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Autore: CocoritaSama24    11/07/2017    0 recensioni
Questa storia ripercorrerà la trama dei libri di Harry Potter dal punto di vista di un nuovo personaggio femminile, nato e cresciuto in circostanze quasi opposte al noto protagonista della saga: Amélie Soana Lestrange, figlia dell'appena considerato Mangiamorte Rabastan Lestrange, che verrà separata da quest'ultimo e dalla madre nei suoi primissimi anni di vita, per cause ben diverse da quelle che resero orfano il sopra citato Harry Potter.
Durante lo svolgimento della storia, verranno fatti parecchi riferimenti alla trama originale del libro e saranno ritrattate situazioni già conosciute, ma, di conseguenza, proverò ad essere il meno ripetitiva possibile e a farvi appassionare al mio primo racconto, scritto da una prospettiva nuova e decisamente meno Grifondoro.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Corvonero, Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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«Lui non è tornato»
Era in alto; davvero molto in alto. Poteva ammirare perfettamente l’intero campo da Quidditch sotto di sé, ma, per quanto stupefacente fosse, Amélie doveva ammettere di non ricordare che quelle tribune potessero darle una vista così completa.
«Non è tornato»
Si voltò, istintivamente, nella direzione da cui era provenuta quella voce, per scoprire che a parlare fosse stato un ragazzo che non aveva mai visto prima.
«Sì che è tornato»
Si girò di nuovo, ma questa volta dalla parte opposta. Un altro sconosciuto le porse un sorriso, che avrebbe però volentieri descritto come inquietante. Trovò molto strano di stare assistendo ad una partita senza i suoi amici al suo fianco, ma, al momento, desiderava indagare su altro.
«Chi è tornato?»
«Non è tornato»
Fu costretta, nuovamente, a girarsi verso il primo ragazzo che aveva proferito parola, dato che era stato lui a risponderle, ma non ritenendosi soddisfatta, domandò ancora: «Chi è tornato?»
«Se non fosse tornato» si intromise il secondo ragazzo, costringendola a voltare nuovamente il viso. «Questo non sarebbe successo»
Amélie si sforzò di mettere meglio a fuoco, per scoprire che ora entrambi gli sconosciuti stessero cercando di mostrarle lo stemma della loro Casa, posto sulle loro magliette, senza curarsi però del fatto che esso fosse stato strappato via brutalmente.
«Siete di Tassorosso» affermò, mossa da un improvviso sinistro presentimento. «Questa non è una partita»
Uno dei due studenti ammiccò nella sua direzione. Poi, di colpo, le tribune si abbassarono, giungendo fino a terra in maniera istantanea, e Amélie si girò, terrorizzata, verso il primo ragazzo, giusto in tempo per vederlo avvicinarsi a lei e spingerla via, così da farla cadere supina sul campo. Sapeva che, come in ogni altro incubo che si rispetti, non sarebbe riuscita ad alzarsi e, per questo motivo, non provò nemmeno a muoversi quando delle grosse siepi si spostarono, da sole, sopra di lei, impedendole di vedere quello che le era sembrato fosse il cielo. E mentre la avvolgevano, incapace di divincolarsi, vide sdraiata accanto a lei un’immobile e raccapricciante figura umana, che la fissava con la bocca aperta e gli occhi totalmente vuoti.
«Non è un sogno. Lui è tornato»
«SÌ CHE È UN SOGNO»
In un istante si ritrovò seduta con gli occhi spalancati, in un grande letto a baldacchino posto al centro di una stanza troppo ampia e silenziosa per essere il dormitorio della torre di Corvonero ad Hogwarts. Era passato troppo poco tempo dal termine delle lezioni e ancora meno dal terribile accaduto durante la terza prova del torneo Tremaghi, ma Amélie tentò con tutta sé stessa di convincersi che, in quel momento, era al sicuro tra le rigide mura del maniero dei Malfoy e che, per questo motivo, non avrebbe dovuto lasciarsi prendere dal panico.
