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Autore: Alli_210    09/07/2017    1 recensioni
Avalea è l'ultimo baluardo di una fiorente civiltà ormai in declino, distrutta da una guerra all'ultimo sangue tra due popoli -gli umani e gli extraterrestri xenon- la cui rivalità pare destinata a non placarsi mai.
In questo mondo ormai distrutto l'amore dell'umana Aerith per lo xenon Rahma si rivela così inossidabile da spingerla ad infrangere ogni legge pur di rimanere con lui, attirando così l'attenzione del temibile capo xenon, spaventato da quella che potrebbe essere una minaccia pericolosa per i suoi piani: quell'umana così simile ad un fantasma del suo passato che si rivelerà una nemica più temibile del previsto e l'unica persona in grado di tenergli testa.
Ma ad Aerith non basterà combattere: il suo sarà un lungo viaggio alla ricerca delle sue origini e di qualcosa che possa aiutarla a ribaltare le sorti del conflitto. Un lungo viaggio alla ricerca di quell'amore che potrebbe essere la sua ultima speranza di salvare se stessa ed il mondo intero.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti!

qualcuno di voi forse si starà chiedendo come mai questo titolo sia di nuovo sulla pagina degli aggiornamenti dopo così tanto tempo e una spiegazione credo sia dovuta: chi ha seguito la storia di Aerith e Rahma, sa che Deceiver Of Fools era già stata pubblicata nel 2013, seguita da Deceiver Of Hearts e da un - mai terminato- terzo capitolo, Deceiver Of Time. 

Saranno forse stati gli errori grammaticali, la sintassi abbastanza scarna e il fatto che un po’ mi fossero mancati quei primi capitoli, ma ho deciso di dare una sistemata alla storia. Una sistemata che presto si è trasformata in una riscrittura vera e propria: c’erano personaggi di cui andava raccontato di più, momenti dimenticati nei cassetti della mia testa di cui sentivo la necessità di parlare e -forse- anche il bisogno di far crescere un po’ i miei protagonisti, così come sono cresciuta io in questi quattro anni.

Tutto questo per dire che sì, è sempre Deceiver Of Fools ma è molto diversa da quello che avevo immaginato quando ho iniziato a pubblicarla per la prima volta e questo è il motivo per cui ho deciso di voltare pagina e ripartire da zero.

Ci tengo a ringraziare chiunque abbia letto le storie precedenti, che ho eliminato per ovvie ragioni ma di cui ho salvato ogni recensione. Non credo sarò mai abbastanza grata per le migliaia di visualizzazioni a quei capitoli infiniti.

Quindi l’unico modo in cui posso concludere questo sproloquio è con un bentornato a chiunque avesse già letto la storia e un benvenuto a chi si imbatte per la prima volta nei miei lunghiiiissimi capitoli. Ogni opinione ovviamente sarà ben accetta.

Un ringraziamento speciale va alla mitica Saitou Catcher che ha seguito praticamente tutta la mia avventura su questo sito, con le sue bellissime recensioni e il supporto morale via WhatsApp nei momenti di crisi nera. Ho trovato un’amica oltre che una bravissima scrittrice e non smetterò mai di dirti quanto sia contenta di averti conosciuta. 

Detto questo, vi lascio finalmente alla storia, sperando che vi piaccia. 

Buona lettura!



I. Ashes

Aerith trovò la forza di aprire gli occhi solo quando una goccia cadde sulla sua guancia, scivolandole lungo il viso. 

I palazzi ingrigiti dal fumo e dalla polvere incombevano su di lei e il cielo carico di nubi era un chiaro segnale che presto sarebbe cominciato a piovere. 

L’odore di terra ed esplosivo era così forte da toglierle il fiato e le macerie tutt’intorno a lei le ricordarono in fretta dove si trovava. 

Doveva aver perso i sensi quando l’onda d’urto di un’esplosione la aveva scaraventata a terra. Aveva perso il conto del numero di bombe che erano piovute quella notte sulla città e osservando i palazzi sopra di lei si chiese se fosse rimasto altro da annientare oltre agli scheletri di quei palazzi ormai disabitati.

