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Autore: marl_vt    02/07/2017    4 recensioni
-Albus Silente decide che per Harry Potter la soluzione migliore sia stare lontano da tutto e da tutti, per concentrarsi maggiormente sul suo unico obiettivo: uccidere Lord Voldemort. Durante la ricerca degli Horcrux, Harry viene spostato di casa in casa dei membri dell'Ordine della Fenice, fino a capitare alla Tana. Oltre ai Weasley, ad accoglierlo mal volentieri per la paura del pericolo portato dalla sua presenza ci sarà la fidanzata di Ronald, Hermione Granger. Il loro incontro segnerà le sorti della guerra magica, e non solo.- Ciao a tutti, questa è la mia terza long-fic e spero possa trovare consensi e, perché no, consigli tramite vostre recensioni come le mie due storie precedenti. A distanza di quasi due anni di silenzio, vi auguro buona lettura e spero di emozionarvi come mi sono emozionata io nello scriverla :) marl_vt
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Hermione
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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IL PIANO QUASI PERFETTO

 

Harry si grattava il mente con un mano, mentre con l'altra scorreva i fogli che gli mostrava il signor Weasley, nel salotto di casa sua.

 

“Non lo so Harry, mi sembra davvero una pazzia.. E poi, come potrai fare tutto da solo?”

 

“Lei mi sta dando davvero una grande mano, se non fosse per lei non avrei mai conosciuto il Ministero così a fondo..” Harry sorrise, sinceramente grato. “La mia scorta di Pozione Polisucco mi permetterà di entrare senza essere visto sotto le sue sembianze, visto che ho quasi la certezza di sapere che la cosa che sto cercando la possegga il capo del suo dipartimento.”

 

 

“Io voglio aiutarlo, Herm. Che senso ha stare qui fermo ad aspettare?” In cucina, Ron e Hermione discutevano.

 

“Devi andare a lavorare da tuo fratello George, sai bene che da solo non riesce a mandare avanti il negozio.” Hermione lo guardava con le braccia rigidamente conserte.

 

“Smettila, è solo un giorno.” Ron fece per alzarsi per raggiungere Harry e suo padre.

 

“Benissimo, allora verrò anche io ad aiutarvi.” Hermione lo disse a voce così alta che tutti i presenti in casa si zittirono a guardarla. Saltò giù dalla sedia e si diresse a grandi passi in salotto, seguita da un risentito Ron.

 

“Amore, dai.. Adesso basta.” Ron sorrise imbarazzato ad Harry e suo padre.

 

“Io sono molto aperto ad ogni tipo di aiuto disponibile, invece. Intendevi questo, con quella frase?” Harry si alzò in piedi, invitandola a sedere al posto suo. Quando Hermione annuì, continuò. “Immagino che vogliate sapere prima il piano..”

 

“Io non credo che..” Provò a intervenire Ron, ma Hermione lo zittì con uno sguardo.

 

“Bene.” Cominciò Harry. “Devo prendere questo medaglione.” Diede la foto che aveva in tasca prima a Hermione, che poi la passò a Ron.

 

“Questo è il signor Yaxley, il capo di papà.”

 

“Precisamente, nonché mangiamorte molto fidato di Voldemort.” Harry aveva preso a passeggiare e non aveva fatto caso al sussulto provocato a tutti e tre i suoi interlocutori. “Come già sapete, Voldemort ha piazzato diversi mangiamorte a capo dei Dipartimenti del Ministero. Yaxley è molto scontento di quello riservato a lui, potete immaginare il perché. Convinto di impressionare il suo padrone, è riuscito a impossessarsi a un ladro da quattro soldi di quel medaglione che gli spunta appena dalla giacca, che apparteneva a Salazar Serpeverde in persona. Si tiene quel cimeglio gelosamente, pronto a mostrare la sua falsa appartenenza alla famiglia Serpeverde al momento giusto. Quel che però non sa, è che quel medaglione appartiene già a Voldemort, e in maniera decisiva.” Harry fece una pausa. “Non posso entrare nel dettaglio, ma vi posso garantire che catturare quel medaglione significa arrivare ancora più vicini ad uccidere lui.”

 

“Posso chiederti..” S'intromise Hermione. “Come mai questo così importante medaglione lo aveva un ladruncolo qualsiasi?”