Ma, ovviamente, questa tentata rassicurazione non fece che portarla a riflettere e a rivivere ciò che aveva appena sognato, portandola a scalciare via le lenzuola e scivolare frettolosamente giù dal letto: non aveva intenzione di passare l’ennesima notte a rimuginare su argomenti che, inoltre, aveva sempre ritenuto meglio evitare. Si guardò attorno, asciugandosi il volto da alcune lacrime che non aveva potuto controllare, e, decisa a non restare paralizzata a letto fino all’alba, dopo avere intuito che a giudicare dalla totale assenza di luce proveniente dalla finestra dovesse essere ancora notte fonda, si diresse un po’ barcollante verso la porta, per uscire dalla propria stanza e, accompagnata dall’unico suono dei suoi piedi scalzi che poggiavano sul marmo, percorrere nella maniera più veloce che il buio le consentisse il lungo e sinistro corridoio che separava la sua stanza da quella di Draco.
Una volta arrivata, essendo abituata a bussare, esitò qualche secondo davanti la porta, fino a quando l’avvistamento di un’ombra misteriosa fuori dalla finestra non la convinse fosse il caso di entrare il più velocemente possibile. Era ormai abituata al buio, ma ci mise comunque un po’ per individuare il letto di Draco e realizzare di non averlo mai visto dormire prima, ma, data l’oscurità, poté solo notare stringesse il cuscino tra le braccia e che apparisse decisamente meno beffardo e più innocuo del solito.
Iniziò a provare dentro di sé un misto di tenerezza e indecisione.
Forse era stato un po’ troppo pretendere di poterlo venire a svegliare solo perché aveva fatto un brutto sogno, ma non ebbe bisogno di voltarsi per realizzare di non avere la minima intenzione di riattraversare al buio quel corridoio e, piuttosto, ritenne più opportuno avvicinarsi alla figura del Serpeverde dormiente.
«Draco?» mormorò, a voce un po’ troppo bassa, nel tentativo di svegliarlo e senza, naturalmente, ottenere risposta. Allungò dunque una mano, solleticandogli un po’ una guancia con l’indice e raggiungendo finalmente in questo modo dei risultati: il ragazzo aprì gli occhi, girò il viso verso di lei e, dopo essersi sforzato un po’, si mise lentamente seduto.
«Che vuoi?» le domandò, con voce abbastanza assonnata e confusa da sembrare un po’ meno tagliente del solito.
«Come sei gentile» rispose Amélie, ironica, pur essendo consapevole che la sua apparizione fosse assolutamente insolita, ma decidendo comunque di sedersi sul letto dell’altro.
Draco la guardava in silenzio, perplesso; non ricordava di avere fatto niente di troppo sbagliato di recente da meritare di essere rimproverato nel bel mezzo della notte, ma per sua fortuna, su di questo, Amélie era abbastanza d’accordo.
«Ho fatto un incubo» spiegò, quindi, subito dopo. Per quanto si fossero messi insieme già da un po’, realizzare di aspettarsi che Draco la consolasse la mise un po’ in imbarazzo, ma non si sarebbe sorpresa se lo stesso fosse stato per lui.
«E cosa avresti sognato?» domandò, allora, lui, con un tono di voce tendente allo scettico, come a volere puntualizzare che, per averlo svegliato, doveva come minimo essersi trattato di una faccenda gravissima. Eppure, appena qualche secondo dopo, Amélie sentì qualcosa strusciare contro il lenzuolo e percepì la piacevole e rassicurante sensazione di una mano che stringeva delicatamente la sua. Evidentemente, a Draco non doveva essere sfuggito che se lei ora era lì, significava che lui fosse stato l’unico pensiero rassicurante che era riuscita a trovare e questo doveva averlo riempito almeno in parte d’orgoglio e magari anche di una certa dose di tenerezza.
