Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! 5D's
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Autore: Aki_chan_97    27/06/2017    2 recensioni
Millenni fa un'antica, mostruosa creatura venne imprigionata nelle profondità della terra dal Drago Rosso Cremisi. Egli chiuse la tomba dello sconfitto con cinque sigilli, che vennero in seguito affidati a cinque diversi esseri umani. Essi divennero i custodi dei cinque frammenti di potere del drago, e grazie alla loro presenza la pace poté regnare sovrana sul mondo. Ma mai nessuno, finora, aveva tentato di ricongiungere i segni insieme. Quale minaccia è appena comparsa all'orizzonte? Il Satellite, Neo Domino e il mondo intero rischiano davvero la loro pace? Riusciranno i possessori dei cinque sigilli a scoprire cosa sta accadendo per impedire in tempo il ritorno del demone vendicatore?
(YuseixAki) !!!! DISEGNI 12, 13, 14, E 15 AGGIORNATI !!!!
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aki/Akiza, Yusei Fudo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*Nell’antro oscuro della scrittrice*
 
Puntata speciale: back from the dead
 
Aki: e io che credevo che questo calvario fosse finito qua… che ci avessi abbandonati a noi stessi… che magari fossi morta e sepolta… e invece no. Sei tornata dal mondo dei morti.
 
Io: *sfiatata* certo che nOH *prende fiato* nemmeno medicina mi impedirà di massacrarvi fino alla fineH
 
Aki: *la guarda allibita*
 
Io: …l’ho detto a voce alta?
 
Aki: ti hanno sentita fino in America
 
Io: …whoops
 
Yusei: se non ci dai un lieto fine, giuro che te la faccio pagare
 
Io: eddai Yusei, tu non sei quello violento! I mean, ok che a cazzotti ci sai fare, ma non così tanto…
 
Yusei: *scuro in viso* scommettiamo?
 
Io: *deglutisce*
 
Ruka: per far arrabbiare Yusei devi averla combinata proprio grossa. Forse è meglio andare avanti
 
Io: grazie, saggissimissima (?) Ruka u.u” dicevamo… i ringraziamenti! “Si ringraziano gli ultimi recensori, quali iridium_senet, Aliss01, lady_eclisse, Pizzi_Giu0083, Filippo Argenti, SuorMaddy2012, CyberFinalAvatar e _Servo_di_Horus_, e tutti coloro che hanno sin dall’inizio seguito e letto questa storia!! :3 E il caro Cyber per la beta-lettura ^^" Mi incoraggiate sempre tanto, glascie glascie glascie <3
 
Aki: tanto non sei tu a soffrire, giusto?
 
Io: …precisamente.
 
Aki: *sospira alzando gli occhi al cielo invocando tutte le divinità che conosce affinché la fulminino*
 
Io: benissimo, ora si passa al capitolo. Tecnicamente, non andremo letteralmente avanti subito da quella battaglia apocalittica dello scorso capitolo... Ci sarà una specie di replay. Ma servirà a spiegare cosa è realmente successo dietro le quinte, cose che Yus (Yatol) non può sapere. Il capitolo è leggermente più corto del solito, ma sempre meglio di “nessun capitolo”! :D buona lettura :3 *si defila*
 
 
 
POV: Aki
 
Era buio. La tenebra era quieta e calda. Non c’erano luci, né fiamme, né stelle. Non c’era un dritto o un rovescio. C’ero solo io. Magari stavo sognando. Avevo gli occhi chiusi e mi ero addormentata. Ma più cercavo di muovermi, meno trovavo le forze. Mi lasciavo trascinare da una leggera corrente, come quella del mare. Chissà da dove provenisse. O dove mi stesse portando.
 
Guadagnai velocità. E senza preavviso, precipitai. Come lungo una cascata. Non mi schiantai nella schiuma, né su un terreno solido, ma in un’angusta gabbia. Stretta, asfissiante. Poi mi resi conto che ero effettivamente tornata nel mio corpo. Come se prima fossi stata solo spirito. Non ero distesa, ma seduta ordinatamente in ginocchio, e tenevo gli occhi chiusi. Faceva caldo, e l’aria era piena di aromi pungenti. No, c’era calore solo davanti a me. Dagli scoppiettii sembrava esserci un focolare.
 
“La battaglia è già cominciata da un pezzo. Perché il Drago non è ancora comparso?!”
 
Sentivo voci concitate e confuse attorno a me. Dov’ero? Drago? Battaglia? Di che stavano parlando? Chi erano queste persone?!
 
“Forse sta aspettando un momento più propizio? Oppure-“
 
“Oppure cosa?! Aspetta che si faccia prima una strage?!”
 
Io non muovevo un muscolo, mani tese vicino al fuoco. Non potevo nemmeno guardarmi attorno. Per qualche motivo non ci riuscivo, non potevo. Stavo cominciando ad andare nel panico. Che significava tutto questo? Dov’ero finita?! E di cosa parlavano questi individui?!
 
Le voci presero ad accavallarsi nel litigio, finché distinguerle divenne impossibile. Ce n’erano di diverse. Forse cinque o sei. Inoltre, notai che quelle persone non stessero parlando la mia lingua. Ma come facevo a capirla anch’io?! Non potevo girarmi, aprire gli occhi o rispondere. Come se il mio stesso corpo mi imprigionasse. Ero terrorizzata.
 
“Per favore, andate via, tutti. La sacerdotessa ha bisogno di stare in silenzio.”
 
Una voce giovane, femminile, forse di una bambina. Sacerdotessa? Di chi parlava? Non… di me, vero?
 
