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Autore: Kim_Pil_Suk    06/07/2017    0 recensioni
Il profilo di Octavia era chiaro e deciso. Aveva 19 anni, era dell'Ariete, studiava giurisprudenza, le piaceva fare escursioni, andare in barca, uscire la sera, fare sport e mangiare bene, era un'amica leale e la sua immagine di profilo prometteva molto bene.
Aveva un solo difetto: un fratello maggiore iperprotettivo e un po' distaccato.
Clarke sa che per entrare interamente nella compagnia di Octavia deve diventare amica anche del fratello. E ci prova, davvero, ma lui sembra fare di tutto pure di non includerla nella sua vita.
Scontroso, distaccato, chiuso in se stesso, Bellamy ama sua sorella più di qualsiasi altra cosa e la nuova ragazza con cui sta uscendo, intelligente e dall'aspetto così selvaggio e libero, non gli promette bene.
Nonostante questo Clarke ci prova e pian piano scopre quel lato gentile e protettivo di Bellamy che la fa sorridere.
BELLARKE AU
Bellarke, Linctavia, Minty, Maven(?)
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, Octavia Blake, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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Il profilo di Octavia era chiaro e deciso. Aveva 19 anni appena compiuti, era dell'Ariete, studiava giurisprudenza, le piaceva fare escursioni, andare in barca, uscire la sera, fare sport e mangiare bene, era un'amica leale e la sua immagine di profilo prometteva molto bene. 
 
Per cui Clarke si sentì quasi costretta ad andare all'appuntamento con lei. E non solo perché Raven l'aveva minacciata di farle passare dei giorni da inferno se l'avesse bidonata. 

 
Così Clarke era seduta allo Starbucks vicino il suo appartamento con un cappuccino in mano e la voglia di essere restata a casa a studiare. 

 
Qualcuno le diede un colpetto sulla spalla. Quando si voltò Clarke vide una ragazza più bella di quella nella foto. 

 
- Clarke? - chiese lei. Clarke annuì. 

 
Si alzò in piedi e le strinse la mano con un sorriso gentile. 

 
- E tu sei Octavia. - affermò. 

 
La ragazza davanti a lei, bella e dall'aspetto selvaggio come non poteva immaginarla la guardava in viso cercando di capire se fosse rimasta delusa o no. Però Clarke aveva trovato la sorpresa piacevole. A una bella ragazza Clarke non aveva mai rinunciato. 

 
Octavia e Clarke si sedettero al tavolino, ordinarono un'altra cappuccino e parlarono. 

 
Clarke la trovò piacevole. Octavia era divertente e libera. Era brillante e intelligente, aveva una mente aperta.
Quando si lasciarono, con la promessa di rivedersi il fine settimana dopo, quasi le dispiacque. 


 
 
Si incontrarono diverse volte in posti diversi prima che Octavia la invitasse a casa sua per farle conoscere i suoi amici e per mangiare qualcosa insieme. 

 
Clarke era nervosa, doveva ammetterlo. Non era particolarmente brava a fare amicizia. Non era aperta come la sua coinquilina, Raven. Quest'ultima sosteneva che fosse perché era troppo intelligente per i comuni mortali. E quando Clarke le chiedeva, allora, perché loro due fossero amiche lei le rispondeva che anche lei fosse un genio. 

 
La casa di Octavia si trovava ai margini del centro città. Sembrava abbastanza grande per due persone - Octavia l'aveva informata che viveva col fratello - ma non troppo grande. Era la classica casa americana. Se fosse passato un tornado Octavia avrebbe avuto bisogno di una casa nuova. 

 
Octavia le aveva detto che il fratello lavorava per mantenere entrambi per cui quella casa era più di quanto si fosse aspettata in una situazione del genere. Ma non era brutta, affatto. 

 
Quando bussò si preparò mentalmente - e fisicamente - un sorriso di cortesia, che non sembrasse nervosa, per Octavia. Ci vollero pochi secondi prima che qualcuno aprisse. Il sorriso di Clarke si spense - per lasciare il posto ad un'espressione sorpresa - non appena vide quello che per lei doveva essere il fratello. Clarke non pensava che fosse così bello - pensava che i geni della bellezza potessero andare solo ad uno dei figli - e invece era così. Si sentì così in colpa ad averlo pensato. Lei usciva con Octavia, si stavano vedendo e sembrava sarebbe diventata seria, non poteva pensare che suo fratello fosse bello. No di certo. 

