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Autore: NeroNoctis    05/07/2017    0 recensioni
Julian è un ex cacciatore di streghe che ha scelto di non intervenire più nel mondo sovrannaturale. Dopo che una Banshee ha sterminato la sua famiglia e lui stesso ha causato il coma della persona a lui più cara, ogni cosa ha perso valore e i sensi di colpa lo divorano ogni secondo che passa.
Tuttavia, l'arrivo di una misteriosa figura stravolgerà nuovamente la vita dell'uomo, che sarà messa alla prova da oscure presenze, echi del passato e segreti che potrebbero cambiargli ancor di più la vita, o distruggerla per sempre.
Genere: Dark, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La notte era passata lentamente e in modo assordante, nonostante l'estremo silenzio di quel luogo che fino al giorno prima era una prigione per il Cacciatore. Non riusciva a spiegarsi quello che era successo, non voleva neanche sapere cosa fossero quelle visioni e quelle voci che aleggiavano nella sua mente... soprattutto perché influissero così tanto sul Marchio che aveva sul petto. Sapeva bene che quel Marchio, quella bruciatura simile ad un tatuaggio a forma di pentacolo era una maledizione che avrebbe portato sempre con sé, una maledizione inferta dalla Banshee che aveva ucciso la sua famiglia, ma qualcosa in lui gli suggeriva che stavolta era diverso.

Le prime luci dell'alba furono quasi una liberazione per Julian, che decise di alzarsi dal letto e poggiare finalmente i piedi nudi sul freddo pavimento, cosa che gradì dopo quella notte infernale. Si sgranchì, osservandosi allo specchio: occhiaie dovute alla mancanza di sonno, Marchio sul pettorale e qualche cicatrice qua e là... ordinaria amministrazione dopotutto, tranne per il fatto che si rese conto di indossare un paio di boxer bucati. In quel momento pregò di trovare della biancheria pulita.

Si diresse verso l'unica porta in quella stanza che non aveva ancora esplorato: il bagno. Accese la luce, osservando quanto fosse pulito, dopotutto. Immaginava un posto leggermente più sporco per essere un ritrovo di guerrieri, principalmente uomini, ma fu felice di vedere quel grado di pulizia. Entrò nel box doccia, facendo scorrere l'acqua gelata sul suo corpo, sperando di cancellare almeno i pensieri che lo affligevano, speranza comunque invana. Una volta uscito si avvolse un asciugamano intorno alla vita e indossò finalmente abiti puliti, successivamente uscì dalla stanza, ancora con i capelli umidi.


Julian si ritrovò circondato da alcuni Angoni, che lo scortarono con modi non proprio amichevoli verso lo studio di Jo. Era certo che ormai non dovesse più preoccuparsi della sua incolumità in quella magione, però i modi di quei due gli fecero quasi cambiare idea. Fortunatamente la strada non fu troppa e Julian non potè scoprire le doti di quei due, la cosa probabilmente gli dispiaceva, almeno un pochino. 

Le porte dello studio si aprirono, mostrando Jo seduta al centro della stanza, con al suo fianco Glenn e altre persone che l'uomo non aveva mai visto. Riconobbe Vladimir seduto vicino ad una libreria, che lo guardavo con uno sguardo glaciale e un sorriso sardonico. Per la prima volta da quando si trovava in quel luogo, sentì una strana sensazione incrociando lo sguardo di quell'uomo, quasi come se fosse uno spettro in attesa di divorarti l'anima.

«Julian Sullivan» esclamò Jo alzandosi in piedi, mentre un Angone colpì la gamba del Cacciatore, facendolo finire in ginocchio.

«E' proprio necessario questo?» chiese Julian, alzando lo sguardo verso Jo, che era seria in viso. La ragazza sembrò non sentire la domanda dell'uomo, tanto che continuò a parlare.

«Oggi, in questa sala, abbandonerai le tue vesti da Cacciatore. Morirai e rinascerai per impugnare la sacra lancia che sconfiggerà il Male e proteggerà l'equilibrio del mondo»

«Cosa...»

