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Autore: MalessereBlu    23/07/2017    5 recensioni
L'inverno è arrivato e Sansa governa il Nord insieme al nuovo Re, Jon.
Il Mastino giunge a Grande Inverno dopo mesi di solitudine.
Sandor e Sansa si rincontrano, più arrabbiati, più consapevoli. Più forti.
SanSan ambientata dopo la Sesta Stagione.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jon Snow, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo VIII

Il vino di Grande Inverno sapeva di piscio.
Era trascorsa più di una settimana dall'ultima conversazione con Sansa e anche la sua più grande consolazione, l'alcol, non sembrava possedere più alcuna attrattiva.
Forse il vino era l'unica cosa che gli mancava di Approdo del re.
Aveva più tempo per sé: la notte non doveva essere spesa davanti alla porta della lupa. Poteva dormire, ubriacarsi, fare quello che voleva.
Era andata bene per i primi giorni.
La rabbia era stata scavalcata dal rancore, il rancore era stato placato dal vino.
Quelle notte il gelo si insinuava crudele. Aveva messo il naso fuori dalla stanza per pochi attimi e ne era rientrato tremante come un cucciolo bagnato.
“Inverno del cazzo.” borbottò.
Si fermò a ridosso della porta per osservare l'alloggio. Gli piaceva. Non era enorme, non era ricco, non c'erano vessilli o icone qua e là, era però abbondantemente spazioso, più di quello di molti altri. Forse era stata l'intercessione di Sansa a permettergli di abitare un luogo più comodo, forse no.
Ingollò senza riguardi l'ennesimo sorso di vino e scattò verso il muro, punendolo con un pugno ben assestato che ebbe qualche conseguenza solo sulle nocche arrossate e doloranti. Ogni tanto ne sentiva il bisogno.

Le notti dell'inverno erano tremendamente fredde ma sufficientemente clementi da concederle i migliori momenti con sé stessa.
Si assicurò in pochi minuti che l'ora tarda non portasse con sé ospiti indesiderati all'interno della fortezza. Non avrebbe comunque dormito in serenità.
Indossò con scarsa attenzione le vesti più pesanti che il suo scarso guardaroba potesse concederle e abbandonò il tepore della stanza.
Era difficile vedere quello che la luce della fiaccola non era poteva raggiungere; i suoi piedi avevano calpestato così tante volte quei corridoi che il gelo e la neve in tempesta non avrebbero potuto alterare la confidenza che con quelle pietre aveva.
La solitudine della notte era pacifica, non si manifestava così tormentata come osava fare di giorno, quando le piombava addosso sotto gli sguardi accusatori del mondo.
Giunse dinnanzi alla vecchia stanza di Arya.
Le mancava da morire.
Dovette impegnare una notevole forza per aprirla: in seguito alla cacciata dei Bolton Jon stesso si era sacrificato per ripulirla per poi ordinare che fosse lasciata disabitata.
Sembrava così sterile senza tutte quelle cianfrusaglie che Arya aveva il vizio di accumulare e nascondere. Si voltò verso l'oscurità del solarium: rivide quella ragazzina magra e scattante sferrare colpi al vento con le spade di legno rubate a Bran e Rickon.
Ricordò di quando la vecchia Nan cominciò a maledirla perché si ostinava a non imparare una della canzoni che una brava lady avrebbe dovuto conoscere.

A fool and a knight?
I have never heard of such a thing.
Sweet lady, all men are fools
and all man knights,
where women are concerned.

La voce di Sansa si armonizzava bassa e singhiozzante mentre la canzone di Florian&Jonquil scivolava via dalle sue labbra e le gambe si muovevano verso la protezione sicura del proprio letto.

I pensieri cominciarono a strattonarsi e accalcarsi e mordersi nella testa di Sandor. Il vino e l'odio potevano dar vita al veleno più dolce e sconvolgente.
Se ne stava ciondolante con le spalle appoggiate al legno della porta e la testa gettata con noncuranza all'indietro, gli occhi piantati sul fuoco.
Avrebbe bruciato dalle fondamenta quel maledetto posto.
Chiuse le palpebre nel momento in cui una dolcezza ingiustificata gli strinse lo stomaco. Mosse le labbra come se a cantare quella melodia sconosciuta che riecheggiava nelle sue orecchie fosse lui stesso.
Si rese conto di quanto fosse ubriaco quando capì che qualcuno stava realmente cantando.
Una sinfonia tenera e incerta lo avvolse con tanto amore che per un attimo pensò di essere ormai morto; percepì anche qualche passo leggero che andava progressivamente avvicinandosi. Un uccelletto era appena volato a pochi centrimetri dal suo cuore senza nemmeno saperlo.