Gli Xenon quella notte avevano deciso di colpire ancora più duramente di quanto non avessero fatto nelle settimane precedenti: era ancora dall’altra parte della città quando aveva sentito le prime esplosioni e aveva visto le fiamme alzarsi sulla zona umana di Avalea.

Ricordava le urla, gli spari, poi il silenzio un attimo prima che un ordigno le esplodesse vicino. Lo stesso silenzio carico di tensione che incombeva su di lei in quel momento.

Doveva andarsene da lì e in fretta.

Con cautela, provò a muovere le mani. La felpa nera che indossava era rotta in più punti, ma non vedeva sangue e quello poteva considerarsi un buon segno. La stessa cosa non si poteva dire per le gambe: la sinistra era rimasta sepolta sotto ai detriti e quando riuscì a liberarla inorridì alla vista dell’enorme macchia rossa all’altezza della coscia. Con cautela sollevò appena un lembo dei pantaloni, rivelando un enorme taglio che le avrebbe reso molto difficile camminare.

Stava per toccarlo quando uno sparo poco lontano la fece trasalire. Per un attimo, si trovò a sperare che dei soldati umani fossero nelle vicinanze, ma sapeva bene che il rischio di finire al centro di un conflitto armato era troppo alto. Gridare per chiedere aiuto poi, era impensabile.

Osservando i palazzi intorno a lei, Aerith si rese conto che non c’era niente che potesse offrirle un riparo: gli edifici sembravano stare in piedi per miracolo, nascondersi lì dentro poteva rivelarsi una morte certa se un’altra bomba fosse esplosa nei paraggi.

Stringendo i denti e puntellandosi sulle braccia, Aerith si alzò. Tirò un sospiro di sollievo quando si accorse che la gamba non le faceva poi così male e con cautela iniziò a muoversi tra i detriti.

Sentì un’altra goccia sul viso: la pioggia la avrebbe aiutata a nascondersi, ma le avrebbe rallentato non poco i movimenti.

Stava camminando lungo un palazzo quando degli spari proprio all’inizio della via la costrinsero a infilarsi in uno stretto vicolo tra i due edifici diroccati. Il suolo era coperto di sassi, assi di legno e rifiuti il cui odore rendeva l’aria quasi irrespirabile, ma sapeva di non avere altra via di fuga. Facendo attenzione a dove metteva i piedi, Aerith cominciò ad avanzare.

Proseguì con cautela, con gli occhi fissi sul terreno: le lastre di pietra che componevano la strada erano distrutte, coperte di detriti, pezzi di vetro, vecchi proiettili. Doveva stare attenta a non calpestarli ed evitare ogni rumore se non voleva farsi sentire.

Non sapeva cosa avrebbe trovato dall’altro capo del vicolo, ma le voci dei soldati alle sue spalle erano la conferma che tornare indietro poteva significare la morte.

Passo dopo passo, avanzò. Era quasi arrivata alla fine della strada. Rimase in ascolto qualche secondo e quando fu sicura che la strada era vuota, si azzardò a sporgere la testa per capire dove dirigersi.

Conosceva bene quelle strade: un tempo erano state il cuore della città, prima di essere devastate dalla guerra. Erano il posto più pericoloso di tutta Avalea, ma anche la strada più veloce per arrivare a casa sua. Era solo qualche isolato, doveva farcela.

Trattenendo il fiato e cercando di ignorare il dolore Aerith si mise a correre. Stava quasi per svoltare l’angolo quando delle grida strazianti la costrinsero a fermarsi, appena in tempo per vedere una squadriglia di militari xenon uccidere una donna.

La paura ebbe il sopravvento quando gli spari dietro di lei le fecero capire che era in trappola. In preda al terrore si accasciò contro ad un muro, mentre i passi dei soldati erano sempre più vicini.

Aerith chiuse gli occhi, ritrovandosi a pregare in qualche miracolo.

Ma quante persone dovevano aver rivolto al cielo le stesse preghiere prima di morire?

Forse però, qualcuno aveva ascoltato le sue: due braccia forti la strinsero in una morsa d’acciaio, trascinandola dietro ad un portone in legno. Il suo primo istinto fu di dimenarsi e probabilmente si sarebbe messa ad urlare se una mano non le avesse prontamente impedito di emettere alcun suono.

