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Autore: itsuselessbitch_    22/07/2017    0 recensioni
Louis Tomlinson è il rappresentante d'istituto, amato da tutte le ragazze e invidiato da tutti i ragazzi. E' gentile, disponibile, sempre vivace e pronto ad aiutare gli altri. Forse è questo che fa innamorare Harry Styles, chiuso in se stesso, solitario e taciturno; nonostante il suo carattere introverso, troverà il coraggio di parlare con lui, fino a diventare amici. Poi, alla Festa d'Autunno, il mondo di Harry verrà ribaltato completamente, cambiando la sua esistenza.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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εξπεριενχε.

(esperienza)







Sto per formulare la domanda quando mia mamma fa la sua entrata teatrale in cucina. Si appoggia allo stipite della porta ed esclama: «C'era troppo silenzio e ho pensato di venire qui ad animare l'atmosfera!». Da una parte la ringrazio, dall'altra la maledico poiché mi ha tolto la possibilità di mostrarmi davvero interessato ai sentimenti di Louis, ma con una sua spinta potrei riuscire comunque nel mio intento. So che ha qualcosa in mente che potrebbe farmi comodo, lo capisco dall'occhiatina che mi lancia. «Ho un'idea! Harry, che ne dici di fargli fare un tour della casa? Dovrà pur ambientarsi, visto che non credo sarà l'ultima volta che verrà a trovarci, vero?» aggiunge poi, guardando prima me e successivamente lui. Ok, non era esattamente ciò che mi aspettavo – e di certo non con quell'allusione – ma almeno potrebbe servire a rompere il ghiaccio. Gli faccio cenno di precedermi verso il salotto cercando di essere più gentiluomo possibile, anche se non è la mia specialità.

Mentre attraversiamo insieme la sala, mia madre si siede sul divano e mi saluta con la mano e un sorriso a trentadue denti.                        
Vorrei rivolgerle un’occhiataccia perché si sta prendendo troppe libertà, e invece mi trovo a sorriderle di rimando. Seppur non mi piacciano i mezzi che utilizza, riesco a vedere quanto davvero si stia impegnando per far funzionare le cose tra noi. Finalmente mi sembra di avere una madre che mi ama incondizionatamente.

«Ecco, qua c’è la camera di mia mamma…» inizio a spiegare, indicando una porta di legno scuro alla mia sinistra. Intanto dalla cucina sento la proprietaria della stanza che tira fuori la torta per servirla. Tra noi e lei ci sono il salotto e la porta del corridoio che ho appena chiuso perché mamma si lamenta sempre della corrente d’aria che passa. Ora non la sento più trafficare, e il silenzio piomba tra me e Louis. «E tuo padre? – chiede lui per rompere la tensione - …se non sono indiscreto.»

«I miei sono divorziati da quando sono piccolo. Sinceramente non so dove sia e non mi interessa neanche.» rispondo senza pensare troppo alle mie parole. Sono così abituato ad ignorarlo (e ad essere ignorato) che non ci faccio più caso. Lo sguardo di Louis si rabbuia improvvisamente.

«Tu almeno lo hai…» sussurra.

Mi pare di essere diventato un pezzo di marmo, sono totalmente paralizzato. Come ho potuto essere così senza cuore? Come ho potuto dire una cosa tanto grave proprio a Louis, sapendo bene del suo lutto? Inizio a balbettare qualcosa che dovrebbe essere una scusa, e ciò sembra riportarlo alla realtà. «Perdonami, sono un maleducato. Non è colpa tua.»

«N-no Lou-» tento di dire, ma lui mi interrompe con: «Questa che stanza è?» indicando la porta di fronte alla camera di mia madre. Mi ha… completamente liquidato cambiando argomento. Forse non voleva più parlarne e ha preferito lasciar stare. Devo accettare la sua decisione, ma questo suo comportamento inizia a spaventarmi.

Dov’è finito quel Louis per cui avevo una cotta? È forse questo il suo vero volto?

«Q-questo… è lo studio di mia madre. Viene qua quando deve sbrigare delle faccende per il lavoro.» racconto mentre abbasso la maniglia per fargli vedere l’interno. Non c’è molto da ammirare: una scrivania a muro con sopra scartoffie, cartelle e un computer, un cestino di fianco e un comodino con sopra il telefono fisso che usa per le chiamate aziendali.

Solo in quel momento noto una foto di me da piccolo incorniciata e messa in bella vista sul tavolo. Faccio un piccolo sbuffo per trattenere una risata di scherno. Era un tentativo per far commuovere Louis, o me?

Louis osserva per qualche secondo, poi domanda: «Che lavoro fa?».

