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Autore: _Ouroboros_    17/07/2017    5 recensioni
[Storia interattiva. Iscrizioni aperte fino al 13 Luglio]
[What if...? Cosa sarebbe successo se Tom Riddle avesse ottenuto la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure?]
Dal prologo.
Tom Marvolo Riddle.
Orfano brillante, studente modello, coraggioso e diligente, Prefetto e Caposcuola, insignito di una coppa per Servizi Speciali resi alla scuola durante il suo quinto anno. Commesso presso Borgin and Burkes, aveva fatto perdere le sue tracce sette anni prima. Nessuno sapeva cos'era avvenuto in quel lasso di tempo, ma, quando s'era ripresentato nella sua casa d'adolescente, il Preside, Albus Dumbledore, non aveva potuto negargli il posto che aveva richiesto non appena diplomato.
Non che l'uomo non nutrisse i suoi ragionevoli dubbi circa quella figura ammantata di mistero, reduce com'era dall'atavico e fondato pregiudizio sulla direzione oscura della sua formazione, ma Tom Marvolo Riddle era qualcuno a cui si poteva negare molto difficilmente qualcosa e il Preside aveva preferito tenerlo più vicino a sé, dove poteva accertarsi dei propri sospetti.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Famiglia Black, Maghi fanfiction interattive, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Capitolo I



