che feci fu voltarmi verso Jin e Yoongi, e notai le loro espressioni stupite ed i loro sguardi fissi su di un punto, incuriosito mi volsi nuovamente di fronte a me e rimasi non meno sorpreso di loro.
Proprio come avevo immaginato davanti a me si era formata una bolla d’acqua dai riflessi cangianti, la quale era collegata con delle piccole gocce alle mie dita. Deglutii, e lentamente provai a piegare le dita, muovendo le mie mani poco a poco, vedendo come il più piccolo spostamento faceva deformare tutte le piccole gocce, che si andavano ad unire tra di loro, inglobandosi fino a formare degli esili filamenti che andavano a controllare la bolla, la quale rimaneva sospesa a mezz’aria appena sopra il terreno.
Rivolsi il palmo in alto e piegai le dita, guardando con  meraviglia come gli stessi filamenti si formavano dalla bolla verso il terreno, e come la bolla-come se stesse succhiando altra acqua, altra vita al terreno- si  stesse ingrandendo sempre più.
Rimasi completamente ipnotizzato dalla vista: tutto ciò che avevo sempre immaginato era di fronte a me, pareva che l’acqua stesse prendendo forma, come se volesse comunicare con me non più soltanto attraverso sensazioni ed emozioni, ma come se volesse davvero entrare in me, stringermi dall’esterno all’interno in una morsa terribilmente pericolosa, ma che volevo, e la volevo perché mi avrebbe fatto provare sicurezza.
Vidi i filamenti passare attraverso le punta delle mie dita, entrare nelle mie vene, che sui polsi e poi lungo gli avambracci si facevano più evidenti, e sentii il mio sangue pulsare più forte, i sensi appannarsi  e i suoni esterni farsi sempre più ovattati, fino a quando l’unico che rimase chiaro era il dolce scroscio della pioggia, il delicato tira e molla-che tanto avrei voluto sentire- delle onde del mare.
Una sensazione di gelò arrivò al mio cuore, accompagnata dal sentimento di solitudine ed inadeguatezza, e percepii tutte queste sensazioni iniziare a consumarmi dall’interno, divorando avidamente tutti i miei organi, la mia pelle, ed avevo paura. Avevo di nuovo paura di affogare in esse, di non riuscire più a tornare indietro, a galla.
Ma allo stesso tempo…volevo davvero tornare indietro?
Cosa c’era di tanto importante da non poterlo abbandonare?
Argento, un fascio di luce color argento. Era chiaro, troppo chiaro e mi fece male agli occhi, però era così luminoso e abbagliante…
Così…
 
 
-“JUNGKOOK” sentii un qualcosa premere violentemente contro le mie spalle, spingendomi verso il terreno, ma l’impatto non arrivò, e tutto ciò che poco dopo sentii fu l’umidità dell’erba a contatto con le mie braccia scoperte, e di fronte  a me vi erano i visi preoccupati di Jin e Yoongi.
 
-“Perché mi state fissando?” cercai di dire, ma le parole uscirono più soffocate ed incomprensibili dalla mia bocca rispetto a quel che avrei voluto
 
-“Stai bene?” sentii Yoongi chiedermi mentre mi passava una mano sulla fronte, la sua voce ancora un po’ ovattata, ed il suono di essa accompagnato da un fastidioso fischio nelle mie orecchie.
 
-“Si…credo” dissi tentativamente, schiarendomi la voce e tirandomi su’ con le braccia “Cosa è successo?”
 
