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Autore: Io_amo_Freezer    23/07/2017    2 recensioni
Goku e tutti gli altri si troveranno in situazioni imbarazzanti e mai viste prima che gli metterà in grosso disagio, interrompendo la quotidianità di Dragon Ball con scene che non combaciano affatto con nemici e combattimenti a cui sono soliti partecipare, ma con fide altrettanto ardue.
Una mia amica mi ha detto di fare questa Challenge, e ammetto che questa è la prima volta quindi sono un po' inesperta, ma credo di potercela fare egregiamente.
Spero sia di vostro gradimento.
Genere: Angst, Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Cell, Cooler, Freezer, Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4) Primo giorno di lavoro per 6 e 2. Si vedranno le mutande di 6.


Descrizione: Lavorare è duro, molto. Sopratutto se si tratta di due guerrieri, e sopratutto se uno di loro è così orgoglioso da non muovere un muscolo.


Riposare non era esattamente da lui, preferiva di gran lunga allenarsi ma non poteva rimanere rinchiuso in quella stanza di allenamento a vita. La freschezza di quell'aria fresca che lo circondava in mezzo a quel buio ristoratore lo aggradava a tal punto che sarebbe rimasto immobile fino a data immemore, o al massimo fino a quando lo stomaco non avrebbe protestato alla ricerca di cibo e i muscoli non avrebbero preteso la razione di allenamento quotidiana. 
Spaparanzato sul materasso e con il lenzuolo stropicciato e riverso in un angolo, visto il caldo estivo che aveva colpito la città, ignorò il suono dei passi sicuri e intraprendenti di sua moglie, era di certo lei, lo capiva nell'udire il ticchettio perenne dei tacchi. Ma non poté continuare a dimenticare quella presenza perché aveva alzato le tappare con un suono secco e fastidioso, lasciando entrare i fastidiosi raggi del sole, e aprendo la finestra. Nel sentire sulla pelle il vento freddo capì che dovesse essere ancora presto, che il sole non aveva ancora riscaldato la terra.
-Forza, ti aspetta il lavoro.- affermò lei piantandosi le mani sui fianchi e scrutandolo dal bordo del letto.
Borbottò tra sé e sé, cercando di non aprire gli occhi e lasciare che il buio tornasse solo grazie all'avambraccio appoggiato sopra le palpebre. Sospirò, sentendosi meglio senza il fastidio bruciante della luce su di sé. Purtroppo le orecchie avevano udito bene quelle parole, e appena arrivarono al cervello servì solo la parola "lavoro" per svegliarlo completamente.
-Che hai detto, donna?- ruggì mettendosi seduto e scrutandola mentre gli lanciava dei vestiti, più normali rispetto alla battle suite che continuava ad avere, anche se al momento non aveva niente se non dei boxer neri, facendo intravedere alla perfezione quel fisico scolpito che possedeva.
-Muoviti, Yamcha ti aspetta di sotto.- protestò lei, facendogli arrivare in testa un pantalone nero ed una camicia bianca che si apprestò a buttare bruscamente al suo fianco.
-Cosa ti salta in mente? E poi perché proprio quel decerebrato?- si alzò per arrivarle davanti e guardarla negli occhi, sovrastandola giusto perché i suoi capelli amavano infrangere le leggi della forza della gravità nella loro tipica forma a fiamma.
-Ho in mente che Yamcha mi ha chiesto un favore, e quindi tu lo aiuterai.-
Stava per ribadire ma rimase un attimo perplesso a quella frase, cioè, il mollusco andava da sua moglie, e poi lei lo costringeva ad aiutare il suddetto mollusco quando non centrava proprio niente? A volte dubitava che la sua donna ragionasse sui suoi stessi pensieri e le sue stesse parole.
-Non posso, mi devo allenare.- affermò poi, cercando di sembrare il più ragionevole possibile, e stava anche per recarsi in bagno se lei non lo avesse ricattato con la sua sala d'allenamento che aveva appositamente sigillato.
Così, imprecando mentalmente e verbalmente si diresse a lavarsi per poi indossare quei fastidiosi jeans e quella maledetta camicia che, per quanto leggera e trasparente fosse lo faceva comunque morire di caldo.
-Mi puoi dire almeno di che lavoro si tratta?- borbottò raggiungendo la cucina e ingozzandosi di tutti i piatti prelibati che avevano preparato Bulma e sua madre, almeno una soddisfazione l'aveva avuta quella mattina. Non accettava essere raggirato in quel modo, ma preferì non pensarci per non arrabbiarsi di più e rischiare l'allenamento.
-Starete dietro il bancone, in un bar pasticceria.- spiegò l'azzurra per poi tornare al suo laboratorio a lavorare.