Gli altri uomini borbottarono un po’, ma infine lasciarono la stanza. Udii la ragazzina sedersi timidamente accanto a me. Le fiamme scoppiettavano tranquille. Il mio respiro era quieto e regolare, ma ancora non mi muovevo. Mi sentivo… ansiosa. Ero preoccupata per qualcosa.
 
“Io ho fiducia che il Drago comparirà. Eppure non comprendo come mai non ancora si manifesti…”
 
“Stai tranquilla Killa. Non lasciarti distrarre dai dubbi. La cerimonia è stata la chiave di tutto, noi abbiamo fatto la nostra parte. Il Drago manterrà le sue promesse.”
 
Avevo appena parlato, ma non avevo la minima idea di cos’avessi detto. Non intendevo nemmeno aprire bocca. Il mio corpo agiva contro la mia volontà, persino le mie parole uscivano per conto proprio. Potevo solo sentire e guardare azioni compiute da qualcun altro in un corpo estraneo. Piazzata nella scena di un film di cui non avevo ancora compreso il titolo.
 
“Persino dopo il sacrificio della madre del principe… non può non ascoltarci, vero Atzi?” mormorò lei.
 
Uno scenario tremendo mi balenò davanti agli occhi. Avrei voluto chiederle se intendesse sul serio quello che aveva detto. Ma alla fine le mie labbra si piegarono in un sorriso. “Non preoccuparti. Andrà tutto bene” la rassicurai. Poi, mi alzai in piedi. Quando aprii gli occhi, vidi mura di mattoni. La pietra era chiara, e la luce del fuoco la rendeva rossastra. Il soffitto era basso, e la stanza larga. Sulla fiamma c'era un apertura per il fumo. Il bracere era effettivamente molto grande. Mi voltai e andai verso una nicchia nel muro alle mie spalle. C'era una ciotola ripiena di un liquido scuro. Come vino.
 
Non appena la presi, cominciai a ripetere a bassa voce litanie misteriose. Non avevo idea di cosa volessero dire. Tornata davanti al fuoco, sollevai la ciotola, e chiusi ancora gli occhi. Poi, rovesciai il contenuto sulla brace. Delle gocce mi bagnarono le dita. Era un liquido piuttosto viscoso, e caldo. E in quell’istante, capii. Quello non era vino. E molto probabilmente, non proveniva da un animale. Avrei voluto svenire sul posto. Invece non battei ciglio.
 
Quando anche l'ultima goccia cadde, il fumo produsse un cupo rimbombo e divenne rosso, come se uno spirito furente fosse stato appena risvegliato. La luce inondò la stanza, tanto che la piccola Killa dovette coprirsi gli occhi. Ora che la osservavo, ricordava in maniera impressionante la bambina che avevo incontrato nella grotta, quella Ruka…
 
La luce improvvisamente prese vita, schizzando per la stanza in tante faville. E io non mi muovevo di un centimetro, come se sapessi perfettamente con cosa avessi a che fare. La luce si radunò di nuovo sul fuoco, e iniziò a prendere forma. Un immenso cerchio comparì davanti ai miei occhi, sempre più definito, e su di esso due ali simmetriche, due zampe, poi una coda e una testa, l'una che puntava verso l'altra. Riconobbi in quel drago tutti i nostri segni. Le ali di Jack, la coda di Crow, l’artiglio di Ruka e il mio. E la testa di Yusei.
 
Non avevo parole. Le risposte erano tutte davanti ai miei occhi, questo era l’aspetto dello spirito che ci aveva maledetti dalla nascita. Eppure ancora non capivo. Perché stavo vedendo tutte quelle cose? Ero in una specie di tempio antico, come quelli maya, a compiere uno strano rituale con… sangue vero. A compiere azioni contro il mio volere. Ad invocare demoni da chissà dove. Volevo sparire, tornare a casa, ovunque essa fosse. Via da lì comunque.
 
“Spirito del Drago” annunciai solennemente, “nato nella notte dei tempi dal fuoco della creazione, dominatore delle stelle, sovrano della nostra terra, gli uomini ti richiamano al mondo. Rinasci dal sangue di questa nobile creatura, e schiaccia una volta per tutte i tuoi nemici delle tenebre eterne!” Supplicai, con voce ferma. Era un misto tra una preghiera ed un comando. L’occhio del drago sfavillò. Il cerchio cominciò a ruotare, riempiendosi di fiamme più compatte poco a poco. Divenne una specie di serpente tridimensionale che, sospeso a mezz’aria, fissò i suoi occhi gialli nei miei.
 
Infine, spalancò le fauci e mi trapassò. Non lasciò ferite, mi passò attraverso come un fantasma, ma improvvisamente avvertii le ginocchia cedere, come se mi avesse prosciugata di energie. Caddi all’indietro, sprofondando nel buio.
 
Quando riaprii gli occhi, vidi il viso di Killa. Notavo solo ora con quanta cura fosse agghindata e vestita. Mi reggeva spalle e capo, e diceva cose in un primo momento intellegibili. Poi capii che mi stava semplicemente chiedendo cosa fosse accaduto, e se stessi bene. Mi guardai attorno: tutto era identico, anche la luce che penetrava dalle fessure nelle pareti era la stessa. Non doveva essere passato molto tempo.
 
Mi raddrizzai lentamente. Il braciere era ancora acceso e vivace, ma le fiamme sembravano esser diventate permanentemente color cremisi. Non vedevo il giallo di un fuoco normale, solo… rosso.
 
“Killa. Sbrigati, tieni il fuoco acceso e ravvivalo il più che puoi. Dobbiamo vegliare affinché non si spenga, almeno finché la battaglia non sarà finita. Chiaro?” le ordinai.
 