«Sei pronto a servire la causa degli Angoni? Sei pronto a scoprire la verità sull'Enclave, combattere i Gran Maestri ed evitare che la Prigione cada?»

Cosa stava blaterando Jo? Fino a prova contraria doveva soltanto scoprire la verità, non abbandonare il suo essere Cacciatore per unirsi a loro... o almeno era quello che ricordava. Che il giorno prima avesse accettato di diventare un Angone? La testa stava riprendendo a fargli un gran male, con le visioni della notte precedente che stavano per tormentarlo ancora una volta... non lo sapeva, ma doveva accettare, lui doveva scoprire la verità ed avere un quadro completo sulla situazione.

«Sono pronto» rispose infine Julian, abbassando lo sguardo per una frazione di secondo.

«Ripeti dopo di me» fece Jo, poggiando una lancia sul pavimento. Julian la riconobbe, quella lancia era appunto un antico angone, l'arma da cui quel gruppo prendeva il nome.

«Ed ora la mia missione inizia. Sarò la lancia che proteggerà il mondo dalle tenebre. Sarò la catena che terrà l'oscurità imprigionata. Sarò il libro della verità, l'arte del passato e lo scudo del futuro. Vivrò e cadrò con la mia lancia in pugno, che Dio mandi a me Longino se dovessi disonorare la parola data.»

Julian ripetè parola per parola tutto il discorso fatto da Jo e non appena pronunciò l'ultima parola, il capo degli Angoni battè la lancia sul pavimento, mentre il resto dei guerrieri esplose in un urlo di gioia e di incentivo. Jo sorrise, mentre Julian rimase ancora in ginocchio, indeciso sul da farsi.

«Ti sei prostrato da Cacciatore, ti rialzi da Angone. Che tutto il tuo passato sia cancellato. Adesso tu, Angone, sei pronto per la verità.»


Passarono diversi minuti intervallati da pacche sulle spalle e complimenti vari, con molti dei presenti che si dicevano entusiasti di avere un altro Sullivan tra le loro file, cosa che fece sospettare a Julian che anche suo padre prima di lui avesse affrontato quel rito di passaggio... Jonathan, lo stesso uomo che non avrebbe mai tradito l'Enclave. 

Anche Vladimir volle congratularsi con Julian, in modo molto enigmatico a dire il vero. «In poco tempo stai togliendo i veli dal mondo, mi auguro che alla fine della strada tu sappia cavalcare il tuo destriero» disse, con Julian che non ebbe in tempo di attingere alla sua vasta scorta di sarcasmo... e per non trovare le giuste parole verso qualcuno bisognava essere davvero bravi ed evidentemente quel Vladimir lì lo era, ma il modo in cui lo era a Julian non era permesso saperlo.

«Allora mio nuovo sottoposto» sorrise Jo, avvicinandosi a Julian ed indicandogli una sedia, suggerimento che l'uomo fu felice di accettare, evitando qualsivoglia battuta sul fatto che adesso lei era effettivamente il suo capo, l'unica cosa che voleva era sapere la verità «sei pronto per sapere.»

«Si, poniamo un punto a questa storia»

«Non ci sarà nessun punto da adesso in poi, solo puntini di sospensione. Ma lasciamo da parte le metafore grammaticali e andiamo... al punto. Knight ti ha mandato qui per recuperare un artefatto in grado di cambiare tutto, quell'artefatto esiste e lo custodiamo proprio qui. Quel manufatto non è altro che un quadro, so che possa sembrare stupido ma... quel quadro è un contenitore per un potere che, se liberato, distruggerà l'intero pianeta. Noi Angoni abbiamo giurato di proteggere il mondo da chi vuole usare quel potere per i propri scopi, come l'Enclave per l'appunto.»

«Cosa c'entra mio padre in questa storia?» chiese Julian. Aveva senso il fatto che l'artefatto fosse qualcosa di "comune" e aveva altrettanto senso che, una volta rigirate le carte, fosse l'Enclave a voler usare quel quadro per i propri scopi, dopotutto se non fosse stato vero Jonathan non avrebbe mai accettato di collaborare con loro, lui che era così leale al Gran Maestro Aloysius Knight e alla causa dell'Enclave.