Le parole che l’uomo che la aveva appena salvata le sussurrò all’orecchio subito dopo le fecero venire voglia di piangere dalla gioia.

- Stai ferma, sono io!-

Rahma.

Aerith smise di muoversi immediatamente e il ragazzo allentò la presa, permettendole di girarsi quel che bastava per abbracciarlo, stingendolo più forte che poteva. Le braccia di Rahma la strinsero così forte che le mancò il respiro.

-Sei bagnato.- constatò stupidamente. Aveva cominciato a piovere, erano entrambi bagnati fradici.

-Stai sanguinando- rispose lui apprensivo. 

Aerith si sforzò di non guardarsi la gamba. La corsa doveva aver peggiorato la situazione della ferita e il dolore pulsante che proveniva dalla coscia ne era un chiaro segnale.

Alzò la testa e i loro occhi si incrociarono. Conosceva quello sguardo meglio di chiunque altro: era sollevato perché era riuscito ad arrivare appena in tempo, ma sapeva benissimo che il pericolo non era ancora passato. 

Erano ad un passo dalla morte, entrambi.

-Come hai fatto a trov....- Aerith non riuscì a terminare la frase. Rahma la strinse più forte, trascinandola ancora più indietro nel piccolo vano oscuro dove aveva trovato riparo.

Fece appena in tempo a sussurrarle di non muoversi, prima che una decina di soldati passassero proprio davanti a loro.

Aerith sentì Rahma trattenere il respiro e fece lo stesso mentre cercava di ignorare il dolore lancinante alla gamba. Il cuore sembrava stesse per esploderle nel petto, quasi a volerla tradire mentre il nemico era ancora li fuori. 

Non seppe dire esattamente quanto tempo passarono abbracciati in quel modo. Secondi, minuti, forse ore passarono prima che le dita di Rahma le sfiorassero appena la guancia.

-Sono andati via.-

Il sollievo nella sua voce fece rilassare Aerith che si decise a riaprire gli occhi. 

-Mi hai seguita, vero?-

-Pensavi che ti avrei lasciata attraversare la città da sola nel bel mezzo di un attacco?-

-Sei entrato nella zona umana, saresti potuto morire.-

-Saresti morta tu se non lo avessi fatto.- ribatté. -Sei ferita.-

Per un istante si era quasi dimenticata del dolore alla gamba, ma le parole di Rahma riportarono la sua attenzione al taglio che continuava a sanguinare. 

-Non è nulla di grave.- disse trattenendo una smorfia all’ennesima fitta.

Aerith vide Rahma alzare gli occhi al cielo prima di infilarle una mano sotto le ginocchia e sollevarla.

-Lasciami giù, Rahma!- gli disse Aerith a bassa voce. 

Il ragazzo però non sembrava intenzionato ad ascoltarla.

-Non è il momento di fare i capricci. Non puoi camminare così e tantomeno puoi rischiare che la ferita peggiori. Se si infetta rischi di perdere la gamba o morire. Gli ospedali non hanno medicine per i civili.-

Aerith avrebbe voluto ribattere, ma Rahma aveva ragione.

-Questo palazzo ha un’uscita sul retro. Se le strade sono vuote, riusciremo ad arrivare a casa mia senza farci vedere.-

Aerith si irrigidì.

-A casa tua? Rahma io devo tornare a casa mia! I miei genitori non hanno idea di dove sia finita, devono sapere che sto bene. Portarmi a casa tua è troppo rischioso, se qualcuno ci vedesse ti farebbero arrestare!- disse Aerith alzando leggermente la voce. 

-Abbassa la voce Aerith!- la richiamò subito il ragazzo -Se ci scoprono qui non dovremo preoccuparci di essere arrestati.- Aggiunse mentre i suoi occhi correvano verso il portone in legno che li separava dal resto del mondo. Dopo qualche secondo, lo sguardo preoccupato di Rahma tornò su Aerith. 

-Scusami.-

-Non posso lasciarti andare da sola. Ci sono soldati ovunque, sei ferita. Le possibilità che tu possa arrivare fino alla zona sicura senza che ti trovino sono inesistenti e sai meglio di me che lo scopo di queste missioni non è fare prigionieri.-

Aerith abbassò lo sguardo. Quanto avrebbe voluto poter ribattere a quell’ultima affermazione. Ma Rahma aveva ragione: quelle missioni stavano riducendo allo stremo la popolazione umana più di quanto non lo fosse già.  