Lei annuì convinta. Ritornai davanti al fuoco: le fiamme erano ipnotiche, potevo sentire che fossero connesse al Drago. Tesi le mani sulle lingue di fuoco, e queste vi si aggrapparono avvolgendovisi intorno. Sorprendentemente, non mi bruciavano. Camminai in cerchio attorno al fuoco, mentre Killa aggiungeva legna. Le fiamme si alzavano con i miei movimenti, e capivo che ero davvero connessa ad esse. Sentivo cosa dovevo fare, come mi dovevo comportare. Era la prima volta che provavo tutte quelle sensazioni in una volta.
Improvvisamente, udii delle voci alzarsi alle mie spalle, in direzione dell’ingresso. Alcune persone erano entrate ma erano rimaste in religioso silenzio davanti allo spettacolo mistico (mi ero a malapena accorta di loro) ma qualcuno stava cercando di entrare in tutta fretta, bloccato dalle sentinelle.
 
Lasciai le fiamme e andai verso l’ingresso. Chiunque fosse, aveva un motivo per essere arrivato in quel momento. Si trattava di un giovane ragazzo, neanche troppo alto, con una bandana che gli legava i capelli indomiti. Aveva carnagione scura, ma viso e corporatura erano familiari.
 
Poi feci due più due. Era identico a Crow, l’amico di Yusei. Killa, questo ragazzo… eravamo tutti qui? Che scena era mai questa? Avevamo tutti un altro aspetto ed eravamo tutti coinvolti in una situazione comune. Sembrava di assistere ad una scena già accaduta, troppo vivida per essere un sogno. Mancavano solo Jack e Yusei. Magari questo era davvero accaduto in un lontano passato. Poteva spiegare la mia situazione corrente, per quanto assurda.
 
“Sacerdotessa, devo parlarvi!” strillò il ragazzo nella calca. Con un gesto, chiesi alle guardie di lasciarlo passare. Esitanti, obbedirono. Il giovane riprese fiato e nervosamente ricominciò a parlare.
 
“S-sono appena arrivato dai confini del campo di battaglia, non volevo farmi coinvolgere all’inizio, ma il re mi ha visto mentre rientrava con altri guerrieri, e mi ha mandato di corsa da voi perché non ero stanco come gli altri... il Drago è comparso nel mare, e anche Akuma, ma il re mi ha detto che il principe Yatol sta combattendo da solo contro Rowta, e che nessun soldato potrebbe aiutarlo. Vuole chiedervi di intervenire, perché i due sono perfettamente alla pari e non vuole rischiare di perdere suo figlio, per il bene di tutti…” mi comunicò tutto d’un fiato.
 
“Ha anche detto che solo voi potete fare qualcosa. Nessun uomo può tener testa al sovrannaturale se non la sacerdotessa stessa. Vi prego…”
 
Evidentemente, il “Drago” era davvero tornato in vita. E avevo un’ipotesi su chi potesse essere il principe.
“Razza di sciocco, lei non può venire con te!” lo sgridò una delle guardie, “lei è la custode del tempio e il suo posto è qui, chi baderà al fuoco sacro altrimenti?” obiettò.
 
Feci per rispondere, ma un “lo farò io” squillante mi bloccò. Ci voltammo tutti. Killa era davanti al fuoco, pugni chiusi, una scintilla di determinazione nei suoi occhi. “Io… sono giovane e inesperta, ma voglio aiutare il mio popolo. Sono stata designata come prossima sacerdotessa, e so cosa bisogna fare… lasciate che mi renda utile almeno per questo tempo!”
 
Tutti rimasero perplessi e colpiti. Io annuii.
 
“Hai il permesso, Killa. Di te mi fido, e anche il Drago si fida. Lascio tutto a te.” le dissi dolcemente, in mezzo a mandibole spalancate. Poi, presi un arco e una faretra issati su una parete della stanza. Dall’interno della faretra proveniva una luce rossastra.
 
“Questo mi servirà oggi. Voialtri, impedite che altri accedano alla stanza. Proteggete Killa e il fuoco sacro. Io tornerò presto.” annunciai. Mi precipitai fuori dalla stanza afferrando una mantella ed il ragazzo per un braccio, e poco dopo ci trovammo fuori all’aria aperta. Il cielo si era oscurato, e nel mare erano comparse due creature titaniche. Delle due riconobbi il Drago, il suo corpo era sinuoso, denso e ardente come lava, ed era intento ad azzannare un’altra creatura, più simile ad una montagna di pece. Era deforme, coperta di uno strano liquame, ed orribile. I loro ruggiti misti facevano tremare la terra. Il ragazzo deglutì.
 
Rimasi per qualche istante con gli occhi fissi sulla scena; non avevo mai visto nulla del genere. Erano bestie immense, lente, ma i loro movimenti erano poderosi. Indugiai un ultimo istante nel rimirare la mitica scena, poi ci affrettammo a scendere le innumerevoli scale.
 
“P-perché vuole che venga anche io?!” borbottò il ragazzo. Era chiaro che nonostante tutto non volesse rimanerci secco. Se stessi prima della popolazione, era un istinto naturale.
 
“Come ti chiami?” replicai, invece.
 
“Io? Piscu” rispose, un po’ perplesso. Con la coda dell’occhio, notai una sorta di pugnale attaccato alla sua cintura.
 
“Bene, Piscu. Ho bisogno che tu venga con me perché da sola non posso arrivare dal principe. Mi serve protezione.” spiegai.
 
“N-non potevi chiederlo ad una delle guardie?!” obiettò confuso.
 