 
Clarke mostrò il suo sorriso più educato ma neutro che avesse a disposizione e guardò dietro le spalle del ragazzo. 

 
- Sono Clarke. Sono qui per Octavia. - cercò di non suonare sgradevole. 

 
- Devi essere la principessa, allora. Entra. - il ragazzo le fece spazio, con ancora la mano sulla maniglia. 

 
Clarke entrò, confusa e infastidita. Lo oltrepassò ed entrò nella piccola casa dei due fratelli. 

 
- Ora Octavia arriva. Accomodati pure in salotto. - detto questo fece un gesto della mano verso verso quello che doveva essere il salotto e sparì nella direzione opposta. 

 
Non appena riuscì a percepire persino il proprio disagio quando si sedette sul divano di pelle bianca un suono di piedi che correvano velocemente giù per le scale la fece voltare appena. 

 
- Bell, allora non hai da lavorare, vero? - urlò Octavia, correndo verso la cucina, senza neanche notare Clarke seduta a disagio nel suo salotto. 

 
- No. Te l'ho detto: oggi rimango a farti compagnia. - sentì il fratello bonfocchiare dall'altra stanza. 

 
- Ti adoro! - disse la minore. - E poi sono sicura che Jasper sarà contento di batterti a qualche videogioco, come sempre. 

 
Bell bonfocchiò qualcos'altro che Clarke con capì. Poi sentì qualcuno che correva di nuovo verso le scale. Notò Octavia correre verso gli scalini e bloccarsi appena la vide. 

 
- Clarke! - esclamò sorpresa e contenta al contempo. - Come stai? - si avvicinò a lei e le diede un caloroso abbraccio. 

 
- Bene. Tu? - rispose Clarke con un sorriso imbarazzato. 

 
- Bene, grazie. - si voltò nervosamente verso la cucina poi le rivolse un sorriso di scuse. - Scusami un secondo. - disse subito prima di volare nella cucina. 

 
Clarke rimase immobile dove si trovava, in completo imbarazzo e confusione. La sentì camminare a passo pensante fino alla cucina e fermarsi. 

 
- Perché non mi hai detto che era arrivata? - squittì lei. 

 
- Perché non mi avevi detto di avvisarti quando arrivava. - rispose il fratello, con aria indifferente. 

 
- Pensavo fosse logico! - cercò di non urlare. - Almeno ti sei presentato? 

 
- Credo che la Principessa sappia già chi sono, non credi? - rispose il ragazzo con aria sarcastica. 

 
Clarke sentì Octavia sbuffare sonoramente e borbottare qualcosa a mezza voce al fratello. Poi tutti e due comparvero sulla soglia della cucina, lei con un sorriso cordiale e lui con aria scocciata. 

 
- Clarke. Lui è Bellamy, mio fratello. - Octavia indicò con la mano suo fratello e lo fulminò con lo sguardo.
- Piacere. - Clarke strinse le labbra e allungò la mano verso di lui, in imbarazzo.

 
Bellamy fece un cenno con la testa mentre gliela stringeva.
 
Calò un leggero silenzio imbarazzato durante il quale Clarke diede uno sguardo al mobilio.
 
- Bene, gli altri dovrebbero arrivare a momenti... credo. No, Bellamy? - disse Octavia, nel tentativo di spezzare l'imbarazzo.
 
- Monty aveva detto che stava raccogliendo Jasper e Jasper ha detto che stava raccogliendo l'alcool. Non so cosa intendessero, ma se riportano il loro Moonshine siamo spacciati. - si passò una mano fra i capelli e in quel momento più di altri le ricordò, a Clarke, la sorella. - Miller stava arrivando. Ha detto qualcosa che suonava come un "Raccolgo le puttanelle e arrivo" e poi ho sentito qualche urlo al telefono e un clacson. Lincoln dovrebbe essere qui praticamente ades-- esatto. - il campanello suonò e Octavia saltò sul posto, si sistemò i capelli dietro le orecchie e andò alla porta con passo leggero e saltellante. - Ancora non capisco perché quel ragazzo continui a frequentarci. - mormorò Bellamy osservando la sorella per poi dirigersi in cucina a passo pesante, lasciando Clarke un'altra volta sola.
 
