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Autore: orchidee    16/07/2017    2 recensioni
Buongiorno a tutte! È la prima volta che scrivo e vi ringrazio, perché siete state voi ad ispirarmi. Non sarà una storia lunga e i protagonisti sono solo loro, Betty e Armando. Ho pensato di cambiare completamente il finale, facendo iniziare tutto dalla sera in cui Armando dedicò a Betty una canzone. Spero che le mie fantasie vi piacciano. Grazie a chi vorrà dedicare un po' di tempo alla lettura della mia storia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Fantasie'
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Capitolo 14 Armando prese alloggio in un piccolo ma grazioso albergo poco fuori il centro della piccola città di mare. Quel posto non gli piaceva, ricordava di aver passato diverse vacanze da bambino e da ragazzo, ma quei ricordi erano stati cancellati da quello che credeva fosse il peggior giorno della sua vita. Era poco distanze da quel tratto di spiaggia dove Betty si era sposata con Michelle. Sperava di non doversi trattenere molto. Ma se l'istinto lo aveva portata a Cartagena, ora la ragione faticava a trovare il modo per vedere il bambino. Non sapeva se Betty avesse raccontato a Riccardo che lui era suo padre, non sapeva cosa dire, né come porsi. E più pensava a queste cose, più la rabbia nei confronti di Betty aumentava. Si era sentito sempre in colpa, l'aveva quasi santificata, ma Betty non meritava altro che il suo disprezzo. Ma doveva essere razionale, cercare di non inasprire i rapporti almeno fino a quando non avrebbe capito cosa fare. Perché per ora la sua intenzione era conoscere il bambino, poi di fargli da padre. Uscì dalla camera in cui si era sistemato e raggiunse il piccolo locale di fronte alla spiaggia. Ordinò un cocktail e chiese un elenco telefonico. Lo sfoglio, cercando prima il nome di Betty, poi rendendosi conto che lei li era la moglie di Michelle, trovò il nome di quell'uomo è l'indirizzo. Chiese al barman una cartina della cittadina e si avviò in quell'insieme di piccole e caratteristiche via. Entro in uno degli innumerevoli negozi dove si affollavano i turisti e acquistò un pallone colorato gonfiabile e altre piccole cose che credeva potessero piacere a Riccardo. In qualche modo doveva pur rompere il ghiaccio e forse un regalo avrebbe messo a proprio agio il piccolo. Pranzò con un panino e poi raggiunse l'indirizzo della casa in cui abitava il figlio. Era un bel palazzo di due piani, ristrutturato con sapienza e molto elegante. C'erano solo due nomi sul cancello. Si soffermò dubbioso e si chiese cosa avrebbe detto a Betty quando l'avrebbe rivista. Non era importante, sarebbe andato subito al punto e qualsiasi obiezione da parte sua non l'avrebbe dissuaso dal suo proposito. Premuto il campanello attese solo qualche secondo prima che qualcuno rispondesse al citofono. Ma a rispondere non fu Betty ma la tata, la signora Lucia che sentito il nome restò in silenzio qualche secondo prima di comunicargli che avrebbe avvertito la signora. Non passò molto, prima che il cancello venisse aperto. Lo richiuse dietro di sé e si avviò verso la porta di accesso senza sapere dove andare. La porta si aprì e Lucia con un sorriso imbarazzato lo fece accomodare e lo condusse sul retro dove un bellissimo giardino pieno di fiori faceva da cornice al mare non troppo distante. “Buongiorno Armando, la tua visita non l'avevo proprio prevista. Accomodati! Lucia per favore, puoi portarci del caffè e dei succhi di frutta?” Armando non seguì il consiglio di Betty e rimase in piedi. Non l'aveva più vista da quella notte quando gli aveva confettato quel terribile