Amélie fissò per qualche secondo la sagoma delle loro mani adagiate, insieme, sopra le lenzuola. Le ci sarebbe voluto molto più di qualche mese per abituarsi al fatto che anche Draco, quando voleva, poteva essere dolce. Poi rispostò lo sguardo su quest’ultimo; non la allietava per niente l’idea di rivivere ciò che aveva appena visto e, inoltre, era come intimorita dalla possibile reazione che l’altro avrebbe potuto avere, per cui, inizialmente, continuò a limitarsi ad osservarlo: era ancora decisamente arruffato dalla precedente dormita incompiuta e, per quanto al buio non potesse nemmeno vederlo chiaramente, aveva un’aria decisamente più innocua del solito, che le suggerì non avrebbe avuto poi molto da temere.
«Ho visto Cedric Diggory» mormorò infine, dopo qualche istante di esitazione. «Cioè, non l’ho visto, l’ho sognato» si corresse subito dopo con un po’ di agitazione.
«Sì, ho capito» rispose il Serpeverde con fare sbrigativo.
I due, ormai completamente abituati alla luminosità della stanza, riuscirono a guardarsi, improvvisamente, negli occhi.
«Era una precisazione un po’ stupida da fare, non ti pare?»
«Draco! Non mi sembra il caso di infierire…» tentò di rimproverarlo la ragazza, lasciando però chiudere lì quella piccola parentesi nel momento in cui sentì la mano dell’altro stringere un po’ di più la sua con quello che interpretò come una specie di gesto di scuse. Si fermò dunque ancora a riflettere, ma realizzò, ben presto, che tra tutti i pensieri collegati al sogno che volteggiavano nella sua testa, non sarebbe stata in grado di decidere quale esporre.
Draco continuava a fissarla; doveva trovare che in quel momento lei fosse affascinante tanto quanto lui lo era per lei e, probabilmente, questo era l’unico motivo che lo aveva portato a non spazientirsi.
«Sei ancora spaventata?» le domandò, dopo avere intuito che lei non sarebbe stata momentaneamente in grado di dirgli altro. Amélie ebbe l’impressione che, per quanto si stesse sforzando di non farla innervosire, stesse in contemporanea tentando di celare l’accenno di un ghigno sul proprio volto, ma cercò di continuare ad apprezzare ugualmente lo sforzo.
«Non è per il sogno» riuscì finalmente a parlare lei. «È che» iniziò, spostandosi nervosamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio con la mano libera prima di continuare. «È che mi sembra di… starmi tenendo dentro un’infinità di cose e… cose brutte, Draco, per le quali non posso fare assolutamente nulla e a cui vorrei davvero non pensare e per cui… non posso nemmeno esprimere la mia opinione in questo stupido posto!» Iniziò a muovere freneticamente gli occhi; aveva alzato la voce, caricata da un pungente senso di sconforto improvviso, della cui energia però scomparve subito dopo ogni traccia, lasciandola immobile.
«Ma io ho paura» riuscì, come ultima cosa, a bisbigliare. Si aspettava di vedere il ragazzo sobbalzare, ridere, adirarsi, ma da lui non ottenne alcuna reazione, se non che avesse abbassato leggermente lo sguardo. In maniera del tutto stupefacente, si sentì come se fosse riuscito a comprendere tutto quello che aveva tentato di dirgli con qualche frase sparsa, anche se non sembrava, comunque, rassicurato dall’esito della conversazione.
«Non essere sciocca» esordì alla fine di un breve silenzio.
Ed ecco, Amélie temette che fosse finalmente giunta l’ora di pentirsi di tutte le prese di posizione fatte nell’arco della nottata, ma Draco le posò la mano che teneva ancora libera su una guancia e si mise a carezzarla con le dita della stessa. «Siamo al sicuro, Amélie. Siamo dalla parte giusta.»