 

“E' una storia interessante, in realtà..” Harry pensò rapidamente all'elfo domenistico di Sirius, a Regulus, a Mundugus. “Ma ve la racconterò un'altra volta.”

 

“Io berrò la Polisucco e mi trasformerò nel signor Weasley, mi introdurrò al Ministero e.. Beh, improvviserò.” Harry concluse risedendosi sul divano, affianco a un Hermione pensierosa.

 

“Credo che l'unico aiuto che ti posso dare sia fare da palo fuori dal Ministero. Potresti rubare qualche capello a una guardia, papà, così se ci fossero dei problemi riuscirei ad avvisare Harry..” Ron si grattava la testa, come per concentrarsi meglio. Mentre Arthur annuiva lievemente, Hermione parlò decisa.

 

“Io credo di avere un'idea migliore. Arthur, Molly è mai entrata al Ministero con te?”

 

“Certo, è venuta spesso.. Ma perché?” Il signor Weasley sembrava molto confuso.

 

“In quale circostanza?” Lo incalzò Hermione. Harry la guardò di sottecchi, credendo di aver già capito dove volesse andare a parare.

 

“Beh, la maggior parte delle volte per portarmi il pranzo che mi ero dimenticato..” Le orecchie di Arthur cominciarono a prendere il colore dei suoi capelli. “Però di solito cerca di non restare mai molto, il mio capo Yaxley detesta me e tutta la mia famiglia, e non appena vede spuntare Molly non perde occasione di.. Ehm, umiliarla.” Finì la frase con lo sguardo basso.

 

“Ma è fantastico!” L'esultanza di Hermione sconvolse non poco il signor Weasley, che la guardò a bocca spalancata. “Cioè, voglio dire.. E' terribile il modo in cui vi tratta, ma questo può giocare a nostro favore giusto? Basterà che..”

 

“Che tu ti trasformi nella signora Weasley e vieni con me dentro al Ministero.” Harry concluse la frase di Hermione, e lei girò di scatto lo sguardo verso di lui.

 

“No. Non se ne parla minimamente.” Ron scosse vistosamente le braccia in segno di dissenso.

 

“Io lo trovo un buon piano invece. Yaxley sarà attratto dalla finta signora Wealey,e potremmo attirarlo nell'ufficio del signor Weasley con una scusa e..” La mente di Harry lavorava rapidamente.

 

“No, non permetterò di mettere in pericolo Hermione. Ho già detto che non se ne parla.” Ron si alzò, guardando arrabbiato Harry. “Cambiamo piano, vengo io con te.”

 

“Perché non possiamo andare io e Molly e basta??” Arthur si alzò a sua volta.

 

“No, signor Weasley, devo essere io a prendere quel medaglione.” Harry non aveva mai mandato nessuno a fare il lavoro sporco per lui e non avrebbe cominciato proprio in quel momento. “Andrò da solo, avete ragione, non posso portare lei con me. Ron, se sei ancora disponibile a fare da palo sotto le sembianze di una guardia mi sarebbe utile.”

 

“Mi sembrate tutti un branco di idioti!!” Hermione parlò a voce più alta di tutti, zittendoli in un attimo. “Non posso forse perché son una donna? Perché sono più debole di tutti voi? Ti devo ricordare a cosa sono sopravvissuta, Ronald Weasley? Ti devo ricordare le innumerevoli volte che mi sono dovuta difendere da sola, essendo io una sporca mezzosangue?” Sentiva le lacrime dovute al nervosismo spingere dietro gli occhi, ma fu brava a trattenerle. “Farò questa cosa perché l'ho deciso io, perché sono in guerra tanto quanto voi, perché voglio la fine di Voi-sapete-chi tanto quanto voi.” Frustando l'aria con i capelli, corse al piano di sopra, nella stanza sua e di Ron.

 

“Molto bene, direi che è deciso. Agiremo fra una settimana: in questo tempo, lei signor Weasley dovrà recuperare i capelli di una guardia da dare a Ron, mentre io e Hermione organizzeremo il piano e studieremo il modo perfetto di sembrare i coniugi Weasley.” Harry si congedò, dirigendosi al piano di sopra.

 

Cercò di ricordarsi quale fosse la stanza che stava cercando, e optò per bussare a quella con la porta chiusa.