Sentì delle voci all'entrata. La voce allegra e imbarazzata di Octavia e quella profonda e decisa, di poche parole, di un uomo. Tutti e due arrivarono al soggiorno chiaccherando amabilmente - in realtà era Octavia a chiaccherare e quello che doveva essere Lincoln le sorrideva educatamente.
 
Le venne presentato Lincoln. E poi, pochi minuti dopo, quando il silenzio imbarazzato stava facendo di nuovo capolino, le erano stati presentati quelli che dovevano essere Monty e Jasper - due ragazzini mingherlini con le braccia e le tasche piene di fiasche e bottiglie di alcool. "Sono arrivati i Party Boys!" avevano urlato alla porta. Presto si rivelarono una buona e chiassosa compagnia. Camminavano frettolosamente attorno a Clarke sparando domande a caso mentre frugavano a giro, le bottiglie che man mano diminuivano. "Dobbiamo nasconderle da Bellamy! Se trova il Moonshine ce lo sequestra e niente più Party." aveva detto uno di loro - Monty, forse - portandosi il dito alla bocca. Entrambi avevano gli occhi leggermente arrossati e un aria trasognata e allegra.
 
- Allora Clarke, - Jasper le saltò letteralmente accanto, facendola sobbalzare sul divano. - come mai sei qua in questa gabbia di matti? - disse accavallando le gambe.
 
Clarke prese un gran sospiro e guardò entrambi i ragazzi, ormai privi di bottiglie sospette e con i loro occhi rossi e spalancati dritti verso di lei.
 
- Beh, sto uscendo con Octavia, per adesso. Diciamo che non è niente di serio. - disse a labbra strette e mani unite sulle ginocchia.

 
- E come l'hai conosciuta? - chiese di nuovo Jasper avvicinando il viso con una smorfia buffa.

 
- Su internet. - disse annuendo appena, in imbarazzo.

 
A salvare di nuovo il momento, Octavia spuntò sulla soglia, sorridente e con i capelli legati in una coda alta.
 
Clarke doveva avere una faccia impaurita o buffa perché lei rise appena e la invitò in cucina.
 
- Sono sempre così... fatti? - sussurrò quando fu a portata d'orecchio.
 
- Nah. - la prese a braccetto - Solo alle feste. Sta tranquilla, fra poco staranno meglio. Sono bravi ragazzi.
Clarke lanciò un ultimo sguardo dietro di se - vide i due ragazzi giocare al gioco dei pollici - e seguì Octavia in cucina. Si sedette alla piccola penisola che si trovava in cucina e sentì Octavia chiaccherare con Lincoln mentre osservava Bellamy concentrato a tagliare la verdura.
 
Poi sentì urlare il nome della minore dei Blake. Jasper e Monty si catapultarono in cucina, bombardandola di domande. Entrambi misero le braccia attorno alle spalle di Octavia, facendo sempre più rumore.
 
Clarke ricevette uno sguardo di aiuto dalla ragazza così scese dallo sgabello e prese Jasper per il gomito.
- Andiamo a sciacquarci la faccia. - disse con calma trascinandolo su per le scale, dove sperava ci fosse il bagno.
 
Jasper, stranamente non disse una parola e la seguì in bagno. Si sciacquarono la faccia e tornarono giù in cucina. Entrambi si erano calmati.
 
Clarke prese del cibo dal ripiano e glielo diede, dicendogli di mangiare seduti con calma sugli sgabelli.
 
- Come hai fatto? - chiese Octavia. - Se lo fai tutte le volte ti invito per tutto il resto della mia vita. - disse alzando le palpebre e osservando i due ragazzi discutere sotto voce.
 
Clarke si limitò a ridere appena mentre osservava Jasper trangugiare cibo.
 
 
Miller si presentò poco dopo sulla porta di casa Blake con una ragazza - Harper, era così che si chiamava? - e dopo un veloce saluto ai Blake e a tutti fu presentato a Clarke. Miller si rivelò un tipo diretto, forse un po' distaccato, ma piacevole. Clarke lo avrebbe adorato.
 
Harper invece sembrava più allegra e socievole, molto gentile ma con le idee chiare e un tono di voce quasi sempre risoluto. Rimase con Monty e Jasper a fare casino e riuscì anche a farsi dire da loro dove fossero i nascondigli in cui avevano messo il Moonshine.
 
