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Autore: emylee    18/07/2017    3 recensioni
Dopo la Battaglia di Hogwarts, Harry si ritrova a vivere quasi peggio di un Magonò, perché la sua magia sembra essersi spenta. Per vivere finalmente una vita normale, decide di abbandonare il Mondo Magico e fare il Babbano in una nuova città.
Ma... sorpresa! Forse è ancora accesa una fiammella, da qualche parte.
Si avvicinò al gufo e notò praticamente subito il pezzo di pergamena arrotolata e attaccata alla zampina. Senza perdere tempo, lesse velocemente il messaggio al suo interno e non poté fare a meno di sbiancare. Accartocciò la pergamena e la pestò sotto ai piedi, sperando che sparisse.
So dove vivi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: Mpreg | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Hundred sea'
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La settimana dopo, non mandò un gufo a Draco. Di solito, nonostante fosse fisso a casa sua ogni sabato e domenica, entrambi preferivano confermare la presenza all'altro, come ad essere sicuri che entrambi avevano voglia di vedersi, per non imporsi a vicenda e per non rendere la loro amicizia – amicizia? – unilaterale. Anche se, ormai, per Harry c'è già qualcosa di unilaterale, che sentiva solo lui, e forse era proprio per questo che quella settimana non aveva avuto il coraggio di scrivergli. Sperava, forse, che fosse Draco stesso a mandargli un messaggio, anche con un altro gufo, non importava, ma quando si svegliò quel sabato mattina senza aver sentito nulla da parte sua, ebbe la tentazione di infilarsi la biro negli occhi.

Andò a lavoro mogio e, in qualche modo, sconfitto. Aveva davanti a sé tempo fino a pranzo – il sabato lavorava solo mezza giornata – per abituarsi all'idea che quel giorno avrebbe pranzato e cenato da solo, ma, piuttosto che pensarci, preferì concentrarsi come mai aveva fatto prima di allora sulla macchinetta del caffè e nel mettere al proprio posto i libri che i clienti lasciavano in giro.

«Oh, Harry!» ad un certo punto, Vivianne si avvicinò a lui e gli diede una gomitata, attirando la sua attenzione su di lei, «Va' a mettere in ordine quei libri laggiù, qui alla cassa ci sono io. È appena arrivato un turista niente male, io sono single e ho bisogno di rifarmi gli occhi ogni tanto, quindi sciò.»

Ad Harry non importava, in realtà, quindi stava per fare proprio come gli era stato detto, se solo non avesse guardato chi c'era alla cassa e chi lo stava decisamente guardando divertito e un po' irritato.

«Draco?!» Senza neanche rendersene conto, ignorò Vivianne e si avvicinò all'altro ragazzo. A dividerli, c'era solo il bancone.

«In persona, Potter. Questo è un bel posticino, perché non mi ci hai portato prima? Spero che qui facciano dei tea migliori di quello che mi offri sempre a casa tua.» disse Draco, enfatizzando a casa tua in un modo tanto particolare che Harry si sentì inspiegabilmente in imbarazzo.

«Sono gli stessi. Compro i dolci e i tea qui.» rispose, in automatico. Poi aggiunse: «Che ci fai qui? Si può sapere come fai a trovarmi ogni volta?!»

«È pressocché facile. Basta seguire la scia della tua puzza, Potter.»

«Fai come i cani? E poi io non puzzo!»

«Mi stai paragonando ad un cane?!»

«Ragazzi?» Vivianne li interruppe, «State dando spettacolo in mezzo alla caffetteria.» Nonostante quello che aveva detto, non sembrava né arrabbiata, né indispettita. Harry si guardò intorno e vide delle clienti che ridacchiavano in un angolo della stanza, sedute ad un tavolino. Arrossì e si scusò. «Tranquillo,» lo rassicurò lei, «vi conoscete?»

«Siamo...» Draco lo fissò, prima di finire la frase, «...amici.»

«Andavamo a scuola insieme.» aggiunse subito, senza ricambiare lo sguardo di Draco.