In tutta risposta lui le mandò un'occhiataccia come a dire "Stai scherzando, vero?". Occhiataccia che riservò solo alle sue spalle visto che non si voltò, forse aspettandoselo, ma gli servì rimarcare ancora il ricatto, aggiungendoci che se non avesse fatto un ottimo lavoro la gravity room se la sarebbe scordata per i secoli a venire per farlo ammutolire e farlo tornare seduto al suo posto, ovviamente con qualche maledizione in più rivolta a lei.
-E perché ti serve il mio aiuto? Non sai fare nulla da solo?-
Si voltò a guardare il mollusco nella sedia accanto che assaggiava dei pasticcini preparati dalla signora Brief, che giuliva e sorridente li porse anche al suo cognato, ridendo in quel modo fastidioso e snervante.
-Beh, io ho solo parlato che avrei lavorato, e Bulma che dopo un attimo ha detto che sarebbe piaciuto anche a te.-
Quasi si strozzò a quelle parole, e quasi si alzò per recarsi da quella strega ma appena ripensò al suo ricatto tornò sui miei passi e si sedette, dando un'occhiata al mollusco e al suo vestiario da pinguino. Il fatto che persino il sayian possedesse lo stesso ridicolo costume, omettendo la giacca e la cravatta nera lo fece andare ancora di più su tutte le furie.
-A che ora?-
-Cinque minuti.-
-Muoviti, mollusco.- sbottò alzandosi e uscendo senza nemmeno salutare la cara signora Brief, ma ormai, lei ne aveva fatto il callo di quel comportamento, cosa che la bellezza del cognato sostituiva e gli faceva perdonare tutto, ma infondo la madre di Bulma era sempre stata molto tollerante e gentile con tutti.
-Non chiamarmi in questo modo!- scattò il moro dai lunghi capelli, dietro di lui che lo seguì alzandosi in volo e restandogli dietro. -Non sai nemmeno dove si trova.- affermò poi nel guardare il principe in testa.
-Sei tu che ti sei messo dietro, idiota.- ruggì furente stringendo i pugni e guardando costantemente dritto, con il vento che gli scompigliava i capelli e gli rinfrescava il volto, aiutandolo a calmarsi.
Certo che se quell'idiota non avrebbe parlato avrebbe solamente fatto il giro del pianeta alla ricerca di un posto per allenarsi, ma no, lui doveva sempre ficcare il naso. Ed ora eccolo lì, davanti, che gli faceva strada. Assottigliando lo sguardo verso il terreno sottostante dove il mollusco, perché chiamarlo con il suo vero nome sarebbe stato troppo per un codardo di quel calibro, stava scendendo e si affrettò a seguirlo, atterrando in un vicolo per non attirare attenzioni prima di avviarsi lungo il marciapiede.
-Allora... è questo il fantomatico "bar-pasticceria"?- brontolò a braccia conserte, osservando il negozio luminoso e grande, con delle vetrate che lasciavano vedere tutti i dolci esposti, e poi il dentro, sembrava magico per quanto colorato e dolcioso fosse. Le decorazioni a forma di caramelle e dolciumi rendeva tutto più bello, ammise.
-Ben arrivati. Puntualissimi. Io sono Lesy, il vostro capo.- sorrise una ragazza dietro al bancone dai capelli biondi ondulati e due occhi celesti, mentre sbatteva le sue folte ciglia senza ritegno, quasi a volerci provare con due fusti del genere.
-Allora, cosa dobbiamo fare? Non c'è anima viva?- 
-Apriamo tra poco. Ma questo che farete oggi è solo una prova, avrete il lavoro solo se lo farete bene.- espose, contenta come se non fosse importante.
-Okay.- annuì Yamcha, convinto e determinato.
-Non ti accettano più a baseball e così lo hai rimpiazzato con questa cosa?- borbottò il principe mettendosi dietro al bancone e voltandosi a scrutare tutte quelle bottiglie, o quell'enorme macchina che forse serviva per fare il caffè; c'era perfino una macchina per lo zucchero filato. Quanta idiozia, ma non poteva non ammettere che gli stava tornando fame immerso com'era in un posto doveva si annusava solo aria di cibo succoso e buono.
-Diciamo che non sono affari tuoi.- asserì, offeso e amareggiato prima di cominciare a servire un cliente che era arrivato; molto giovane e con un giornale in mano si limitò a chiedere un caffè ed un cornetto per poi sedersi su una sedia tra i vari tavoli rotondi che erano sparpagliati nella sala.
-Colpito e affondato?- ghignò il principe incrociando le braccia e osservando come, da quando erano arrivati e la ragazza aveva voltato il cartellino sulla porta a vetro da chiuso ad aperto, molta gente stava giungendo affamata, attratta anche dalle vetrina e dai colori; di certo non dal suo musone perenne.
-Buongiorno ragazzo, potrei avere una tazza di caffè da portar via?- si avvicinò al saiyan, una ragazzina magrolina e dai capelli castani, con dei libri stretti al petto ed uno sguardo che esaminava il posto con attenzione, forse non essendoci mai entrata.
-Mollusco, hai sentito la ragazzina?- borbottò Vegeta guardando l'altro che aveva una fila di clienti da governare, e ignorò il fatto che molti erano con una faccia schifata e oltraggiata nel vedere chi li serviva praticamente, e letteralmente in mutande. I pantaloni non erano calati del tutto, forse troppo grandi per lui, e il fatto che non se ne fosse accorto era il colmo, ma pazienza. 
