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Autore: WorstGeneration    10/07/2017    0 recensioni
BENE GENTE ATTENZIONE OCCHI E ORECCHIE A ME O MEGLIO A NOI
Siamo sette ragazzi che hanno creato un progetto, di cui trovate tutte le informazioni qui https://www.facebook.com/worstgenerationitalian/
Nei prossimi capitoli troverete tre storie e tre disegni tutti con un unico tema, ovvero Big Mom e il suo cannibalismo, allerta spoiler per chi non è in pari con il manga.
Ciò che vi chiediamo è di lasciarci una recensione per scegliere il vincitore di questo primo contest nel quale appunto ci stiamo sfidando a colpi di one shot e lavori grafici.
Speriamo siano di vostro gradimento!!
Qui di sotto vi lascio anche i link di tutti noi, se avete piacere a visitare le nostre pagine personali.
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Genere: Angst, Drammatico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Big Mom
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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 «Preparatevi ad accogliere il Capitano. Si tratta di Big Mom, quindi non ci devono essere errori. Se vogliamo aver salva la vita, anche questa volta, preparate quella maledetta tavola piena di dolci e non fate gesti affrettati.»
La voce chiara del Capitano Harold dettava ordini ai propri uomini, che come ogni singola volta obbedivano ed organizzavano tutto alla perfezione. Era stato difficile far abbassare la cresta a quell’uomo, che aveva fatto del Nuovo Mondo la propria casa, eppure soltanto dopo il primo incontro con una delle sue ciurme affiliate Harold aveva ceduto ed era sceso a patti con quella che presto o tardi avrebbe preso il titolo di Imperatore. Non era facile ammettere la potenza di quella flotta, ma le storie che aleggiavano su Big Mom erano riuscite ad intimorire perfino lui. Ogni incontro con i suoi sottoposti era spietato ma ciò che lo terrorizzava sul serio era il giorno della “merenda”. Era così che i suoi uomini avevano rinominato quel fatidico giorno in cui Big Mom arrivava a chiedere il propio riscatto in cambio della salvezza. Per un pirata quale era Harold chinare il capo dinnanzi ad un futuro Imperatore era quanto di più miserabile ci fosse, e lui non lo accettava ma pur di salvare la vita ai propri uomini era disposto a fare qualsiasi cosa.
Aveva da sempre coltivato il sogno della libertà e credeva sul serio che prima o poi lui sarebbe divenuto il nuovo Re dei Pirati, facendola in barba a tutti, compresi la marina ed il governo. Se era stata una vera e propria soddisfazione venir additato come uno dei nuovi promettenti pirati adesso, quel suo esilio volontario su una delle tante isole sperdute nel Nuovo Mondo, era un vera e propria vergogna. Con l’arrendersi a Mom era stato costretto a trasferirsi, con i suoi uomini, su una delle isole da lei controllate ed in cambio della salvezza avrebbero dovuto porgere a quell’immensa donna una grande quantità di dolci. Negli ultimi tempi Mom doveva essersi particolarmente fissata su quei dolcetti tipici della zona perché troppo spesso avevano ricevuto ordine di preparare quella tavola in onore della donna. Doveva essere una festa solo per lei ma invece si trattava di un incubo. Ed anche quel giorno dovettero prepararsi per l’arrivo della grassona. Gli occhi scuri dell’uomo scrutarono con attenzione l’orizzonte e nel veder avvicinarsi la nave, dai colori sgargianti, della pirata lanciò una rapida occhiata al proprio vice comandante. Pur non avendo più una nave avevano mantenuto i ruoli sull’isola, che riusciva ad andare avanti grazie anche all’organizzazione serrata di Harold ed i suoi uomini. Era un bene che tutti facessero affidamento su di lui ma in quell’istante l’uomo voleva solamente che tutto finisse il più presto possibile.
Nel palazzo principale dell’isola avevano allestito, come le altre volte, un’immensa tavola piena di dolci e di prelibatezze locali. Al centro, su un grande vassoio centrale, però, erano stati serviti i suoi preferiti, che Mom amava immensamente vista la grande richiesta da parte degli uomini della donna. Si trattava di paste colorate, ricoperte di glasse e farcite col cioccolato. Un uomo normale, forse, non sarebbe stato in grado di mangiarne più di due, ma Mom riusciva a finire decine di vassoi in pochissimo tempo. La prima volta che l’aveva vista in azione Harold pensò che fosse pura follia ma poi si era abituato a quell’immagine assolutamente sgradevole. Le grandi porte in legno della sala dove era stato allestito quel banchetto colorato si aprirono rivelando le figure degli uomini di Big Mom accompagnati da un’immensa ombra oscura che si erigeva alle loro spalle. Erano esseri differenti fra di loro, avevano sembianze animalesche, ed Harold aveva imparato a conoscere anche loro.