“No. Il Drago mi ha indicato te. E sono sicura che avesse un buon motivo per farlo” sorrisi. Piscu impallidì.
 
Arrivati al fondo della scalinata, ci addentrammo nella boscaglia in direzione della pianura dove stava avvenendo lo scontro. La vegetazione era fitta, ma sapevo dove andare. Piscu gettava occhiate attorno a noi per assicurarsi di non essere visto o braccato. Molto probabilmente molti guerrieri si erano sparpagliati, era facile incontrarne nella periferia.
 
Ombre tra le foglie si mossero. Erano veloci. Qualcuno ci aveva visti.
 
“Piscu! Coprimi le spalle, devo arrivare sul campo di battaglia con l’arco!” gli ordinai.
 
Lui imprecò sottovoce. Sembrava un bambino trascinato in guai che non lo riguardavano. Tecnicamente era falso, ma al posto suo anche io avrei preferito non cacciarmi nei guai. Il problema era che non avevo scelta…
 
Un dardo sibilò nell'aria e si conficcò in un albero davanti a noi. Abbassai la testa ma continuai a correre.
 
“Sacerdotessa! Attenta a destra!” gridò Piscu. Feci appena a tempo a scivolare lungo il terreno che un largo disco di pietra affilata mi aveva sfiorato i capelli. Fui costretta a rallentare bruscamente.
 
“Tu non passerai!” udii gridare da un punto impreciso della boscaglia. (io: no, non è Gandalf)
 
Tre uomini emersero improvvisamente dalla selva, uno dei quali troppo prossimo alla via che dovevo imboccare per proseguire la corsa, mi avrebbe fermata. Eravamo stati circondati. Incoccai una freccia nell’arco.
 
“Queste non sono per te. Togliti di mezzo, o mi costringerai a farti un buco in fronte” sibilai. Il guerriero davanti a me rise sotto i baffi. Forse per il fatto che, nonostante il mantello e il cappuccio, avesse capito che fossi una donna... ma tutt’a un tratto smise di sorridere. Mi ero a malapena accorta del sibilo che mi era passato accanto all’orecchio, e della scheggia spessa e appuntita che gli aveva reciso una carotide. Allungò le mani alla gola per bloccare l’emorragia, ma crollò rapidamente a terra. Mi voltai: il braccio di Piscu era ancora sollevato. Era stato lui a tirare quella lama affilata. Non sapevo bene da dove l’avesse tirata fuori, o come avesse fatto a essere così svelto e preciso, ma ringraziai mentalmente il drago per l’aiuto che mi aveva concesso. Lui sorrise un po’ forzatamente, poi si voltò verso gli ultimi due uomini.
 
“Corri, sacerdotessa. E non voltarti.”
 
Non me lo feci ripetere due volte. Scattai in avanti verso il campo di battaglia, lasciandomi alle spalle grida di uomini e chiasso di armi incrociate, arco alla mano, pronta a colpire. Forse avevo capito perché il Drago aveva scelto quel ragazzo. La sua abilità la nascondeva soltanto per quieto vivere, ma il suo era uno spirito forte. Mi feci largo nella radura finché avevo la forza di correre. Poi, la luce e il fuoco sulla pianura. L’odore che mi investì in viso fu tremendo, ma mai quanto la distesa di cadaveri che vidi davanti a me. Il sangue scorreva a fiumi, occhi vuoti e bocche spalancate erano ovunque. Trattenni un conato di vomito. Mi sentii l’anima sprofondare. ‘Sarà dura dimenticare una visione del genere…’
 
“Stai calma, Atzi. Devi trovare il principe. Sta combattendo contro Rowta e stanno entrambi usando poteri sovrannaturali, quindi non sarà difficile” mi udii sussurrare, nonostante lo stordimento. Corsi ancora attorno alla radura, occhi puntati su quel carnaio umano; in alto, tra mare e cielo, troneggiavano le due epiche creature. Facevano sembrare i grattacieli di Neo Domino dei teneri alberelli.
 
Poi, improvvisamente, un bagliore verde, molto familiare: un omone alto e muscoloso, con in mano una ben nota spada verde e rilucente, stava di fronte ad un ragazzo ben più snello e agile. Capelli neri, carnagione scura, segni colorati sulla pelle… non avevo dubbi, era lui il principe. Ovvero Yusei. Non potevo credere che fosse rimasto a combattere in mezzo a quella carneficina. Esitai, senza riuscire a distogliere lo sguardo per un attimo. (io: eh beh vuoi perdertelo a combattere in gonnella?) Sentii Atzi rinforzare la presa sull’arco e la freccia. Erano indiscutibilmente loro, anche perché Rowta sembrava avvolto in rovi… tremendamente familiari.
 
Non aveva senso. Quel potere era sempre appartenuto a me. Erano i miei rovi, non avevo dubbi. Perché ora questo Yatol era in grado di usarli?
 
Non feci in tempo a cercare risposte che una lama di ghiaccio si formò sul suo braccio destro. Va bene, come non detto. Evidentemente questa sua versione poteva usarne più di uno. Poi però qualcosa accadde. Come scagliò l’attacco, comparì un bagliore verde accecante, poi lui si accasciò misteriosamente a terra, ferito, e Rowta si ritrovò libero dai suoi vincoli.
 
Le mie gambe corsero da sole, ancor prima di capire cosa fosse successo. Non ero ancora abbastanza vicina. Rowta si era riavvicinato e aveva cominciato a prenderlo a calci. Nella sua destra, la spada verde era ricomparsa. Improvvisamente, una manciata di millisecondi potevano fare la differenza.
 