Non ricevendo risposta, Vegeta si voltò e contemplò quel aggeggio di metallo e pieno di manovelle. Alzando le spalle cliccò un pulsante e mise una tazzina sotto dove credeva sarebbe uscito il caffè, mentre la ragazzina sembrava molto impaziente di andarsene, cosa che a lui poco importava. Diede un'occhiata all'amico che, frettoloso era corso con un vassoio in mano a portare l'ordinazione al tavolo, sembrava davvero stanco e stressato, anche perché stava facendo tutto lui e da solo. Invece il capo era volatilizzata, chissà dove e perché...
Tornò a fissare la ragazzina con severità e tenendo le braccia conserte che, spaventata da qualcosa se ne corse via. Alzò un sopracciglio, non ricordando di aver assunto una posa così tanto minacciosa senza accorgersene e così si voltò indietro per chiudere quell'arnese, ma a vedere l'accaduto comprese cosa fosse successo alla ragazzina. Nel vedere la macchina tremare e sbavare caffè da ogni dove anche Vegeta avrebbe esitato a rimanere di più in quel posto, ma lui era orgoglioso e testardo, quindi rimase a fissare la macchina con un'occhiataccia, come se con quella potesse farla impaurire e farla cessare di apparire come una bomba innescata.
-Vegeta!- urlò disperato Yamcha che, non potendo più trattenere i clienti che non biasimava gli aveva lasciati andare per fermare quella calamità. 
-Lo sai che ti si vedono le mutande?- commentò indifferente, allontanandosi e indietreggiando di qualche passo, coprendosi con una barriera e lasciando che l'esplosione colpisse solo il mollusco che ora aveva i pantaloni calati fino a terra e il corpo ricoperto di caffè e zucchero.
Dava l'impressione di essere davvero appiccicoso, quindi preferì rimanere in disparte e non toccarlo, limitandosi a fissarlo in quella posa inebetita, bocca aperta, le mani alzate all'altezza delle spalle e le gambe divaricate, ignorando le sue mutande rosa chiaro con i cuoricini e la camicia che da bianca era diventata marrone, lo stesso colore che aveva ricoperto le pareti e il soffitto. Ormai tutti i passanti, nel vedere quella scena cambiarono idea di entrare istantaneamente, proseguendo il cammino e borbottando e criticando quella scena.
-Ma cosa è accaduto?- urlò Lesy, sgranando gli occhi e spuntando fuori da una porta che forse era il suo ufficio o qualcosa del genere, aprendo sempre di più la bocca più esaminava lo spettacolo che aveva davanti.
-La prego, le posso spiegare... Ci dia almeno una seconda possibilità!- la pregò Yamcha, avvicinandosi a lei senza nemmeno rialzarsi i pantaloni, e Vegeta decise di avviarsi per uscire.
-Pervertito!- scattò lei a quella visione malsana, colpendolo con la propria borsetta sulla guancia, borsetta che aveva la stessa tonalità di quelle mutande.
Vegeta si limitò a guardare il cosiddetto "pervertito" accasciarsi al suolo con le gambe all'aria mentre la ragazza scappò via inorridita coprendosi gli occhi, verso la porta da dove era uscita, forse per chiamare la polizia. Così Vegeta, imprecando per quella mattinata sprecata, afferrò Yamcha e lo trascinò via per un certo tratto prima di pensare: "Ma chi me lo fa fare?", e così mollarlo in un parco pieno di gente per poi volarsene via quando l'attenzione non era su di lui. 
Stava per tornare a casa, ma di certo Bulma si sarebbe sorpresa nel vederlo tornare così presto e senza il mollusco, e appena sarebbe venuta a sapere ogni cosa dubitava che lo avrebbe lasciato in pace, o che lo avrebbe fatto allenare. Sbottando e maledicendo sia lei che il mollusco se ne andò in un posto deserto, restando lì ad allenarsi finché le acque non si sarebbero calmate, cosa che dubitava fortemente.


-Vegeta, maledetto!-
Intanto la moglie in questione aveva già appreso tutto, e pregustava il suo ritorno per fargli capire che con lei non si scherza. E la stanza di allenamento che aveva mandato in autodistruzione ne era una conferma abbastanza ovvia.


Nessuno era preoccupato del povero Yamcha, rinchiuso in una prigione con ancora i pantaloni calati e il corpo coperto dal liquido ormai asciutto e secco dal colore scuro, che pregava i poliziotti per una sola telefonata mentre loro lo ignoravano senza esitazioni.


Angolo Autrice:
Io me lo immagino così. Mi immagino Vegeta che non sa trattenersi e offende anche mentalmente il povero Yamcha. XD
Beh, mi dispiace per Vegeta. Gli ripago tutto io, non problem. :3
Mentre Yamcha... chissà se avrà quella telefonata. :')
Io_amo_Freezer. <3
  
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