«Finalmente siamo arrivati, pensavamo che avreste fatto attendere Mom ancora per molto. Vi sembra forse corretto?» domandò uno dei due lanciando un’occhiataccia all’uomo fermo al centro della sala. Alle sue spalle vi era il gran banchetto, così, quello, si scansò permettendo alla mastodontica figura di Mom di avanzare. I capelli rosa e ricci erano il segno distintivo di Mom, accompagnato all’immensa stazza della donna. Possedeva una bocca sproporzionata e sembrava non avere un collo. O forse questo era stato inglobato dalla grande quantità di grasso. Era l’essere peggiore che avesse mai visto eppure, quel suo maledetto potere, l’aveva fatta diventare una dei più famosi e potenti ricercati dell’intero mare. La donna immensa avanzò con qualche difficoltà, ridacchiando nel vedere i suoi amati dolci esposti su quel tavolo. Ed allora Harold sarebbe voluto andar via perché odiava dover assistere a quello spettacolo immondo, ma gli uomini di Mom erano crudeli e conoscendo questa sua “paura” lo sbarrarono all’interno insieme ai pochi compagni con cui era stato costretto a metter su quella portata. Deglutì, osservando sfiancato ciò che la donna stava facendo. Credeva di aver assistito a spettacoli immondi da quanto era divenuto pirata, ma quello era di certo la cosa peggiore che gli fosse capitata sotto agli occhi. La donna si era seduta dinnanzi alla tavola perfettamente imbandita e con voracità aveva preso a mangiare quei dolci perfetti. La bocca sporgente era sporca di briciole e saliva mentre quella, sembrava concentrarsi unicamente sul cibo. Uno dei suoi uomini gli lanciò uno sguardo preoccupato, ma Harold cercò di infondergli coraggio, annuendo in segno di conforto. Dovevano solamente resistere fino a quando quella tortura non fosse giunta al termine, quindi sarebbero stati liberi. Ma quella condizione non sarebbe rimasta per sempre, gliel’avrebbe fatta pagare, prima o poi, questa era una certezza assoluta. Il capitano strinse i pugni, distogliendo lo sguardo dalla disgustosa scena, quando improvvisamente il rumore di un piatto rotto lo costrinse nuovamente puntare gli occhi su Mom. Era difficile capire che cosa potesse passare per la testa di quella donna immensa, ma ci fu un dettaglio che lo lasciò stupito più del solito. La sua espressione e gli occhi vitrei. Era come se non vedesse nulla, o meglio, avesse appena puntato qualcosa. Ed Harold non l’aveva mai vista in quel modo. Un terribile pensiero iniziò a farsi strada nella sua mente, che trovava quella situazione sempre meno divertente e sempre più inquietante. Mom aveva i dolci sul tavolo, i suoi amati e meravigliosi dolcetti che avevano preparato con tanta fatica-… ed allora perché adesso l’immensa grassona si stava dirigendo verso di loro a braccia tese?
«Capitano, che sta succedendo?» chiese uno degli uomini più vicini, che a piccoli passi cercò di scivolare in direzione del proprio capitano. A nessuno sembrava piacere quella situazione, anche perché più passavano i secondi più la mole di grasso della donna sembrava avvicinarsi a loro.
«Non lo so-… » ammise in un sussurro il capitano voltandosi rapidamente verso la porta. Iniziò allora a sbattere una mano contro la superficie lignea della porta, cercando di metterci tutta la forza che possedeva in corpo, perché ogni secondo che passava sentiva l’ombra di Mom incombere su di loro.