 

“Non adesso, Ron..” Rispose Hermione da dentro la stanza.

 

“Sono Harry. Posso entrare un secondo?”

 

“Ah, ehm..” Hermione avrebbe voluto dirgli di no, ma fare la maleducata gli sembrava inutile e controproducente. “Si, certo.”

 

Harry aprì piano la porta, entrò nella stanza e se la richiuse alle spalle. Hermione era seduta accanto alla finestra, con le braccia che stringevano le gambe e lo sguardo rivolto fuori. La stanza era tappezzata di foto dell'adolescenza trascorsa ad Hogwarts, lei e Ron soli, lei e Ron con amici.

 

“Questi sono i tuoi genitori?” Harry sorrise ad una foto che ritraeva una piccola Hermione sulle spalle di un uomo affianco ad una bella donna sorridente.

 

“Si.” Tagliò corto lei, senza neanche voltarsi. “Devi dirmi qualcosa?”

 

“Posso sedermi?” Harry si sedette sulla sedia poco distante da lei. “Se davvero hai deciso di accompagnarmi in questa cosa, avrei bisogno che mi ascoltassi un attimo.” Visto che Hermione non dava segni di risposta, continuò. “So che non sopporti l'idea che io sia qui, so che sei preoccupata per Ron e per la sua famiglia, e so che preferisci venire tu piuttosto che lasciare che qualcuno di loro sia in pericolo. Trovo tutto ciò molto nobile, e voglio che tu sappia che non ti accadrà niente: sarà mia priorità proteggerti.”

 

“Io non ho..” Hermione lo guardò accigliata.

 

“Nessun bisogno di protezione, so anche questo.” Harry le sorrise. “Ma lascia che ti dica che conosco bene le persone che incontreremo al Ministero, e avremo entrambi bisogno di coprirci le spalle a vicenda. Anche io ho bisogno che tu protegga me.”

 

Il viso di Hermione si rilassò, e annuì.

 

“Bene. Voglio anche che tu segua questo semplice ordine: se le cose dovessero mettersi male, tu dovrai scappare all'istante. Non ti deve interessare di niente, dovrai scappare e basta. Siamo d'accordo?” Harry le tese la mano, e lei esitò. “Per fare questa cosa insieme, ho estremo bisogno che tu ti fida di me, così come ho bisogno di fidarmi di te.”

 

Hermione lo guardò dritto negli occhi, e le parve di vederlo per la prima volta. Quegli occhi così verdi le stavano parlando, le stavano dando qualcosa di indefinito; quegli occhi così verdi la stavano cercando. Gli strinse la mano, e lui la tirò a se, facendola alzare in piedi.

 

Erano uno di fronte all'altra, con la mano stretta e gli occhi incollati, pronti a sancire una grossa verità.

 

“Mi fido di te, Hermione Granger.”

 

“Mi fido di te, Harry Potter.”

 

 

I giorni successivi furono usati completamente per ottimizzare il piano. Il signor Weasley riuscì a strappare qualche capello a una guardia senza troppe difficoltà, e era riuscito a Confonderlo per fargli prendere un giorno libero proprio nel giorno della missione. Di giorno studiavano tutti gli angoli del Ministero, mentre la sera Harry e Hermione si allenavano insieme ai signori Weasley per imparare ad essere loro completamente.

 

“Ricapitoliamo: io arriverò 15 minuti dopo rispetto a te, raggiungendoti nel tuo ufficio per darti il pranzo.” Hermione camminava avanti e indietro, torturandosi le mani.

 

“Io, nel frattempo, sarò andato nell'ufficio di Yaxley mostrandogli il mio ultimo intervento in una casa Babbana e lascerò la sua porta aperta di proposito, così quando tu passerai davanti alla sua porta lui ti vedrà.” Harry guardava Hermione fare avanti e indietro.

 

“Io ti chiamerò ad alta voce, passando davanti al suo ufficio, dicendo di averti portato il pranzo.”

 

“A quel punto, si spera che lui ti seguirà..” Continuò la signora Weasley. “Trovando più divertente torturarti piuttosto che fare il suo lavoro.”

 

“Mi raccomando, rispondigli male e umilialo: ti attaccherà ancora di più.” Arthur guardò prima Hermione e poi si rivolse ad Harry. “Non esitare a difenderla, da me se lo aspetta. Così sarà più facile attirarlo dentro l'ufficio, lontano da altri occhi indiscreti, e stregarlo per portargli via il medaglione.”

