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Autore: mugsy    12/06/2009    4 recensioni
"se ne dicono di stronzate da bambini. Stronzate in cui noi crediamo. Stronzate che abbiamo l’illusione che si avverino. Stronzate che chiamiamo sogni"
In un'anonima periferia di un'anonima città, si incrociano le strane vite di un omicida per hobby, una "sfigata" con un terribile segreto e una lesbica che vuol cambiare pagina. A far da contorno, le turbe mentali e le strane angoscie di Virginia, condite da sogni altrettanto bizzarri. Perchè quando perdi la tua strada, recuperarla richiede un prezzo elevato.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Dottore, regalami euforia. Se nuoto nel fango, è solo colpa mia”. Non so bene il motivo, ma furono le prime parole che uscirono dalla mia bocca all’inizio della seduta. Mi vennero spontanee, naturali, come se dovessi dirle per forza. Come se non dirle mi sarebbe costato qualche punizione divina.

Il dottor Huxley era seduto di fronte a me, serio e preciso, affondato nella sua poltrona di camoscio, che era tanto brutta quanto estremamente comoda. Sembrava davvero adatta ad uno strizzacervelli del suo alto lignaggio. Perché il signor Huxley non era certo l’ultimo dei pirla. Lui era una delle massime autorità al mondo nell’ambito della psicologia. Forse, solo l’esimio signor Sigmund era sopra di lui in un’ipotetica scala di strizzacervelli. Il che non era certo una cosa lusinghiera.
Gli psicologi erano, e lo sono ancora, la razza più infame e bastarda sulla faccia della terra. Sempre bravi a giudicarti e a spillarti soldi con le loro cazzate esistenziali. Sicuramente inizierà a blaterare stronzate del tipo che io sono pazza, che devo essere curata in qualche clinica… minchiate. Solo minchiate. La verità è che il caro signor Huxley è solo un dannato servo del sistema e dello stato. Uno dei tanti, si direbbe, ma lui era il più triste e meschino. Gia il suo aspetto lo faceva intuire: il dottore aveva infatti degli enormi baffoni da Mr Birra Moretti (o da Roberto “Baffo” Da Crema, se preferite). Questo per me era un cattivo segno. Se c’era infatti qualcosa che quella puttana di mia madre mi aveva insegnato, erano le equazioni “baffi uguale comunista” e “comunista uguale pericolo“. Diceva sempre di non fidarsi dei comunisti, perché predicano bene e razzolano male e perché sono guidati dal demonio. Sarà perché il mio caro paparino era anch’esso comunista? Bah.



Ad ogni modo, comunista o masochista, Huxley stava li, con tutta la sua alterigia e tracotanza. Non si muoveva, era impassibile, completamente impassibile, come una statua di cera di Madame Tousseau. Totalmente, completamente immobile. Se non avesse avuto gli occhi aperti, avrei anche potuto pensare che fosse morto.
“Dottore, regalami euforia. Se nuoto nel fango, è solo colpa mia”. Di nuovo quella frase. Avrei voluto dire tutt’altro, ma dalla bocca mi era uscita solo questa insulsa, inutile frase, che avevo sentito chissà dove in chissà che CD di chissà quale gruppo strano. Eppure, mai frase sembrò più azzeccata allo stato in cui trovavo. Era inutile, malgrado odiassi ammetterlo, avevo dei seri problemi mentali. Solo, mi appariva insopportabile chiedere aiuto proprio a quel bastardo comunista. Anzi, non volevo chiedere aiuto a nessuno. Volevo uscire da sola dalle mie pazzie, dai miei timori e dalle mie paure. E non volevo l’aiuto di nessuno. Ne da Robert, ne dalla mia amata Federica, ne tanto meno da sto dottore scemo. Volevo prendere da sola le mie ali e volare via da qui. Lontana da questo mondo di merda, dove tutti mi giudicano pazza o anormale, dove tutti mi credono stupida o che, dove mia madre mi odia e mio padre non esiste, dove un Huxley qualunque si arroga il diritto di analizzarmi. Ma che ti devi analizzare? Sarò anche pazza, ma ti dico una cosa: io almeno ho un sogno, quello di voler andar via da qui. E tu? Tu ce l’hai un sogno? Ce l’hai, razza di scarto umano?



La concitazione del momento mi face uscire una calda lacrima dai miei occhi. Vorrei dire tante cose a quell’individuo, ma l’unica cosa che riesco a dire è: 
“Dottore, regalami euforia. Se nuoto nel fango, è solo colpa mia”.
  
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