Octavia accompagnò tutti in salotto e si sedettero sui divani mentre Miller e Bellamy pensavano alla cena. Chiaccherarono e principalmente furono le urla di Jasper e Monty a rompere il silenzio, perforando i timpani a Clarke - si trovavano entrambi ai lati della povera sventurata, sul divano. Monty le stava spiegando come funzionava il processore di un computer di cui non aveva capito nemmeno il nome, mentre Jasper faceva di tutto per rovinargli la spiegazione.
 
Jasper finì col prendere Monty per il gomito e trascinarlo nell'altra stanza dicendogli che avrebbero infastidito Bellamy, cosa che loro sembravano adorare.
 
Octavia spiegò un po' come si erano incontrati, fra tutti. Jasper e Monty erano nello stesso corso di biologia con lei. Jasper era stato il suo mentore per quasi tutto l'anno mentre Monty non si staccava quasi mai da lui. Miller era il migliore amico di Bellamy da così tanto che non si ricordavano nemmeno come si erano incontrati. Harper e Lincoln invece erano i baristi del loro pub preferito ed era lì che li avevano conosciuti.
 
Due minuti dopo entrò Bellamy nella stanza, pulendosi le mani su uno straccio.
 
- Jasper e Monty? - chiese la sorella.
 
- Monty sta cercando di fare un discorso sensato con Miller mentre invade in modo ironico il suo spazio vitale. - disse avvicinandosi al divano. - Mentre Jasper è alla disperata ricerca dei nostri Oreo.
 
- Ma noi non abbiamo comprato gli Oreo.
 
- Io lo so, ma lui no. E li cercherà per almeno altri 5 minuti. - fece il giro del divano e ci infilò la mano sotto, tirandone fuori una bottiglia di vetro con un liquido dentro.
 
Poi cercò dietro e dentro la pianta, trovandone altre 3. Poi dietro la tv, sopra ad una pianta di orchidee - nascondiglio pessimo - e infine sotto i cuscini della poltrona. Le contò poi si guardò attorno freneticamente.
 
- Harper, dove sta l'ultima? - chiese guardando la ragazza.
 
- Perché lo chiedi a me? - disse lei con falso sconcerto.
 
Bellamy alzò semplicemente il sopracciglio.
 
- Ok. E' sotto il culo di Clarke. - disse indicandola con un movimento del polso.
 
Clarke alzò le sopracciglia, sorpresa, e Bellamy la guardò in attesa. Lei si spostò e Bellamy tirò fuori l'ultima bottiglia.
 
- Che ci farai ora con quelle? - chiese Harper.
 
- Le nascondo facendo in modo che quei due con ci facciano sbronzare. - disse andando verso il corridoio.
 
- E' davvero così forte quel liquore? - chiese Clarke.
 
- Decisamente. Per un periodo abbiamo bevuto solo quello. Ci fu un specie di "black out" di alcolici in tutto il quartiere e quelli vicini per cui loro inventarono questo liquore. Abbiamo bevuto solo quello. C'è chi ancora di noi ricorda quel giorno con disgusto. - commentò Harper.
 
Clarke sorrise. Vide Monty entrare in stanza con il braccio attorno alle spalle di Miller.
 
- E' quasi K.O. Forse questa volta riusciremo a fare una festa dove nessuno finisce in ospedale per una lavanda gastrica. - disse lasciando cadere Monty sul divano accanto a Clarke.
 
Clarke sistemò cautamente il braccio di Monty e lo sentì appoggiare la testa contro la sua spalla. Miller si sedette di fianco a Monty e Clarke notò quel modo di fare che, non la sorprese, Miller aveva quando si preoccupava per gli altri. Piccoli cenni, domande borbottate, che nessuno avrebbe notato ma che Clarke, a cui piaceva osservare la gente, aveva visto. E non solo quello le era saltato all'occhio. Le sembrava di conoscere quei ragazzi da sempre, anche dal modo in cui loro si apportavano a lei. Jasper la toccava, in quel modo che fanno gli amici di sempre, e a lei non dispiaceva. E sapeva che anche se non fosse stato così fatto Monty sarebbe sempre stato il piccolo muffin che era. Octavia era forte e sincera ma era giovane e così bella. Sembravano non sforzarsi di metterla a suo agio. 
 
Forse, l'unico che non sembrava andare a genio, era Bellamy. Era rimasto tutta la serata in disparte, senza darle un occhio, nemmeno uno sguardo, e lei l'aveva presa sul personale. 
 