Considerando che se Colui che non deve essere nominato era veramente tornato e la famiglia Malfoy gli era rimasta fedele, Amélie aveva pochi dubbi sul fatto che sarebbero stati decisamente più al sicuro di chiunque avrebbe tentato, invece, di opporglisi, ma su quanto, comunque, lo sarebbero stati, aveva pieni dubbi. Avrebbe voluto con tutta sé stessa che Draco si rendesse conto di ciò a cui veramente stavano andando incontro, ma la stanchezza, interiore ed esteriore, la fermò dal pretendere che fosse quello il momento giusto per immergersi in quella discussione. Sospirò, perciò, a malincuore, dicendosi di avere tanto da riflettere anche su quella misera conversazione, e si alzò in piedi, senza però lasciare la mano del ragazzo.
«È meglio se vado a dormire»
Si guardarono ancora negli occhi, cercando di immaginare l’espressione precisa che doveva avere l’altro.
«Guarda che puoi anche dormire qui, se vuoi tanto fissarmi»
Amélie avvampò di colpo, sicura che, se fosse sorto il sole, lei avrebbe avuto un colorito più fiammeggiante.
«Guarda che anche tu mi stai fissando» gli fece notare lei, indispettita.
«Hm» mormorò il biondo, assottigliando lo sguardo col suo solito fare serpentesco. «Se la metti così, potrebbe sembrare che io voglia dormire con te, in effetti»
Dopo aver sentenziato questo, si alzò in piedi e incrociò le braccia al petto, assumendo un’inequivocabile aria di sfida e rendendo ancora più difficile ad Amélie capire esattamente cosa stesse succedendo nelle loro teste.
«Guarda che… non ritorno mica piangendo se provo a dormire da sola» disse la ragazza, in uno stato di pudica confusione, sperando che ciò che aveva borbottato fosse accettabile come risposta alla provocazione.
«Ah, no? Strano» ribadì in risposta il biondo. «È proprio quello che temo possa succedere e, sai, preferirei evitarlo»
Draco sporse il viso nella sua direzione, senza interrompere il contatto visivo creato fino a quando gli fu possibile. Infine, le diede un soffice bacio sulle labbra.
Quando si separarono, Amélie sentì il bisogno di sedersi sul letto: era stato troppo inaspettato, per quanto fosse ricorrente che quel furbastro la baciasse ogni qual volta volesse impedirle di rispondergli e si diede quindi comunque qualche secondo per riprendersi, evitando accuratamente di guardare il biondo, che intanto gongolava, soddisfatto di essere riuscito in tutti i suoi intenti.
«Resto a dormire» annunciò lei dopo la pausa, calcando specialmente l’ultima parola.
«Dormire» ripeté l’altro, risalendo a sua volta sul letto e posizionandosi comodamente, ma attendendo che la ragazza si accucciasse timidamente al suo fianco prima di tirarsi sopra le leggere lenzuola estive.
Fu in quel momento che, con la figura di Draco dolcemente accostata alla propria, Amélie realizzò che, essendo da poco passata la mezzanotte, fosse ufficialmente il giorno in cui avrebbe compiuto i suoi quindici anni. Si voltò quindi leggermente per potere osservare, senza dare nell’occhio, quello che fino a pochi mesi prima era stato il suo acerrimo nemico e si disse, raccogliendo dolcemente la sua mano con la propria, di stare ricevendo un regalo più piacevole di quanto mai avrebbe potuto prevedere.
Purtroppo, chiudendo gli occhi e lasciandosi trasportare da un sonno sereno, non le passò neanche lontanamente per la testa quanto velocemente avrebbe cambiato idea nel momento in cui Narcissa, quella stessa mattina, li avrebbe trovati accoccolati nello stesso modo, realizzando così uno dei peggiori dei modi in cui avrebbe potuto scoprire l’esistenza della loro relazione.
   
 
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