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Autore: Schmetterlinge    17/07/2017    1 recensioni
Il moro lo guardò negli occhi [furibondo] per poi strattonarlo dal colletto della maglia.
"Ti rendi conto di quello hai fatto? L'hai lasciata andare allo sbaraglio senza dirmi nulla.
Come hai potuto tenermelo nascosto? Come hai potuto tagliarmi fuori!?"
Il biondo, con un gesto secco, si liberò dalla sua presa.
"E' stata lei a chiedermelo.
Sapeva che non avresti mai rispettato la sua scelta; ti saresti battuto come un leone per convincerla a desistere.
Avreste passato il tempo a discutere, a litigare; non credo volesse questo."
Genere: Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Choji Akimichi, Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Shikamaru Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Autunno. 
Era quasi l'alba.
Quella mattina faceva particolarmente freddo, più del solito.
Una leggera brezza smuoveva le folte chiome degli alberi, innumerevoli foglie svolazzavano qua e là in un turbinio unico di colori.
Konoha a quell'ora era deserta, non vi era anima viva.
Una figura alta, snella, dai lunghi capelli dorati e dai profondi occhi azzurri si aggirava [silenziosa] tra le strade della città.
Procedeva con passo spedito, deciso; continuò a camminare [sicura] fino a quando non arrivò di fronte a due lapidi, alle loro lapidi.



 
[ Inoichi Yamanaka, Asuma Sensei]


 
 
Le guardava entrambe, assorta, persa in chissà quali pensieri, seria come non lo era mai stata in vita sua.
Era pallida, ma sempre di una bellezza mozzafiato.
Accarezzò il marmo con una lentezza disarmante, soffermandosi brevemente sulle piccole incisioni.
Non piangeva.



 
[Non ancora]


 
Non poteva permetterselo.



 
[Non in quel momento]


 
Quella mattina avrebbe lasciato il villaggio.
 
 
[Sarebbe andata via da tutto e da tutti]


 
 
Quando avrebbero saputo della sua partenza sarebbe stata già lontana, e raggiungerla sarebbe stato impossibile.
Nessun preavviso, nessun addio, niente di niente.


                                                                                          
O quasi.

 
 