-“Nulla di troppo grave fortunatamente. Però penso che per oggi l’allenamento possa bastare. Ti sei sforzato troppo e l’abilità stava avendo la meglio su di te, quindi è meglio che ti riposi, va bene?” intervenne Jin, ed io mi limitai ad annuire e deglutire, cercando di mandare giù il nodo che avevo in gola, accompagnato da una sensazione di inquietudine per niente piacevole.
Dopo quello mi accompagnarono a casa, e il cammino di ritorno fu caratterizzato da un silenzio non comune tra di noi. Era come se volessero dire qualcosa, della quale erano però troppo spaventati e si erano quindi accordati per un silenzio assordate ed un’atmosfera tesa.
Non feci domande, probabilmente perché ero ancora scosso da quello che era successo, e forse spaventato da quello che sarebbe potuto succedere se non mi avessero fatto rinvenire prima.
Li salutai con un cenno del capo, e chiusi la porta alle me spalle, il rumore della serratura che si bloccava troppo forte, anche se era appena percettibile.
Presi un bel respiro, era tutto okay.
Si, tutto okay.
Stranamente l’unica cosa che riuscì a calmarmi almeno un poco era quel fascio di luce argentata, abbagliante e caldo rispetto al gelo che fino a poco prima si stava impossessando del mio corpo.
Il mio cervello rimbombava di pensieri , passo per passo che compievo per dirigermi alla mia stanza, e tra essi ne spiccò uno: per caso…anche Jimin si sarebbe preoccupato per me? Oppure si sarebbe spaventato del mio potere?
Jimin…
La sensazione di vuoto che provocava al mio cuore il solo pensiero di lui mi lasciava interdetto e spiazzato. Perché? Perché non vedevo l’ora di poterlo vedere? Perché i miei occhi caddero sul piccolo orologio malconcio appeso, e soprattutto perché il mio cuore sembrò essere quasi rassicurato quando lessi che mancavano solo un paio di ore?
Solo un paio di ore, si…avrei solo chiuso gli occhi un attimo, e poi sarebbe andato tutto bene.
 
Non appena lo avrei rivisto.
 
 
Mi svegliai stranamente bene un’ora e mezza dopo circa, nessun incubo, nulla di nulla, neanche il minimo accenno ad un sogno.
Era come se per l’ora e mezza passata avessi completamente smesso di vivere, immerso in un alone di vuoto e pace per una volta.
Mancava ancora un poco, ma decisi comunque di alzarmi ed uscire di nuovo di casa, godendomi i raggi del sole che ora battevano con meno fermezza sulla mia pelle pallida.
Mi sedetti al solito posto, guardando come le familiari foglie facevano trapelare piccoli riflessi del Sole.
Tirai fuori il mio quaderno e delle matite colorate che questa volta avevo portato con me , ed iniziai a cercare di riportare sul foglio le diverse tonalità di verde che avevano preso le foglie.
In certi punti erano di un giallo acceso, a sprazzi quasi bianco, parti completamente immerse nella luce, all’ombra invece erano di un verde scuro, cupo e malinconico, un verde intenso come quello dei meandri più profondi di una foresta.
Non so per quanto tempo mi persi nella realizzazione del disegno, so soltanto che ad un certo punto alzai i miei occhi e lui era già lì, intendo a fissarmi con uno sguardo pieno di dolcezza (e…era per caso interesse ed ammirazione quell’altra scintilla che vedevo?), con le gote leggermente arrossate- probabilmente anche a causa del caldo-  ed i capelli portati all’indietro da una mano precedentemente passata fra le varie ciocche.
I nostri sguardi si incrociarono, e la parte più coraggiosa di me potrebbe giurare che per un attimo- solo per un attimo- il mio cuore si sentì pieno. Di che cosa non lo so bene, ma era pieno, finalmente pieno.
Mi salutò con un sorriso ed un cenno di mano, ed io ricambiai il secondo, nascondendo poi velocemente il mio disegno.
Lo vidi cercare con foga dentro la sua borsa, e dopo appena un istante tirò fuori da essa la solita risma di fogli ed un pennarello nero indelebile.
 
Sei bravissimo a disegnare!
Ci mancò poco che arrossii per l’imbarazzo (e se lo feci era- anche per me- a causa del caldo!): non accadeva spesso che qualcuno mi facesse dei complimenti, più che altro perché non permettevo quasi a nessuno di guardare i miei disegni. Ero sempre stato piuttosto insicuro, anche se riconoscevo di non essere- almeno in quello- un totale fallimento.
Non avevo idea di come reagire: normalmente probabilmente mi sarei arrabbiato per il fatto che qualcuno avesse sbirciato un mio schizzo senza il mio consenso, e avrei probabilmente mandato l’altra persona a farsi fottere, ma con lui stranamente non ero infastidito, solo imbarazzato e forse, solo forse, un poco orgoglioso per il fatto che gli piacesse.
Gli risposi con un timido grazie, e poi tenni il capo abbassato, per non doverlo guardare in faccia (e per non guardare il suo stupido e bellissimo sorriso).
 