-Non posso venire con te Rahma. Ti prego. Se qualcuno mi vedesse…-

-So nascondermi bene. Ma dobbiamo andarcene da qui prima che le pattuglie comincino la ricognizione. Se mi trovano con te, non oso pensare a cosa potrebbero farti. Per favore. Non posso proteggerti fuori da qui.- 

Aerith abbassò lo sguardo, appoggiando la fronte alla spalla di Rahma. Era stanca, il dolore per l’impatto causato dall’esplosione stava iniziando a prendere il sopravvento e la paura le impediva di ragionare lucidamente. Tutto quello a cui riusciva a pensare era che sia che lei fosse tornata a casa o che lo avesse seguito, uno dei due avrebbe rischiato la vita.

E il motivo, erano le linee nere che ricoprivano il dorso delle mani di Rahma. Quel disegno intricato  che gli xenon chiamavano marchi, era il simbolo di una differenza che aveva portato alla guerra. 

Una differenza che Aerith non era mai riuscita a comprendere.

Rahma sospirò quando si accorse cosa aveva catturato l’attenzione di Aerith. Lui odiava quei marchi. Odiava con tutto se stesso quella guerra e forse anche la sua razza per aver ridotto il mondo ad un desolato campo di battaglia. 

-Mettiti in salvo. Qui non mi troveranno, l’attacco è quasi finito. Quando tutto si sarà calmato chiederò aiuto e…-

-Aerith per favore non chiedermi di lasciarti qui. Non lo farò, lo sai.- rispose subito lui -Non ti lascio qui a morire.-

Rahma sentì il suo cuore spezzarsi quando vide le lacrime scivolare lungo le guance di Aerith, mentre un sorriso rassegnato si apriva sul suo viso.

-Stiamo già morendo, Rahma.- sussurrò -Giorno dopo giorno. Stanno solo giocando per vedere quanto resistiamo.-

-La guerra finirà prima o poi. Dovete resistere, Aerith-

-Questa guerra finirà solo quando non ci sarà più nessuno rimasto da uccidere. Bruciano le nostre case, ci tolgono le provviste, ci bombardano. Il vostro capo non vuole una resa, vuole la vittoria. Non si fermerà finché anche solo uno di noi vive. Lo sai.- 

Quelle parole furono una pugnalata per Rahma, ma Aerith continuò.

-Il nostro esercito non ha più difese. Le vostre armi sono più forti, voi stessi siete più forti di noi. Possono non dircelo, ma è solo questione di tempo prima che…- La voce le si smorzò in gola, quasi come se anche solo l’idea di pronunciare quelle parole le facesse orrore.

Vedere Aerith spaventata e indifesa era straziante. Lei, che normalmente era così coraggiosa. Forse era anche più coraggiosa di lui.

-Lasciami andare a casa, Rahma. Poi dimenticati per sempre della mia esistenza. Non posso continuare a permetterti di rischiare la vita così.-

Rahma si irrigidì. Per un attimo si chiese se non stesse delirando, ma Aerith era lucidissima.

-Cosa stai dicendo, Aerith? Dimenticarti?-

-Questa non è più una guerra. E’ un gioco che siamo destinati a perdere. E quando sarà finito, sarà meglio che nessuno scopra che hai avuto a che fare con un’umana o riserveranno a te lo stesso destino a cui stiamo andando incontro. Non voglio questo per te. Almeno tu che puoi ancora salvarti.-

Lo xenon sospirò.

-Pensi che mi interessi vivere in un mondo del genere?-

-Hai una famiglia da cui tornare.-

-Una famiglia che non vedo da prima che iniziasse la guerra. Sei l’unica persona che potrei considerare una famiglia ora.- ribatté Rahma -ci siamo fatti una promessa sette anni fa: qualsiasi cosa succeda, insieme fino alla fine. Ricordi?-

-Eravamo bambini. Se stare insieme vuol dire rischiare la tua vita…-

-Tutti rischiamo la vita qui. Non c’è nessuno di noi al sicuro. E ti porterò a casa, ma Aerith ascoltami bene: fino a che tu respiri, per me esiste ancora la speranza. La speranza che la gente capisca che questa è pazzia e che il nostro sangue potrà essere diverso, ma siamo tutti uguali. Sono le parole che mi hai detto tu. Devi solo continuare a crederci.-

I loro occhi si incrociarono di nuovo.

