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Autore: Zomi    09/07/2017    2 recensioni
Margaret sa che c'è qualcosa che la lega a Law da sempre, per sempre.
Sir Crocodile non lascia impunita nessuna infedeltà, di alcun genere.
Cosette sogna un amore sincero, sereno, luminoso come il sole e i sentimenti.
Le penne candide di Monet cadono inaspettate sul ghiaccio di Punk Hazard.
A Dressrosa è estate. Nel cuore di Baby è estate.
{FanFiction partecipante al “This would Be Love” Challenge indetta dal Forum Fairy Piece}
{FanFiction partecipante al Crack&Sfiga Ship's Day2k19 indetto dal forum Fairy Piece }
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Crocodile, Donquijote Doflamingo, Margaret, Trafalgar Law | Coppie: Shichibukai/Flotta dei 7
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Amore: Amore infedele
Coppia: Crocodile x Doflamingo
Note d’Autore: La FanFiction si ambienta sulla nave della Marina che trasporta Doflamingo dopo la sua sconfitta a Dressrosa, prima della tentata evasione provata da Jack.
Entrambi i personaggi annegano nell’OOC, ma ammetto di essermi divertita fin troppo nei panni di Doflamingo.
 




 
Il rollio della nave lo irritava.
Se avesse potuto avrebbe raso al suolo ogni singola asse di legno che componeva la chiglia della corazzata militare, facendola affondare e volando sulle spine dorsali dei marinai che avrebbe lui stesso messo in fila fino a tornare a Dressrosa e colorare di cremisi le sue spiagge scogliose.
Si, Doflamingo lo avrebbe fatto volentieri ghignando sadico per ogni morte che avrebbe causato.
Lo avrebbe fatto e ci avrebbe goduto, se solo fosse stato in grado di compiere tale gesto.
Strusciò e spalle contro la parete di legno umida, graffiandosi la schiena nel sfregare le catene di algamatolite contro il legno e la esile blusa da carcerato che gli avevano infilato.
Altro che la sua camicia di seta proveniente dalle migliori lande ridotte in schiavitù di chissà che regno in guerra del Nuovo Mondo: una divisa a righe.
Una nuova motivazione da aggiungere alla lista per la quale qualche marine sarebbe morto per mano sua.
Batté il capo biondo contro la parete buia della sua cella, il ghigno sadico voglioso solo di dar suono alla sua rabbia, rabbia che aumentava se solo si concentrava a focalizzare il mondo che lo circondava con le sue reali tinte.
Non le bastava avergli tolto ogni indumento, ogni veste da re: anche gli occhiali.
-Fu fu fu, Tsuru chan spezzerò ogni tuo vecchio osso con le mie mani- si leccò le labbra, meditando vendetta, affondando il capo nel cono buio che la piccola cella gli regalava e che subito aveva fatto suo nel meditare.
Meditare vendetta.
Una vendetta sanguinosa, assaporò ad occhi chiusi, beandosi della lieve brezza che entrava dall’oblò della cella, rotta a tratti dal grido dei gabbiani e da qualche granello di polvere che cantava nel toccare suolo.
Una vendetta lenta, affilata come fili di vetro con cui avrebbe imbrigliato ogni singolo soldato di quella nave, portandolo protagonista nel suo teatro dei burattini, luogo di giustizia privata e sangue, sangue, sangue…
Poteva sentirne l’odore, se si concentrava, e le labbra gli si allargavano in volto con sadismo nel percepire il lento e silente gocciolare di ogni singola goccia cremisi che avrebbe versato.
Una, due, tre…
Come granelli di sabbia in una clessidra, avrebbe centellinato uno ad uno lo sgorgare della vita tra le sue dita.
Come sabbia tra le dita, secca, arsa, amara e ruvida la sua vendetta si sarebbe calata su quella nave.
Oh se solo avesse potuto, se solo avesse potuto liberare le mani e prendere tra le dita le giugulari di quei teneri soldatini.
Sabbia, sabbia che vola nel vento e atterrà fin sul ponte della nave militare inutilmente: nemmeno tutto il deserto di Alabastra avrebbe asciugato il sangue che avrebbe versato.
Sabbia che correva davanti a lui oltre le sbarre della cella, a numerare i suoi sogni di sanguinosa rivalsa.
Sabbia calda, a dividere i cadaveri freddi da chi presto lo sarebbe stato.
Sabbia su cui avrebbe mosso i piedi e danzato tra i morti.
Sabbia…
Sollevò appena le palpebre, stupito di non averlo scorto prima.
