Il drago degli El
Parte I
Lena attraversò il corridoio con il
cuore che batteva veloce. Tese le orecchie, nel non sentire il suono di passi,
oltrepassò l’angolo e raggiunse in fretta la porta.
La tensione salì ancora, ma era, in
qualche modo, eccitante. Rapida infilò due sottili attrezzi in ferro nella
serratura. Con il cuore che era un ritmico pulsare nelle orecchie ruotò il
polso e sentì un brivido quando il rumore secco dell’ingranaggio che si apriva
spezzò il silenzio.
Si infilò nella stanza e chiuse
rapida la porta alle sue spalle. Non aveva molto tempo, suo fratello era
impegnato nei suoi doveri di signore del castello, ma si sarebbe liberato in
fretta e sarebbe tornato lì.
Si guardò attorno con fibrillazione.
Sapeva che due giorni prima era arrivato qualcosa di grosso e non solo in senso
fisico. L’eccitazione di suo fratello era stata più che palpabile e il fatto
che avesse invitato la loro madre a raggiungere il castello era bastato per
intrigarla.
Lena osservò l’ampio laboratorio alla
ricerca della cassa che aveva visto scaricare dagli uomini di Lex, aveva un’idea precisa di quello che vi avrebbe trovato
al suo interno e aveva, decisamente, voglia di darci un’occhiata. Soprattutto
vista la frustrazione di suo fratello che dopo ore rinchiuso nel suo
laboratorio sembrava non esserne venuto a capo.
Lena fece qualche passo avanti e si
fermò. I suoi occhi, ora, erano fissi su di una forma. Il suo cuore accelerò e
lei percepì di nuovo quel brivido d’eccitazione: un drago degli El.
L’essere era steso sul tavolo, appena
più grande di una persona, le ali di un cupo rosso, stese a coprire il corpo che
era di un blu scuro, quasi come un mantello. Lena si avvicinò lentamente, il
drago respirava piano, sembrava sofferente.
Si era aspettata molte cose, aveva
visto più volte i due draghi El sfrecciare nel cielo,
garantendo pace e stabilità al regno, quasi come dei, incorruttibili e imbattibili,
ma non aveva mai potuto osservarli da così vicino. Mai aveva pensato a quanto
fossero belli e… due occhi di un profondo azzurro di aprirono fissandosi su di
lei. Lena dovette usare tutto il suo autocontrollo per non fare un brusco passo
indietro.
Il drago emise un sibilante gemito,
cercando di muoversi. Solo allora, Lena poté vedere la freccia che spuntava dal
ventre dell’animale.
Fece una smorfia. Suo fratello
desiderava il potere sui draghi El da tutta una vita,
perché controllare loro avrebbe significato controllare il regno e, perché no,
l’intero mondo. I Luthor non progettavano mai in
piccolo. Ma come poteva, Lex, lasciare quella
creatura soffrire a quel modo?
Lena fece un passo avanti e, molto
delicatamente, appoggiò la mano sul corpo del drago. L’essere fu percorso da un
sussulto di paura e Lena, ora che era vicina, notò le ferite che sfregiavano la
pelle del drago, suo fratello doveva essere stato violento nel suo tentativo di
dominarlo, nel suo desiderio di strapparne i segreti.
“Mi dispiace…” Mormorò. Era entrata
nel laboratorio per vedere la famosa bestia, non si era aspettata di sentirsi
così nel vederla abbattuta e ferita. Erano esseri che appartenevano al cielo,
esseri giusti e nobili. Eppure i daxamiti avevano
trovato un modo per abbatterli e avevano cominciato con l’esemplare leggermente
più piccolo, quello più veloce, ma anche più inesperto. Una freccia aveva
perforato le sue scaglie, prima invincibili e aveva ferito il drago. Solo, nel
cielo, aveva fatto il possibile per sfuggire agli uomini della regina Rhea, ma era caduto dalla padella alla brace, finendo tra
le mani di suo fratello. Oh, certo, loro erano nemici del regno di Daxam, ma la sua famiglia aveva sempre disapprovato l’uso
dei draghi come meri dissuasori. I Luthor
pianificavano una guerra da anni e ora, sembrava che Lex
fosse riuscito a mettere le mani sull’arma più potente. Sempre se il drago non
fosse morto a causa della freccia, sicuramente avvelenata, o grazie alle cure
di Lex.
Accarezzò la testa della bestia
cercando di trasmettergli un poco di conforto, notando solo ora i riflessi
dorati.
“Vorrei che mio fratello fosse un
uomo diverso.” Mormorò, piano.
Una singola lacrima cadde dall’occhio
del drago, sempre fisso su di lei, e scivolò sulla sue dita che erano ancora
intenti ad accarezzare il delicato muso.
Lena sentì una fitta di dolore.
Entrare di nascosto nel laboratorio di suo fratello era sembrato eccitante, ma
ora si sentiva solo male per quella situazione a cui, inutile illudersi, non
poteva trovare rimedio.
Sospirò e con un certo rammarico
sollevò la mano separandola dalla pelle calda e stranamente morbida del drago.
Non sapeva quanto tempo avesse
passato accanto al drago, ma di certo non gliene rimaneva molto prima che suo
fratello fosse tornato. In fretta si voltò e tornò alla porta, l’aprì, ma prima
che potesse uscire un gemito la fermò. Era stato un suono sorprendentemente…
umano.
Si voltò verso il drago e sgranò gli
occhi. Sul tavolo, dove fino ad un istante prima vi era l’essere alato, ora vi
era una fanciulla. Il corpo nascosto da un abito blu, un ampio mantello rosso
sulle spalle. I capelli biondi che le ricadevano sul volto, la freccia che
spuntava in modo terribile dal suo ventre.
Questa volta Lena fece un passo
indietro, spaventata e sconvolta da quella trasformazione.
Due occhi azzurri, limpidi, disperati
e pieni di dolore si fissarono su di lei.
“Ti prego…” Riuscì a dire. “Aiutami.”
Note: La
storia è in due parti, non è molto lunga, ma questo punto era troppo perfetto
per non approfittare dell’interruzione… perdonatemi! ;-)
Mi auguro che
questo piccolo prologo vi abbia intrigato. È una storia semplice che ho scritto in poche ore,
basandomi su di un'idea repentina che spero vi piacerà.
Fatemi sapere
cosa ne pensate.