Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Sleepyheadven_ita    05/07/2017    3 recensioni
“Ho bisogno che tu faccia finta di essere il mio ragazzo per qualche settimana” gli aveva rivelato chiaramente, con un sorriso imbarazzato.
Lui l’aveva guardata a sua volta senza voler esternare niente nella sua espressione, incerto su se fosse seria o meno. Hanji era strana, per cui ci poteva anche stare che la sua idea di fare scherzi potesse essere questa.
“Che genere di favore sarebbe?” le aveva chiesto alzando un sopracciglio.
“Uno grosso” aveva risposto lei incerta, scrollando le spalle. “Te la faccio breve, i miei stanno divorziando, mia mamma si risposa il mese prossimo e io ho bisogno di presentarmi lì con un ragazzo, altrimenti mia madre non mi lascerà andare via. È davvero convinta che morirò da sola.”
Storia in cui Hanji e Levi fingono di essere in una relazione stabile per qualche settimana
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanji Zoe, Levi Ackerman, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buongiorno, una breve premessa a questo capitolo.
Fino a questo momento non era mai successo, ma essendo questa fan fiction ambientata in Francia, era solo questione di tempo perché qualcuno cominciasse a parlare in francesce.
Sleepyheadven ha deciso di non mettere la traduzione delle parti in francese che ha via via inserito nella storia, fortunatamente sono solo delle brevi frasi sporadiche sia nel capitolo che segue, sia in quelli futuri.
Fosse stata una storia mia avrei riportato la traduzione delle parti non in italiano, e se sapessi il francese francamente vi starei traducendo anche quelle parti nonostante la scelta dell’autrice originale, ma purtroppo è una lingua di cui so articolare solo qualche frasettina imparata giusto per la sopravvivenza! L’unica cosa che potrei offrirvi quindi è una traduzione da google translator, per cui evito.
Buona lettura e alla prossima settimana,
FoolThatIam


Capitolo quarto
(versione originale del testo)