 

“Lei è sicuro che, così facendo, non perderà il posto di lavoro?” Chiese Harry.

 

“Sono sicuro. Lui sa che faccio parte dell'Ordine della Fenice, vuole tenermi d'occhio. Però sono anche sicuro che si arrabbierà, e molto.” Arthur strinse le mani della moglie, baciandogliele con dolcezza. “Ci torturano in ogni modo possibile per farci parlare, ma noi non abbiamo mai ceduto. E continuo a lavorare al Ministero perché credo sia importante dimostrare a voi-sapete-chi che noi ci siamo, e non intendiamo mollare finché non ci uccideranno tutti.”

 

Harry lo guardò con tutta l'ammirazione che riuscì a esprimere senza parole: sentiva per quell'uomo una stima davvero enorme.

 

“Ora, nel frattempo che aspettiamo Ron per la cena, sarebbe meglio mostrare un po' più di intimità tra di voi, tenendo conto che siete sposati da trent'anni.” Molly incrociò le braccia, dicendo la frase che ormai diceva da giorni.

 

“Signora Weasley, sono sicuro che quello sarà il problema minore.” Harry si alzò.

 

“Tu dici? Con tutte gli uomini che hanno dentro, pensi che non ci sia nessuno a controllare la presenza di qualsiasi impostore? Credi che non conoscano me e Arthur alla perfezione?” Molly lo guardò accigliata, e lui dovette togliere lo sguardo.

 

“Molly ha ragione.. Se ci salta la copertura, sarà stato tutto inutile.” Hermione si avvicinò ad Harry, e lui la guardò tenendo le braccia conserte.

 

“Siete sposati, avete passato una vita insieme, vi amate e amate i vostri figli, nel vostro sguardo si nasconde tutta la vostra intimità e complicità di coppia.” Suggerì Arthur.

 

“Ehm..” Provò a rompere il ghiaccio Hermione. Harry rimase rigido e con le braccia incrociate. Si guardarono e gli venne da ridere a entrambi, per l'imbarazzo. “Come si può fingere di avere intimità con una persona che conosco appena?”

 

“Provate a toccarvi..” Sussurrò Molly, decisa poi a stare in silenzio, per lasciare che le cose nascessero da sole.

 

Hermione prese un bel respiro, ancora con il sorriso imbarazzato dipinto in volto, e appoggiò le sue mani sulle braccia incrociate di Harry. Lo invitò a scioglierle, accarezzandogli gli avambracci. Lui accettò, senza smettere di seguire con lo sguardo i suoi movimenti delicati. Sentì la pelle riempirsi di brividi incontrollati, e si rese conto che mai nessuno lo aveva toccato in quel modo.

 

Hermione arrivò alle mani di lui, le studiò con le sue, trovandole grandi e bellissime: fece intrecciare le loro dita, e poi lasciò cominciare Harry ad accarezzarle le braccia. Sentì la pelle morbida di lei, liscia e setosa: era come conoscere una persona attraverso il contatto con la sua pelle. Arrivò alle spalle, poi la schiena. Chiusero gli occhi entrambi e si accarezzarono la schiena, trovandosi poi con la fronte appoggiata l'una all'altra.

 

Harry cominciò a stringerla lentamente, lasciando che lei gli avvolgesse la vita con le sue braccia e appoggiasse la testa sul suo petto. Appoggiò la sua guancia sui suoi capelli morbidi e sinuosi, riempiendosi del suo profumo pulito e delicato.

 

“Sono tornato!!” Ron urlò dalla cucina, sbattendo la porta alle sua spalle.

 

Harry e Hermione si staccarono di getto, spingendosi lontano l'un l'altra. Si voltarono di riflesso verso i signori Weasley, come se si fossero ricordati solo in quel momento che non erano soli. Li guardavano a bocca aperta, quasi incapaci di dire niente.

 

“Beh..” Si riprese la signora Weasley. “Direi che ci siamo.”

 

Harry si passò una mano tra i capelli e diede le spalle a tutti, ancora frastornato da quell'assurda armonia.