Tirai su l’arco, freccia incoccata con sicurezza, improvvisamente avvolta da una luce rosso cremisi. Frenai bruscamente su una gamba, e mirai dritto, nell’istante in cui Rowta sollevò la spada, fissando il principe.
Un sibilo secco, dritto nella gola.
 
Centro.
 
Rowta barcollò, ma la spada era ancora sospesa in aria, tra vita e morte di Yatol. Non era abbastanza. Incoccai un’altra freccia, e la scagliai senza badare troppo alla mira.
 
Sibilo numero due, pieno petto.
 
Rowta si accasciò all’indietro, maledicendo Atzi. Mossi un passo indietro, poi mi infilai nella selva vicina. Avevo il respiro accelerato. Non capivo perché ‘Atzi’ si fosse nascosta lì così di punto in bianco. Come se avesse voluto fin dall’inizio agire una volta sola, come si fa con una correzione in mezzo ad una pagina già scritta. Si inserisce dove serve, poi non occorre più. Tenni gli occhi puntati sulla pianura: Yusei si stava lentamente rialzando, tremava un po’. Guardò in mia direzione, ma non mi vide, ero immersa nell’ombra di larghe e spesse foglie. Poi, notai una luce bianca e calda uscir fuori dai suoi palmi. Lo riconoscevo, quello era il potere di Ruka.
 
Quando poi si rialzò, notai un segno grande e circolare sulla sua schiena, brillava come i nostri marchi. Era lo stesso che avevo visto nel rituale del tempio. Ora capivo perché potesse usare più poteri. Yatol andò verso Rowta, che tentò di difendersi a parole. Ma il principe fu impassibile. Sollevò una nuova lama di ghiaccio, e gli staccò la testa. Atzi distolse lo sguardo dalla scena violenta. Era una vista dura da sostenere. Per un attimo pensai: ‘che ne sarà di me e degli altri quando tutto questo finirà?’ Poi però notai che il cadavere era scomparso in una nube di polvere.
 
Fragori di lampi e tuoni attirarono la mia attenzione. Il demone nel mare lanciò un boato verso il cielo. La sua consistenza si sfaldava sempre più, mentre il suo corpo putrefatto sprofondava nel mare. Su di lui, il Drago ruggì vittorioso. Era già finito tutto? La vittoria era arrivata semplicemente così?
 
Atzi si mise in ginocchio, e si inchinò faccia a terra, avvolta dall’ombra della boscaglia. Due lacrime scorrevano sulle sue guance. La devozione che aveva verso lo spirito era incredibile… ne ero così intimamente partecipe che non potei non capirla. Magari il suo essere sacerdotessa devota era davvero tutto quello che aveva.
Ma poi rialzò la testa, e vide un artiglio nero risollevarsi dal mare, e afferrare il corpo sinuoso del Drago. Poi un altro, che lo portò tra le onde de mare. Notai il principe parlare a gran voce in direzione del Drago, forse stavano effettivamente dialogando. Improvvisamente sentivo freddo, ero… spaventata. Che Atzi avesse un’idea di cosa stesse succedendo?
 
Mi misi in piedi, facendo per andare verso la pianura, ma una fitta dolorosa al braccio mi bloccò: il marchio era comparso sulla sua pelle rosea. Il mio marchio. Era un dolore che ormai conoscevo bene. Atzi non sembrò prenderla bene. Puntò gli occhi verso il mare, altre lacrime calde scesero sul suo viso: il drago divenne di pura luce, finché non scomparve insieme al demone. Le onde coprirono ogni altra cosa.
 
Atzi fece un passo indietro, e mormorò tra sé con solennità: “…E quando vedrai il Drago riempire di luce il mondo, saprai che sarà giunto un tempo nuovo, e che finché avrai respiro non lo rivedrai. Il lascito del Drago sarà raccolto da coloro che infiammati nello spirito gli avranno teso la mano per prevaricare sul Demone degli Inferi. E la vita continuerà, e il suo spirito si tramanderà d’anima in anima.”
 
Erano frasi che forse aveva memorizzato, molto cariche di significato, come quelle delle profezie. Sembrava essersi appena avverata. Forse era per questo che piangeva, non avrebbe più rivisto il Drago... Dopo essersi concessa un attimo per realizzare cosa fosse appena accaduto, rialzò lo sguardo: Yatol era rimasto lì, il marchio sulla schiena sparito; si chinò in avanti, poi si accasciò definitivamente a terra, immobile. Il silenzio più completo calò sul campo di battaglia, anche i nemici si erano tutti dileguati. Ora sì che era finita.
 
Mi riscossi e corsi da lui, prendendolo per le spalle e girandolo sulla schiena: era sporco di terra e sangue e sudato, ma ferite non ne aveva; il respiro era un po’ pesante, era solo sfinito. Lo scossi un po’, ma non reagì. Atzi lo tirò un po’ su, scostandogli una ciocca di capelli. Sentii le sue guance accaldarsi un po’, mentre rimirava i suoi lineamenti distesi. Il calore si andò un po’ spargendo.
 
Improvvisamente ebbi la netta sensazione che questi due si conoscessero già.
 
Tese le orecchie: niente passi vicini, non ancora. Chinò la testa e sfiorò la sua fronte con un bacio, carezzandogli il viso col palmo morbido della mano.
 
Una parte di me avrebbe voluto strangolarla seduta stante. Specialmente per quello che tutta questa scenata implicava. Grazie al cielo lui era incosciente, non sarò mai sufficientemente grata per questo.
 
Poi Atzi mormorò qualcosa, una sorta di incantesimo antico. Altre lacrime le caddero giù dal viso, sfiorando il suo. C’era tristezza nella sua voce, non sapevo perché. Poi, la mia presa sui sensi cominciò ad allentarsi, mi sentii sempre più intorpidita. Lentamente, anch’io sprofondai nell’incoscienza.
 