“Levi, cazzo, aspetta!” aveva guaito Hanji, strascicando le parole sotto l’effetto di tutto l’alcool che aveva buttato giù fino a un’ora prima.
Stavano camminando in strada, verso la loro stanza in hotel, Hanji perdeva l’equilibrio o inciampava un minuto sì e un minuto no, mentre Levi invece sentiva a stento l’effetto di tutti i bicchieri che si era bevuto, sebbene l’altra sperava che arrivassero anche a lui.
Si era appoggiata a un palo della luce nero, sentendosi come in preda alle vertigini, disorientata, le pareva che il cemento sotto di lei si spostasse senza soluzione di causa.
“Sto per vomitare.”
E l’aveva fatto, rimanendo senza fiato, le mani a stringersi lo stomaco.
Levi aveva lasciato uscire un sospiro, tornando indietro con calma mentre la vedeva svuotare il contenuto del suo stomaco, inclusa la cena. Hanji aveva tirato su col naso, pulendosi la bocca sul dorso della mano.
Disgustoso, aveva pensato l’altro con lo sguardo un po’ torvo.
“Ti senti meglio adesso?” le aveva chiesto monocorde, Hanji gli aveva risposto con una non convinta alzata di spalle.
“Non posso camminare Levi, mi gira tutto!” aveva esclamato a voce alta.
“Zitta quattrocchi, è tardi, la gente dorme” l’aveva sgridata, raggiungendola e prendendola per un braccio.
“Vuoi farmi fuori? Riesco a percepire le tue vibrazioni infastidite” aveva osservato l’altra ad alta voce, trascinando i piedi mentre Levi la guidava lungo la strada ancora una volta, certo che erano ormai a poca distanza.
“Onestamente ci sto facendo un pensierino” aveva risposto asciutto, guardandola mentre inciampava nei suoi stessi piedi per l’ennesima volta.
Hanji era rabbrividita appena sentendo l’aria fresca della sera sulla sua pelle esposta.
“Mi dispiace, ti sto rendendo la vita così difficile” aveva detto aggrottando le ciglia a quel pensiero, guardandolo. Lo aveva osservato attentamente per capire cosa ci fosse dietro la sua maschera, ma si sentiva troppo disorientata per poterci riuscire.
“Non mi stai rendendo la vita difficile” aveva sospirato Levi. La sbronza di Hanji stava volgendo al sentimentale, sperava che non gli scoppiasse a piangere in mezzo alla strada.
“E invece sì” aveva ribattuto lei aprendo i rubinetti.
Ecco che ci siamo, aveva pensato Levi terrificato.
“Mi dispiace tanto” aveva aggiunto Hanji in un lamento, stringendogli le braccia al colo e seppellendo la faccia contro la sua spalla.
Ma porca miseria.
A questo punto Levi poteva vedere il profilo dell’edificio dove stavano andando, e questo gli aveva sollevato il morale. Aveva spostato un braccio della donna dall’altra parte del suo collo, in modo che gli stesse appoggiata su una sua spalla, praticamente trascinandola come fosse un peso morto a quel punto.
“La finisci di piangere?” aveva chiesto senza mostrare alcuna emozione.
Hanji aveva tirato su col naso qualche altra volta, sembrava star tornando in sé.
“Voglio andare a dormire”, aveva piagnucolato lievemente.
Levi non aveva perso tempo a parlarle nello stato in cui era, l’aveva portata all’ascensore dell’hotel, dove si era staccata di dosso a lui per abbandonarsi contro le pareti di quel marchingegno, godendosi il freddo del contatto col metallo. L’altro si era ficcato la mano in tasca prendendo il suo telefono, aveva acceso la fotocamera e le aveva scattato una foto, immaginando che gli sarebbe stata utile in caso avesse avuto bisogno di ricattarla in futuro.
Aveva recuperato la carta magnetica e aperto la porta della loro stanza, aveva trascinato dentro Hanji, guidandola verso il bagno.
“Vai a lavarti i denti” le aveva ordinato perentorio, spingendola verso quel piccolo spazio. Nel frattempo si era cambiato i vestiti mettendosi un paio di pantaloni comodi e una maglietta nera che vestiva un po’ larga. Era andato di nuovo in bagno, vedendo Hanji lavarsi i denti con gesti disordinati. L’aveva guardata circospetto, afferrando il suo spazzolino e il dentifricio per poi mettersi a fare la stessa cosa.
“Sei un buon amico Levi” gli aveva detto con la bocca piena, il dentifricio le colava giù dal mento.
L’altro aveva scosso la testa. “Sputa, fottuta imbecille” le aveva detto, guardandola mentre lo faceva.Si era lavata anche la faccia, per poi rimettersi dritta e fargli un sorriso a trentadue denti.
“Tutta pulita, sei fiero di me?” gli aveva chiesto. Levi aveva fatto cenno di sì con la testa, come se stesse parlando con un bambino.
“Vai a cambiarti” le aveva detto indicando la porta, dandole una leggera spintarella verso la direzione giusta. Lei aveva riso di gusto, la ragione del perché lo stesse facendo gli era sconosciuta.
Qualche minuto dopo era uscito dal bagno, giusto in tempo per vedere che Hanji era spalmata per terra, faccia sul tappeto, con la bocca aperta dalla quale usciva un po’ di bava e il suono di un lieve russare.
Levi aveva fatto uscire un sospiro infastidito a quella vista, poi si era inginocchiato per prenderla in braccio. Aveva notato che fosse più pesante di quanto immaginava mentre camminava verso il letto per buttarcela sopra.
Hanji aveva reagito a quel modo un po’ rozzo di maneggiarla agitandosi, ma poi si era accomodata sui cuscini con aria felice.
Levi le aveva sfilato gli stivali uno a uno prima di stendersi anche lui, tutta quella giornata lo aveva sfiancato. Era finito a fare il baby sitter prima per Eren e poi anche per Hanj, e quest’ultima si era rivelata ben più difficile di un bambino vero e proprio.
Sapeva che stava passando un momento generalmente difficile, quindi non poteva far altro che lasciargliela passare in cavalleria. Il giorno dopo avrebbe dovuto sopportare le continue frecciatine di sua madre per tutto il tempo, dato che sarebbero andate a comprare dei vestiti. Non si sarebbe stupito se alla fine di quella giornata Hanji avrebbe voluto ubriacarsi di nuovo prima di ritornare all’hotel.
Gli era uscito un piccolo sbadiglio, aveva chiuso brevemente gli occhi prima di riaprirli di nuovo. Si era girato su un fianco, fronteggiando quella donna così eccentrica. Il suo sguardo si era addolcito quando aveva visto l’espressione pacifica che aveva sul viso.
Era quasi sconvolgente quanto fosse diversa mentre dormiva. Se ne stava ferma come una statua per tutta la notte, l’unica cosa che tradiva che fosse ancora viva era il fatto che respirava regolarmente.
Levi aveva sentito i suoi occhi chiudersi di nuovo, non sarebbe riuscito a rimanere sveglio ancora a lungo. Per la seconda notte di seguito era caduto tranquillamente in un sonno senza sogni.