Hei, lo so che probabilmente te lo chiedono in tanti e che deve pure essere una cosa fastidiosa ma…mi potresti fare un ritratto? Sei libero di dire di no se non vuoi, ok?
Rilessi la frase diverse volte, cercando di capire se avevo sbagliato a leggere qualcosa o se avevo frainteso alcune parole, ma nulla, il significato rimaneva sempre lo stesso.
Jimin, la persona che avevo appena davanti, l’esterno che avevo conosciuto da appena poco tempo e che avevo odiato fino a poco prima, voleva un disegno- no no un ritratto di sé- per di più fatto da me. Me inteso come io, io nel senso della mia persona, Jeon Jungkook 19 anni, ragazzo fallito e nato con il solo obiettivo di deludere la gente.
Qualcosa non tornava.
Primo, come poteva essere che LUI volesse che gli facessi un ritratto.
Secondo, come, COME avrei dovuto fargli un ritratto?
Io odiavo dover disegnare le persone, lo detestavo. Nessuno era mai abbastanza, nessuno mi interessava davvero, nessuno era un soggetto bello, ma Jimin?
Lo sarebbe stato Jimin? Dopotutto lo avevo già disegnato una volta e non ero stato disgustato dal farlo, per nulla, piuttosto meravigliato, però non potevo fare a meno di provare paura.
E se poi fossi rimasto deluso anche di lui? Se poi mi fossi accorto che neanche lui era adatto, che neanche lui era abbastanza per la mia mente da sociopatico?
 
Non lo so…
Lui parve contemplare la mia risposta, guardandola con il labbro inferiore sporgente in un’espressione di tristezza. Poi il suo viso si illuminò ed i suoi occhi si spalancarono.
 
Facciamo un patto, disegnare è la tua passione più grande?
 
Si, perché..?
 
La mia è ballare. Quindi, che ne diresti di fare uno scambio? Se tu ora mi fai un ritratto io un giorno, quando vorrai tu, ballerò per te
A quella proposta sentii il mio cuore esplodere in tanti piccoli pezzi e il mio viso andare a fuoco, la mia mente colmarsi di ipotetici scenari in cui Jimin avrebbe potuto ballare per me, e purtroppo una buona parte di essi erano R18.
Le cose che mi eccitarono di più erano sia il fatto che non avevo mai visto davvero una persona sotto questa prospettiva, e che purtroppo ora avevo seriamente voglia di ritrarlo.
Acconsentii con un cenno del capo e lui mi ringraziò con un sorriso smagliante, e forse mi sarebbe anche solo bastato quello, nessun ballo e pensiero impudico, solo il suo sorriso e la sua calda presenza.
Aprii il quadernino su di una pagina pulita e aspettai che si mettesse in una posizione comoda. Si sedette a gambe incrociate, col le mani poggiate sulle cosce, l’espressione seria ma serena e i suoi occhi puntati su di me.
Presi la matita il mano e tracciai la prima linea, e dopo di essa fu tutto un turbinio di emozioni che si susseguirono una dopo l’altra. Divorai con avidità la sua figura, studiando tutti i suoi contorni. La forma del suo viso, le ombre che si creavano tra il collo e le clavicole, la forma delle sue spalle, la rigidità elegante del suo busto, la morbidezza delle sue cosce toniche (ecco spiegato perché erano così muscolose).
Poi mi concentrai sui dettagli. Le sue piccole mani curate, i suoi occhi mori profondi, le sue labbra carnose, tutto, tutto.
Le linee si tracciavano da sole, tutto ciò che sentivo era la graffite che si imprimeva sul foglio, consumandosi poco a poco.
Nell’arco di una quindicina di minuti avevo già finito, e segnato l’ultimo punto guardai sorpreso ciò che avevo fatto.
Era stato…intenso.
Faci passare l’occhio su ogni linea, e seppure non mi dispiacesse il risultato finale non potevo fare a meno di pensare che non rappresentasse abbastanza bene la bellezza di Jimin, e che l’avrei voluto rifare, rifare e rifare all’infinito, cercando sempre più di avvicinarmi alla sua perfezione, nonostante fosse probabilmente impossibile.
Presi un bel respiro, cercando di calmare tutte quelle emozioni, e con le mani tremanti rivolsi il disegno verso gli occhi di Jimin, che subito furono catturati da esso.
I miei, invece, si posarono ancora una volta sulla figura, parevano non essere ancora stanchi di osservarla, anzi erano solo più catturati da essa.
Era bello, si…era bello vedere la sua espressione, la sua felicità, la sua meraviglia e stupore.
Avrei voluto poter catturare anche quelle ed incorniciare ogni schizzo di lui per scoprirne tutte le sfaccettature e tutte le sfumature più impercettibili della sua personalità, della sua essenza più profonda.
Voleva disegnare lui, ma non solo il lui esterno, volevo imparare a conoscerlo completamente, e poi rappresentare la sua anima.
 