«Oh, allora nell'incidente non hai perso proprio tutto, Harry. Sono contenta che qualche amico ti è rimasto! Certo, potevi evitare di tenercelo nascosto, se conoscevi un così bel bocconcino.» Nonostante il complimento era riferito ovviamente a Draco, fu Harry ad arrossire. «Io sono Vivianne, la proprietaria della Libreria Caffè.»

Draco, sotto lo sguardo estrerrefatto di Harry che cercava di nasconderlo il più possibile, strinse la mano che Vivianne gli stava porgendo. «Draco Malfoy.» si presentò.

Vivianne rise, ma vedendo che nessuno dei due ragazzi stava ridendo insieme a lei, chiese: «Draco? È un nome d'arte?»

Draco alzò un sopracciglio, «No. Perché mai–»

«I suoi genitori sono persone particolari. Vero, Draco?» lo interruppe Harry, cercando di dargli una gomitata senza farsi vedere, «Hanno gusti strani.»

Draco non rispose, ma aveva la faccia di chi in quel momento gli avrebbe dato ragione anche se avesse detto che era il sole a girare intorno alla terra e che la terra girava intorno alla luna. Piuttosto, sembrava proprio che non volesse staccargli gli occhi di dosso, ed Harry pensò che forse era molto indispettito da come stavano andando i fatti e che volesse metterlo a disagio con quello sguardo fisso e incandescente. I suoi occhi bruciavano sulla pelle come una marchiatura, ed Harry preferì non incrociare il suo sguardo e guardargli gli zigomi alti, il mento appuntito, il collo sottile, mentre continuavano a scambiarsi convenevoli con Vivianne.

Poco dopo, Draco le chiese, gentilmente, se potesse parlare un attimo con Harry, in privato. E dato che Vivianne, ormai, pendeva dalle labbra di Draco, cinque secondi dopo si ritrovò chiuso nel ripostiglio, circondato dall'odore forte dei barattoli pieni di foglie di tea che gli stava quasi dando alla testa.

«Non devi dirmi nulla?» esordì Draco, quando chiusero la porta dietro di loro.

Harry scrollò le spalle, «Non che io sappia.»

«Mi pare di essermi... scusato per quell'uscita infelice di domenica scorsa. Cos'altro devo fare? Non mi metterò in ginocchio, non per questo almeno, ad invocare il tuo perdono per una cosa che neanche avevo detto per cattiveria, quindi cosa vuoi? Che rinnovi le scuse?»

«No, Draco, davvero. Non è per quello, non è... è per... per un'altra cosa, e io, ehm, non volevo vederti perché mi sa che è arrivato il momento di... staccarci, di smetterla di vederci, perché io non faccio parte più del tuo mondo e non faccio parte della tua vita.» Nonostante il nodo in gola, Harry sentì l'improvviso bisogno di parlare, di chiarire, perché vedere quello sguardo ferito sul viso di Draco gli lasciava l'amaro in bocca – ora che ci pensava, la sua espressione ferita non era mai cambiata negli anni, era la stessa di quando aveva rifiutato la sua amicizia sul treno per Hogwarts otto anni prima. «Sono un Magonò, Draco, nel caso non te lo ricordassi. Sto vivendo come un Babbano e ho bisogno di essere un Babbano, chiamami vigliacco o egoista, non mi importa, ma dopo aver passato quasi la mia intera vita per preservare quella degli altri, stavolta voglio tutelare la mia. Quindi non devo più vederti perché più tempo passa e io più mi sto affezionando a te.» confessò, e non ebbe paura di dirglielo perché Draco sarebbe di sicuro scappato dopo le sue parole, ma era quello che voleva. Gli avrebbe spezzato il cuore, probabilmente, ma il dolore sarebbe passato. Prima o poi. Insieme agli altri.

«Se ti stai affezionando, come dici, a me, non ha senso che tu non voglia più vedermi!»

«Invece sì, perché io mi sto affezionando a te, ma non come un amico. Io mi sto... io mi sto... ma non importa perché in ogni caso, sono un Magonò, sono peggio di un Magonò, che lavora come un Babbano e vive come un Babbano, e sono tutto ciò che tu, Mago Purosangue, non potrai mai... tu non potrai mai affezionarti a me come mi sono affezionato io. Non puoi. E non vuoi. Lo capisco, ma io ho bisogno di superare tutto questo, non restare bloccato così, senza andare avanti ma non tornando neanche indietro.»