-

“Questo non mi piace. Ti fa sembrare troppo alta” aveva commentato sua madre pensierosamente, facendole segno di fare un giro su se stessa in modo da poter vedere il vestito anche da altre angolazioni.
Hanji aveva resistito all’impulso di rivolgerle un’occhiata esasperata. Era il decimo vestito che si provava nell’arco di mezz’ora, ognuno dei quali aveva un problema diverso: troppo stretto, troppo largo, la faceva sembrare troppo magra, troppo bassa, troppo alta.
Sua madre le aveva messo un altro vestito tra le braccia, di un bel colore rosa dorato. Aveva pregato silenziosamente dentro di lei che finalmente quello incontrasse l’alto standard della donna mentre incespicava verso lo spogliatoio, per poi togliersi quello che indossava con poca grazia, scrollandoselo di dosso.
Aveva osservato il vestito, ammettendo che fosse bello, ma non riusciva a vedersi indossarlo. Era una sensazione alienante quella di provare vestiti così femminili, sapeva di non avere le curve giuste per riempire un capo del genere. Questo fatto per lei non comportava un problema, ma mettersi vestiti del genere la faceva comunque sentire a disagio.
Non era proprio il suo forte quello, e sin da ragazzina aveva sempre preferito jeans sdruciti e magliette di gruppi musicali, per la disperazione di sua madre.
Il vestito era abbastanza lungo da sfiorare il pavimento del negozio, con tanto di scollatura a cuore, un corpetto pieghettato e un’increspatura a cascata sulla gonna di chiffon. Mentre se lo infilava le era piaciuta la sensazione della seta che le scivolava sulla pelle nuda. Aveva lisciato con una mano il tessuto, guardandosi allo specchio, sentendosi stranita mentre lo faceva.
Le sembrava decisamente il più bello tra quelli che aveva provato, sperava che sua madre fosse dello stesso avviso.
Hanji aveva afferrato il telefono, percependo un sorriso furbetto piegarle le labbra mentre avviava la fotocamera. Si era messa in posa con gli occhi storti e la lingua che penzolava mentre scattava. Aveva mandato un messaggio a Levi con la foto.
[Hanji] Sono carina?
L’altro ci aveva messo qualche secondo per risponderle. Aveva sentito il suono distante del rimprovero di sua madre che le intimava di sbrigarsi, ma l’aveva ignorata.
[Levi] Sembri una che ha avuto una giornata di merda.
[Hanji] C’hai preso. :P
Aveva buttato il telefono su una poltroncina che stava nell’angolo della stanza, per poi aprire la porta e salutare sua madre con un sorriso.
“Che ne pensi?” le aveva chiesto facendo un giro su se stessa prima che l’altra le chiedesse di farlo.
Sua madre aveva mugolato riflettendo, raggiungendola abbastanza da poterle mettere le mani intorno al corpetto, per capire se vestiva bene.
“Beh, non è che tu abbia esattamente il fisico per un abito del genere, ma il vestito è bellissimo per conto suo, quindi ce lo facciamo andare bene” aveva commentato sorridendo, lisciando il tessuto con le mani.
Hanji era riuscita a trattenere un sospiro di sollievo che le stava per uscire dalla gola. “Quindi ti piace?” aveva chiesto per conferma.
“Assolutamente, cara. Forse dovresti iniziare una dieta detox a base di succhi, però” aveva bisbigliato pensierosa l’altra, facendole un occhiolino mentre lo diceva.
Hanji aveva fatto un’espressione di disgusto a quell’idea spiacevole.
“Sì, certo…” era stato il suo maldestro commento. “Posso togliermelo adesso?”
Sua madre aveva annuito, facendole segno che poteva andare mentre chiamava per il commesso.

