Storia
partecipante al contest “Stella
d’Oriente” Indetto da Dollarbaby sul forum di
EFP.
La
leggenda
della Fenice
Il
tetto si stava rompendo.
Di
nuovo.
Le
crepe stavano diventando sempre più grandi e tra poco meno
di trenta secondi
sarebbe stato completamente schiacciato. L’unica soluzione
era scappare, e lo
avrebbe anche fatto se avesse potuto. Ma purtroppo al momento era
impossibile,
paralizzato come era sul suo letto.
Ci
aveva fatto il callo oramai, a queste situazioni.
Si
svegliava, non riusciva a muoversi e mentre realizzava la sua
incapacità di
movimento il tetto cominciava a rompersi.
Era
incredibile come, seppure si fosse trovato almeno cento volte in quella
situazione, il suo corpo reagiva alla sensazione di pericolo,
nonostante niente
fosse reale.
Il
respiro cominciò a farsi sempre più affannoso, un
rivolo di sudore gli scese
fino al collo passando per la tempia mentre il corpo che a poco a poco
riacquistava le capacità motorie, iniziava a tremare dalla
paura.
Nel
momento in cui vide il primo pezzo del muro staccarsi, chiuse gli occhi
in
attesa, e cercò di immaginarsi mentre era sdraiato sulla
soffice erba del Kruger
National Park, all’interno del Regno della Terra, circondato
dai rumori della
natura selvaggia con lo sguardo verso l’alto ad osservare i
miliardi di stelle,
sole fonti di luce che illuminavano quella scura e limpida notte.
Il
ricordo risaliva a più di un anno fa, quando avevo deciso di
saltare la grande
festa natalizia dove avrebbe dovuto rappresentare il suo regno e
partire per
una meta che ambiva da diversi anni, in cerca di avventura e in cerca
di nuove
notti da osservare.
Erano
bastati pochi istanti per farlo tornare indietro di diversi mesi, e ne
bastarono
altrettanti a riportarlo, grazie al bussare incessante di qualcuno alla
sua
porta.
Finalmente
poteva muoversi e grazie a Dio il tetto era intatto.
Tirò
un sospiro di sollievo, la paralisi notturna era terminata. Si trattava
di un
sintomo che lo colpiva da diverso tempo ormai, come conseguenza del suo
sangue
nobili e delle sue abilità magiche. Al momento del risveglio
si ritrovava completamente
paralizzato a letto e oltre al danno anche la beffa, cominciava ad
avere della
allucinazione che gli rendevano la mattina un vero inferno.
Il
tetto che si rompeva? Un classico.
Si
alzò dal letto e cercando di rimettere a posto i capelli
tutti arruffati si
diresse verso il bagno mentre dava il permesso alla persona, che nel
frattempo
aveva smesso di bussare, di entrare nella stanza.
“Buongiorno
Mio Signore, mi spiace molto disturbarla, ma è richiesta la
sua presenza nello
studio di suo padre” disse il servitore appena entrato.
“Ah
si? E mio padre ti ha spiegato il motivo di questa convocazione
urgente?”
“Informazioni
riservate riguardo suo fratello”.
A
quelle parole, il principe si irrigidì notevolmente e
cambiatosi in fretta
d’abito, seguì il maggiordomo per i lunghi
corridoi del palazzo che lo aveva
visto crescere e diventare il successore del re.
Camminando
per i corridoi, incontrarono diverse cameriere e un paio di soldati
messi a
guardia di sale importanti in cui risiedevano dame o baroni di una
notevole
importanza.
Il
giovane non poté evitare di incrociare gli sguardi curiosi
delle cameriere più
anziane e quelli decisamente maliziosi di quelle più
giovani. A differenza dei
ragazzi della sua età, che avrebbero sicuramente
contrapposto quelli sguardi
con lascive occhiate, lui non poté fare a meno di arrossire
e abbassare lo
sguardo sulla punta dei suoi stivali perfettamente lucidate.