 
 
 
Di punto in bianco, spalancai gli occhi. Ero stesa a terra in una posizione parecchio scomoda. Sopra di me c’era una strana luce, sembrava di guardare sulla superficie del mare traslucido, appena mosso dalle onde. Ma dall’altra parte vedevo esseri neri, grandi e grossi agitarsi, picchiare contro questa specie di barriera di vetro. Questa tremava, ma restava solida, come se fosse infrangibile. Anche i suoni restavano attutiti. Bene, sembravamo essere sufficientemente al sicuro, qualunque cosa fosse la cupola luminescente sopra di noi.
 
Mi misi sui gomiti. Ero tornata indietro. Avevo sognato tutto. Ero di nuovo in quella strana grotta piena di tunnel (a quanto pare era davvero questa la realtà), i cristalli luminosi fuori, i mostri con cui avevamo combattuto dall’altra parte di una barriera misteriosa, e…
 
Girai gli occhi. Accanto a me, Yusei, Jack Crow e Ruka erano stesi come me a terra, sembravano cominciare a riprendersi anche loro, guardandosi attorno come avevo fatto io. Ora ricordavo: ci eravamo dati la mano come aveva detto Ruka, poi quel sogno assurdo. Forse siamo svenuti tutti insieme subito dopo, e questa cupola ci aveva coperti dall’attacco dei mostri in arrivo. Chissà da dove fosse spuntata fuori…
 
 “Siamo vivi? Ragazzi, tutto ok?” chiese Crow, un po’ esitante. Tutti annuimmo, ancora un po’ storditi.
 
“Io non credo, ho fatto un sogno fin troppo strano.” commentò Jack.
 
“Un sogno fin troppo reale? Anche tu?” domandò Crow stupito. In effetti lo avevo pensato anche io. Avevamo tutti visto o vissuto qualcosa di simile?
 
“Sì, ma era come guardare in prima persona scene registrate, tutto scorre davanti a te ma non puoi fare niente. C’era un campo di battaglia, tipo tra popolazioni azteche o qualcosa del genere, e due mostri enormi nel mare, e…” esordì. Smisi di ascoltare. Aveva descritto esattamente lo stesso scenario che avevo vissuto, confermato da uno sconcertato “anch’io!” di Crow. E se non fossi stata l’unica a vederlo? Se avessimo tutti vissuto la stessa cosa?
 
“-e poi ho visto Yusei. O almeno qualcuno che gli somigliava” concluse. Ci voltammo tutti inconsapevolmente verso di lui. Yusei teneva gli occhi bassi senza spiccicare parola.
 
“Yusei, stai bene?”
 
Pareva non sentirci. Ruka gli si avvicinò titubante. Lui quasi non se ne accorse, fissava il vuoto a occhi bassi.
 
“Ehi amico, ti senti bene?”
 
Yusei alzò appena lo sguardo. Non disse niente. Scrutò tutti da dietro la frangia che gli nascondeva gli occhi. Il silenzio era teso. Dopo una manciata di interminabili secondi, sospirò e annuì.
 
“Che altro avete visto?” ci chiese, prendendoci un po’alla sprovvista. Sembrava scosso, ma si preoccupava di noi. Pensai che fosse semplicemente un modo intelligente di spostare l’attenzione, ma non dissi niente.
 
Crow fu il primo a rispondere.
 
“I-io sono abbastanza sicuro di aver visto persone identiche a Jack, Aki e Ruka… non lo so, tutto questo non ha senso! Voi per caso avete visto uno che mi somigliava?”
 
Annuimmo immediatamente tutti e tre. Crow si mise le mani nei capelli.
 
“Quindi eravamo tutti nello stesso sogno?!” chiese ad alta voce. Ci trovavamo concordi tutti quanti. Ma mentre ripensavo alle cose che avevo visto, mi passò davanti il sangue, i cadaveri, la testa di Rowta che rotolava via… Se quello che avevo visto era Yusei, e lui era ‘dentro’ quella stessa persona, voleva forse dire che Yusei era stato davvero in mezzo a quella terribile carneficina tutto il tempo?
 
Lo guardai. Ruka gli teneva una spalla, senza fiatare. Lui teneva la mano sulla sua, senza alzare il capo più di tanto. Un’ondata di compassione mi pervase. Quello sì che doveva essere stato un incubo. Per un momento ci fu silenzio, rotto sorprendentemente da Yusei.
 
“Ruka, cos’è che abbiamo visto, veramente?”
 
Lei sospirò. “Quello non era un sogno come gli altri, era un ricordo. Io avevo già visto in passato il volto dei nostri antenati spirituali, ma… questa visione non riesco a spiegarmela…”
 
“Quindi quelle diavolerie sono successe tutte davvero? E quanti millenni fa? In che posto?!” chiese freneticamente Jack, quasi arrabbiato.
 
“Fammi finire!” obiettò Ruka. “Non conosco né l’epoca né il luogo. Quello che so è che è successo davvero, e che il drago ci ha fatto vedere questo soltanto quando abbiamo riunito tutti i segni. Forse c’è un indizio nella storia che ci potrà tornare utile, ma non ho idea di cosa… la mia antenata è rimasta chiusa nel tempio tutto il tempo, non ho visto molto.”
 