«È un’impiegata in un’azienda di assicurazioni. Molto noioso, lo so.»
Lui scuote la testa sorridendo. Chiudo la porta e avanzo nel corridoio fimo a raggiungere “la scena del delitto”: il bagno.

«Qua è dove ho rischiato un trauma cranico» annuncio con un ghigno, e finalmente riesco a strappargli una risata sincera. La porta è già aperta e posso vederci riflessi nello specchio insieme a tutte le creme che avevo cercato di spalmarmi in faccia, sparse sul lavandino. Louis è più basso di me nonostante abbia un anno in più, e non è solo l’altezza: ha proprio un fisico minuto, mentre io sono più robusto. Mi rendo conto di essermi incantato a fissare i nostri gemelli nello specchio quando Louis mi appoggia una mano sulla spalla.

«Scusami! Andiamo» esclamo imbarazzato.

Non voglio ammetterlo, però… guardando noi due insieme ho ripensato al sogno di giorni fa dove eravamo stesi nel letto, nudi. Sto impazzendo, non mi era mai capitato di soffermarmi insistentemente su un ricordo tanto perverso. Toglitelo dalla testa, Harry, è già tanto che vi siete baciati. E poi dovresti vergognarti ad avere queste fantasie quando ai piedi indossi delle pantofole a forma di cane.
Arriviamo infine alla mia camera, il cuore inizia ad accelerare e non ne capisco il motivo. Questa volta non mi fermo solo sul ciglio ma lo invito ad entrare e ad accomodarsi. Ho rifatto il letto, riordinato un po' la scrivania, raccolto i fogli scarabocchiati da terra, quindi la camera è abbastanza presentabile. Louis si siede sul letto e comincia a perlustrare l'ambiente con un sorrisetto curioso, prima di commentare: «Molto carina. È proprio da te». 

Sento le guance che si scaldano per quelle parole, lo ringrazio con la voce tremolante nonostante abbia detto qualcosa che chiunque potrebbe dire. Eppure c’è differenza tra una persona qualsiasi e Louis.

«Ti va… di sederti?» chiede lui dopo aver perlustrato l'intera stanza con lo sguardo. Ha esitato leggermente, e un rosa delicato gli colora le guance. Sono sorpreso da quell'invito, ma anche compiaciuto: magari quella stranezza era stata solo una mia impressione, o era una cosa passeggera. Quando lo raggiungo Louis appoggia la mano sulla mia. Trattengo un sussulto quando sento il suo tocco inaspettato. Lo guardo aspettandomi il suo solito viso gentile che mi sorride, invece lo vedo frustrato. Ha gli occhi chiusi, serrati, e si morde il labbro. Vorrei dire qualcosa che possa avvicinarci, ma so di non esserne capace. 

Cosa dovrei fare? Dovremmo parlare in confidenza? Abbracciarci? … baciarci? E se fosse così, come glielo faccio capire? Mi giro verso di lui e gli lancio un segnale? Lo bacio alla sprovvista? E se mi puzza l'alito? No, mi sono lavato i denti. Ma…

Basta.

Penso di starmi facendo tante paranoie a causa di ciò che è successo prima. Ho paura di offenderlo nuovamente ed è proprio l'ultima cosa che vorrei fare. Forse devo solo spegnere il cervello e agire a seconda delle circostanze.

«Harry?» mi richiama Louis. Perché ogni volta che mi parla io ho la testa fra le nuvole e non capisco cosa mi ha chiesto? Probabilmente se n'è accorto perché ripete: «Volevo ribadire le mie scuse per quello che ho detto riguardo a tuo padre.»

Sto per dirgli “No, tranquillo” ma ricordo la sua espressione sofferente quando mi ha preso la mano. Sta insistendo a scusarsi… perché vuole tirare fuori un argomento che gli pesa sul petto. Vuole parlarne con me. «Che ti succede, Louis?»

Il silenzio mi si lega attorno e mi stringe fino alle viscere tanto da togliermi quasi il respiro. Ho sbagliato intuizione, ho malinteso? Mi spavento quando, con uno scatto, gira il volto verso il mio, facendoci trovare praticamente naso contro naso. Si avvicina lentamente e appoggia le labbra sulle mie lasciandomi un bacio che pare più una carezza. Ogni volta mi sento trasportato in un mondo surreale, quello che immaginavo e che mai avrei pensato di trasformare in realtà. Mi trasmette pace e tranquillità senza neanche parlare. Sto per sorridere e ricambiarlo, ma lui si stacca subito e accosta la fronte contro la mia con gli occhi chiusi. 


«Oggi… è l'anniversario della morte di mio padre.»


La sua rivelazione mi prende così alla sprovvista che faccio un salto indietro spalancando gli occhi incredulo. Proprio oggi? Vorrei dare la colpa alla mamma, ma lei non poteva saperlo… e neanche io! Mi sento un mostro: Louis è stato praticamente costretto ad accettare l'invito solo per non sembrare maleducato, e ha dovuto fingere di divertirsi. E poi… “Non me ne frega niente di mio padre”, davvero Harry?!