Sapeva
di essere un bel ragazzo, ma non usava per niente il suo fascino.
Non
voleva una ragazza che lo vedesse solo per il suo stato, ma qualcuno
che lo
volesse per quello che aveva dentro. Tuttavia questo era molto
difficile, per
il semplice fatto che i Re, i principi o le principesse avevano tutti
un segno
caratteristico fuori dalla norma che li rendeva conosciuti a tutti.
Certe volte
questi segni si collegavano ad un abilità unica e legata
alla magia, ma
raramente avveniva più volte in una famiglia. La loro per
l’appunto era stata
un eccezione. Oltre all’abilità magica, che era
sicuramente una nota positiva,
nella loro persona veniva riscontrata una nota negativa, che molto
spesso era
rappresentata da una malattia. In questo modo l’equilibrio
all’interno del loro
corpo rimaneva intatto.
Lui,
Principe Ankaa del Regno del Cielo, aveva ereditato dai suoi antichi
parenti il
dono del controllo delle mare e delle creature a lui legate e in
contrapposizione ad esso, soffriva di una paralisi nel sonno.
Era
nato il solstizio d’estate ed era il secondogenito della
famiglia reale. La
caratteristica fisica legata alla sua abilità erano degli
incredibili capelli
color dell’argento più puro, che insieme ai suoi
intesi occhi blu, rendevano il
suo un aspetto metallico e attraente.
Arrivarono
finalmente allo studio di suo padre.
Il
servitore lo fece entrare e richiuse la porta subito dietro di lui.
Intorno
alla grande scrivania di faggio erano riunite altre tre persone oltre a
suo
padre.
Erano
intenti in una fitta discussione e non si accorsero del suo arrivo,
perciò si
fece avanti e tossicchiò leggermente per attirare la loro
attenzione.
“Ankaa
finalmente sei arrivato. Vieni avanti figliolo, abbiamo delle
informazioni di
cui renderti partecipe”.
Si
avvicinò e dopo aver scambiato un breve cenno di saluto con
il capo delle Guardie
e con i suoi due sottoufficiali si concentrò sulle carte
disposte sulla
scrivania.
“Mio
Signore, abbiamo ricevuto alcune segnalazioni riguardanti suo fratello
che
dichiarano di averlo visto al confine tra il regno del Cielo e il regno
delle
Maree. Al momento pensiamo che stia attraversando la Foresta che fa da
confine
fra le due terre”.
“Ne
siete sicuri? Da quanto ho saputo, quella foresta in particolare non
è così
facile da attraversare. Pochi superstiti ne sono usciti e tutti in uno
stato
irrecuperabile di follia. Quindi, perché mio fratello che in
molte occasioni si
è rivelato essere tutt’altro che uno sprovveduto,
avrebbe dovuto correre un
simile rischio?”.
“Tuo
fratello è un folle, e questo è quanto. Tuttavia
non voglio che muoia nella
foresta, sarebbe troppo facile dopo quello che mi ha fatto. Andrai a
recuperarlo e lo porterai qui a corte in modo che possa essere punito
come è
giusto che deve essere”.
Il
viso del Re era diventato sempre più rosso di rabbia dopo
ogni parola che con
tono solenne e con una rabbia crescete negli occhi aveva pronunciato.
Non
sopportava che il sangue del suo sangue lo avesse ferito
così profondamente
nell’orgoglio e non avrebbe accettato nessuna contraddizione,
Ankaa lo sapeva
bene, testimone le diverse cicatrici che portava sulla schiena.
Si
limitò quindi ad annuire e ad accordarsi con il capo delle
guardie, per
decidere chi portare con lui nel suo viaggio.
Un’ora
dopo, con le braccia cariche di mappe e documenti vari si diresse nel
suo
studio, dando nel frattempo ordini ai vari servitori riguardanti la sua
partenza.
Dopo
di che, si diresse in biblioteca.