 

“Eccomi.. Che mi sono perso?” Ron sbucò in salotto, trovando un insolito silenzio.si avvicinò ad Hermione e la baciò sulla bocca.

 

“Non ti sei perso proprio niente.” Gli sorrise lei, ancora rossa in viso.

 

 

La mattina della missione si alzarono tutti molto presto, con la faccia di chi non aveva minimamente chiuso occhio.

 

“Molto bene, ci siamo.” Harry diede a Ron e Hermione il bicchiere con la Pozione Polisucco, mentre la signora e il signor Weasley li guardavano preoccupati. Ognuno mise i capelli della persona di cui avrebbero preso le sembianze, e bevvero.

 

Ron si abbassò e cominciò a diventare molto grasso, i capelli si fecero neri e folti, e un paio i baffi prese a crescere velocemente sul suo viso.

 

Hermione si abbassò e si allargò, perdendo i mossi capelli castani e lasciando spazio e crespi capelli rosso scuro.

 

Harry rimase della stessa altezza, assumendo le perfette sembianze di Arthur Weasley.

 

“Per la barba di Merlino, devo assolutamente dimagrire!” La signora Weasley guardò la copia di se stessa in largo e in lungo, rimanendo a tratti delusa.

 

“Mamma, ti prego..” Ron parlò con una voce impastata e grassa, degna della corporatura del suo proprietario.

 

“Presto,presto! La passaporta sta per partire.” Il vero Arthur li guidò ad un paio di occhiali rotti, che iniziò a vibrare. “State attenti ragazzi, mi raccomando. Ricordatevi tutto e buona fortuna.”

 

I tre ragazzi si aggrapparono alla passaporta, e dopo una rapida visione del salotto di casa Weasley furono strappati da terra e catapultati lontani. Atterrarono affianco ad una cabina telefonica abbandonata, in un vicolo del centro londinese.

 

“Molto bene, le nostre strade si dividono qui.” Ron lanciò uno sguardo eloquente ad Hermione e si diresse velocemente dalla loro parte opposta.

 

“Ti ricordi tutto? Sei tranquilla?” Harry si girò verso la sua finta moglie, parlandole sottovoce. Lei annuì, tremando impercettibilmente. “Bene, io vado. Ci vediamo tra 15 minuti.”

 

Harry, cercando di atteggiarsi alla bene e meglio da Arthur Weasley, arrivò in pochi minuti all'ingresso per i lavoratori: trovò poca calca, e in men che non si dica si tuffò nel water pubblico, per poi spuntare nell'affollato e rumoroso Atrium del Ministero della Magia. Cominciò subito a camminare frettolosamente imitando tutti, cercando di controllare il suo eccessivo battito cardiaco.

 

Sali al Terzo Livello, infondo al corridoio gira a destra ed entra nell'Ufficio per l'Uso Improprio dei Manufatti Babbani. Prosegui ancora qualche metro e troverai il mio ufficio.

 

Harry si ripeté mentalmente e ripetutamente le parole del signor Weasley, ma qualcuno lo destò dal suo trance.

 

“Ei Arthur, che faccia pensierosa stamattina. Non dirmi che devi fare di nuovo gli straordinari..” Un uomo piccolo e corpulento dalla faccia gentile gli si avvicinò sorridendo.

 

“Oh, ehm.. Buongiorno a te!” Arthur era cordiale con tutti, quindi Harry provò a rilassarsi. “Pensavo solo che ho dimenticato il pranzo, e sto sperando che mia moglie se ne accorga e me lo porti.”

 

“E' sempre la solita storia.” L'uomo rise di gusto, mentre entrambi salirono sull'ascensore. Questi partì con uno strattone, e Harry si tenne saldo alle maniglie. Lasciò parlare quell'uomo annuendo ogni tanto con un sorriso dipinto in volto, e quando finalmente uscì al Secondo Livello respirò di sollievo.

 

“Harry Potter farà una brutta fine, ed è quello che si merita.” Yaxley salì nell'ascensore terminando la frase rivolto al suo interlocutore: aveva in mano una copia nuova della Gazzetta del Profeta con in prima pagina una foto di Harry, e dalla taschina interna della giacca riconobbe indistintamente un angolo del medaglione di Serpeverde.

 

Harry Potter, la rovina del Mondo Magico.

