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Autore: ThestralDawn    19/07/2017    1 recensioni
Severus Piton è sopravvissuto all'attacco di Nagini e è assunto la carica di preside ad Hogwarts. Tra gli studenti di cui si deve occupare ci sono suo figlio, Albus Potter e una nuova studentessa venuta da lontano, con un passato oscuro alle spalle. I tre Serpeverde, al di là delle nuove amicizie e vecchi rancori, dovranno affrontare qualcosa che metterà a repentaglio l'intero mondo magico.
-*-
.."Le forze mi stanno abbandonando, poso lo sguardo sul mio braccio, qualcosa di nero ora ha invaso la mia visuale. Sembra chiedermi aiuto, sembra voler uscire dalla ferita. Non so se quello che vedo è reale o frutto degli spasmi ma qualcosa di enorme e nero sta prendendo vita sul mio braccio: è un teschio, dalla cui bocca esce un serpente come una lunga lingua. Il mio cuore batte all'impazzata e penso possa uscirmi fuori dal petto in questo istante. I miei occhi restano incatenati alla vista del serpente, un istinto che non ho mai provato mi rassicura, non mi accadrà nulla di male finché lui è con me".
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Essere convocati dal Preside e non avere la minima idea del perché, non mi fa stare per niente tranquillo. Raggiungo quanto prima l’ufficio di Severus, so benissimo che non è il tipo di persona a cui piace aspettare. Busso e sento subito la sua voce che mi invita ad entrare. Appena varcata la soglia vedo che non è solo. Perché mio padre è qua? Con un’aria davvero arrabbiata, oltretutto.

“Credevo di averti dato il mio libro per scopi scolastici”.
Piton non si perde certo in convenevoli.
Mi guarda dall’alto in basso e se da una parte l’espressione è livida, nei suoi occhi percepisco anche qualcos’altro, una sorta di espressione vagamente divertita.
“Io non.. non capisco, non ho fatto nulla di male, signore”.
Guardo entrambi aspettandomi un’accusa più specifica. Sono convinto di non aver fatto nulla di male ma qualche dubbio si insinua dentro di me. So bene che quello che è giusto dal mio punto di vista per altri può essere totalmente sbagliato. Mio padre è rigido e mi allunga un foglio di pergamena rimanendo il più distante possibile da me, distendendo il braccio al massimo delle sue capacità. Riserverei un gesto del genere solo se una persona mi facesse davvero schifo e non posso fare a meno di notare che il suo comportamento mi trasmette in parti uguali disgusto e rabbia.
“Questa lettera è tua, vero?”
È più un’affermazione che una domanda. La prendo in mano. Riconosco la mia scrittura e la data combacia, quel giorno gli ho scritto una lettera. Era lo stesso giorno in cui mi sono avventurato nella stanza delle Necessità, lo stesso giorno in cui.. Ma certo! Adrian deve aver detto qualche bugia sul mio conto e ora ne pago le conseguenze. Apro la bocca per iniziare a spiegare che quel giorno non è successo assolutamente niente di anormale quando è di nuovo papà a prendere la parola.
“Sai che lingua è questa?”
Per quanto anche a me risulti strano, sono costretto a scuotere la testa. La scrittura è mia ma non so che razza di lingua sia. Non riesco a capire nemmeno una parola. Guardo Severus cercando un aiuto e per fortuna interviene.
“È Serpentese, Potter”.
Entrambi ci voltiamo verso di lui e mio padre si intromette.
“Lo so anch’io Severus, volevo solo spiegare ad Albus che..”
“Non stavo parlando con te. Ma mi rincresce vedere che il tuo egocentrismo non è affatto diminuito da quando hai lasciato Hogwarts”.
Mi scappa una risatina senza riuscire a trattenermi. Vengo fulminato con lo sguardo da tutti e due e allora cerco di mascherare la risata con un colpo di tosse.
“Mi dispiace ma non credo di aver capito come possa esserci riuscito, io non conosco il Seprentese”.
“C’è solo un modo in cui puoi averlo imparato, ed è a pagina 394 del libro che ti ho affidato. Forse Fanne buon uso è un’indicazione troppo generica, ma ti ritenevo decisamente più intelligente di tuo padre e mi aspettavo che ti comportassi di conseguenza”.
Mio padre sbuffa pesantemente quando si sente messo in mezzo e mi chiede di che libro stiamo parlando. Ingenuamente rispondo subito che si tratta di un libro di Pozioni di proprietà del Principe Mezzosangue. A quelle parole capisco di aver detto qualcosa di veramente importante. Mio padre inizia ad urlare in direzione di Severus “COME HAI POTUTO DARE UN LIBRO DEL GENERE A MIO FIGLIO?”