Notò
subito l’assenza di Igor, il suo fidato amico e bibliotecario
all’ingresso. Si
diresse quindi verso il fondo della sala.
Igor,
era un uomo orami anziano, ma che in gioventù aveva vissuto
tante avventure che,
ora come diceva lui, il suo povero corpo preferiva raccontare agli
altri più
che riviverle.
Più
si avvicinava, più udiva la sua voce forte ma allo stesso
tempo calda che
raccontava qualcosa.
Appena
svoltò l’angolo si ritrovò davanti ad
un quadretto che vedeva orami da diversi
anni.
Alsciaukat,
suo fratello minore di appena cinque anni, era seduto su una delle
possenti
ginocchia del vecchio e ascoltava con attenzione tutto quello che Igor
gli
raccontava.
Il
suo arrivo distrasse Igor e di conseguenza anche il suo giovane
fratello si
voltò verso di lui.
Fece
appena in tempo ad alzare lo sguardo che si ritrovò a dover
scattare per
prendere al volo Al che si era appena lanciato ciecamente verso di lui.
Si
ritrovò quindi immerso nella caratteristica fisica di suo
fratello, ovvero i suoi
occhi. Non aveva mai visto una caratteristica così strana, e
nella sua vita ne
aveva incontrati di principi e principesse.
Gli
occhi di Al erano bicolori, uno era di un color viola intenso mentre
l’altro
era argentato, grigio con delle pagliuzze argento.
“Fratellone
vieni ad ascoltare la nuova storia di Igor”.
“Al
lo sai che Igor deve lavorare e non può sempre darti
ascolto, inoltre a quest’
ora non dovresti essere nel salottino giallo con Mrs. Been a lezione di
buone
maniere? Lo sai che nostro padre si aspetta molto da noi”.
Al
lo fissò con i suoi stupendi occhi lucidi dalle lacrime che
subito li
decoravano quando qualcosa gli veniva negato, tuttavia il suo orgoglio
prevalse
e dopo un cenno a Igor e un abbraccio a suo fratello si diresse con una
camminata solenne, che rendeva ridicolo un bambino della sua
età, verso la
lezione di quella mattina.
“Sarà
davvero un bravo principe con il tempo” disse Igor mentre
riponeva il libro che
stava precedentemente leggendo al suo posto nello scaffale.
“Spero
migliore di me e Alya e soprattutto immune dal odio e dalle violenze di
mio
padre”.
“Sai
bene che il Re non è sempre stato così,
è solo la sua reazione al dolore che
tuo fratello maggiore gli ha inflitto. Non dico che sia giusto, sia ben
chiaro,
ma non lo accuserei neanche tanto facilmente”.
“Vuole
che vada a catturarlo al confine, per poi ucciderlo a corte”.
Se
c’era una cosa di cui Igor si era sempre vantato, era la sua
prontezza nel dare
risposta anche alle domande più strane. Ma in quel momento,
dopo che il
principe ebbe pronunciato quelle parole, neanche lui riuscì
nel immediato a
trovare qualcosa da dire.
Prese
alcuni libri che erano stati lasciati su dei tavoli e li ripose al loro
posto,
facendo tutto nel silenzio più assoluto.
Ankaa
aveva però imparato a conoscere quel caro vecchio che
trovava sempre una
risposta a tutti i suoi quesiti, così attese, aspettando il
verdetto
definitivo, che sapeva si stava creando nella vecchia e affettuosa
mente.
“Chi
ha paura di sognare è destinato a morire” disse
Igor guardando il sole che
splendeva sulle verdi e bellissime colline al di fuori del palazzo.
“Era
la citazione preferita di tuo fratello, continuava a ripetermela. Era
una
sognatore, tuo fratello. Nonostante fosse stato costretto da tuo padre
ad
abbandonare questa parte della sua anima, essa è sempre
rimasta lì in un posticino
speciale della sua anima e quando entrava in questo luogo, la lasciava
uscire e
cominciava ad immaginare la sua vita futura, il suo destino”
disse con la voce
rotta dall’emozione ripensando ai bei momenti passati con
l’ormai ex principe
traditore.