 
"Non posso lasciarti partire, Ino".
La ragazza sospirò pesantemente; si preannunciava una lunga discussione.
"Non te lo sto chiedendo, te lo sto dicendo. Partirò in ogni caso, con o senza il tuo consenso."
Stessi capelli biondi, stessi occhi color cielo.
Il biondino di fronte a sé la guardava con fare accigliato.
Si alzò in piedi, sbattendo violentemente le mani sulla scrivania; la sedia cadde a terra, cozzando rumorosamente contro il pavimento in legno.
La ragazza non si scompose; si limitò ad avvicinarsi, per poi accarezzargli il braccio.
"Se ho preso questa decisione e' per proteggere le persone che amo, Naruto; in questo momento non dovresti parlarmi da amico, ma da Hokage. E come Hokage sai bene che non vi sono altre possibilità."
Il ragazzo non rispose, non subito almeno.
Scrutò la mano della ragazza risalire fino alla sua spalla.
"Se ti lasciassi andare, lui non me lo perdonerebbe mai, Ino. E nemmeno io."
La bionda scosse con veemenza la testa per poi alzare gli occhi al cielo, esasperata.
"Basta, ti prego."
Fu in quell'istante che il ragazzo scattò.
Naruto era sempre stato un tipo impulsivo, l'esatto opposto di Shikamaru; c'era rabbia nelle sue parole.
"Vuoi sapere cosa non mi perdonerebbe? Di averti mandata allo sbaraglio, di averti mandata a morire. E avrebbe ragione."
C'era tensione nell'aria, si percepiva chiaramente.
"Sei il solito melodrammatico."
Il biondino si divincolò, quasi a malincuore, dalla sua debole presa.
"E' un suicidio, Ino, e lo sai anche tu. Perciò non prendermi in giro." 
Il ragazzo era rivolto alla finestra, perso a scrutare l'orizzonte davanti a sé; Ino, invece, fissava con attenzione la schiena del giovane, le spalle larghe, il fisico statuario, pensando a quanto fosse cresciuto, a quanto fosse maturato nel corso di tutti quegli anni.
"Sei sbocciato e sei diventato un fiore bellissimo, sai?"
Il biondino la guardò con la coda dell'occhio; le rivolse un sorriso sincero, dolce, pieno di gratitudine ma al tempo stesso carico di preoccupazione.
La ragazza gli si affianco', ammirando il paesaggio circostante.
Lo vide rabbrividire, per poi guardarla seriamente.
"Non sappiamo con chi abbiamo a che fare; e' di loro che ho paura, e' di loro che non mi fido, non di te".
Ino scoppiò a ridere, quasi come fosse una liberazione.
"Tu e Shikamaru, per quanto vi sforziate, non potrete mai pianificare o prevedere ogni cosa; non potrete mai proteggere tutto e tutti.
Questa e' una mia scelta e sono perfettamente consapevole dei rischi che corro. 
Potrai non condividerla, potremmo passare le ore a discuterne ma alla fine, che ti piaccia o no, devi accettarla; è una mia decisione, mia e di nessun altro. 
Che tu lo voglia o no, partirò.
Anche Shikamaru dovrà farsene una ragione; si è sempre sentito responsabile per ogni cosa, e tuttora si sente in dovere di prendersi cura di tutto e di tutti ma, così facendo, finisce solo per autodistruggersi. 
Ad ogni modo dovrebbe essere contento, non mi avrà tra i piedi per un po': una seccatura in meno a cui pensare."
Il ragazzo scosse la testa, quasi rassegnato.
"Ancora non ci arrivi vero?"
La ragazza gli sorrise, divertita.
"Cosa dovrei capire, testa quadra?"
Naruto sbuffò leggermente; era da tanto che qualcuno non lo chiamava in quel modo.
"Non ti sei mai accorta del modo in cui ti guarda? Ti guarda in quel modo da quando aveva dodici anni e non ha ancora smesso di farlo."
Ino si irrigidì, i muscoli contratti, la bocca stretta in una smorfia.
"Dove vuoi arrivare, Naruto? Di cosa stai parlando?"
Il ragazzo continuò imperterrito.
"Probabilmente nemmeno lui se ne rende conto, o forse si.
Non ha mai permesso che ti allontanassi da lui più del necessario.
In tutti questi anni non ti ha mai perso di vista, neanche per un solo istante; lo fa persino adesso, dopo essersi costruito una famiglia con Temari.
Non sei solo la sua migliore amica, o la sua inseparabile compagna di team: sei parte di lui. 
Non fraintendermi, lui ama Temari; e' la moglie che ha sempre desiderato, la donna perfetta con la quale costruire una famiglia.
Nonostante questo, però, è curioso notare come senta il bisogno, impellente, di averti sempre accanto, di sentirti vicina.
Quel ragazzo tiene a te molto più di quanto non sappia e molto più di quanto voglia far credere; gli sei indispensabile quanto l'aria che respira, Ino."
Naruto si interruppe, prendendo un respiro profondo.
"Ad ogni modo non credo lo ammetterà mai, è troppo orgoglioso."
Ino, d'altro canto, rimase immobile; semplicemente abbassò lo sguardo, incupendosi.
"Solamente tu e Sai siete a conoscenza di quello che sto per fare.
Promettimi che non gli dirai nulla, almeno fino a domani mattina; io sarò già lontana."
Lo vide stringere i pugni, per poi annuire.
Fece per voltarsi, quando sentì una presa forte, salda, all'altezza del polso.
"Vedi di non morire, d'accordo?"
La biondina gli tirò una pacca sulla spalla.
"Rilassati, testa quadra."
Naruto la guardò e, nel farlo, provò una morsa allo stomaco.
Non sapeva quando l'avrebbe rivista.
 Non sapeva se l'avrebbe mai rivista.
Lui ed Ino non avevano mai parlato molto, non avevano mai avuto modo di frequentarsi più di tanto, ma avevano sempre potuto contare l'uno sulla forza dell'altro. 
Quella ragazza dai profondi occhi color cielo, così vivace, così testarda, così incredibilmente tenace, così simile a lui, aveva il dono di farlo sorridere anche nei momenti più bui.
Quella “ragazzina”, come amava chiamarla Shikamaru, riusciva a scaldargli il cuore.
Le parole gli uscirono automatiche.
"Non fare scherzi, Ino. Torna."
La ragazza non rispose; semplicemente gli sorrise, per poi chiudersi la porta alle spalle. 
 