Aerith era speciale: orgogliosa, testarda. Forte. Ma la stanchezza, la paura e la fame la stavano provando ogni giorno di più. Gli zigomi troppo sporgenti, le occhiaie marcate e i vestiti troppo larghi erano un chiaro segno che il suo fisico stava cominciando a cedere.

Avrebbe dato tutto quello che aveva per poterla aiutare, ma ormai nemmeno lui sembrava più essere in grado di fare qualcosa. Perchè Aerith in fondo aveva ragione: la situazione era disperata.

-Voglio andare a casa.-

La voce della ragazza era appena un sussurro, ma Rahma capì. Il suo sguardo rassegnato e spento valeva più di mille parole.

-Promettimi che non ti arrenderai e io ti porto a casa.-

Rimasero a fissarsi in silenzio per qualche secondo prima che Aerith si decidesse ad annuire.

-Tieniti forte.-

Le mani di Aerith strinsero la presa sulle sue spalle mentre Rahma usciva dal loro rifugio, rientrando nella strada ormai deserta. La pioggia battente si era trasformata in una foschia sottile che forse li avrebbe aiutati.

Avrebbero dovuto attraversare quella che ormai tutti definivano la zona rossa: una parte di città che divideva la zona umana da quella xenon, il vero campo di battaglia degli eserciti. A terra era impossibile uscirne illesi, ma lui non aveva intenzione di camminare.

-Dove vuoi passare?-

-Dall’unico posto dove non possono vederci.- disse guardando verso l’alto -Chiudi gli occhi.-

-cosa…?- Prima che Aerith potesse anche solo pensare a ciò che lui le aveva appena detto, Rahma si accovacciò sulle ginocchia per poi spiccare un balzo. Ma i suoi piedi non toccarono mai terra.

Il primo istinto di Aerith fu di guardare verso il basso ma se ne pentì quando si accorse che erano sospesi nel vuoto a cinque metri buoni da terra.

-Rahma! Sei pazzo? Ci vedranno!-

-Non ad occhio nudo. La vostra vista non è così sviluppata.-

Aerith trattenne il fiato. Sapeva bene che Rahma era in grado di volare. Non molti xenon erano in grado di farlo e inizialmente era rimasta sconcertata. Avrebbe voluto fare molte domande, ma per il bene di entrambi si era sempre trattenuta. Rahma, per il suo popolo, era un traditore. Meno avesse saputo di lui, più sarebbe stato sicuro per entrambi.

A dire il vero, Aerith spesso si dimenticava che Rahma non era come lei: era più forte, più veloce. I suoi occhi vedevano molto più lontano e le sue orecchie sentivano cose che Aerith nemmeno immaginava. Tutti gli xenon erano più forti degli umani e Rahma non faceva eccezione. Eppure, Aerith si era sempre chiesta che cosa li avesse portati ad odiarsi così tanto. 

Alla fine, erano tutti fatti di carne ed ossa, il loro cuore batteva nello stesso modo. 

Soffrivano tutti nello stesso modo.

-Non guardare giù. E chiudi gli occhi se ti vengono le vertigini.-

Quando Aerith annuì, Rahma cominciò a muoversi. L’impulso di guardare verso il basso era forte, ma il senso di vuoto sotto di lei la frenò. Si sentiva appesa ad un filo anche se a tenerla erano le braccia sicure di Rahma. 

Non seppe dire per quanto rimasero sospesi in aria. Quando i piedi dello xenon toccano terra, Aerith alzò lo sguardo sul suo viso e si sentì gelare il sangue nelle vene. 

Negli occhi di Rahma c’era il fuoco ed il suo viso era una maschera di terrore.

Lentamente, Aerith trovò il coraggio di girarsi.

Quando i suoi occhi riuscirono a mettere a fuoco lo spettacolo macabro sotto di lei, Aerith capì che la sua vita non sarebbe più stata la stessa.

 
  
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