“Non
mi ricordo neppure chi la disse, ricordo solo la voce di tuo fratello
che me la
ripeteva, come se fosse stata una promessa. Credo che i sogni siano
stati
l’unica cosa che l’abbiano trattenuto
così a lungo a corte “sospirò
“quando
poi, tuo padre gli ha tolto anche quelli, non ce la fatta. È
scoppiato, come tu
ben sai”.
“Non
voglio veder giustiziato mio fratello, ma non posso nemmeno deludere
mio padre.
Se lo facessi, se la prenderebbe con Al e io non voglio per lui il mio
stesso
destino. So cosa sarebbe in grado di fare mio padre, l’ho
provato sulla mia
stessa pelle. Ne sono testimoni le profondi cicatrici che mi ricoprono
tutto il
corpo”.
“Avrei
dovuto proteggerti dalle violenze di tuo padre, ma ero troppo
paralizzato dalla
paura per lui, e non sono riuscito ad agire”.
“Immagino
che anche con mio fratello maggiore, mio padre abbia usato la
violenza”.
Igor,
non riuscii a trattenere una lacrima, mentre con il capo annuiva
leggermente.
“Tuo
fratello ha subito le sue violenze fin da quando aveva otto
anni”.
“Dopo
la morte di mamma”.
“Si
possiamo dire che tuo padre è passato dalle violenza a tua
madre, alle violenze
a suo figlio. Tuttavia a differenza di te, non si è spinto
solo alle frustate o
alle botte, no. Tuo padre ha inflitto a tuo fratello dolori ben
peggiori”.
“Lui
ha…” inghiotti un po’d’aria
“violentato mio fratello non è vero?”.
Dopo il
breve cenno affermativo disperato del vecchio strinse i pungi e
cercò di
evitare di piangere per quel fratello che lo aveva protetto per
più tempo possibile
dal carattere deviato di suo padre.
Rimasero
in silenzio per molto tempo fino a quando Igor non lo spezzò.
“Sai
a tuo fratello, oltre che le citazioni” disse sogghignando
leggermente al
ricordo Igor “piaceva un sacco la mitologia, in particolare
una leggenda lo
aveva sempre affascinato. La leggenda del Coniglio di Giada. Una mito
che parla
di sacrifico e di altruismo, ma spiega anche come, dietro ad esso
possano
esserci degli orizzonti positivi. Non so se tuo fratello si
è ispirato a questo
mito quando ha deciso di prendere in mano il proprio destino, so solo
che
quello che ha fatto, non lo ha fatto solo per scopi
egoistici”.
Detto
questo, Igor, con un inchino si diresse verso l’uscita della
biblioteca,
lasciando il principe solo a pensare.
Il
giorno dopo, Al e Igor erano sul terrazzo di una camera e osservavano
il
procedere di un piccolo esercito di soldati, diretti verso il confine
del
Regno. Nessuno dei due conosceva però le vere intenzioni del
principe. Avrebbe
catturato il fratello o lo avrebbe protetto?
Il
viaggio durò un paio di giorni, ma quando arrivarono era
ormai troppo tardi. Il
principe traditore si era già incamminato
all’intero del bosco da diversi
giorni. Tuttavia il principe decise di tentare comunque, entrando nel
bosco da
solo.
I
soldati non si opposero ferocemente alla decisione del loro sovrano,
consci che
le probabilità di uscire vivi da quella foresta erano molto
poche.
Cominciò
così il viaggio di Ankaa all’intero di quel luogo
così conosciuto ma allo
stesso tempo così sconosciuto.
All’inizio
non aveva idea di cosa avrebbe potuto trovare al suo interno, ma con il
passare
dei giorni cominciò a farsi un idea. La magia era ordinaria
lì dentro.