Louis non si è mosso di un millimetro, ha la stessa espressione inquieta di prima. «Non volevo rovinare la serata, ma il pensiero mi stava tormentando… perdona il mio egoismo.» mormora con un filo di voce. Si porta una mano al petto e si stringe la maglia come se volesse soffocare il proprio cuore. Mi ricompongo velocemente e mi avvicino di nuovo a lui, tuttavia non so come confortarlo. In fondo, in queste occasioni, niente suona abbastanza giusto. “Mi dispiace” sarebbe come provare pena, ma io sento tutt'altro: lo stimo per il suo grande coraggio. Lo stimo perché ha avuto la forza di condividere il suo dolore con qualcun altro dopo essere stato abituato a nasconderlo per anni. E' in quel momento che capisco cosa dire. 

«Tuo padre sarebbe fiero di te e del tuo coraggio.»

Louis mi guarda sbalordito. Gli occhi gli si riempiono di lacrime ma se li strofina subito per mandarle via. «Lo credi davvero?» domanda con tono speranzoso, come un bambino quando gli viene fatta una promessa. 

«Lo so per certo» rispondo sorridendo, e stavolta Louis non riesce a trattenersi. Piange, eppure continua a sorridere come se finalmente quel peso gli avesse dato un po' di pausa. Gli prendo la mano che ha ancora sul petto, e lui allenta la presa, lasciando la maglia per afferrare me. 

«So che non potrò mai liberarti da questa sofferenza, ma… spero almeno di poterla alleggerire perché non meriti di stare male. So che meriti di essere felice.» affermo con una sicurezza che mi coglie di sorpresa. Louis stringe la stretta, tenta di non piangere ancora.
«Non dovevo permettermi di parlare di tuo padre quando non conosco la storia dietro… solo che a volte provo invidia quando penso che tutti gli altri hanno un padre e io… non più.» spiega mentre si tortura il labbro inferiore. Non è la stessa situazione, ma posso capirlo in un certo senso: nemmeno io ho più un padre come si deve, non lo vedo da anni e non si fa neanche sentire, perciò posso considerarlo morto. 
«Ho sbagliato anche io, non dovevo dire quelle cose. Soprattutto in un giorno come questo… che idiota.»

Scuote la testa prendendomi la mano tra le sue. «Sono passati due anni, me ne sono fatto una ragione. E' un giorno difficile se ci rimugino troppo sopra, ma in fondo è solo una data commemorativa… non addossarti i miei rimorsi, io sto bene. Passerà anche oggi.»

Sta bene… vorrei crederci.

«Allora okay...» sussurro dubbioso, però non voglio persistere.

I nostri occhi si incontrano e lui appare incantato. «Sembri uscito da uno delle mie tante fantasie da quindicenne confuso...»

«Quale tra quelle?»

Louis ridacchia. «Segreto. Però posso dirti che mi sentivo davvero solo e abbandonato a me stesso.» mentre risponde si avvicina al mio viso. Posso osservare i suoi occhi da così vicino che mi sento come se mi stessi immergendo in un oceano. 

«E adesso?» anche io faccio un passo avanti.

Posa la mano sulla mia guancia. «… forse un po' meno.»

Quando sta per succedere qualcosa di importante avverto sempre che il tempo rallenta per me. Gli attimi durano ore, il silenzio diventa un rumore assordante e gli occhi di Louis sembrano trapassarmi il corpo. Una teoria che mi piace avere è che la mia stessa testa cerca di darmi più tempo per assimilare ciò che succederà in seguito. Io però avrei bisogno di più attimi eterni per affrontarle come vorrei. 
Louis mi agguanta il volto e mi bacia senza titubanza, ma non è prepotente, la sua foga aumenta solo quando io reagisco con lo stesso impeto. Il suo corpo spinge il mio contro il muro e ben presto i miei piedi non toccano più il pavimento. Fortunatamente, grazie a questo suo gesto, le pantofole imbarazzanti cadono lasciandomi coi calzini.