Eppure il suo subconscio si era subito attivato, addolcendogli la mente con quel piccolo particolare di terra silicea che ornava perfettamente il suo desiderio di vendetta.
La lingua tornò a solleticargli le labbra nel buio della prigione, inumidendole mentre la brezza del mare cessava la sua presenza nella cella.
-Fu fu fu- strinse i polsi dietro la schiena, bramando di averli liberi –Non sapevo mi sarebbero state cocesse le visite coniugali- mosse le dita dei piedi a suonare una sinfonia romantica, invogliato –Ho uno strano dejavù di questa scena- ricordò una sua prima visita a Impel Down dopo una primavera politica mal riuscita in un deserto lontano –Tu no… Croco chan?-
Crocodile non accennò alcun movimento sulla sedia che occupava proprio dinanzi la cella di Donquixote, il sigaro fumante che intossicava l’aria e impregnava con il suo intenso odore la stanza mentre gli ultimi granelli di sabbia andavano a comporre il suo cappotto nero.
Doflamingo sghignazzò: era certo che un ricercato come lui, su cui SenGoku aveva giurato il proprio onore nel riacciuffarlo, si sarebbe tenuto ben lontano da una nave della Marina, seppur rinunciando a ripagargli la sua visita in cella quando l’altro era stato arrestato.
Ma era ovvio che l’orgoglio dell’ex capo della Baroque Work non aveva limiti.
E l’ex re di Dressrosa non sapeva quanto.
-Questo dev’essere un sogno che si avvera per te Croco chan- divaricò le gambe, offrendogli molto di più –Incatenato e incapace di difendermi- si leccò le labbra –Quanto impiegherai ad approfittarti di me?-
Crocodile non replicò.
Pizzicò la cenere dal sigaro e riprese a fumarlo. Gli occhi gialli fissi sul drago celeste.
-Prometto che non urlerò troppo- lo tentò ancora sottovoce, il ghigno sadico in viso –Se vuoi posso anche mettermi carponi a ter…-
-Hai letto il giornale di oggi?- lo interruppe brusco il moro.
Il biondo lo guardò severo, assottigliando gli occhi, nascosti dalla penombra della cella, per la rabbia di venir bellamente ignorato.
-No mi spiace- accavallò le gambe –Non ho avuto tempo: troppi impegni. Vuoi informarmi tu? Oh scusa se non ti offro del thè ma l’ho finito proprio oggi-
Con gesto fluido Mr Zero estrasse dal cappotto una copia del quotidiano, aprendolo tra le prime pagine e mostrando la facciata iniziale al biondo incatenato.
Un ringhio basso e funesto vibrò tra le grate della cella, emergendo dal buio che celava il prigioniero ma non la rabbia che lo scuoteva nel vedersi in prima pagina sconfitto e sanguinate sullo sfondo di una Dressrosa in festa.
-Il ritorno al trono di Re Ryku ha fatto in fretta il giro del mondo- commentò Crocodile, lo sguardo sottile perso tra e righe d’inchiostro –Come anche la riabilitazione della principessa Rebecca- soffiò una nuvola di fumo, le dita strette ad assorbire l’umidità del giornale –E della principessa Violet-
Le pagine volarono nell’aria tersa della cella, secche e aride di ogni parola e liquido, il cappotto cadde sulla sedia e una mano assetata di vendetta si chiuse sulla gola di un vendicatore che mai avrebbe avuto la sua rivalsa.
-O Viola- picchiettò la cima cenerina del sigaro con l’artiglio Crocodile, stringendo le dita sulla carotide di Doflamingo e spingendolo sempre più vicino alle sbarre, fino a incrociare il suo sguardo dorato con il finalmente nudo del biondo -È così che ti piaceva chiamarla, giusto?-
-Fu- esalò una sola rauca risata –Sembri quasi geloso Croco ch.. cough!-
-Sai- parlò lentamente, il tono della voce ovattato e tagliente che ben si abbinava alla pelle tesa e in via di disidratazione del diafano collo taurino di Donquixote –Due sole cose non ho mai accettato nella nostra divergente relazione: i tuoi occhiali…- ghignò beffardo nel fissarlo nei bulbi nudi, a ricordargli che ora erano privi di alcuna protezione -… e…-
-Stare sotto?- azzardò l’altro, zittendosi quando la gola gli si riempì di sabbia tentando di soffocarlo.
-… l’infedeltà- aggrottò la fronte inarcando il naso.