Lestrange Manor, Hampshire, Inghilterra, 18 Agosto 1970

Rodolphus Lestrange non era mai stato un appassionato di ricevimenti, che fossero in suo onore o meno. Era rimasto in sala per i saluti di rito, intrattenendosi un attimo con un'amica di suo padre, Soraya Avery, il capo dell'Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale, in cui sperava di trovare lavoro finita Hogwarts, poi aveva provveduto ad eclissarsi, lasciando le luci della ribalta a un più che entusiasta Rabastan.
Suo fratello minore era in assoluto il Re di qualsiasi evento mondano, abilmente orchestrato dalla loro splendida madre.
Il ragazzo si allentò la cravatta di broccato smeraldino con un gesto secco, soffocato dal caldo innaturale di quella serra artificiale, mentre avanzava, incurante dell'erba che gli stava macchiando le scarpe di vernice, verso il folto del giardino tra le piante tropicali con cui sua madre si dilettava quand'era troppo annoiata dalle ciance prive di senso del marito.
Era sempre stata una donna strana, sua madre, eccentrica e vanitosa, due tratti che Rabastan aveva ereditato con suo sommo diletto. Rodolphus, invece, assomigliava a suo padre, Reginald, quieto come l'acqua stagnante delle paludi. E altrettanto interessante, a detta di molti.
Lo Slytherin poco si curava delle opinioni altrui, da qualunque partito provenissero, persino di quelle dei suoi affetti più cari. Era sempre stato la sua persona e quello non sarebbe mai cambiato. In fondo gli acquitrini celavano mostri e insidie degne di un Labirinto incantato e anche lui poteva svelare le sue ombre all'occorrenza.
Un urlo di guerra lo distrasse da quelle considerazioni, facendolo sobbalzare per la sorpresa di scoprirsi in una compagnia inaspettata quanto rumorosa. Sollevò il capo, scostando i capelli color sabbia dal bel volto cesellato, per scoprire la fonte di tutto quel baccano in quel luogo pacifico. Le iridi azzurrine lo individuarono subito in una giovane donna sul ramo più basso di un platano, le gambe che penzolavano a ritmo di una musica impalpabile. Rodolphus la riconobbe subito come avrebbe fatto con suo fratello, visto il rapporto che li legava.
Tatiana Burke, la sua migliore amica in assoluto quando non tentava di ucciderlo con i suoi strepiti da Banshee in pensione, gli sorrideva sorniona come un gatto del Cheshire troppo cresciuto, gli occhi da tigre che brillavano nel buio della notte come stelle di malizia e sarcasmo.
« Tatiana,» le gridò contro, soffocando un'imprecazione sonora che gli sarebbe valsa uno scappellotto da sua madre e un'occhiata di ammirazione da suo fratello. La bella sedicenne rise allegra, deliziata da quella reazione, per poi atterrare al suo fianco con la grazia di una pantera.
« Scappi dalla tua stessa festa, Dolphus?» ghignò la giovane Ravenclaw in un'ammonizione divertita, schioccando la lingua contro l'interno della guancia in un verso che gli ricordò il suono della maledizione Dolohferio.
« Non eri con Narcissa Black?» borbottò contrariato, passandole la mancina tra i capelli per liberarla da una sterlizia regina che s'era impigliata tra le ciocche lucide come ebano. Non era davvero arrabbiato con lei, in fondo non lo era mai. Tatiana era come una sorella per lui e sospettava di aver compreso cosa l'avesse condotta in quei giardini.
« Questo è esatto. Poi ho pensato di illuminarti con la mia magnificenza,» soggiunse con un sorriso furbo che le sarebbe valso un posto in prima fila tra le schiere di Salazar Slytherin, gli occhi scintillanti mentre lo seguiva verso la fontana. Dei draghi di pietra eruttavano acqua zampillante disegnando coreografie straordinarie. Un vero spreco, a detta del diciassettenne, visto che nessuno avrebbe potuto scorgerli dalla villa.
« Qualcuno ha notato la mia assenza?» domandò poco interessato, facendole cenno di accomodarsi al suo fianco sul cornicione di marmo. Tatiana acconsentì di buon grado, sfilandosi poi gli stivali e immergendo i piedi nell'acqua, bagnandosi i pantaloni sino alle ginocchia.
Brillava d'innocenza come una bambina, certe volte, e in quei momenti Rodolphus sentiva montare dentro di sé un moto di protezione verso quella rara e preziosa sfinge, verso la bambina che non si spiegava cosa ci fosse di male nel piangere la morte di sua madre al suo funerale mentre suo padre le scoccava un'occhiata di furente disgusto.
« Rab sta cantando la Traviata e tua madre ciarla allegramente sui vostri stalloni purosangue. Penso di aver intravisto tuo padre fare un gestaccio a Cygnus Black, ma forse mi sbaglio,» scherzò allegra, muovendo le gambe e schizzandogli la camicia. Rodolphus soffocò una risata al solo pensiero che il cortese e anonimo Reginald potesse davvero insultare quel Cesare imperioso di Cygnus Black, ricambiando la cortesia di Tatiana facendo schioccare le dita sulla superficie dell'acqua per colpirla lievemente al volto alabastrino, « Oh, e Lucius sembra Richard II costretto a cedere la propria corona,» aggiunse più divertita, sogghignando come un Goblin.