Dopo
un paio di ore aveva già avuto l’onore, con suo
enorme imbarazzo, di incontrare
ninfe che scorrazzavano allegramente, e soprattutto nude, per le
radure.
Dal
suo incontro con le creature, capì che spada e arco non
sarebbero serviti a
niente, provò quindi a richiamare un po’ del suo
potere “acquatico”, tuttavia
non essendo la terra al momento ricca di acqua ed essendo il mare molto
lontano
non era in grado di fare molto con quello.
Decise
quindi di cercare di sorvolare gli alberi per cercare con migliore
efficacia il
fratello.
Eseguì
quindi un incantesimo conosciuto da ogni persona del Regno, ma che a
pochi
riusciva con successo. Per sua fortuna era uno di quelli.
L’incantesimo
consisteva nella separazione dell’anima in più
pezzi, praticamente un pezzo
della propria anima, prendeva forma animale o creatura magica in modo
da poter
essere d’aiuto al proprio padrone nel momento del bisogno.
La
sua era una fenice di un bel rosso accesso. La prima volta che aveva
effettuato
l’incanto non era stato tanto sorpreso dalla sua forma,
infondo portava il nome
della stella più luminosa della costellazione della Fenice.
Gli
fece sorvolare il bosco, in cerca di Alya, ma senza successo.
Era
ormai passata una settimana dal suo ingresso nella fitta vegetazione, e
non
aveva trovato niente.
Stava
per perdere le speranze quando un grido e alcuni spari gli fecero
venire i
brividi. Corse verso il luogo da cui proveniva il frastuono e vide una
giovane
donna che disperata si dibatteva e piangeva sdraiata
nell’erba.
Avvicinandosi
capì che la donna era rimasta incastrata in una tagliola.
“Aiutami
ti prego, stanno arrivando e vogliono uccidermi”.
La
poveretta era disperata, ma la tagliola aveva tagliato la carne dalla
quale ora
usciva una quantità immensa di sangue. Scrutando meglio la
ferita notò però che
non era sangue comune, bensì argento liquido.
Si
sentirono in lontananza alcuni spari e rumori di zoccoli che al galoppo
si
dirigevano verso di loro.
“Ti
prego”.
Cercò
di aprire la tagliola con le mani ma era stata arrugginita dalla
pioggia ed era
quindi ancora più difficile cercare di forzarla.
Prese
quindi la spada e provo a rompere il marchingegno che la faceva
scattare,
aumentò la forza quando avvertì che coloro che la
stavano inseguendo erano
sempre più vicini, fino a quando non si ruppe.
La
giovane non riusciva a correre con la caviglia completamente distrutta,
dovette
quindi trascinarla e poi portarla tra le braccia per riuscire a
scappare.
Non
sarebbe riuscito a portarla a lungo ma grazie a Dio la fortuna li
assistesse e
gli fece trovare una piccola grotta in cui rifugiarsi.
Appoggiata
la ragazza contro la parete, Ankaa si chinò per vedere le
condizioni della sua
caviglia.
Era
messa molto male e il sangue che aveva e che continuava a perdere era
molto.
“Ti
ringrazio infinitamente per avermi aiutato”.
Si
prese un momento per osservarla. Era di una bellezza divina, aveva
lunghi
capelli rossi e ricci e un viso bianco come il latte. Aveva un qualcosa
di
magico.
“Come
è messa la mia ferita?” chiese con la voce velata
di preoccupazione.
“Male,
hai perso molto sangue e ne continui a perdere. Inoltre la ruggine
presente
sulla tagliola potrebbe portare in fretta la ferita ad
infettarsi”.
La
giovane annuii lentamente e cercò di togliersi il mantello
che portava sulle
spalle. L’aiutò e in quel momento notò
che la pesante stoffa era inzuppata di
sangue. Non poteva essere quello della caviglia, perciò la
fece voltare con il
cuore in gola, e le ispezionò la schiena fino a quando non
notò vicino al suo
fianco destro un foro di un proiettile.
“Sei
stata colpita da un proiettile. Non senti dolore?”.