Jack si voltò verso Yusei. “A parte i mostri in mare… una cosa me l’ha spiegata il tizio che tu hai chiamato padre. Ha detto che ti era stato conferito un potere particolare prima della battaglia. Ho visto un marchio sulla tua schiena, c’erano tutti i nostri segni dentro, poi un apocalisse con te in mezzo, ma ho lasciato il campo troppo presto per vedere il seguito. Di che potere parlava il vecchio?”
 
Yusei era silenzioso. Forse suo ‘padre’ (non era… orfano?) parlava del fatto che potesse usare tutti i poteri insieme?
 
“Se è quello che penso, allora è una follia usarlo di nuovo.”
 
“Cosa?! Che vuoi dire?! Quindi esiste! Se davvero è così potente, allora è la nostra unica possibilità di chiudere la questione una volta per tutte!”
 
“Ho detto di no.”
 
“Almeno dicci che cos’era!”
 
“Jack, smettila! Tu non sai cos’ha visto, non puoi forzarlo!” lo interruppi.
 
“Perché, tu lo sai?”
 
“I-io non..! Ugh, lascialo in pace e basta, scusa!”
 
“No, deve dirci che cos’era.”
 
“Ma se ti ha detto che è una follia usarlo comunque!”
 
“Io voglio saperlo, dannazione! Per quanto ne so è il nostro biglietto d’uscita!”
 
“Non se ricordarselo è un trauma!”
 
“Trauma o non trauma, non lo so, ma se non parla siamo spacciati!”
 
“Come fa a non importartene niente?! Troveremo un’altra soluzione!”
 
“Se sua grazia si degna di aprire la bocca ci rende le cose più facili!”
 
“Tu non sai cos’ha visto!”
 
“Sto cercando di capirlo infatti, razza di gallina!”
 
“Ma come osi?!”
 
Piantatela!
 
Ci zittì bruscamente Yusei. Lo guardammo tutti quanti negli occhi. Si era decisamente incupito… “Anche se lo volessi, non c’è modo di riutilizzarla. Non so come funzioni, né come attivarla, né da dove cominciare. Siamo al punto di partenza. Inutile arrovellarcisi sopra.”
 
Jack si mise a ridere. “Secondo me hai solo paura. Magari sai pure come funziona, ma non vuoi dircelo.”
 
Mi cadde la mandibola. Era impazzito Jack o cosa?! Era chiaro come il sole che Yusei dicesse la verità!
 
“Non ho paura!”
 
“E invece sì, ti conosco. Altrimenti penseresti a come uscirne fuori, non rinunceresti così facilmente.”
 
“Il modo per uscirne non esiste lo stesso, che lo voglia o no.”
 
“Ecco, mi hai appena dato ragione.”
 
Ma che problemi aveva questo ragazzo?! Intervenni senza pensarci due volte.
 
“Scusami un secondo Jack, ma davvero pensi sia solo una questione di paura? Certo che quella carneficina era spaventosa, ma comunque non c’è nessun segno sulla sua schiena, ha ragione lui! Resta tutto perfettamente inutile, siamo punto e a capo!”
 
“Carneficina? Eri anche tu sul campo di battaglia? Io non ti ho vista da nessuna parte.”
 
Esitai un attimo prima di rispondere. “L’ho vista, punto.”
 
“Quindi sai di che potere si tratta! Perché non l’hai detto prima?! Forza, sputa il rospo!”
 
Prima di rispondere, guardai Yusei. Non volevo rivelare nulla senza il suo permesso. In realtà, pareva un po’ confuso. Forse si chiedeva come facessi a saperlo, in effetti non c’era nessun altro lì a parte noi. E ‘Atzi’ si era subito nascosta. Parlò comunque al posto mio.
 
“Va bene, va bene. Per farla breve: potevo usare tutti i nostri poteri messi assieme. Ma solo uno per volta, e non a lungo. Quando ne ho usati più insieme ho rischiato la pelle.”
 
“Ah ecco, quindi è questo che occorre!”
 
“La fai troppo facile, Jack!”
 
“Sei tu che la fai troppo complicata. Magari ci servirà per battere quello strano tizio.”
 
“Bene, sua altezza sa dirci come usarlo magari?”
 
“Beh, se ci pensi nemmeno ‘Yatol’ aveva il marchio all’inizio, è comparso di punto in bianco solo dopo che è spuntato fuori Akuma. Ecco cosa, salterà fuori se vedremo il bestione!”
 
“Mi stai dicendo che devo andare a prendere a pugni una bestia alta 500 piani?!”
 
“Veramente no, credo che a quel punto spunterebbe fuori anche il Drago Cremisi. Sono sigillati insieme, no?”
 
Yusei affondò la faccia nel palmo della mano. Va bene, non era del tutto senza senso quello che diceva Jack. Ma sembrava troppo fuori di testa per avverarsi sul serio.
 
“Quindi, che facciamo?” sospirò Crow, confuso più che mai.
 
“Pensiamo a uscire di qui, magari?” rispose Ruka, indicando titubante la barriera sopra di noi. In effetti, quasi ci eravamo dimenticati di essere intrappolati sotto una cupola protettiva (forse l’aveva creata il Drago per proteggerci durante il sogno?), circondati da mostri tritacarne.
 
Jack prese di nuovo la parola, guardando Yusei dritto negli occhi. “Sentimi bene, Yusei. Io non lo so cosa ti è successo. So solo che vogliamo tornare tutti a casa, e che abbiamo una scelta sola: andare avanti, senza garanzie. Se quello che il Drago ci ha fatto vedere è profetico e davvero dovrai farti carico di tutti i nostri poteri, farò comunque di tutto per aiutarti. Non posso sostituirmi a te, quindi o tu cacci fuori la grinta e vai a gonfiare di botte quel dannato, o noi moriremo in questo buco infernale. Chiaro?” (io: credetemi sono stata tentatissima di usare altre parole ma ho un rating da rispettare) Yusei lo fissò perplesso per una manciata di secondi buoni. Poi, chinando il capo, sospirò, e semplicemente annuì.
 