La risposta del Preside non si fa attendere, ed è tagliente.
“Potter, anche se non sei più uno studente non ti permetto di alzare la voce con me”.
“È ancora un bambino!”
 
Un bambino. Per lui sono un bambino. E come tale mi trattano entrambi, visto che nessuno fa caso a me. Sono troppo impegnati a litigare fra di loro, a fare commenti ironici sui passati l’uno dell’altro, dimenticandosi del fatto che sono nella loro stessa stanza. Potrebbero andare avanti all’infinito e guardando l’orologio scopro di aver perso mezz’ora in un modo così inutile e stupido che non posso fare a meno di interromperli.
“Sto saltando una lezione per sentirvi litigare?”
Piton si volta e mi rivolge uno sguardo gelido. Improvvisamente mi sento davvero un bambino, molto più piccolo in confronto a Severus, e molto meno sicuro di me.
“Insolente come il padre”.
“Io non sono come mio padre, signore. Altrimenti non mi avresti dato quel libro”.
Non finisco nemmeno di parlare che mio padre si avvicina a me di un paio di passi. Non so chi temere di più dei due. Con il preside mi sento a disagio perché so che devo rispondere a lui per tutto quello che succede a scuola, con mio padre sento talmente tanta rabbia repressa che ho paura di scoppiare e fare qualcosa di cui poi mi potrei pentire. Non migliora la situazione quando aggiunge
“Proprio perché non sei come me o come tuo fratello non sapresti gestirne il contenuto”.
“Solo perché non sono un Grifondoro, vorresti dire?”
 
Se lo odio così tanto, perché do ancora peso alle sue parole? Perché quando dice una cosa del genere la rabbia svanisce e sento solo una tristezza enorme? Non sono io quello sbagliato, non sono io quello che deve accettare il fatto che magari posso essere diverso da lui senza che me ne venga fatta una colpa. Lo guardo e penso che abbia finalmente capito quanto male mi sta facendo. Non sa cosa rispondere. Dopo qualche secondo di silenzio si sente solo la voce di Severus, intrisa di sarcasmo.
“Mi piacerebbe continuare questa riunione di famiglia, ma ci sono questioni più urgenti”.
Mio padre sembra essersi reso conto che non è venuto qui per sgridarmi. Non ancora, prima deve sapere cosa ho fatto.
“Tuo figlio si è permesso di evocare un incantesimo non curandosi delle conseguenze. Ma ormai dovrei esserne abituato, vero, Potter?”
 
Ricominciano. Io sono solo il pretesto per tirare fuori vecchi rancori e accuse. Non avrei comunque voce in capitolo, quindi mi permetto di distrarmi e concentrare la mia attenzione sui quadri dei Presidi. Circondano la stanza e sono tutti impegnati a dormire. Nemmeno loro ritengono interessante assistere ad una discussione che tanto non avrà mai fine. Sul lato sinistro mi accorgo solo ora che c’è una cornice vuota. Faccio mente locale guardando velocemente gli altri volti e capisco che solo Silente manca all’appello. Quella cornice stona violentemente con il resto dell’Ufficio. La fisso fino a che i suoi contorni diventano sfocati, la fisso così intensamente che quasi non mi accorgo della fastidiosa sensazione al petto che mi pervade. Ma quando una fitta arriva al cuore capisco che è troppo tardi per provare ad opporre una qualsiasi barriera mentale. Nella cornice ora c’è il volto di Salazar Serpeverde. Accenna un sorriso che si trasforma subito in una smorfia che gli deforma l’intero viso, fino a farne perdere i lineamenti che ora si ricompongono a creare il volto di Voldemort. Un volto che si avvicina rapido. Non posso muovermi, non controllo più il mio corpo. Quando mi aspetto che mi arrivi addosso il volto cambia nuovamente e mi ritrovo faccia a faccia con Clara prima di farmi attraversare dalla sua immagine, come se uno dei due fosse un fantasma. Non so se ho urlato, non so nemmeno se mi sono mosso. Tutto quello che vedo è il buio, tutto quello che sento  è l’impatto con il pavimento freddo.
 
 
 
N.d.A.
Buonsalve!

Lettori silenziosi, abbiamo bisogno di voi.
Fateci sapere cosa ne pensate, non solo del capitolo, ma sull’intera storia. Arrivati a questo punto, c’è sufficiente carne al fuoco per poterci criticare, consigliare o semplicemente fare ipotesi sul futuro dei personaggi. Accettiamo di tutto, perciò fatevi sotto.
Sperando che il capitolo vi sia piaciuto, Io e nextplayer vi auguriamo di non essere quel tipo di lettori babbani che non si fanno mai avanti.

Attenti ai nargilli e arrivederci al prossimo capitolo.
  
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