La
ragazza arrossi violentemente sotto l’occhiata strabiliata
che il principe gli
rivolse.
“Avrai
sicuramente notato il mio sangue argentato e immagino che sarai
già arrivato ad
una conclusione”.
“Sei
una creatura magica, ma per quanto ne so, nessuna creatura è
immune al dolore,
tranne forse…”
“Gli
dei”.
Se
prima Ankaa era sbalordito ora era decisamente paralizzato dallo
stupore.
Quando era piccolo, sua madre gli raccontava storie riguardanti dei e
dee che
vivevano tra gli uomini e vegliavano su di loro, ma mai aveva creduto
che
creature di una spiritualità così elevata
vivessero veramente fra di loro.
“È
un piacere conoscervi Principe Ankaa del Regno dei Cieli, il mio nome
è Panila,
Dea della natura e delle selve”.
“Ho
sempre pensato che il Dio della natura fosse Pan…”.
“Sono
la sua erede. Purtroppo il divino Pan ci ha lasciato molto tempo fa, e
sono
stata scelta per diventare il suo successore. Tuttavia credo che la mia
vita
come dea sia giunta al termine e questo è un grave problema
per tutti gli
abitanti della vostra terra. Vedi, gli dei sono spiriti che mantengono
l’acqua,
l’aria e gli altri elementi su questa terra, con la mia morte
e senza aver
trovato il mio successore, tutte le creature viventi sono destinate a
morire.
Guarda tu stesso”.
La
giovane indicò al Principe la natura fuori dalla grotta e
quello che vide lo
scioccò. La natura stava appassendo ad una
velocità fuori dal normale, e anche
lui più i secondi passavano più stava diventando
debole, sentiva il suo stesso
corpo invecchiare alla velocità della luce.
“Cosa
si può fare per salvarti?”
“Il
proiettile che mi ha colpito era avvelenato” prese un bel
respiro, mentre la
sua carnagione diventava sempre più pallida e le ossa
divenute troppo fragili
la fecero cadere per terra.
“L’unico
modo per salvarmi è ricaricarmi di energia e curarmi le
ferite con essa, in
questo modo eviterei la mia morte”.
Il
Principe si stava indebolendo sempre di più, ma non riusciva
a pensare ad altro
oltre che ai suoi due fratelli, entrambi contavano su di lui, per
diventare il
Re. Ma dentro di lui sapeva che non era nato per quel destino.
“La
mia energia di basterebbe? Sono il Principe e ho abilità
magiche che mi
riempiono di energia più del normale”.
La
ragazza, i cui capelli stavano passando dal bel rosso acceso a un
bianco
smunto, lo guardò con i profondi occhi verdi.
“Si,
basterebbe a mala pena. Sai che cosa significa questo? Prosciugandoti,
tu
morirai”.
“Lo
so, ma sono il Principe del regno dei Cieli, ed è mio
compito salvare la mia
gente. Quindi prendi sono pronto, l’unica cosa che ti chiedo
è di vegliare su
mio fratello minore. Ti prego, salvalo dall’odio che mio
padre vuole far
crescere nel suo cuore”.
“Ankaa
Principe del Regno dei Cieli, ti prometto che proteggerò tuo
fratello e che lo
indirizzerò verso il suo destino” sorrise
“tuo fratello maggiore mi ha parlato
molto di te, e ora lo posso dire con sincerità e con
sicurezza” gli prese il
braccio e iniziò a prendere la sua forza vitale
“in te c’è un vero Re”.
Ankaa
sentiva la sua energia abbandonarlo, ma non era doloroso.
Tutt’altro, era
piacevole. Durante il processo pregò tutte le
divinità che conosceva di
prendersi cura dei suoi fratelli e delle persone che amava. E prego di
poter
vegliare lui stesso sui suoi fratelli.
La
dea che durante il trasferimento dell’energia, era in
contatto con la sua
mente, sentii l’ultimo desiderio espresso dal ragazzo e
decise di soddisfarlo.