«Jonathan era arrivato qui esattamente come te, in missione, in cerca di qualcosa che si pensava essere custodito tra le nostra mura. Tempo fa non eravamo ancora apertamente in guerra contro Knight, era più un sorta di guerra fredda. Io ero più piccola e al comando c'era mio fratello... comunque, Jonathan riuscì ad entrare qui e finì per scoprire la verità. Fortunatamente era disposto a dialogare e capì la nostra situazione, vide anche quel quadro e sentì l'enorme potere magico che custodisce. Divenne un Angone in gran segreto, disposto a procedere come infiltrato nell'Enclave ma... qualcosa andò storto. Knight scoprì la verità, non so dirti come, sappiamo solo che tuo padre ha parlato con lui, ma era troppo tardi. Il Gran Maestro aveva deciso di attaccare la struttura con un gruppo di Banshee, non tenendo il conto che la magia in questo luogo non funziona, proprio per colpa di quel quadro... il suo potere è talmente forte da annichilire qualunque traccia di magia»

«Una sorta di scudo anti-magia generato dalla più pericolosa forma di magia di sempre... un paradosso quasi sensato. Ma perché l'Enclave dovrebbe attaccare con delle Banshee? Non ha senso! Noi... loro cacciano le streghe!»

«Non tutte. Knight ha costruito dispositivi in grado di controllare le creature magiche, insieme ad altre Streghe che hanno accettato di aiutarlo in cambio di vivere in libertà. Quelle Banshee erano controllate da lui, con l'ordine preciso di ucciderci tutti, ma il campo anti-magia generato dal quadro ha disattivato il controllo di Knight su di loro, che si sono rivoltate contro il piccolo gruppo di Cacciatori. Tuo padre era tra loro, tuo padre sapeva la verità ma ha comunque deciso di restare a combattere da solo quel gruppo di Banshee impazzite per dare il tempo a Knight di fuggire. Erano amici da tanti anni e tuo padre era un uomo d'onore, non avrebbe mai fatto morire il suo più grande amico, nonostante fosse qualcuno con scopi... malvagi. Riuscì ad uccidere tutte le Banshee, tranne una, di cui non è stata trovata nessuna traccia.»

Julian pensò al giorno in cui aveva trovato la moglie e la figlia morte, mentre una Banshee giaceva immobile sopra i cadaveri delle due donne della sua vita. Non avrebbe mai dimenticato quel giorno, non aveva mai smesso di cercare in diversi covi di Banshee, che fossero giovani ragazze ancora all'oscuro dei propri poteri o Banshee che conoscevano bene la loro natura, o altre che avevano assistito a così tante morti della loro congrega da diventare quasi spiriti in cerca di morte, aveva cercato ovunque quella Banshee che gli aveva distrutto la vita, ma non l'aveva mai trovata. Ricordava ancora le sue parole: Questo sarà il mio Marchio, figlio di Jonathan. Io ti maledico, in nome delle mie sorelle morte per mano di tuo padre! La tua esistenza sarà lunga e vivrai ogni singolo giorno questo momento, fin quando non cederai e sporcherai le tue stesse mani del colore scarlatto del sangue!

Adesso sapeva... quella Banshee aveva assistito alla morte della sua Congrega, quella Banshee aveva ucciso suo padre e la sua famiglia... ma no, sapeva che in realtà non era così semplice, era qualcosa di diverso, qualcuno di diverso ad avere distrutto la sua vita. Lo ripeteva in continuazione nella sua mente, ma non sembrava abbastanza, doveva dirlo, doveva rendere quel pensiero reale e cambiare tutto.

«Knight ha ucciso la mia famiglia» sentenziò, non accorgendosi di avere una lacrima che gli rigava il viso. Jo non rispose, si limitò a guardarlo e a sentirsi quasi in colpa... se non fosse stato per lei e suo fratello probabilmente Jonathan sarebbe ancora in vita.