Monty si era appisolato sulla spalla di Miller, che non era un amante del contatto fisico, ma non aveva battuto ciglio mentre parlava con Octavia e Lincoln. Harper si era intromessa nella conversazione, a senso unico, di Clarke e Jasper e l'aveva salvata da quella lenta agonia, distraendo il povero Jasper, stanco e confuso, con un racconto inventato sul momento.
 
Clarke si era alzata ed era andata verso la cucina. Aveva preso comodamente posto su uno sgabello appoggiando i gomiti sul ripiano dell'isola mentre Bellamy la ignorava apertamente. 
 
- Io non ti piaccio molto, vero? - aveva esordito lei passandosi le mani sui bracci, lentamente. 
 
Bellamy aveva alzato appena lo sguardo dalla padella e l'aveva guardata come se le fossero spuntate le ali. 
 
- Non proprio... - aveva mormorato ributtando lo sguardo sulla padella. 
 
- Come mai? - Clarke si sistemò sullo sgabello. 
 
Bellamy non le rispose ne subito ne dopo. Rimase in un silenzio ostentato evitando il suo sguardo. 
- Ah. - Clarke non voleva esordirlo ad alta voce ma se ne usci con - Sei il genere di fratello protettivo. 
 
Bellamy alzò lo sguardo pronto a partire ma Clarke aveva su un sorriso che diceva "Mi piaci e sono contenta che ci sia qualcuno a proteggere Octavia". Così rimasero di nuovo in silenzo mentre finiva si preparare la cena e ogni tanto la ragazza adocchiava l'orologio, chiedendosi se non fosse ora di andarsene. 
 
- Tu hai fratelli? - le chiese mentre tirava fuori i piatti dal mobile. 
 
- No. C'è Wess, il mio migliore amico, che è quasi un fratello ma non credo che sia la stessa cosa. - si strinse nelle spalle sapendo che lui non avrebbe continuato. E così fu. 
 
- La cena è pronta. Puoi avvisarli? - Clarke annuì e si alzò per chiamarli. - Comunque, Clarke, sono contenta che tu esca con mia sorella. 
 
Nonostante quello a Clarke suonasse come un avvertimento gli sorrise. 
 
- Grazie. Ma non credo durerà. A lei piace un altra persona... - da come lui le sorrise -un sorriso ambiguo, nemmeno vagamente simile ad un sorriso per le altre persone ma sincero per Clarke- sapeva che lui lo sapeva. - È ok. So vedere e capire quando rinunciare. Ma sono contenta per Octavia. Speriamo vada bene. 
 
 
La cena fu anche più rumorosa delle pre prima. Jasper urlava e mangiava cibo dopo cibo e Monty borbottava al suo fianco. Clarke non aveva mai riso tanto. 
 
Quando Octavia la accompagnò alla porta, quasi l'ultima ad andarsene via, le sorrise e la abbracciò stretta.
- Graziedi tutto, Clarke. - Octavia ricambiò l'abbraccio e rimase con le mani sulle sue braccia, guardandola dritta negli occhi, stringendola in quel modo così intimo e familiare che a Clarke dava un senso di casa. 
 
- Grazie a te Octavia. - la guardò negli occhi poi si voltò verso l'interno della casa, al salotto che si affacciava alla porta. - E tutti voi. - urlò guardando Jasper che si era addormentato e sbavava sulla spalla di Bellamy. Il primo fece un grugnito infastidito mentre Bellamy fece un segno con la mano senza staccare gli occhi dalla tv che mandava un documentario.
 
Octavia rise appena spostando lo sguardo da suo fratello a me. 
 
- E mi dispiace se non ho passato molto tempo con te. - le chiese sinceramente dispiaciuta. 
 
- Tranquilla, O. Capisco. - Clarke fece quella espressione che fece capire a Octavia che "lo so e mi va bene così". 
 
Si sorrisero e si salutarono per un ultima volta. Clarke salì sulla sua prius grigia, mise in moto con un sospiro e partì. Strinse le labbra sentendosi il peso sul petto leggero.






Note:
First of all bitches...
jk, grazie di aver letto la mia storia e grazie a chiunque commenti/recensisca. E' gratis ed evolve alla causa "aiuta una scrittrice con bassa autostima".
Poi boh, niente. Have fun leggendo la storia.
  
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