Così
prima della fine del passaggio di energia, prese l’anima del
giovane e la portò
sulla luna, in modo che potesse vegliare per sempre sul sonno dei suoi
fratelli.
*******
“Ancora
oggi, si dice che sia possibile vedere nelle notti di luna piena
accanto alla
figura del Coniglio di Giada, la forma di una fenice, simbolo di un Re
che con
il suo coraggio e il suo spirito di sacrificio, ha salvato tutta la
popolazione
dalla morte certa”.
Il
silenzio regnò sovrano per alcuni minuti
all’intero della saletta. Quando
all’improvviso venne investito da una marea di domande, fatte
da quei teneri
bambini che a quanto pare non avevano gradito il finale della storia.
Con
calma e pazienza rispose ad ognuna di esse. Ovviamente la maggior parte
di essi
non credeva veramente a quello che aveva appena sentito, era solo una
storiella
della buona notte per loro come per i loro genitori, raccontata da un
vecchio
bibliotecario.
Dopo
che se ne furono andati, il vecchio ripose il suo vecchio diario in uno
scaffale e si diresse a chiudere la grande finestra della biblioteca
che dava
sul parco.
Si
accorse però che non tutti i birbanti se n’erano
andati. Regolo, un caro bimbo
dagli strani capelli violetti, scrutava la luna piena con fare curioso.
Si
avvicinò piano al ragazzino.
“Non
è una storia inventata, vero?”
“Mio
caro Principe, devi scegliere da solo cosa pensare di questa
storia”.
“Mio
nonno dice sempre che ogni uomo è forte solo
perché ha un fratello accanto a
sé. Credo quindi che il mio antico zio Ankaa del Regno dei
cieli sia veramente
esistito e che è solo grazie a lui se oggi siamo veramente
qui”.
Dopo
di che, se ne andò.
“È
sveglio il ragazzino”. Un ombra di mosse lentamente verso il
vecchio, fino ad
arrivargli di fianco.
“Sono
passati decenni dalla morte di Ankaa, eppure tu non sei cambiato di una
virgola, Dio del tempo”.
“Non
posso dire lo stesso di te Panila”.
“Che
ti devo dire, sono cambiata insieme alla natura” si
interruppe un attimo per
dire una veloce preghiera “sai ringrazio tutti i giorni Ankaa
per quello che ha
fatto anni fa, se lui non si fosse sacrificato per me, nessuno sarebbe
qui
oggi”.
“Hai
tenuto fede alla tua promessa e hai vegliato sui suoi fratelli, credo
che ti
sia molto riconoscente. Tuttavia mi sembra di capire che tu sia venuta
qui per
dirmi addio”.
La
donna ridacchiò. “Sei sempre stato sveglio. La mia
ora è giunta, e in parte hai
ragione, sono venuta qui per salutarti, ma non solo per questo. Sono
qui per
indirizzare Regolo, principe del Regno dei Cieli, stella della
costellazione
del Leone, verso il suo destino”:
“Hai
deciso che lui sarà…”.
“Sarà
il mio erede, si. Ma sai che non è una mia decisione,
è il fato che decide
queste cose”.
Stettero
in silenzio.
“È
giunto il momento, lascio ancora per una volta le cose in mano tua mio
vecchio
e fedele amico, fa che Regolo diventi un vero re e un bravo dio, io e
Ankaa vi
osserveremo dall’alto e vi proteggeremo nel limite del
possibile”.
Dopo
queste parole la donna cominciò a svanire, sotto gli occhi
tristi di Igor, fino
a scomparire del tutto, se non per un paio di foglie che sospinte dal
vento,
volarono nel cielo infinito fino a raggiungere il loro posto, accanto
alla
luna, sotto forma di stella.
Il
giovane Regolo, che stava per andare a dormire guardò la
luna per un ultima
volta e in quel istante giurò di aver visto i contorni di
una fenice
illuminarsi.