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Autore: emylee    16/07/2017    1 recensioni
Draco Malfoy viene scelto dal Signore Oscuro per una missione di vitale importanza.
Con orgoglio accetta, ma cosa succede se, al momento del compimento della missione, si pente e scappa?
Il futuro non gli riserverà tante belle sorprese.
Harry Potter in miniatura lo guardava con un cipiglio confuso e, sotto sotto, un po' spaventato. Lasciò cadere quella roba tagliente che aveva per le mani e si avvicinò a lui, per poi fermarsi con le mani sui fianchi. Era piccolo, più piccolo di quanto Draco avesse immaginato prima di mettersi in viaggio. Gli occhiali, notò con orrore, erano gli stessi che aveva sempre portato.
«Potter!» gridò. Non si aspettava di trovarlo così facilmente.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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IX


Si ritrovò fradicio nella piccola radura accanto al rudere abbandonato, rendendosi acremente conto che il bagnato che sentiva sul suo viso non era dipeso soltanto dal vortice del Maelström. Era scappato, come il codardo che era sempre stato.

Si rimise in piedi, prendendosi la testa tra le mani: certo, il viaggio nel tempo era il suo asso nella manica, la sua scappatoia, e se lo avesse trovato prima lo avrebbe decisamente usato prima, ma così, in quel modo... lasciando Harry da solo, di fronte al Signore Oscuro su tutte le furie, in balìa della sua ira... era terribile. Si sentiva terribile, un mostro, un coniglio.

Prese un grosso respiro, prima di fare un passo, poi un altro, verso il rudere – dove sperava di poter ritrovare il piccolo Harry, a meno che non fosse scappato impaurito di essere lasciato da solo in un posto abbandonato. Merlino, era pur sempre un bambino! Entrò al suo interno in punta di piedi, ricordandosi appena di asciugarsi con un colpo di bacchetta, senza toccare la fredda pietra che lo circondava coperta di muschio ed edera, e si guardo intorno.

«Harry?» Chiamò il suo nome con un sussurro, quasi avesse paura che se avesse parlato un po' più forte, sarebbe ritornato al Manor per farsi infine colpire dal raggio verde dell'Avada Kedavra.

Sentì dei passi avvicinarsi, sgambettare sempre più vicini, fino a che da dietro un masso non spuntò la testolina spettinata del piccolo Harry, che non appena lo vide, gli donò uno dei suoi enormi sorrisi sdentati. «Draco! Sei tornato! Non ero sicuro stessimo giocando a nascondino o no, ma ti ho aspettato lo stesso perché non ho capito cosa è successo. Dove sei andato?»

«Non è importante,» continuò a sussurrare Draco, stavolta perché il nodo in gola non gli permetteva di fare molto altro senza scoppiare a piangere come un idiota, «vieni qui.»

«Mi riporti a casa?» chiese il bambino, aggrottando le sopracciglia, contrito, ma facendo come gli era stato chiesto, fiducioso. «Ma siamo appena arrivati, e tu sei andato via...»

«Lo so, mi dispiace. Dobbiamo andare, adesso.» Non lo avrebbe lasciato di nuovo da solo, né in quel momento, né mai.

Lo prese in braccio e se lo strinse al petto. Harry lo fece fare, ricambiando l'abbraccio, «Nessuno mi aveva mai abbracciato, mi piace.» lo sentì mugugnare, appoggiando la testa nell'incavo del collo, e a Draco gli si strinse il cuore a quelle parole.

Uscì dal rudere e con passo veloce si allontanò il prima possibile da quella radura, che stava cominciando ad odiare. Avrebbe rimediato a qualsiasi cosa, a qualsiasi costo, anche se il suo destino era continuare a viaggiare nel tempo per cambiare il futuro per tutta la sua vita, non gli interessava. Voleva che le cose tornassero come prima, quando Harry stava per vincere quella guerra, e non gli interessava di ricevere punizioni o la morte dal Signore Oscuro.

Quando arrivarono in prossimità della casa degli zii babbani di Harry, strinse un ultima volta il bambino a sé e poi gli diede un bacio sulla fronte, prima di rimetterlo in piedi.

Poteva farcela. Doveva farcela.

Prese un profondo respiro e si sedette sui talloni, per arrivare alla stessa altezza di Harry, e lo guardò dritto negli occhi.

Ma non riuscì a dire nulla di cattivo, in quel momento. Credeva che se solo lo avesse trattato male, gli avesse tirato uno schiaffo, o una piccola maledizione pungente, Harry lo avrebbe odiato, e ad undici anni, quando lo avrebbe rivisto sul treno per Hogwarts, non avrebbe accettato la sua mano, ma non ci riuscì.