Nello stesso tempo in cui Hanji si rimetteva i suoi jeans neri aderenti e la sua camicetta gialla, sua madre aveva acquistato l’abito. Era stato posto per non sciuparlo in una robusta custodia per abiti di plastica nera, Hanji l’aveva preso da sua madre.
“Dove andiamo adesso?” aveva chiesto curiosa, uscendo dal negozio e voltandosi per guardare sua madre.
“Ho delle riviste di matrimoni in macchina” aveva risposto l’altra aprendo la portiera dell’auto e sedendosi con grazia, Hanji l’aveva seguita. “Andiamo in un caffè tranquillo che conosco, così possiamo parlare un po’ di alcune cose di cui vorrei la tua opinione” aveva detto avviando il motore.
“Allora, com’è che hai trovato Nick, voglio dire, come vi siete conosciuti?” aveva domandato Hanji, avendo finalmente l’occasione di fare quella domanda che aveva in mente da un po’. Fino a poco tempo prima, nonostante tutti i problemi che c’erano tra loro, aveva creduto che il matrimonio dei suoi fosse per lo più felice.
“E’ un buon amico di tuo padre, o dovrei dire era.”
Hanji si era accigliata, non poteva credere che sua madre avesse tradito suo padre con un suo buon amico. Certo, quella donna era un tipino, ma non pensava potesse esserlo tanto da arrivare questo.
“Era solito venire a cena da noi occasionalmente. Una sera tuo padre ha tardato, e il resto è storia.”
“E lui come sta? Papà, dico.”
Aveva quasi esitato a chiedere, ma voleva saperlo. Non era certa che fosse poi così distrutto se doveva essere sincera con se stessa, era sempre stato il tipo da mettere al primo posto il lavoro su tutto, inclusa la famiglia e gli amici.
Sua madre aveva fatto un cenno di malcelato scherno, parcheggiando con gesti secchi. “Bene.”
Hanji aveva annotato nella sua mente di mettersi in contatto con lui in un altro momento, magari chiedergli di vedersi per una cena tra qualche giorno, quando non sarebbe stato troppo occupato, il che non era cosa facile.
Sua madre aveva raccolto tutte le riviste e cataloghi che stavano sul sedile posteriore tra le braccia, Hanji era scesa dalla piccola auto e aveva cominciato a camminare verso quel locale così carino.
“Ordino qualcosa intanto, va bene? Caffè?”
Sua madre aveva detto di sì, quindi era entrata.
Era stata salutata con un sorriso da un adolescente dietro il bancone, era stata colpita dal biondo cenere dei suoi capelli e dall’aria vagamente annoiata.
"Bonjour, qu'est-ce que je peux vous obtenir?"
Se n’era rimasto dritto in piedi mentre si avvicinava, la sua espressione si era fatta più allegra.
"Deux cafés s'il vous plaît" gli aveva chiesto educatamente Hanji, sentendosi appena impacciata mentre con facilità parlava in quella lingua. Le capitava di rado di dover parlare in francese, lo faceva solo quando non poteva farne a meno, come in quel momento.
Il ragazzo aveva cominciato a prepararle quello che aveva ordinato con gesti automatici, quasi senza prestare attenzione. Non che ce ne volesse chissà quanta, gli aveva solo chiesto del semplice caffè. Era quasi certa che fosse l’ordine più semplice che aveva avuto quel giorno.
"Avoir une dure journée?" le aveva chiesto comprensivo, guardandola pigramente. Si era appoggiato con cautela al bancone porgendole due tazze di caffè bollente. Hanji aveva recuperato il suo portafogli estraendone il denaro per pagarlo.
Aveva riso appena mentre l’altro prendeva i soldi. "Est-il évident?" aveva chiesto alzando un sopracciglio, sentendo suonare il campanello della porta, segno che sua madre l’aveva raggiunta.
Il ragazzo aveva annuito appena, guardando verso la porta per vedere chi fosse entrato. Hanji l’aveva ringraziato, camminando verso un tavolo vicino alla finestra e mettendo una delle tazze davanti a sua madre, che aveva lasciato cadere sei riviste differenti sul tavolo, sorridendole con un entusiasmo quasi maniacale.
Hanji aveva rivolto al ragazzo al bancone uno sguardo che sembrava gridare aiuto, lui le aveva sorriso, divertito della situazione.
“Allora, dato che la mia damigella d’onore non è qui al momento, ho bisogno di capire quali siano secondo te i portatovaglioli più carini.”
Sua madre aveva cominciato a scorrere il catalogo, per farle vedere le dozzine di opzioni possibili scorrendo tra le pagine.
Hanji era rimasta confusa per la noncuranza delle parole di sua madre. “Aspetta, la damigella d’onore? Pensavo che fossi io…”
“No tesoro, Carla è la mia damigella d’onore” aveva ribattuto l’altra sbrigativamente, non allontanando lo sguardo dalla rivista.
Hanji non aveva potuto che sentirsi un po’ ferita da quell’annuncio, lei non andava bene per ricoprire quel ruolo?
“Oh” aveva detto, sforzandosi di sorridere. “Questo mi piace” aveva commentato puntando il dito verso un cerchietto argentato con complicati ghirigori intarsiati tutti intorno.
Sua madre aveva fatto un cenno che Hanji aveva letto come disgusto. “Mh, non mi piace molto. Quest’altro invece è adorabile!” aveva commentato con un grosso sorriso, mostrandole quale le piacesse.
Con un sospiro appena accennato, Hanji aveva appoggiato le spalle contro lo schienale della sua seduta, in un gesto di resa. Non c’era modo di farla contenta, era molto meglio rimanere in silenzio, era certa che l’altra non se ne sarebbe nemmeno accorta.
Aveva buttato giù un sorso di caffè bollente, lasciandosi distrarre dalla sensazione di calore che le faceva bruciare la gola.
Qualcosa di alcolico sarebbe stato meraviglioso in quel momento.

   
 
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