Tutto succede in fretta e non ho nemmeno il tempo di elaborare: ancora una volta mi trovo a baciare con passione Louis Tomlinson, come nel laboratorio di arte. Ancora una volta le nostre lingue si incontrano. Ancora una volta… no, questo non era mai successo prima. Louis si stacca dalle mie labbra per passare a baciarmi il collo, facendomi venire i brividi. Il respiro mi si fa più pesante e percepisco un formicolio al basso ventre che aumenta incredibilmente quando la sua mano si insinua sotto la mia maglia. Mi accarezza il petto e i fianchi; la sua pelle è calda rispetto alla mia, probabilmente perché sono ancora cagionevole, ma il suo tocco pare ridarmi vita. Non so dove andrà a finire questa passione che ci ha travolti all’improvviso poiché è successo senza che lo potessi prevedere; non so nemmeno dove posizionare le mani sul suo corpo, perché è lui che dirige tutto. Louis deve aver notato la mia incertezza: si avvicina ancora di più e mi prende la mano per appoggiarla sul suo fianco. Grazie a questo suo suggerimento capisco, o almeno spero, di dovergli cingere il busto con entrambe. Gli stringo la maglia come se avessi bisogno di reggermi per non cadere: chissà cosa mi sta rendendo così insicuro, l’ultima volta riflettevo di meno e anzi, ero praticamente io a condurre il gioco. Forse è perché stavolta tutto è più serio?

Ciò che conferma questa mia teoria è proprio Louis: il calore della sua mano si sposta gradualmente sotto al mio ombelico, scende accarezzandomi fino a raggiungere… wow. Un brivido mi percorre la schiena come una scarica elettrica e riesco a malapena a soffocare un gemito. Louis ha la mano sinistra sul cavallo dei miei pantaloni e penso sia ovvio che senta la mia erezione. È una sensazione completamente nuova e mi piace: ho sempre e solo sentito narrare questo momento dai miei eroici compagni durante gli anni di scuola, e incredibilmente mi trovo d’accordo con loro nel dire che è una sensazione… eccitante. Io però non avverto esclusivamente questo. Un nodo alla gola mi ricorda che siamo in camera mia con mamma a due stanze di distanza, che potrebbe entrare in qualsiasi momento.
Sono confuso perché da una parte c’è il panico per il fatto che potrebbe scoprirci, dall’altra non riesco a rimanere lucido a causa del tocco di Louis che si sta appesantendo. Ho il viso che va in escandescenza, rosso fuoco, cerco di mordermi le labbra per non fare rumori che potrebbero richiamare l’attenzione di mia madre, e lui appare solo compiaciuto dalla visione. Come me ha le guance arrossate e il respiro affannoso, ma sorride guardando la mia difficoltà nel trattenermi. Pare quasi fiero vedendo cosa riesce a provocarmi solo toccandomi, quanto io sia debole e bisognoso delle sue attenzioni. 

Spero che cerchi di rendere le cose più semplici, fermandosi lì – una parte di me non vuole che smetta, però – invece, notando la mia reazione, decide di giocare sporco: torna a baciarmi sulle labbra, mordendole delicatamente di tanto in tanto, mentre le sue dita iniziano ad abbassarmi i pantaloni di qualche centimetro. I boxer neri spuntano fuori e con essi anche il gonfiore del mio membro diventa assolutamente evidente. Louis infila le mani sotto l’elastico dei pantaloni e ormai riesco a sentire le sue dita separate solamente da un sottile strato di stoffa. Nonostante mi stia zittendo baciandomi, riesco comunque a farmi scappare qualche gemito quando inizia a strusciare la mano sul membro effettuando una leggera pressione. Vuole andare davvero fino in fondo…

Ok Harry, cerca di tornare cosciente. Tua madre è in cucina!

Solo un altro po'…?

No!

Ok, ok. La mia prima… Non-esperienza deve finire qui, purtroppo.

Louis sta per rimuovere l’unica barriera rimasta tra lui e la mia erezione quando io lo fermo afferrandolo per il braccio “in azione”. Mi stacco dalla sua bocca per mormorare «L-Louis, aspetta…» in modo affannoso. Louis allontana subito la mano vedendomi preoccupato. 
«Scusami Harry, non so cosa mi sia preso… avevo bisogno di distrarmi dalla tristezza, tu eri così dolce e bello che non ho potuto resistere. Dovevo prendere in considerazione la tua inesperienza e chiederti il permesso… sono un cretino» esordisce tutto d’un fiato, senza neanche darmi il tempo di interromperlo.

«No no, è che in cucina c’è mia mad-»

Un rumore alla porta.
Qualcuno che bussa.

«Ragazzi, se non vi sbrigate mangerò io tutta la torta!»

Io e Louis ci guardiamo per un paio di secondi, terrorizzati, prima di alzarci di scatto dal letto e risistemarci vestiti e capelli. Ho un déjà-vu di questa scena. Quando abbasso lo sguardo noto di essere ancora eccitato ed istintivamente mi copro per l’imbarazzo. 

«A-arriviamo!» esclamo tentando di essere disinvolto.

Louis ridacchia e mi passa una mano tra i capelli come per consolarmi.

«Colpa mia…» dice sogghignando.

Sbuffo divertito e apro la porta.

Sì, decisamente…
  
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