segreto. La donna che aveva di fronte sembrava molto diversa. Appariva serena, tranquilla, ma non distante o infelice come aveva previsto. Quel segreto svelato sembrava averle reso la luce di tanti anni prima. Davvero la stava guardando pensando a quanto ancora e nonostante tutto le appariva bella? “Armando, dimmi. Perché sei qui?” “Non sono qui per parlare con te, voglio vedere Riccardo!” “Riccardo è all'asilo, tornerà fra un poco, Lucia lo andrà a prendere. Comunque Questo lo avevo capito, quei regali sono incartati con una carta per bambini. Voglio sapere perché lo vuoi vedere!” “Voglio dirgli che sono suo padre!” “Capisco, è giusto! Ma mi chiedo da cosa dipenda questa tua decisione Armando! Vuoi che lui dimentichi Michelle? Vuoi che mi odi per avergli nascosto che suo padre sei tu?” Armando si sedette su una delle poltroncine proprio di fronte a lei, la guardò e sorrise amaramente, poi distogliendo lo sguardo le disse “Vedi Betty, le cose non girano più intorno a te! La mia decisione non dipende da te ma da me e da quello che voglio io! Non mi ha nemmeno sfiorato il pensiero di screditarti agli occhi di quel bambino! Gli dirò che sono suo padre perché è la verità, e perché voglio far parte della sua vita!” Lucia portò un vassoio che appoggiò sul tavolino poi si congedò. Beatrice verso il caffè nelle tazze e ne porse una ad Armando. “Lui lo sa già! Gliene ho parlato qualche giorno fa, non è stata una decisione facile ma era quella giusta. Riccardo è piccolo e ha reagito bene. Ovviamente non capisce ancora molte cose, ma quando sarà il momento gli darò tutte le spiegazioni. Non ho nulla in contrario che tu lo conosca e che si affezioni a te! Ti chiedo solo di essere delicato... È piccolo e.. E non ti conosce affatto!” “Davvero Betty? Davvero? E perché non mi conosce? Dimmi?” “Non essere sarcastico per favore, so bene che la colpa è tutta mia, dei miei errori. Ti ho implorato di perdonarmi per questo. Ora non è questo di cui stiamo discutendo! Credo sia un vostro diritto costruire un rapporto... Sono certa che mio figlio imparerà presto ad amarti e non immagini quanto lo desideri, ti sto solo chiedendo di andarci piano!” “Molto bene. Allora scusami, per l'ennesima volta sei tu quella saggia, quella che ha ragione, sei tu tra i due ad avere le risposte! Quindi dimmi dottoressa Beatrice, cosa dovrei fare? Come mi dovrei comportare?” “Smettila di chiamarmi così! Non ho mai pensato di essere come mi hai appena descritto! Sii solo dolce con lui! Non mettergli fretta! Ascoltalo e chiedigli cosa prova... Sii sincero!” Armando era stizzito, quella donna aveva il coraggio di parlare di sincerità... Ma non poteva certo dire che non avesse ragione. Ma l'unica cosa che avrebbe voluto fare era chiudere quella conversazione e mandarla al diavolo. Si morse la lingua e trattenne la rabbia che provava. “Armando, quando più tardi arriverà Riccardo, vi lascerò soli e avrete modo di parlare. È un bambino dolce e intelligente, è molto socievole e non faticherete a legare. So che non potrò mai restituirti quello che ti ho tolto, spero di aiutarvi a volervi bene oggi.” “A questo punto parlarne mi sembra ridicolo, mi impegnerò per creare un rapporto con lui e non ho bisogno dell'aiuto di nessuno!” “Va bene, lo capisco! Vorrei solo che tu sappia che mi dispiace!” “È tutto chiaro!” “No, non lo è ci sarebbero tante cose da dire...” Armando sentiva che quella conversazione non avrebbe portato da nessuna parte ma mantenne la calma è la lasciò continuare. “Quella notte ti ho detto la verità, e non solo su Riccardo. Ti ho aperto il mio cuore, io ti amo davvero da sempre e... Quella notte beh, è stato