Rodolphus rise roco, immaginandosi Lucius abdicare nei confronti di qualcuno. Il solo pensiero era ridicolo, considerando l'animo altero e vanaglorioso del suo compagno di Casa.
« Da chi stai scappando, Dolphus?» domandò più seria, guardandolo da sotto le lunghe ciglia scure come se fosse una traduzione particolarmente ostica di Antiche Rune, un enigma da risolvere. I suoi grandi occhi verdi brillavano della dolcezza che gli aveva sempre riservato, un affetto che non aveva mai vacillato e mai l'avrebbe fatto.
« E tu?» ribatté amabile per non risponderle, sfiorandole lo zigomo in un bacio delicato. Tatiana profumava di biscotti al burro e di champagne, qualcosa di assolutamente irresistibile.
« Io? Da nessuno. Io non scappo. Io inseguo le mie prede,» asserì sibillina, sollevando il mento volitivo e gonfiando le gote incavate, per poi ricambiare il bacio, sfiorandogli la punta del naso con la propria.
« Hai bevuto?» domandò vagamente caustico, sollevando il sopracciglio destro dinanzi a quella baldanza esagerata.
« Un po',» esclamò con un sorriso trionfante, sventolando la mancina come per farsi aria.
« Tati,» la riprese, odiandosi per quel tono che somigliava tanto a quello del padre. Detestava quando la sua migliore amica beveva perché non somigliava più a se stessa. Era solo una scialba imitazione della persona brillante e arguta che era sempre stata.
« Vuoi degli zuccherini? Li ho rubati allo stalliere,» sviò malandrina, estraendo dalla tasca del chiodo di pelle una manciata di zollette mezze polverizzate.
« Quelli sono per i cavalli,» replicò dubbioso, chiedendosi come avesse fatto a convincere il loro elfo domestico addetto alla cura dei cavalli. Di solito Biny non cedeva volentieri quelle riserve.
« Ciò che i cavalli non sanno, non li ferirà,» affermò solenne come un giudice, un sorriso che le faceva tremare l'angolo delle belle labbra tumide e rosee.
« Indubbiamente,» replicò laconico, accettando comunque una zolletta di zucchero. In fondo non mangiava da quella mattina, « Bella sta ancora parlando con Evan? » domandò con un falso tono noncurante, cercando di non mostrare quanto fosse interessato alla risposta.
Sin da bambino aveva sempre pensato che lui e Bellatrix Black fossero destinati a stare insieme, uniti com'erano stati negli anni dell'infanzia, e vederla con altri, persino con Evan che era suo amico, era come ricevere un colpo in pieno petto con la lama arroventata di un pugnale avvelenato. Tatiana scrollò le spalle esili, per niente impressionata dal suo tentativo. In fondo lo conosceva bene quanto se stesso e sapeva sempre cosa lo turbava.
« Non ho idea di cosa si stiano discutendo, ma sembrava abbastanza importante.»
« Del modo migliore per affrontare una chimera,» le comunicò sottovoce, socchiudendo gli occhi azzurri per l'ennesima fitta. Sapeva che non era colpa di Bellatrix che non fosse innamorata di lui. Il sentimento non nasceva a comando, ma feriva comunque sapere di non essere abbastanza neanche per lei.
« Che cosa?» strillò la sua amica, come se trovasse la sola idea ridicola, scrutandolo per cercare di capire se la stesse prendendo in giro.
« Li ho sentiti prima,» si giustificò lui, sfuggendo al suo sguardo indagatore.
« Perché qualcuno dovrebbe discutere... follie,» bofonchiò, scuotendo la testa e mangiando un'altra zolletta, come se soltanto gli zuccheri potessero consolarla per quell'ennesima dimostrazione di assurdità. Poi, come se un pensiero fulmineo le avesse attraverso la mente brillante, si girò a guardarlo, le sopracciglia arcuate e un ghigno ferino che arrivava sino agli occhi, « Hai origliato? Rodolphus Lestrange, tu mi stupisci.»
« Io vivo per stupirti,» replicò lui, scompigliandole i capelli con l'affetto di un fratello maggiore, ridendo soave. Tatiana accettò la carezza, baciandogli il dorso della mano e portandoselo alla guancia destra, gli occhi resi più dolci e compassionevoli, sfiorandolo come se fosse la cosa più preziosa che aveva al mondo.
« Dimenticala. Bellatrix Black non sarà mai tua. Ti ridurrà il cuore in frantumi, calpestando i pezzi della tua anima e spargendo le ceneri del tuo intelletto se ti avvicinerai troppo.»




Angolo autrice
Salve a tutte, mie carissime. Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto. L'ho scritto prima di ricevere le schede, quindi non sono apparsi i vostri OC, ma dal prossimo incomincerò a presentare i vari personaggi.
Chiedo a coloro che non sono stati scelti di non aversela a male. Ho selezionato chi più mi serviva per la trama della storia e anche quelli che, a pelle, riuscirei a descrivere meglio.
A presto.




 
Flame Eyris Greengrass, Corvonero, VI anno, membro del Lumaclub e del Club dei Duellanti. Prefetto e Cacciatrice.



Ace Arryn Greengrass, Serpeverde, VII anno, membro del Lumaclub e del Club dei Duellanti. Cacciatore.


Grace Clelia MacMillan, Tassorosso, VI anno, membro del Club di Incantesimi.


Irfan Dandekar, Corvonero, VI anno, membro del Club di Trasfigurazione. Portiere.


Artemis Selene Blockstorn, Corvonero, V anno, membro del Club di Trasfigurazione. Cacciatrice.
   
 
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