«Mi dispiace Julian, ma tuo padre avrebbe voluto che tu lo sapessi, a proposito...» si alzò, recuperando qualcosa da dietro una scaffale. Era qualcosa di piccolo, avvolto in carta da imballaggio e dalla forma rettangolare. Jo lo porse a Julian, che non capiva cosa dovesse farci «Aprilo, tuo padre avrebbe voluto che lo avessi tu»

Julian strappò via la carta ed osservò quel piccolo oggetto: un quadro che raffigurava un banchetto di nobili. Lo girò, osservando qualcosa scritto sul retro: "Julian, se stai leggendo questo probabilmente hai proseguito la tua ricerca. L'Enclave vuole usare il quadro per aprire una porta blindata magicamente sotto il Vaticano, l'Enclave vuole risvegliare il Male per recuperare qualcosa che si trova dietro quella porta. Julian, qualunque cosa tu faccia, ricorda che gli Angoni agiscono per il bene comunque... io l'ho capito troppo tardi. Se non trovi un senso a questo messaggio, parla con Jocelyn, lei ti spiegherà ogni cosa. Spero solo che lei stia bene. Ti voglio bene figlio mio ☥"

«Ti voglio bene anche io papà... adesso so quello che devo fare» disse a bassa voce, alzando lo sguardo verso Jocelyn che aveva un lieve sorriso malinconico disegnato sulle labbra «Grazie» sussurrò Julian alla ragazza che era la cosa più vicina a suo padre che gli fosse rimasta.

«Non devi ringraziarmi, ma adesso basta, sei ufficialmente uno di noi, puoi chiedermi tutto quello che vuoi adesso!»

«Avrei una richiesta in effetti, vorrei che due... miei amici venissero qui. Voglio tenerli al sicuro e voglio che trovino le risposte che cercano»

«Cameron e Lily Blake, dico bene? I miei Angoni si danno da fare, so che non sei solo. Loro possono entrare, tanto qua dentro la loro magia è inutilizzabile. Ti chiedo comunque di lasciar perdere il tuo amico Gideon, lui non mettere mai piede qui e sono sicura che comunque non voglia farlo»

«Perchè no?»

«Perché... ha tentato di uccidere mio fratello e non avrà pace fin quando non lo troverà. Ed io non avrò pace fin quando non ucciderò quel lurido vampiro.»


Italia, luogo sconosciuto


«Qui dovremmo essere al sicuro, almeno per un po'» esclamò Adam Blake posando il borsone sul pavimento di legno, mentre Paul Rivers si guardava intorno. Erano finiti in una casa abbandonata e piuttosto vecchia: le pareti ed il pavimento erano in legno, i mobili erano ormai consumati e gli oggetti erano visibilmente di qualche generazione fa, ma ai due non importava molto, erano stanchi e dovevano riposarsi.

«Non credo di averti ancora ringraziato» disse Paul, poggiandosi lentamente ad una sedia. Aveva tutto il corpo dolorante e il risveglio da un coma così brusco di certo non aiutava le cose, ma era meglio soffrire in quel modo che essere torturati, o peggio, morti. Se non fosse stato per Adam sarebbe ancora tra quelle mura.

«Non devi ringraziare me, devi ringraziare un certo Rike, lui mi ha mostrato cosa fare e mi ha spiegato che salvarti era la scelta giusta per tutti. Per te, per il mondo... per i miei fratelli...»

Paul osservò il ragazzo, incuriosito «come si chiamano?»

«Cameron e Lily. Non li vedo da un po' e mi mancano terribilmente... ho scoperto di avere poteri magici prima di loro, per questo sono entrato nell'Enclave, per proteggerli, anche a costo della mia vita. Lui è scapestrato, un perfetto idiota, quasi quanto me... ma è anche maldestro e non riesce a nascondere le cose, anche se è sicuro di farlo alla perfezione. Lei è bellissima, forte, tenace ma è anche la persona più dolce e dall'animo puro che io abbia mai incontrato»

Paul sorrise «E' bello»

«Cosa?» rispose Adam, quasi non facendo caso a quelle parole che aveva appena pronunciato. Si spostò una ciocca di capelli dagli occhi, per osservare meglio Paul che stava ancora sorridendo «E' bello sentirti dire queste cose, non tutti hanno qualcuno che si preoccupa così.»