 

“Atenzione, Yaxley, potresti offendere qualcuno qui.. Abbiamo un suo grande fan.” L'uomo in sua compagnia si avvicinò al finto Arthur Weasley, avvolgendolo con un braccio. “Allora, Weasley, sei riuscito ad ottenere un autografo di Potter? Credo sia più semplice che ti portiamo noi la sua testa..”

 

Harry non rispose, guardò dritto davanti a sé. Il signor Weasley non avrebbe mai risposto ad una provocazione del genere. Pensò ad Hermione: se tutto fosse andato bene, stava per arrivare.

 

“Che razza di smidollato. Lo capisci perché mi vergono di lavorare in questo Ufficio? Volevo proprio che vedessi questo.” Yaxley scese per primo dall'ascensore, seguito da quello che Harry riconobbe come il mangiamorte Doholov. Il fatto che fossero in due non era stato calcolato.

 

Scese dall'ascensore e si diresse verso il suo ufficio, seguendo alla lettera le indicazioni del signor Weasley. Salutò tutti cordialmente passando, e quando entrò si socchiuse la porta alle spalle. Strizzò gli occhi respirando profondamente: era nella tana del nemico fino al collo.

 

Si andò a sedere alla scrivania, fingendo di sistemare dei documenti. Guardò l'orologio insistentemente, preoccupandosi del fatto che Hermione non fosse ancora arrivata. Stava per alzarsi per andarla a cercare, quando sentì distintamente la voce della signora Weasley chiamarlo da poco lontano.

 

“Arthur caro, ti ho portato il pranzo che ti eri dimenticato!!”

 

Harry percepì la sua agitazione nella voce e non si fece attendere, si precipitò dalla porta appena in tempo per scorgere Doholov uscire dall'ufficio di Yaxley.

 

“Vieni qui cara..” La voce di Arthur suonò tranquilla. Il fatto che fosse uscito Doholov non era affatto positivo.

 

“Torna subito indietro, abbiamo delle faccende molto più importanti da sbrigare piuttosto che dare retta a questa gentaglia!” Yaxley richiamò Doholov, che tornò indietro ubbidendo e si chiuse la porta alle spalle.

 

Harry e Hermione si guardarono, frastornati. Rimasero immobili per alcuni secondi, poi Harry fece segno ad Hermione di seguirlo dentro il suo ufficio. Quando chiusero la porta alle loro spalle, si abbracciarono di rifesso.

 

“Non puoi neanche immaginare che paura ho avuto. Ho incontrato Lucius Malfoy nell'Atrium, e sembrava mi stesse leggendo dentro l'anima..” Hermione cercò di non tremare.

 

“Sei stata bravissima, davvero bravissima. Non è andata come previsto, però.. C'è anche Doholov.” Harry si staccò dall'abbraccio e cominciò a camminare avanti e indietro, dimenticandosi per un attimo di avere le sembianze di un altro. Hermione si lasciò cadere su una sedia, cercando di spremersi le meningi.

 

“Direi che non abbiamo molta scelta. O ce ne andiamo e torniamo un'altra volta, o faccio irruzione di là e li attacco, coperto dall'effetto sorpresa, mentre tu esci subito di qui.” Harry guardò Hermione, restando serio. “Lascio decidere a te.”

 

“Non puoi farcela da solo, sono in due e siamo nel luogo dove probabilmente ci sono più mangiamorte.” Hermione si alzò e si avvicinò a lui. “E andare via sarebbe stupido, ormai sei qui. Quindi li attacchiamo, insieme.”

 

“No, non se ne parla. Ho promesso che non ti avrei messa in pericolo.” Harry tolse lo sguardo e le diede le spalle.

 

“Stiamo parlando di una cosa più grande di una promessa, Harry. Stiamo parlando della salvezza del Mondo Magico, lo hai detto tu stesso. E discutendo stiamo solo perdendo tempo.” Hermione tirò fuori la bacchetta. “La Polisucco non durerà ancora a lungo, e una volta preso il medaglione dovremo scappare molto velocemente.”

 

Harry scosse la testa e tirò fuori la sua bacchetta. “Se avessi avuto affianco persone come te, la guerra sarebbe già finita.”

 

Era inutile pianificare o programmare, era inutile aspettare il momento giusto, perché non sarebbe mai arrivato. Harry uscì dalla porta seguito da Hermione, si diressero all'ufficio affianco in silenzio.