«Aprite questa maledettissima porta! Sta per accadere qualcosa-… »
Ed allora uno sconcertante urlo lo costrinse a fermarsi. Avrebbe saputo riconoscere la voce dei propri uomini in mezzo a mille persone, e fu per questo motivo, che terrorizzato ruotò di poco il capo, quel che bastava per controllare con la coda dell’occhio quel che stava succedendo. La donna, che emetteva solamente versi sconnessi ed incomprensibili, aveva afferrato nella sua grande mano il suo uomo più fidato. Insieme avevano solcato i mari, combattuto fianco a fianco, perso con onore, ed adesso, molto probabilmente sarebbero anche morti insieme. Perché Harold dentro di sé sapeva bene delle voci che giravano su Mom, e su ciò che era capace di fare, ma fino ad allora non era stato in grado di credere che quelle dicerie potessero davvero corrispondere a realtà. Ma le urla erano vere e lei, quasi in stato di trance, non sembrava accorgersi di nulla. Ogni gesto che compiva era automatico ed anche calcolato, infatti sembrava ignorare le urla degli uomini, terrorizzati, e prima ancora che tutti se ne rendessero conto ingurgitò letteralmente l’uomo che teneva in mano. Il cuore di Harold prese a battere nel petto, come se volesse sfondar la sua gabbia toracica per fuggire via, perché sapeva che la propria fine era giunta. Provò ad urlare, cercò di scappare, ma ogni mossa sembrava inutile ed allora, uno ad uno, i suoi uomini vennero presi e poi mangiati dalla furia di Big Mom. Quando anche l’ultimo di loro venne spazzato via, in quei pochi istanti sembrò calare il silenzio nella stanza. Era come la quiete prima della tempesta, o forse era come se si trovasse nell’occhio del ciclone, perché da un momento all’altro sarebbe stato il suo turno. Non c’era via di fuga, nessuno sarebbe corso in suo soccorso per aiutarlo, a nessuno importava di lui. E sarebbe morto nel modo peggiore possibile: divorato da un’altra persona. Così, cercando di raccogliere quelle poche forze che gli rimasero, Harold decise di non lasciarsi immobilizzare dalla paura e che se doveva andare dinnanzi la morte lo avrebbe fatto con onore. Si alzò in piedi, fronteggiando la stazza immensa di Big Mom che sembrava aver puntato lui, in quanto ultima cosa commestibile rimasta nella stanza, ed allora l’uomo si tolse il proprio cappello da pirata. Lo portò all’altezza del cuore, lasciando scoperta una zazzera di capelli scuri, mentre gli occhi vitrei della donna incontrarono quello scuri del pirata.
«Prima o poi qualcuno riuscirà a portarti all’inferno, grassona…»
Pronunciò quelle parole con sicurezza e disprezzo mentre la grande mano s’andò a stringere intorno alla sua cassa toracica. Gli mancò il respiro, per via di quella stretta ferrea, ed allora vide le fauci della donna spalancarsi. Nessuno poteva scegliere come morire, questa era una certezza, ma Harold, in quel momento decise che la sua morte faceva davvero schifo. Le grandi e terrificanti fauci della donna si richiusero intorno al collo dell’uomo, strappando via, con un semplice ma efficace gesto, la testa di Harold. Per l’ennesima volta un fiotto di liquido cremisi iniziò a gocciolarle addosso, mentre lenti spasmi smuovevano il corpo ormai inerme che stringeva fra le mani. Passarono svariate ore quando finalmente, gli uomini di Mom, spaventati dal silenzio tombale che proveniva da dietro la lignea porta, si decisero ad aprire. Avevano deciso di lasciare dentro il Capitano Harold ed i suoi uomini soltanto per cercare di terrorizzarli a sufficienza, ma quando aprirono l’olezzo di qualcosa di acre misto al tipico odore dello zucchero filato, li costrinse ad esitare. La luce era spenta e le finestre chiuse, quindi l’unica fonte di luce era l’apertura della porta. E la terribile idea di quello che poteva esser successo iniziò a farsi strada fra le loro semplici menti: ancora una volta aveva perso il controllo. Sapevano di quello stato di trance in cui cadeva la Mamma, ma vedere nuovamente quello spettacolo raccapricciante era quanto di più stomachevole potesse esserci. E mossero un paio di passi verso l’interno, mentre qualcosa di appiccicoso, che catalogarono immediatamente come “sangue”, li costrinse a fermarsi. Un profondo russare era l’unico suono proveniente dall’interno e giù, in fondo, verso un’angolo della camera, si intravedeva la grossa sagoma della donna che ritmicamente sollevava il petto e la pancia, in un ritmo spaventosamente regolare. Era viva e stava dormendo. Devastazione era la parola d’ordine per descrivere tutto ciò che videro. Sangue ovunque, schizzi che macchiavano le pareti, il tavolo con i dolci era spezzato in due e resti diquelli che dovevano essere stati gli uomini di Harold erano tutto ciò che rimaneva di loro. L’unico dettagli che li così maggiormente fu un cappello, sporco di sangue, gettato ai piedi di Mom. Il cappello di Harold, forse era stato lui l’ultimo ad essere mangiato. Ed allora i suoi uomini iniziarono ad indietreggiare lentamente.
Svegliarla era l’ultima cosa che volevano, quindi lasciarono riposare ancora il mostro che non si sarebbe mai saziato.


 
   
 
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