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Autore: I_love_villains    16/07/2017    1 recensioni
Un nuovo survival game sta per iniziare.
Chi diventerà Dio stavolta?
[Storia ad OC. Iscrizioni chiuse]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Altri, Deus Ex Machina, Murumuru
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Gregory si stupì della presenza di Lara al funerale di Raquele. In quel momento gli tornò in mente quando lei gli aveva chiesto della bionda. Raquele aveva passato il resto delle lezioni pensierosa, quasi in ansia. Che la mora sapesse qualcosa della brutta fine della sua amica?
Gregory le si avvicinò.
“Ciao. Non sapevo che foste amiche.”
“Infatti non lo eravamo” fece Lara, senza guardarlo.
“Allora perché sei qui?”
“Non sono affari tuoi.”
“Io credo di sì. Sai, ora che Raquele non c’è più trovo ancora più strano che tu volevi sapere di lei.”
“Meglio se non ti immischi, capito? Non hai idea di quello che sta succedendo.”
“Preferisci fare una chiacchierata con la polizia?” la minacciò lui apparendo il più sicuro possibile.
La ragazza lo guardò brevemente, per niente intimorita.
“Sai cos’è uno shinigami?” chiese infine.
“Non cambiare discorso.”
“Non lo sto facendo. Rispondi.”
“Sì, lo so. Sono dei della morte. E allora?”
“Allora sono simile a loro: so chi morirà nei prossimi giorni e anche come.”
Gregory la fissò attentamente, vide che non scherzava e scoppiò a ridere.
“T- tu sei fuori!”
“Chi lo sa, non è da escludere, ma ti sto dicendo la verità. Te lo posso provare, a patto che poi mi lasci in pace.”
“Perché no? Sentiamo.”
“Sono nomi che avrai sentito. Oggi moriranno il dottor Misaki e la sua assistente e anche quella bambina che perse il fratello nell’incidente delle elementari.”
Da tono ed espressione il ragazzo capì che non mentiva.
“E- e come?” balbettò.
“Per i primi pistola, la piccola non ne sono sicura.”
“Ma se sai certe cose perché non li avvisi? Insomma, come puoi lasciare che muoiano?”
“Stupido, non si può battere la morte. E ho cambiato idea sul posticiparla. Tanto prima o poi moriremo tutti, non ha senso farlo. Buona giornata.”
Gregory la seguì con lo sguardo, tremante. Forse Lara sapeva che Raquele sarebbe morta, aveva provato ad aiutarla e non ci era riuscita, per questo ora non voleva intromettersi. Rifletté. In effetti lui non avrebbe saputo convincere qualcuno della sua imminente morte. A che scopo, poi? Scosse la testa, che iniziava a dolergli.

Key fissava spaventata la sua flag di dead end. Pensò che non era possibile, che ci fosse un errore. Oppure … quella ragazza assieme la biondina …
Ma è un’adolescente! Qui sono al sicuro, non può uccidermi al lavoro!” protestò mentalmente.
Tuttavia, secondo il diario, sarebbe morta fra meno di due ore e lei alle undici non aveva ancora finito il turno. Agitata, Key si confidò con il dottor Misaki.
“Torna a casa” fece subito lui. “Non preoccuparti, qui me la cavo da solo.”
La donna scosse la testa.
“Non rimango perché sono una stacanovista. Zenko, forse sa dove abito! I- io non ho mai pensato c- che …”
Scoppiò a piangere e lo psicologo la strinse a sé, carezzandole la schiena.
“D’accordo, Key, calmati. Ci sono qui io. Ora vai nello schedario a riprenderti, prima che entrino i coniugi Okada.”
Lei annuì asciugandosi le lacrime e obbedì. Mentre il dottor Misaki parlava con i clienti, Key rifletté su cosa fare. Ammetteva che il suo Mirai Nikki non poteva offrirle alcun aiuto in quella sitazione: non sarebbe riuscita a sedurre chi voleva ucciderla, fosse quella ragazzina o meno! L’unica era cercare di prevedere le mosse dell’altro possessore. Quando Zenko fu di nuovo libero, ideò con lui un piano.
Erano le 10:45. Da dieci minuti un vecchio signore era in terapia. Key guardava fremente l’orologio. Si sarebbe finto un cliente? Sarebbe entrato di soppiatto? Avrebbe fatto irruzione? Tutte ipotesi già considerate. E se era sfuggito loro qualcosa? La donna si tormentò l’orlo della gonna. Le 10:50 e ancora niente. Poi … qualcosa.

Yuu estrasse la pistola. Lo psicologo impallidì.
“Non si preoccupi dottore, non le succederà niente. Sarebbe stato più facile se la signorina avesse accettato gli inviti di Mashermoon, ma forse non si fida degli sconosciuti” disse il vecchio con voce calma e seria.
“Signore, la prego, rifletta su ciò che sta facendo …” lo supplicò Zenko, spaventato.
“Mi creda, non sarei qui se non l’avessi fatto. Signorina Scoty, venga fuori, in fondo non è necessario che muoia anche il dottor Misaki.”
“Signor Yoshida, sta facendo un errore. Metta via la pistola e …”
“E cosa? La sua amichetta potrà uccidermi come con Raquele Rumpet? L’ho vista farlo. Ho anche cercato delitti simili e credo che la signorina Scoty abbia ucciso la preside Muayaka. Gran casino quello. Ora però …”
Un movimento degli occhi dello psicologo lo fece voltare verso Key, che non riuscì a far passare la corda attorno al suo collo. La donna tentò di buttarlo a terra, approfittando del fatto che fosse seduto, ma Yuu era un ex militare e si teneva ancora in forma. Il vecchio la spinse contro la scrivania. Zenko, non più sotto tiro, si alzò immediatamente e corse ad aiutare Key. In due secondi la situazione era chiara a Yuu. Non poteva più permettersi di tergiversare. Sparò al dottor Misaki e poi alla sua assistente. Per sicurezza, sparò a Key una seconda volta, poi corse via. Erano le undici esatte.