 

“Pronta? Tu mira a Doholov.” Hermione annuì, e Harry spalancò la porta.

 

“Weasley, ma che diavolo..” Yaxley non ebbe il tempo di finire la frase, perché Harry lo Schiantò in un attimo. Doholov fu più rapido, e schivò l'incantesimo di Hermione lanciandosi dietro la scrivania.

 

“Tu prendi il medaglione, presto!” Ordinò Harry ad Hermione, mentre lui si buttò su Doholov impedendogli di tirare fuori la bacchetta.

 

“Sei morto Weasley, sei morto!!” Doholov sferrò un pugno secco in faccia a Harry, a cui si annebbiò la vista per un secondo.

 

“Stupeficium!” Urlò Harry senza guardare, e Doholov fu sbalzato violentemente verso il muro.

 

“Harry!!” Hermione lo chiamò urlando, lanciandogli il medaglione: lui lo prese al volo e se lo ficcò in tasca.

 

“Non ci posso credere..” Yaxley guardò Harry sgranando gli occhi, e questi capì che la Polisucco stava perdendo il suo effetto.

 

“Petrificus Totalus!” Hermione pietrificò all'istante Yaxley, approfittando della sua distrazione momentanea. “Dobbiamo cancellargli la memoria.” Anche lei stava tornando completamente in sé.

 

“Troppo tardi..” Sussurrò malignamente Doholov rialzandosi. “Li ho già avvisati.” Aveva il braccio sinistro scoperto e con la bacchetta premeva sul Marchio Nero.

 

“Via, subito!!” Harry prese la mano di Hermione e la trascinò via, mentre Doholov alle loro spalle gridava a gran voce che Harry Potter stava scappando.

 

Corsero disperatamente verso l'ascensore, sentendo un gran trambusto alle loro spalle. Harry stringeva la mano di Hermione, non doveva assolutamente perderla. Si buttarono dentro l'ascensore, spostando malamente tutte le persone.

 

“All'Atrium, forza forza!!” Harry vide luci verdi e rosse, e in un attimo il cancello si chiuse e l'ascensore partì. Un uomo e una donna li fissavano tremando e non credendo ai loro occhi.

 

“Non ci credo, lui è.. è..”

 

“Corriamo subito ai camini, d'accordo? Ron ci aspetta già là.” Harry strinse le spalle di Hermione guardandola negli occhi. “Non ce l'avrei mai fatta senza di te, e adesso però devi fare quello che ti dico. Appena il cancello si aprirà, corri più veloce che puoi e infilati nel primo camino che troverai aperto.”

 

“Ma tu..” Provò a interromperlo lei.

 

“Hermione, vai!” Harry la spinse fuori dall'ascensore e lei si mise a correre a perdi fiato, sentendo il suono di sirene e lampi di luce rossa tutto intorno a lei, ma era come protetta da qualcosa. I camini si stavano chiudendo rapidamente, e lei accelerò.

 

Harry correva dietro Hermione e l'aveva chiusa dentro un Sortilegio Scudo, quando la vide lanciarsi dentro un camino, uno Schiantesimo lo colpì al fianco facendolo rovinare a terra, dolorante.

 

Hermione spuntò fuori da una cabina telefonica, e Ron la prese subito tra le braccia. “Sei salva, sei salva.”

 

“Harry, dov'è Harry? Era dietro di me!” Hermione si provò a staccare, ma Ron la trascinò lontano.

 

“Sta partendo la Passaporta, dobbiamo tornare subito alla Tana. Ci saranno tutti addosso tra pochi minuti.”

 

“Ron, Harry è rimasto là dentro! Lo uccideranno se non lo salviamo..dobbiamo tornare laggiù, o sarà stato tutto inutile.” Hermione cominciò a piangere e a scalciare per liberarsi dalla sua presa.

 

Mentre la Passaporta cominciò a vibrare, Harry spuntò dal camino sorretto da Remus Lupin.

 

“Presto, via di qui!” Urlò Lupin, trascinando a fatica Harry ferito fino alla Passaporta. Ron e Hermione si attaccarono a quello stivale consumato e lo allungarono fino agli altri due, che lo afferrarono proprio nel momento in cui una luce accecante li avvolse.

   
 
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