 
Cercò di scacciare quei pensieri dalla mente.
La conversazione avuta con Naruto il giorno prima l'aveva sfinita.


 
[Davvero il suo migliore amico le voleva così bene?]

 
 
Lei, a dire la verità, non ne era così convinta.
Rivolse un ultimo sguardo alle lapidi, per poi incamminarsi verso le porte di Konoha.
Procedeva sicura, ferma nella sua scelta, irremovibile; una volta arrivata ai cancelli, diede un'ultima occhiata a quel paesaggio così suggestivo.
Nella migliore delle ipotesi non avrebbe rivisto casa per molto, molto tempo.



 
[Nella peggiore ... ]
 


 
Scacciò quel pensiero dalla mente.
Si mise a correre.
Corse a più non posso [sempre più veloce], ansimante, col cuore in gola, senza più voltarsi indietro.
 
                                                    
 





 
Autunno.
Una leggera brezza smuoveva le folte chiome degli alberi, innumerevoli foglie svolazzavano qua e là in un turbinio unico di colori.
Tre ragazzini erano intenti ad allenarsi in un piccolo campetto, sulle colline di Konoha. 
Due figure adulte le osservavano da lontano, senza proferire parola alcuna.
Il primo dei due, infine, si decise a rompere quel silenzio così assordante.
"Per quanto ancora continuerai a non rivolgermi la parola?"
Il moro non rispose, non subito.
"Mi fidavo di te."
Naruto abbassò lo sguardo, calciando qualche foglia.
“L'avrebbe fatto comunque e lo sai anche tu.”
Il moro lo guardò negli occhi [furibondo], per poi strattonarlo dal colletto della maglia.
"Ti rendi conto di quello hai fatto? L'hai lasciata andare allo sbaraglio senza dirmi nulla. 
Come hai potuto tenermelo nascosto? Come hai potuto tagliarmi fuori!?"
Il biondo, con un gesto secco, si liberò dalla sua presa.
"E' stata lei a chiedermelo.
Sapeva che non avresti mai rispettato la sua scelta; ti saresti battuto come un leone per convincerla a desistere.
Avreste passato il tempo a discutere, a litigare; non credo volesse questo."
Si voltò in direzione dei ragazzi, per poi continuare.
"Se credi veramente che lasciarla andare sia stato facile, allora non mi conosci affatto."
Naruto fece per andarsene, quando si sentì scaraventare a terra; Shikamaru lo guardava dall'alto al basso, con aria di sfida.
"Hai ragione, probabilmente non ti conosco affatto.
So solo che avresti dovuto proteggerla, che non avresti mai dovuto assecondarla, tu e quell'idiota di suo marito.
Invece, l'hai lasciata morire senza permettermi di fare qualcosa per impedirlo.
Questa e' stata la cosa peggiore fra tutte."
Il moro gli diede le spalle, fissando un punto indefinito.



 
[Lei non tornerà, Naruto.
Non tornerà più]







 
 
Autunno.
Una leggera brezza smuoveva le folte chiome degli alberi, innumerevoli foglie svolazzavano qua e là in un turbinio unico di colori.
Tre ragazzini erano intenti ad allenarsi in un piccolo campetto, sulle colline di Konoha. 
Due figure adulte le osservavano da lontano.
Choji squadrò il suo migliore amico; Shikamaru non era stato più lo stesso da quando lei se n'era andata.



 
[Era cambiato]


 
 
E la cosa peggiore era che né lui né Temari sapevano più come aiutarlo.
Il castano si sentiva impotente.



 
 [Inutile]


 
 
Gli diede le spalle, per poi incamminarsi lentamente verso casa.
 