«Tu si» 

«Forse... io... non mi ricordo bene molte cose. So che Julian mi ha trovato, so che per me è un familiare e so che mi ha colpito a morte perché controllato da... come si chiamava? Dahlia, credo. So queste cose, so che mi vuole bene ma io... ricordo solo questo. Non ricordo le mille avventure che abbiamo condiviso, non ricordo bene il suo carattere, non ricordo cosa ama bere e qual'è il suo cibo preferito. Io so che esiste qualcuno che di nome Julian che farebbe tutto per proteggermi. Ricordo il suo volto e qualche altro frammento, ma il resto purtroppo... è come un puzzle da ricomporre.»

«Sono sicuro che quando lo incontrerai ricorderai tutto. Rike mi aveva avvertito che risvegliarti avrebbe avuto degli effetti collaterali, ma sono sicuro che passeranno, dobbiamo solo andare da lui.»

Paul si fissò le scarpe, sporche di fango e più grandi di due misure rispetto ai suoi piedi «E' proprio questo il punto. Io non voglio incontrarlo, non sono ancora pronto. Non voglio guardarlo e vedere la delusione nel suo volto quando scoprirà che non ricordo quasi niente di lui. Voglio restare qui, in attesa di essere la persona che ero e... niente, va bene così. Mi accontenterò di restare qui con te, almeno fin quando non decidi di cercare la tua famiglia, in quel caso spiega a Julian la situazione, oppure inventa una scusa, ad ogni modo digli che sto bene»

«Non potrò farlo» rispose Adam, scuotendo la testa «l'Enclave è sulle mie tracce e non ho intenzione di mettere a rischio i miei fratelli. Non potrò andare da loro ancora per molto tempo... siamo io e te mi sa.»

Paul si alzò, avvicinandosi ad una bottiglia di vino incrostata ed impolverata «Un brindisi a noi due allora, emarginati e ricercati. La coppia di fuggitivi più strana del mondo: il Cacciatore Magico e il Belloccio Smemorato»

Adam rise «A noi due, sperando di sopravvivere a questo vino»

I due brindarono ripetute volte, per poi addormentarsi stremati in quella casa abbandonata immersa in una sperduta campagna d'Italia.


 

Note dell'autore
 

Penso di aver passato metà dei miei ultimi capitoli a scusarmi per la mia presenza altalenante, la verità è che tra impegni, vita sociale e tutto il resto, mi è mancata sia la voglia che il tempo di aggiornare. Ho provato a mettermi qui, a scrivere, ma nulla, non riuscivo affatto. Sarebbe stato più semplice avere diversi capitoli pronti ma per lo stesso motivo non ci sono, ma spero comunque che questo tamponi leggermente la mia assenza. Siamo al giro di boa più o meno, dal prossimo capitolo ci sarà un sostanziale cambiamento e tutto sarà diverso. Probabilmente concluderò questa storia a 20 capitoli (non ne escludo altri tuttavia, non si sa mai!) e spero di farlo entro Natale! Con questo voglio comunque dire che nonostante la mia prolungata assenza, so bene che strada prendere e i tempi saranno molto ridotti adesso. Non ho voglia di promettere aggiornamenti settimanali o altro, so che non ci riuscirei, ma prometto di continuare a pubblicare questa e le altre tre-quattro storie in cantiere. Ne approfitto per ringraziare come sempre e mi scuso anche con la mia amatissima Melz per non aver potuto leggere la sua storia come avevo detto tempo fa, dopotutto è una delle mie lettrici stalker! Dopo questo romanzo, ancora grazie per seguire questa storia (grazie anche per aver messo nei preferiti questa e anche le mie vecchie storie, che son felicissimo di sapere che continuano a piacere!) e niente, per oggi da Marco è tutto! See ya! (presto stavolta!)
   
 
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