come ricominciare a vivere” “Ora basta. Non voglio continuare. Per favore, basta! Ciò che provavo è finito! Io non provo più nulla per te. Non sono qui per te. Non mi interessa chiarire nulla, non mi interessa quello che provi, provavi o proverai. Tu, semplicemente, non esisti più!” Il cuore di Betty si spezzò in altri piccoli pezzi. Forse era la punizione che meritava per aver mentito per tanto tempo, nonostante gli inviti di Michelle, nonostante i rimpianti e i rimorsi. Forse meritava il suo odio, ma lo amava e non avrebbe mai smesso di sperare che tra loro le cose avrebbero potuto sistemarsi. “Riccardo, vieni qui per favore! Ti ricordi di Armando? Ricordi cosa ti ho detto qualche giorno fa?” “Si mamma...” “Armando vorrebbe giocare un po' con te... Vedi, ti ha portato qualche regalo...” “Grazie” disse il bambino guardando Armando. Poi rivolto alla madre disse “Lui è il mio papà?” “Sì, sono il tuo papà, noi non ci conosciamo molto ma se vuoi, a me farebbe piacere passare un po' di tempo con te e diventare tuo amico...” Il bambino, intimorito e imbarazzato, guardava la madre cercando conforto. “Riccardo, ora faremo merenda tutti insieme, poi rimarrai un po' da solo con Armando, io sarò in casa e se vorrai, potrai chiamarmi, ma so che non succederà e che con il tuo papà - a Betty si incrinò la voce nel pronunciare quelle parole - ti divertirai. Armando ti va di fare fare merenda con noi? C'è tanta frutta e del the con i biscotti...” Rivolgendosi a Riccardo, Armando disse “A me piacerebbe, ma se preferisci restare con la mamma posso tornare più tardi, oppure domani...” “No va bene, possiamo fare merenda!” Betty sorrise ad Armando che non ricambiò, lasciò poi che i due parlassero e scherzassero, e, senza quasi che se ne accorgessero, si alzò ed entrò in casa, guardandoli da una delle vetrate del soggiorno. Il rapporto tra Armando e il piccolo Riccardo cominciò a consolidarsi in pochi giorni, il bambino con lui si divertiva un mondo tanto che spesso chiedeva di lui anche a cena. Armando dopo qualche giorno cominciò ad andarlo a prendere all'asilo, a portarlo al parco e passò un'intera domenica con lui al mare e in piscina. “Mamma, perché il papà non si ferma mai a mangiare con noi?” “Il papà non vive qui, lui mangia nel suo albergo e se vuoi puoi chiedergli se ha voglia di portarti a mangiare una pizza una di queste sere. A te farebbe piacere?” “Sì, allora glielo chiedo dopo!” Quando più tardi Armando passo a casa di Betty a prendere il bambino si trovò nell'imbarazzante situazione di dover rispondere ad una domanda che non si aspettava. “Allora papà, andiamo a mangiare la pizza con la mamma?” “Riccardo, forse il papà ha voglia di star solo con te, insieme vi divertite così tanto...” “Sì ma io voglio che vieni con noi” “Riccardo, forse ti annoi con me? Pensi non ti porterò a mangiare una pizza buonissima?” Il bambino ovviamente non capiva quale problema ci fosse in quell'invito e insistette fino a far cedere Armando, che accettò storcendo il naso. Betty intervenne e spiegò al bambino che insistere in quel modo non era gentile, e che il fatto che il padre avesse acconsentito non significava che i suoi capricci sarebbero stati sempre soddisfatti. Il bambino chiese scusa ma dimostrava una felicità che fece capire ad entrambi che quello non era un capriccio, era solo il bisogno di un bambino piccolo di stare sia con la madre che con il padre. La serata fu meravigliosa per il piccolo, mentre tra Betty e Armando la tensione si tagliava con il coltello. A Betty però piacque molto passare del tempo con il figlio e l'uomo che amava.
   
 
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