 
 






Autunno.
Due figure adulte si scrutavano con attenzione, una di fronte all'altra, vicino al piccolo campetto, sulle colline di Konoha.
Una leggera brezza smuoveva le folte chiome degli alberi, innumerevoli foglie svolazzavano qua e là in un turbinio unico di colori.
"Perché?"
Era una domanda semplice, diretta.
"Lo sai già."
Il ragazzo non si diede per vinto.
"Voglio sentirlo da te."
Lei lo guardò con infinita tristezza, ma non rispose, dandogli così motivo di continuare.
"Perché non mi hai detto niente?"
Sapeva che non si sarebbe arreso tanto facilmente; gli rivolse uno sguardo carico di determinazione.
"Secondo te?"
Shikamaru la scrutò come se volesse leggerle dentro. 
"Significa che non ti fidi di me."
La ragazza scosse la testa, visibilmente irritata.



 
[Sai bene che non è così]



 
Lo guardò stanca, rassegnata.

 
 [Stavano litigando.
Ancora]



 
Fece per superarlo, quando si sentì spingere contro il muretto lì vicino.
Shikamaru la teneva stretta e aveva tutta l'intenzione di non volerla lasciare andare; premeva il viso contro la sua spalla.
In un primo momento Ino non reagì; chiuse gli occhi, prendendo un respiro profondo.
Solo in seguito ricambiò l'abbraccio, cingendogli la schiena. 
"Mi dispiace, Shikamaru."
Il moro si limitò ad aumentare la presa.
"Ti credevo morta."
Lei fremette, ma non disse nulla; lo lasciò continuare.
"Avrei dovuto intuire, avrei dovuto capire che mi stavi nascondendo qualcosa e, invece, sei stata talmente scaltra da non farmi sospettare nulla.
Non hai idea di quanto mi sia odiato per questo, non hai idea di quanto ti abbia detestata per non avermi permesso di fermarti.
Ogni mattina mi svegliavo con questa consapevolezza e faceva male, faceva insopportabilmente male, tanto da togliermi l’aria.
Ero convinto che il tempo, in qualche modo, sarebbe stato miracoloso, che mi avrebbe aiutato a dimenticare.
Invece, più i giorni passavano e più la rabbia cresceva.
Fin da piccolo mi sono ripromesso che avrei sempre avuto cura di te.



 
[Sempre]



 
Pensavo fosse chiaro ma, a quanto pare, mi sbagliavo.
E’ evidente che non hai capito niente, ne' di me, ne' di Choji.
Se ti accadesse qualcosa, io e lui ne moriremmo.



 
[Questo Asuma lo sapeva bene]
 



 
Sei stata la solita impulsiva, ti sei comportata da irresponsabile.
Sei stata una stupida, un'egoista, per non parlare di quegli idioti di Naruto e Sai.
In questo momento vorrei solo poterti odiare ma, per quanto mi sforzi, non ci riesco.
Non potrei mai, neanche se lo volessi con tutte le mie forze, e la cosa mi fa ancora più rabbia, Ino.”
Fu come ricevere una pugnalata in pieno petto; la biondina lo strinse a sé, nascondendo il proprio viso contro la sua spalla.
Prese ad accarezzargli la schiena, con movimenti circolari, proprio come quando erano ragazzini.



 
[Se ti accadesse qualcosa, io e lui ne moriremmo]


 
 
Dovette fare uno sforzo immane per non scoppiare veramente a piangere, neanche fosse stata una bambina.


 
[Asuma lo sapeva bene]



 
Si ripeteva che era stato necessario, che non aveva avuto scelta ma, nonostante questo, continuava a sentire un macigno insopportabile all’altezza del cuore.
Soffocò un singhiozzo, stringendo i denti, nel disperato tentativo di trattenere le lacrime.
Percepì la stretta del ragazzo farsi sempre più decisa; lasciò che le accarezzasse il capo, come quando erano piccoli, fino a quando lo sentì mugugnare.
Preoccupata, gli sollevò il mento, specchiandosi negli occhi di lui.