Draco aveva le sopracciglia aggrottate e gli occhi socchiusi, non abbassava lo sguardo anche se Harry ormai aveva smesso di guardarlo quando non era neanche a metà del suo discorso incasinato. Dopo interi minuti di silenzio, Harry quasi gli stava per girare le spalle e andare via, ma quando lo sentì sospirare, decise di stare fermo e, timidamente, alzare gli occhi su di lui. Continuava a guardarlo ferito, nonostante tutto.

«Hai finito?» chiese, e quando gli rispose solo stringendo le spalle, fece: «Ora parlo io, e non mi interromperai neanche una volta. Sono stato chiaro? Bene. Hai ragione. Sono un Mago Purosangue, devo pensare a preservare il sangue puro, generare un erede e rinomare di nuovo il nome dell'ormai decadente casata Malfoy. Per colpa tua, ho fatto cose che non avrei mai fatto prima. Sono venuto a casa tua, una casa in un paesino Babbano sperduto nel nulla, per ringraziarti dall'avermi tenuto lontano da Azkaban. Sono tornato per bere e mangiare roba Babbana insieme a te, parlare di cose Babbane con te, usare oggetti Babbani che tu mi aiutavi a capire. Sono venuto a cercarti nel tuo luogo di lavoro Babbano e, per Salazar, sono stato gentile e ho stretto la mano ad una Babbana amica tua. E adesso sono qui, in questo ripostiglio grande neanche la stanza degli elfi domestici al Manor insieme a te, a parlare con te. Ho fatto tutte queste cose che odio e che non sopporto, tutte per colpa tua

Ahia. Era piuttosto doloroso. Non che lo avesse costretto a fare tutte quelle cose, comunque! Poteva rifiutarsi se era un così tale sacrificio passare del tempo con lui, però sentirsi dire quanto fosse stato terribile faceva male, parecchio male. Aveva voglia di urlare e di andarsene, mettere finalmente una pietra sopra a tutto quello, chiudersi in casa per un po' per poi tornare alla vita dei mesi prima dell'arrivo di Draco. Aprì la bocca per mandarlo al diavolo, sbraitare per cinque minuti e girare poi i tacchi, ma il palmo della mano di Draco si alzò intimandogli di fare silenzio perché, no, non aveva finito e aveva detto che non doveva interromperlo neanche una volta.

«Fai silenzio. Ho fatto tutte quelle cose, ma c'è un motivo se le ho fatte. Sei tu. Il filo conduttore di tutto questo sei tu, l'ho fatto per te e perché voglio stare,» si interruppe, deglutì, poi riprese, «stare con te, e insieme a te ho accettato anche tutto il bagaglio di cose che odio. Non mi sembra di essermi mai lamentato – a parte il tea, quello fa davvero schifo – perché, Merlino, non vedevo l'ora ogni settimana che tu mi mandassi Edvigo per dirmi che quel giorno avremmo mangiato una pizza, una scusa per avere la conferma che sarei venuto che non vedevo l'ora di darti, Harry.»

Harry alzò finalmente gli occhi e vide Draco, e lo vide davvero. Lo vide più bello di come lo vedeva Vivianne, più bello di come lo vedeva Pansy Parkinson ad Hogwarts. Lo vedeva persino più bello di quanto lui stesso lo aveva visto cinque minuti prima. «Hai chiamato il mio gufo Edvigo.» disse solo, anche se sapevano entrambi che non era quello il nome che Draco non aveva mai detto, anche se voleva soltanto dirgli di quanto, in quel momento, lui fosse così meraviglioso.

«È il suo nome, no?» gli fece un sorriso un po' teso.

«Mi piaci.» disse invece Harry, arrossendo leggermente.