Guardò quegli occhi così verdi da togliere il fiato, nascosti dagli enormi occhiali, troppo grandi per un viso così piccolo, e pregò Merlino per un miracolo.

«Promettilo,» disse ad un certo punto, nello stesso momento in cui Harry probabilmente si era stancato di restare a guardarlo in silenzio, «prometti che tra tre anni, quando mi rincontrerai, e avrò la tua età, non sarai mio amico.»

Harry aggrottò le sopracciglia, «Perché?»

«Perché altrimenti farò delle cose di cui mi pentirò amaramente, e sarò ancora più cattivo con te. Anche se non voglio esserlo.»

«Ma se non vuoi essere cattivo con me, perché lo sarai? Io voglio essere tuo amico, sei il mio primissimo migliorissimo amico!» si agitò, e lo vide aggrottare le sopracciglia ancora di più, cercando forse di capire, cercando forse una spiegazione. Che Draco non sapeva assolutamente come dargli.

Deglutì, allora, «Promettimelo.» ripeté, e a quel punto chiuse gli occhi, vedendo che quelli di Harry si stavano riempendo di lacrime, «Prometti che non sarai mio amico. Quando sarai grande, grande come lo sono io adesso, ti spiegherò tutto, ma è importante che tu adesso mi prometti che non sarai mio amico.»

«Ma...»

«Promettimelo, Harry.»

Riaprì gli occhi, e vide Harry con il viso rosso dal pianto trattenuto, il mento appoggiato sul petto e le mani strette in pugno. «Te lo prometto.» mormorò, tirando su col naso.

«Davvero, Harry? Giuri che non lo farai? Che non accetterai la mia amicizia?»

Harry annuì soltanto, poi alzò una mano e gli porse il piccolo mignolo. Non capendo, Draco restò semplicemente a fissarlo, non sapendo bene cosa dire, ma a quel punto il bambino ridacchiò e due grossi lacrimoni scivolarono lungo le guance, «L'ho visto fare a Dudley quando fa una promessa. Devi stringere il mio mignolo con il tuo e così non posso infrangere mai mai la promessa.»

«Bene, allora.» Alzò una mano e fece come Harry gli aveva spiegato, vedendolo ridere tra le lacrime mentre stringeva con forza il mignolo, come a non volerlo più lasciare.

«Adesso te ne devi andare?» chiese, con il labbro inferiore che tremava un po', mentre con la manica si asciugava lacrime e moccio.

«Devo andare, sì.» si morse un labbro, «Devi solo avere molta pazienza, un giorno ti racconterò tutto, te lo prometto.»

Harry annuì di nuovo, senza aggiungere altro. Draco si alzò e gli fece cenno di andare. Non si mosse finché non vide il bambino sparire nel giardino della piccola casa babbana, non prima di averlo salutato un'ultima volta con una mano, mogio e triste.


Si assicurò che Harry non uscì da Privet Drive n°4 fino a che non calò la notte, poi si decise a infiltrarsi tra gli alberi per poter usare di nuovo il Maleström, indeciso su come, stavolta, usarlo. Dove andare? Se tutto era andato secondo i piani, se tornava al Manor nessuno gli avrebbe risparmiato il disgusto per il fallimento di suo padre e le cruciatus del Signore Oscuro. Ma ciò che lo premeva di più, al momento, era solo sapere se Harry era al sicuro o no, poco importava, poi, della fine che avrebbe fatto lui.

Certo, non poteva negare di avere fifa, sarebbe stato davvero stupido negarlo persino a se stesso, ma quella esperienza gli aveva mostrato come poteva essere orribile il mondo, soprattutto se aveva tatuato sull'avambraccio sinistro uno stupido serpente e uno stupido teschio.

A quel punto, meglio chiudere chi occhi e non riaprirli più, magari non avrebbe mai più visto cose come Harry Potter torturato fino alla soglia della morte nelle segrete di casa sua.

Prese il ciondolo dorato tra le dita, e lo strinse. Il calore si propagò per tutta la sua mano, arrivandogli quasi fino al braccio, e diversamente da come lo aveva sentito la prima volta, quella scarica di magia oscura non era per nulla eccitante, né tanto meno lo stava facendo sentire orgoglioso di sé. Continuava a sentirsi coperto di melma, nonostante stesse cercando in tutti i modi di poter rimediare a gran parte dei suoi errori.

Chiuse gli occhi, pronto a sentire su di sé il vortice provocato dal Maelström.

Hogwarts, 1998.






Spazio Autrice

Penultimo capitolo! 
Non ho molto da dire, se non che questo viaggio sta per arrivare finalmente al termine, dopo mesi di assenza.
Aggiungo anche che ci saranno forse due capitoli extra! Ma devo avere il tempo di scriverli prima. Un giorno arriveranno XD
Grazie mille a tutti come sempre!

Emily.

  
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