 
[Aveva sempre amato quelle iridi scure]
 



"Mi stai azzoppando, seccatura. Sei sul mio piede destro."
Ino ci mise qualche secondo a registrare quelle parole.
Poi, semplicemente, sorrise.
Perché quella frase significava molto più di quanto volesse far intendere.
Perché quella frase non era altro che il suo modo, un po’ impacciato, per dirle di ricominciare.
Conosceva quel ragazzo meglio di chiunque altro; l’aveva visto ridere, l’aveva visto piangere, l’aveva visto crescere.
 


 
[Insieme avevano condiviso tutto]


 
 
Sapeva che l’aveva perdonata nel momento stesso in cui l’aveva vista varcare le porte di Konoha.
L’aveva capito quando aveva incontrato gli occhi di lui; non vi era odio, né risentimento.
Non l’aveva mai guardata in quel modo.



 
[C’era qualcosa di diverso]



 
Quella di lui era pura e semplice adorazione, mista a commozione e disperazione.
Quella di lui era pura e semplice paura, mista a sollievo.
L’aveva trapassata da cima a fondo, senza batter ciglio, troppo pietrificato per poter fare qualsiasi cosa.
Non le era corso incontro, come Choji.
Non l’aveva abbracciata, come Sakura,
Non le aveva urlato contro, come Naruto.
Non le aveva sorriso, come Sai.



 
[Non aveva fatto niente]
 



Era rimasto lì, impassibile, a fissarla.
Sentì gli occhi bruciarle tremendamente; gli stropicciò il colletto della maglia, rispondendogli con finta indignazione.
"E tu mi stai stritolando, genio. Così mi togli la riserva d'aria."
Lo vide trattenere una risata, per poi volgere gli occhi al cielo; la ragazza, invece, rimase immobile.



 
[Shikamaru aveva appena sorriso]
 



La sua era stata una risata appena accennata, dolce, spensierata, la stessa di quando era bambino.
 

 
[Era tornato a sorriderle]
 



Hai sorriso.”
Il ragazzo tornò a guardarla, incatenando i propri occhi a quelli di lei; le scostò il ciuffo biondo dalla fronte, soffermandosi sulla piccola cicatrice all’altezza della tempia.
Rimasero a scrutarsi per diversi minuti, a parlarsi con il semplice dono dello sguardo, fino a quando la ragazza gli accarezzò il capo, scompigliandogli il codino ad ananas.
Le parole le uscirono spontanee, sincere.



 
 [Così infinitamente vere]
 



"Ti voglio bene, scansafatiche."   
Shikamaru non era mai stato particolarmente incline a mostrare i propri sentimenti; era convinta che avrebbe sbuffato o che l’avrebbe presa in giro, troppo imbarazzato [scocciato] per poter rispondere a quella semplice e spontanea ammissione.
Invece, contro ogni sua previsione, ebbe il potere di sorprenderla.
Le si appoggiò contro, accostando il proprio capo a quello di lei, e con le labbra piegate in un sorriso le disse:
"Può darsi che te ne voglia anche io, seccatura."
Fu allora che Ino spostò lo sguardo quel tanto che bastava per poter incontrare gli occhi piangenti e al tempo stesso ridenti di Choji, che li osservava da lontano.
Guardò il castano incamminarsi lentamente verso di loro, fino a quando non lo sentì abbracciarla dal dietro, cingendole gli esili fianchi.
In tutta risposta Ino gli si appoggiò contro, lasciandosi andare.


 
Va tutto bene.




Chiuse gli occhi, godendosi quel calore che tanto le era mancato, intrappolata nella stretta ferrea dei suoi due migliori amici.



 
Sono qui.


 
Ripensò alle parole che il moro le aveva rivolto poco prima, al suo vissuto, a tutto quello che aveva condiviso con quei due scansafatiche nel corso degli anni.
 

 
Sono a casa.
 



Ripensò alle parole di quella testa quadra di Naruto, non potendo fare a meno che dargli ragione, specialmente quando percepì le dita di Shikamaru incatenarsi alle proprie.
 
 


 
Siamo insieme.
 
 
 
 
 
 
   
 
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