“Trasferirci?” ponderò Caleb, pensieroso.
“Insomma, prenderci una vacanza, non so, qualsiasi cosa che ci faccia allontanare da questa città!” fece Lucy, esasperata.
Quella vita di ansia e continua attesa la sfibrava. Quell’uomo poteva colpirli in ogni momento. Da quando poi la morte di suo fratello era stata predetta o roba simile, aveva deciso di averne abbastanza.
“Amore, lo desidero quanto te, ma non credo sia più possibile, ormai. Quel tipo ci tiene sotto sorveglianza. Appena sarà pronto tornerà all’attacco.”
“E poi che accadrà?”
“Non lo so, ma spero che saremo più furbi di lui.”
Lucy poggiò la testa sulla sua spalla e si lasciò coccolare. Un grido la fece drizzare a sedere, tesa.
“Caleb, no!” sussurrò trattenendolo per un braccio.
Infatti il fratello si era subito alzato con la pistola in mano. Koichi corse da loro.
“Torna in camera tua, tesoro” gli ordinò Caleb, poi si rivolse a Lucy. “Qua fuori c’è una pattuglia, ricordi? Se sta succedendo qualcosa chiameranno rinforzi.”
Lei annuì poco convinta. Lo guardò sbirciare fuori dalla finestra, anche lui più preoccupato di quanto desse a vedere. In quel momento la porta si aprì. Caleb puntò immediatamente l’arma in quella direzione, per poi spalancare gli occhi, terrorizzato.
Osamu tratteneva Seiko con un braccio. Anche lui aveva una pistola, puntata alla tempia della bambina, che piangeva senza dimenarsi più come pochi minuti prima. Le usciva del sangue dal naso, forse perché lui le aveva impedito di gridare colpendola.
“Per colpa vostra quei poliziotti sono morti” disse Osamu. Squadrò Caleb, che abbassò lentamente la pistola. “Bravo. Ora, se vuoi evitare altri spargimenti di sangue, consegnami il tuo diario e facciamola finita. Prima però metti per terra quella pistola e dalle un bel calcio.”
Caleb obbedì, tremante. Non riusciva a pensare un piano per salvarsi. Poteva solo assicurarsi che almeno Lucy e i bambini sarebbero stati bene.
“No, non lo faccia!” singhiozzò forte Seiko.
“La prego, perché ci fa questo?” domandò Lucy con gli occhi pieni di lacrime.
“È solo sopravvivenza. Muoviti.”
“D’accordo, sto andando.”
Appena fu vicino alla libreria, un cuscino colpì Osamu in faccia. Seiko non ce la fece a scappare, ma Caleb riuscì a recuperare la pistola e sparare. Purtroppo però, colpì Lucy.

Adesso che un colpo era stato sparato e i bambini piangevano la polizia sarebbe certamente arrivata, soprattutto perché la pattuglia che era lì non poteva più rispondere alla centrale. Puntò la pistola su Caleb, che nemmeno se ne accorse, preso com’era a scusarsi con Lucy e tamponarle la ferita.
“Nooo! Loro sono buoni! Non è giusto!”
“La vita non è giusta, piccola.”
Gli sparò, uccidendolo sul colpo. Koichi corse giù, in lacrime. Lucy lo strinse a sé, singhiozzando, ma teneva gli occhi puntati su Osamu.
“Hai o- ottenuto ciò che v- volevi. Sparisci ora!” urlò dolorante.
Il braccio le faceva male, ma aver perso il suo amato fratelo era una ferita che non avrebbe mai smesso di sanguinare. In parte si sentiva colpevole.
Osamu annuì, spinse Seiko lontano da lui ed estrasse il quadernetto da sotto il cappotto. La bambina comprese ciò che stava per fare. Si coprì il viso con le mani e scivolò per terra. L’unica consolazione era poter rivedere il suo fratellino. Quando il suo Mirai Nikki fu strappato, si sentì strana. Poi un forte dolore al petto la fece urlare e poco dopo era scompara, quasi non fosse mai esistita.
“Sei un mostro!!” lo accusò Lucy con odio.
“Lo so, signora, è da molto che lo sono.”
Lei fu sollevata nel vederlo finalmente andare via. Aveva temuto che decidesse di uccidere anche loro due. Lucy strinse più forte Koichi e pianse con lui.



***Angolo Autrice***
Sono rimasti in sei, tre proprietari ancora buoni, mettiamola così, e tre che hanno già ucciso, anche se Lara indirettamente.
Un minuto di silenzio per i caduti ...
Alla prossima!
   
 
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