Ma tutta la vergogna passò in secondo piano, quando vide Draco fare lo stesso, colorando di un tenue rosa pastello le pallide gote. «Cosa sei, un tredicenne?!» berciò, evidentemente in imbarazzo. Era riuscito a rimanere intatto e stoico per tutto il suo incurante sfogo, ma era caduto proprio nella parte più scema. Era quasi buffo, e avrebbe riso, se non fosse comunque teso anche lui. Soprattutto che quel mi piaci era troppo riduttivo rispetto a quello che davvero provava – aveva superato la fase del semplice piacergli quando aveva capito che fremeva ogni minuto che passava senza Draco in attesa che arrivasse.

«Come dovrei dirtelo? Mi piaci, un sacco. Probabilmente più di quanto immagini, ma procediamo per gradi, altrimenti sì che ti faccio scappare. Come se essere un Magonò non fosse abbastanza!» rise, senza troppa allegria. Si grattò la fronte, sulla cicatrice che non bruciava più, uno dei vizi che erano rimasti e probabilmente non sarebbero spariti mai, e cercò di fare mente locale. «Quindi cosa vuoi fare? Ti basta, per ora, stare con... una sottospecie di Babbano?»

Draco sorrise, e tutta l'ansia che provava di sciolse come neve al sole. Vide come a rallentatore una sua mano alzarsi e posarsi sulla sua nuca e le sue labbra avvicinarsi sempre di più, e non fece assolutamente nulla per fermarlo. Perché avrebbe dovuto? Come se non fosse quello che desiderava da qualche mese a questa parte. «Per ora, mi basti. Eccome se mi basti.»

Si baciarono lì per la prima volta, in quel ripostiglio poco illuminato e ricco di odori di vari tipi. Ma le labbra di Draco sapevano di vaniglia come il suo profumo, e pensò che forse il tea alla cannella avrebbe avuto un gusto buono e particolare nella sua bocca. Erano calde, morbide seppur sottili, e non erano nulla paragonate alle labbra di Cho o di Ginny. Erano quelle, le labbra che avrebbe voluto baciare per sempre.

Quando si staccarono, fu Draco a rompere il silenzio, mentre Harry non fece altro che riprendere fiato, dato che lo aveva trattenuto per tutta la durata del bacio, come se avesse avuto paura che un solo sospiro avrebbe fatto allontanare Draco. «Fai schifo a baciare, Potter.»

«Non ho tanta esperienza, scusa.» borbottò, senza però allontanarsi troppo dal viso dell'altro e avere, per ogni evenienza, la bocca di Draco a disposizione.

«In effetti, solo qualche bacetto con la Weasley non è un gran percorso.»

«Ehm, in realtà c'è stata anche Cho, ma dubito valga qualcosa, insomma, è stato un po' tutto saliva e, uhm, boh? Non granché davvero, però ecco...»

«Cho? Cho Chang, la Corvonero?»

«Sì, perché, non lo sapevi? Lo sapeva tutta Hogwarts...»

«Sapevo ovviamente che tu avevi una cotta per lei al quarto anno ma lei faceva coppia fissa con Diggory, non sapevo che andavate a baciarvi in ogni angolo!»

«Non lo facevamo infatti!» si difese, anche se non non aveva fatto nulla per cui difendersi, «È successo solo una volta, al quinto anno! Lei era triste per Cedric e una cosa tira l'altra, io avevo ancora quella cotta, quindi ho accettato il bacio, ma ecco, se sapevo, ai tempi, che i baci potessero essere come quello che mi hai appena dato, mi sarei decisamente tirato indietro e sarei venuto a cercarti.»

Non si era mai immaginato un bacio nascere e crescere con determinate circostanze, ma soprattutto non aveva mai immaginato un bacio tra lui e Draco senza sfondi violenti a farne da contorno. Avevano un modo tutto loro di rapportarsi, erano teste dure, testarde e capricciose che spesso cozzavano, ma funzionavano, in qualche modo. Harry aveva la sensazione che sarebbero durati, un po'. Se solo avesse ancora la sua magia, forse durerebbe un po' di più – ma, per ora, prendeva quel che riusciva a cogliere. E un Draco che, seppur imbarazzato nonostante lo nascondesse così bene, lo baciava ancora e ancora in quell'angolo angusto di mondo, era già l'inizio di un buon raccolto.

  
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