“Hai ragione Jack. Grazie.”
 
Mi cadde la mandibola per la seconda volta. Non tanto per il concetto espresso, che in fin dei conti non era sbagliato, quanto per il disastroso tatto adottato e per il risultato che aveva ottenuto. Come accidenti facevano questi due a essere amici?
 
“Ehi, non scordarti di me. Hai il mio più completo appoggio. Da qui ci esce tutti insieme, vivi o morti. E ci sono ancora un mucchio di cose che voglio fare prima di crepare” confermò Crow. “E voi?” chiese a me e Ruka.
Io e lei ci guardammo per un attimo, ma sapevamo di essere concordi nella risposta. Annuimmo con fermezza entrambe.
 
“Ascoltate… so che ci conosciamo da pochissimo, ma questo destino ci unisce in modo speciale. Vi assisterò come meglio potrò, con tutta me stessa.” affermò decisa Ruka. In effetti era adorabile.
 
“Ci sto. Farò il possibile anche io” confermai.
 
“Bene, signore. Ora, siamo tutti pronti a uscire fuori?” domandò Jack cominciando a scaldare i pugni di fuoco.
Crow deglutì forte ma si sforzò di sorridere. La sua pelle cominciò subito a diventar come tenebra. Ora vedevo la somiglianza con Pisco: aveva paura, ma anche tanto coraggio. “Pronti!”
 
Tutti facemmo lo stesso coi rispettivi poteri.
Ora che comandavo la terra, ora che le mie piante sbocciavano dal terreno pietroso, notai che ci fosse qualcosa di diverso. Ora che conoscevo più di questa storia, ora che avevo un motivo in più per sentirmi appartenente ad un passato condiviso, trovavo questo potere sempre più mio. Era mio. Ne ero l’erede. In qualche angolo recondito della mia anima forse ne ero addirittura grata.
 
Guardai il tetto trasparente sopra di noi, affollato di mostri dall’altra parte: potevamo farcela. Battuti questi, avremmo avuto una chance di tornarcene a casa una volta per tutte. Ora o mai più.
 
Una mano mi si posò sulla spalla. Mi voltai: Yusei era vicino, e mi guardava negli occhi.
 
“Grazie, Aki.”
 
Forse aveva capito... Non seppi ribattere niente.
 
“Al mio via, sfondiamo la cupola tutti insieme -presumo sia possibile dall’interno- e attacchiamo ognuno un mostro. Gridate forte se serve una mano. Altre domande?”
 
“Nossignore!” ribatté Crow. I marchi di tutti brillavano ormai, e ognuno aveva già evocato il suo potere.
 
“Bene allora! Al mio via! Tre…”
 
Feci un bel respiro. Forza e coraggio, Aki.
 
“due..”
 
Anche se è dura, non sei sola.
 
 “uno…”
 
Puoi farcela.
 
VIA!
 
Fu un attimo. Cinque attacchi dall’interno confusi a grida di battaglia, e la barriera si infranse: i mostri non capirono neanche chi di noi li colpì. Francamente, nemmeno noi.
 
Non ci risparmiammo nemmeno per un attimo, fino alla caduta dell’ultima bestia. Sentivo una fiamma sconosciuta bruciarmi nel petto, come avessi la forza di un leone. Con noi c’era la memoria degli antenati. Con noi c’era la forza straordinaria del Drago. Con noi c’era il coraggio appreso su un vero campo di battaglia. Nonostante i dubbi e le paure, eravamo forti. Avevamo una grande speranza di vittoria. E avremmo venduto cara la pelle, a qualunque costo.
 
 
 
 
*Nell’antro oscuro della scrittrice*
 
Puntata speciale: crush (her)
 
Aki: …
 
Io: dai, poteva andarvi peggio, avete reagito bene, non per niente vi ha scelti uno a uno il Drago
 
Aki: va bene, ma mi spieghi questa? *indica il bacetto di fine flashback *
 
Io: …non ho proprio nulla da spiegare
 
Aki: *fumante*
 
Io: anzi, oserei dire soprattutto per quello
 
Yusei: davvero non era necessario.
 
Io: qualche critico professionista potrebbe concordare con te. Ma questa è una fanfic. A sfondo faithshipping. Sono giustificata, su
 
Crow: ma quindi c’è una storiella dietro, uh? ~
 
Yusei: Crow, non ti ci mettere pure tu
 
Crow: sono l’unico single canon qua, posso permettermi dei pettegolezzi
 
Io: in effetti sì, accenno ad una sorta di relazione clandestina tra i due. I mean, un principe e una sacerdotessa… non poteva funzionare a quei tempi, I’m sorry guys (ps. questo passato non verrà approfondito ulteriormente per mancanza di tempo e idee)
 
Crow: interessaaaante~
 
Io: huhuh già~
 
Aki: magnifico…
 
Io: ah, ulteriore nota, vi farei notare come la frase udita da Yusei nel precedente capitolo “Figlio mio, io non ti lascerò mai solo” era riferita alla madre che come ha detto Killa fu sacrificata… sì lo so, sono orribile. Proprio orribile.
 
Yusei: …sazierai mai la tua malefica sete di sadismo?
 
Io: …non contarci.
 
Tutti: *sudano freddo* *si riuniscono* *qualcuno propone nuove idi di marzo* *magari una congiura li salverà*
 
 (ed ecco a voi il disegno di Atzi, tadaaa!)

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