Doflamingo si lappò le labbra, non per mera esibizione ma per sete, desiderando come non mai un bicchiere d’acqua per la sua gola arida di aria e parole.
Una sola gli echeggiava nella testa: Viola.
Di amanti ne aveva avute da perderne il numero.
Ma con lei non era stato il lascivo desiderio di dissetare la carne, ma vera e propria bramosia di incidere maggiormente nella natura umana altrui la perdita totale di ogni cosa: senza più famiglia, senza più padre, senza più sorella, senza più nipote, senza più regno, senza più nome, senza più corpo segnato dai suoi mille fili con cui la giostrava come brava ballerina tra le sue dita di ammaliante assassino.
Solo un gioco, divertente, sadico, appassionate gioco.
Questo era stato per lui Viola, l’ennesimo colpo la Re e a quel mondo di governanti e governati che gli avevano strappato dalle mani tutto ciò a cui teneva, costringendolo a uccidere lui stesso l’ultimo tassello della sua famiglia.
Solo un gioco, una vendetta.
-Non ti… ho…. ma…- strascicò le parole, ma l’altro lo zittì nuovamente serrando la presa sulla gola.
-L’infedeltà è la mancanza di fede nell’altro- spiegò lapidario, gli occhi rettili fissi sulla sua preda agonizzante –La perfidia nel confutare qualcosa-
Spostò con le labbra il sigaro su un lato della bocca, l’artiglio alzato a brillare contro il riverbero del sole che scivolava nella prigione.
-Non ho mai dubitato della tua indole da carogna- chinò la mano armata fino a posarla sul petto del biondo –Sulla tua sete di sangue e potere- abbassò gli occhi al sorriso assente del drago celeste, inclinando il capo e permettendo a una ciocca d’ossidiana di calare sulla sua fronte –Ho avuto fede nell’uguaglianza dei nostri animi da criminali- ammise.
-Cro…co…-
-Non ho mai avuto dubbi che tu mi nascondessi e negassi qualcosa- storse il ghigno, affondando la punta acuminata nel tessuto a righe del biondo, stracciandolo all’altezza del cuore -È ovvio che non mi sbagliavo-
-Cro…co… di…le…-
-Avere una principessa come amante- lo sbeffeggiò, la mano sempre più chiusa su di lui, le dita che quasi riuscivano a sfiorare il polso per quanto al resa era serrata –Dev’essere stata una tentazione unica e che hai voluto ripetere in ogni singola occasione-
-… gio… cat…-
-Come?- rilassò la fronte Mr Zero, il tono vendicativo che sfociava nell’ironico –Hai detto qualcosa?-
Doflamingo tentò di deglutire, inumidendo con la sua ultima saliva la sabbia che lo soffocava.
-Gioca… lei… giocat-tolo…- ansò.
Crocodile sorrise etereo, il sigaro penzoloni dalle labbra.
-Certo- annuì con il capo –Era un giocattolo- rise –Come ho fatto a non capirlo! Sarà stato forse, quel nomignolo che hai dato, quel dettaglio che solo a pochi mi hai confessato concedevi? Che sia stato…- avvicinò il volto cupo alle sbarre, arrivando a posare la fronte su quella del compare -… quel “Viola”?-
Geloso, geloso di un giocattolo.
Geloso di un infedeltà ricolma di vendetta e non piacere.
Ferito da un’infedeltà taciuta, che infedeltà non era, ma che lo aveva comunque ferito sotto le scaglie di un animale pericoloso.
-… stupi-do… Croco… chan…- rise Doflamingo riuscendo a far ribollire il sangue freddo dell’altro, che si distanziò.
-Forse- gettò il sigaro consumato oltre le sbarre, a rotolare con le sue ultime braci nel cono buio della cella –O forse no: l’infedeltà mi ha sempre reso furioso… te ne sei accorto?-
La sabbia aumentò nella trachea del drago celeste, che spalancò la bocca in cerca d’aria annaspando.
Era certo che avrebbe tirato le cuoia lì dentro, in una piccola insignificante cella di una nave della Marina, vestito di stracci e senza occhiali, per mano dell’uomo che aveva amato e tradito per vendetta sul mondo.
Che fine ignobile.
Peggiore di quella che aveva riservato al suo stesso padre nei suoi peggior incubi, peggiore di quella che aveva regalato a Rocinante, forse ugualmente pessima a quella di sua madr…
-Piru piru! Piru piru! ♪-
Crocodile allontanò lo sguardo dalla sua vittima, spostandolo al cappotto dimenticato sulla sedia.