“Pensavo che non conoscessi più alcuna canzone.” le disse mentre le parole in sinfonia continuavano a disperdersi.
La sagoma di Sandor si definì contornata di oscurità nella lontananza del corridoio.
“Mastino.” Sansa parve spaventarsi prima di focalizzarlo.
“Mastino, eh?” rise “mi devi proprio odiare.”
Cercò di ricomporsi nonostante l'aspetto terribile e disordinato che immaginava dovesse avere. “Non ti odio.” disse seria mentre tirava dietro le orecchie i capelli sciolti.
“Torni da qualche parte, uccelletto?” si avvicinò di pochi passi, rimaneva ancora una notevole distanza tra loro.
Lo guardò. “Temo di non essere così desiderata come potresti immaginare.” scherzò con fare amaro.
Sospirò. “So cosa si prova a non essere desiderati.” la guardò ghignando prima di sollevare nuovamente la bottiglia. “ 'Notte, uccelletto.” si voltò.
Sansa rimase lì, intontita. Nell'arco di pochi minuti le emozioni l'avevano sconvolta trascinandola con violenza dai ricordi più dolci alla realtà più dolorosa.
La notte poteva tutto, lo sapeva. La notte era la magia di essere tutti e nessuno.

Bussò con leggerezza.
“Vieni.” Sandor la accolse.
Guardò con interesse l'ambiente che la circondava, sembrava così adatto a lui. Aveva un odore virile.
“Credevo che fossi arrabbiato con me.” tornò seria mentre cercava di sembrare il meno a disagio possibile.
“Lo sono.” confessò brutale prima di riprendere fiato senza però dire nulla.
Mandò giù una quantità notevole di vino prima di sostenere il suo sguardo.
“Puzzavi di vino anche quella notte.”
“Vorrei essere deciso ad allontanarmi da te come quella notte.” si avvicinò.
Raramente Sansa aveva potuto vedere il mastino senza armatura. Le vesti pesanti non nascondevano le proporzioni assolutamente più grandi di quelle di qualunque altro uomo avesse mai avuto vicino.
“Canta ancora per me, uccelletto.” le disse piano mentre una mano scivolava tra i capelli liberi di Sansa.
“Non siamo più ad Approdo del Re, Sandor. Quell'occasione di essere felici è sfumata molto tempo fa.”
“Eppure noi siamo qui.” l'altra braccio si mosse ad avvolgerle il fianco. “Sansa. Lascia che io ti protegga.”
“Sei ubriaco.” gli rimproverò con freddezza senza però allontanarsi.
“Sì.” rispose ingenuamente. “Quando sei ubriaco puoi sempre dare la colpa al vino per i tuoi errori.” sorrise rassegnato.
“Quella sera” riprese Sansa “volevi baciarmi?” domandò mentre portava languida le mani sul viso del Mastino.
“Sì, ma tu non riuscivi nemmeno a guardarmi in faccia.”
Le voci ridotte a sospiri.
“Avresti potuto fare quello che volevi.” lo fissava senza batter ciglio.
“Te l'ho detto, uccelletto. Non ti potrei mai fare del male.” posò la fronte sulla sua nel gesto più intimo e naturale che due amanti potrebbero condividere.
Rimasero così, immobili per pochi secondi.
“Sandor.” notò che aveva chiuso gli occhi, coccolato dal tepore di quel contatto.
“Sansa.” se la morte lo avesse colto in quel momento sarebbe stato l'uomo più felice che questo infame mondo avesse mai visto.
Lo scoppiettio delle fiamme nel silenzio della notte si appiattiva contro i battiti folli del cuore di Sansa. Emozioni, emozioni, emozioni.
Non era pronta, non lo era. Ma lo voleva.
“Baciami.”
Fu immediato e naturale. Delicato e desideroso. Un'immagine sfumata e agognata dalle nervature che convergevano nella realtà di quel tocco.
Quel bacio era quanto di più sensato avrebbero potuto fare.
Quel bacio era solo il richiamo di una storia iniziata anni prima.

 

Eccoci ancora qui.
Dunque, mi rimangono pochi giorni per arrivare alla conclusione e temo di non riuscire a finire il tutto prima di partire. In ogni caso sarò fuori solo per pochi giorni, quindi invece di aggiornare ogni giorno, dovrete pazientare solo un pochino di più.
Questa volta mi scuso di cuore per eventuali errori ma, sapete, di sabato sera alle 3 Sandor non è l'unico a essere un po' ubriaco.
Spero che il capitolo vi abbia dato almeno una gioia ( si sa, la notte ci porta sempre ad essere meno moderati ), il prossimo riprenderà esattamente da questo splendido momento.
Ringrazio come sempre quelle persone che mi regalano sempre piccole perle di felicità con le loro recensioni [ Stellina1990, x_LucyW e Arì_San ] o inserendo la storia tra preferite/seguite/ricordate.
Vi mando un bigbacio
Malessere ( di nome e di fatto ) 

  
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