Grazie Jungkook…E’ davvero bellissimo…davvero. Sei bravissimo e non sto scherzando, hai talento da vendere ragazzino. Posso chiederti una cosa?
Gli risposi di continuare
 
Quando ci vedremo…potrai regalarmelo?
‘Quando ci vedremo’, ma quando sarebbe stato quel quando? O soprattutto, ci sarebbe mai stato? Ci poteva davvero essere la possibilità di vederlo senza la cupola a separarci?
La precedente atmosfera di euforia fu sostituita da una più malinconica, e una domanda aleggiava tra di noi ‘Quando?’.
Però decisi di giocare al suo gioco, decisi per un attimo di essere egoista (e probabilmente masochista), scelsi di cadere fino in fondo e di accettare il futuro dolore che sicuramente avrei provato.
Scelsi di gustarmi questa piccola scintilla di un dolce sogno, di una fantasia , di una magia che si sarebbe per forza dovuta spezzare.
Ma per ora non importava, per ora andava bene così. Mi sarei continuato a farmi illudere da i suoi dolci sorrisi, e la notte sarei andato a dormire nella speranza di rivederlo, e un giorno di poterlo davvero vedere.
Quando?
Non lo sapevo, ma quando non importava fino a quando mi avrebbe guardato.
 
Va bene
 
 
 
 
Prima di tornare a casa quel giorno passai nel negozio di articoli per la casa.
Comprai un nuovo colore per ritinteggiare la stanza, insieme a dei teli per coprire i mobili.
Il cammino di ritorno a casa fu decisamente più faticoso, ma non ero in grado di percepire la fatica fisica in quel momento, perché? Perché il mio cuore era pieno, e nonostante la sensazione mi spaventasse era bella. Era una dolce illusione, come tutto ciò che riguardava Jimin, dopotutto.
Entrai a casa e mia madre guardò con aria interrogativa le taniche di colore che portavo in mano,  ma io mi limitai semplicemente a dirle di non preoccuparsi.
In camera coprii tutti i mobili, e poi aprii i colori.
Presi un grosso rullo ed iniziai a macchiare le pareti della nuova tinta.
Mi lasciai trasportare , osservai come la parete mutava poco a poco .
Alla fine posai il rullo per terra e immersi la mia mano nel colore, per tirarla fuori grondante di esso.
Posai la mano sul cuore, macchiando in prossimità di esso la maglia precedentemente bianca immacolata.
Rosso.
Rosso, come il primo colore che mi era piaciuto.
Come i tetti delle case nei miei disegni di bambino, ma soprattutto, rosso come il cuore.
Come il sangue che scorre nelle vene, caldo e denso che viene pompato fino al cuore.
Rosso come la vita, e la sensazione di vivere che finalmente mi stava facendo provare Jimin.
Perché per la prima volta nella mia vita non ero vuoto, e anche se mi faceva paura, non mi importava.
 
  
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