Una piccola onda di sabbia si creò a recuperare il Lumacofano che suonava in una delle tasche, estraendolo.
-Che succede?- parlò seccato dall’interruzione.
-Scusi l’intrusione Mr Zero, ma abbiamo ospiti- informò la bassa e roca voce di Mr One al superiore.
-Ho subito finito- riportò le iridi dorate a Doflamingo.
-Capo- lo richiamò il Lumacofano dalle labbra pronunciate –Non sono della Marina: sventolano il vessillo di Kaido-
Crocodile storse le labbra in un ringhio, la lunga cicatrice che solcava il suo volto si spezzò per la rabbia.
-Preparati a venirmi a recuperare- ordinò mettendo fine alla comunicazione.
Riluttante abbandonò la presa sulla gola dell’ex Shichibukai, rivestendosi.
-Sei un bastardo fortunato- decretò dandogli le spalle –Nemmeno oggi morirai-
Si voltò a fissare il corpo rantolante di Doflamingo, le spalle tese contro il pavimento e costrette dalle catene, che lo bloccavano a terra con le gambe incrociate tra loro a reggere il peso della caduta.
Il desiderio di vederlo morto, rantolante nel suo stesso sangue, lo assalì nuovamente come quella mattina stessa quando alla lettura del giornale e dei dettagli in esso racchiusi, aveva ordinato a Das Bornes di preparare una barca. Direzione: mari di Dressrosa.
Il desiderio di vendetta sull’affronto di essere stato tradito, di aver subito la più alta infedeltà possibile, gli ribolliva ancora nelle vene, agitando l’animale più cruento che lo abitava.
Ma il destino gli era nemico, è la nave in avvicinamento battente bandiera imperiale gli imponeva la ritirata.
Si accese un secondo sigaro, aspirandone una generosa boccata prima di esalare una densa nuvola di fumo, incurante dei rantolii della sua quasi vittima.
La degnò di un singolo sguardo, incarognendolo quando sentì l’ansimante respiro divergere in una roca risata.
-Stupido…- sputacchiò Doflamingo -… stupido Croco chan- sollevò gli occhi a mostrargli le iridi chiare –Ferito da un giocattolo-
Crocodile ringhiò grutturale, concedendogli  solamente le spalle mentre spiegava alcuni lembi del cappotto.
Il drago celeste respirò a fondo, la gola che si liberava dagli ultimi granelli di sabbia, la rabbia che cresceva per essersi fatto sottomettere dal moro a causa delle catene.
Facendo leva sulle gambe si riportò seduto, la schiena abbandonata alla parete della cella, la bocca spalancata ad ansimare.
-… non hai capito nulla, stupido coccodrillo…- ansò recuperando l’oscurità sul suo viso -… Viola non…-
-Devo andare-
L’ennesima interruzione, l’ennesimo zittire l’altro pur di non sentire.
Ruotò piano la mano sana, che lentamente iniziò a consumarsi in polvere che pigramente prese la via dell’oblò, uscendone.
-Verrò al tuo funerale- si dissolveva non concedendogli sguardo –Spero sia divertente-
-Non osare andartene!- ordinò furioso Doflamingo –Non abbiamo finito! Io non…-
-Non sopporti l’essere ignorato?- azzardò correttamente il rettile.
Piegò sadico il capo all’indietro, mostrando i primi granelli dissolversi del suo volto ma che non intaccavano il ghigno crudele che gli rivolgeva.
-Lo so- rise sardonico, scomparendo in un turbino di sabbia mentre il biondo ringhiava e si dimenava contro le catene invocandolo.
-Croco! Croco!- striò la gola invocando gli ultimi granelli di sabbia, che volteggiarono indefessi contro di lui sparendo oltre l’oblò –Crocodile!-
Come era arrivato, l’ex membro dei Shichibukai svanì abbandonandolo con la sua rabbia repressa e vendicativa.
Doflamingo aprì bocca, la gola ancora tesa e pronta a urlare di rabbia, ma alcun grido scivolò fuori dal suo palato.
Con le braccia ancora incatenate e le gambe abbandonate al suolo, il flottaro addossò la schiena alla parete della cella, piegando il capo verso il cono di buio su cui poteva contare.
-Stupido Croco chan- esalò piano, i primi rumori di un abbordaggio violento ignorati bellamente –Non era infedeltà- chiuse gli occhi, la vista appannata da lenti umide di occhiali tristi –Era vendetta-
Il suono di sabbia portata vai dalle onde gli assordava ancora la mente.

 
   
 
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