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Autore: Ivrine    14/06/2009    6 recensioni
Ho scritto questa storia un pò di tempo fa, prima che uscisse l'ultimo volume della saga della Meyer, stravolgendo un pò le cose, in un modo che potrà essere inaspettato o forse estremamente banale..chissà!
Immaginate che la storia tra Bella ed Edward fosse finita, immaginate che Bella si sia rifatta una vita, magari con un insospettabile Jacob…. Pensate che Bella possa dimenticare Edward per sempre?
- Caro Edward.. ti amo e ti amerò per sempre….
Aspetto i vostri commenti, le vostre recensioni o che semplicemente qualcuno la legga! Buona lettura!
Genere: Romantico, Malinconico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore,
dalle ossessioni delle tue manie.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce
per non farti invecchiare.
E guarirai da tutte le malattie,
perché sei un essere speciale,
ed io, avrò cura di te
.

( Franco Battiato- La cura.)

 

Capitolo 12

Ora che ci sei

 

 

“ Dov’è mia mamma?”

Fece la vocina tremolante di Daphne, mentre Rose la trascinava correndo verso casa senza risponderle.

Daphne aveva ancora quell’immagine davanti agli occhi.

Sua madre che perdeva i sensi, che crollava supina sul sedile mentre lei cercava di urlare senza forze sufficienti, quel sorriso maligno di quella donna che voleva ucciderla…

Rabbrividì ricordando la ferocia con cui Sophia  si era scaraventata sul suo corpo debole imponendo una forza considerevole nel bloccarla sul sedile, destinata a morire.

“ Dov’è?”

Chiese ancora, strattonando la piccola Rose dal mantello di velluto che portava algida sul capo, nascondendo gli occhi di un strano dorato, con qualche punta più scura che rendeva lo sguardo affilato della vampira più etereo e intrigante, nonostante i modi impacciati di Rose nascondessero tutta la loro bellezza.

“ Ti ci porterò più tardi…ma adesso dei fare la brava..”

Sussurrò a voce bassa, cercando di incutere timore nella bambina che pareva già stanca e provata dallo spiacevole incontro con Sophia.

Daphne era sicura che quella fosse solo una scusa per tenerla a bada ma cercò di non fare troppe storie, nonostante temesse per l’incolumità della madre che pareva dispersa.

Rose la guardò tristemente nei suoi grandi occhioni celesti e fu come se qualcosa dentro di lei la spingesse per una volta a seguire il suo istinto, le sue idee ed iniziative.

Come poter privare una figlia del proprio punto di riferimento?

Sembrava così piccola, indifesa, smarrita  davanti alla loro ostilità… perché una creatura come lei meritava simili torture?

La portò in casa, conducendola in una grande camera, appartenuta sicuramente a qualche bambino che abitava quella dimora con la sua famiglia.

Aveva degli eleganti mobili di nobile fattura, in uno stile classico che faceva da contrasto alle pareti più colorate del resto della casa, di un azzurro tenue che a tratti pareva bianco latte, a seconda dei movimenti della luce.

Un piccolo letto a baldacchino completava l’arredamento della stanza, con qualche piccolo giocattolo di legno e bambole di fine porcellana poggiate sulle vetrinette di fattura francese, con eleganti abitini di merletti e tulle colorato.

Daphne le osservò circospetta, come se avesse paura a rompere qualcosa o sfregiare qualche intarsio.

La sua stanza a Phoenix era così diversa…. così viva, allegra, colorata e piena di ricordi che portavano alla mente momenti felici vissuti in famiglia.

Il terzo compleanno di Daphne, quando papà le aveva permesso di decorare il muro con le impronte colorate delle sue mani , i vari regali di nonna Renee che le portava sempre vestiti bellissimi che la facevano sembrare una piccola principessa…. le foto, i disegni…

Quella camera era fredda, come se nessun bambino l’avesse riscaldata di luce con un sorriso, un gesto d’affetto… era tremendamente triste e desolante.

“ Puoi… giocare, se vuoi”

Esclamò timidamente Rose, porgendo delicatamente alla bambina una bambola dai lunghi ricci castani, che si raccoglievano in una crocchia malmessa.

Daphne la prese tra  le mani, rimanendo in silenzio.

“ Come si gioca con questa?”

Chiese dubbiosa, guardandola sconsolata.

Rose strinse i denti, cercando un modo divertente per far rallegrare la bambina, ma il suo fu solo imbarazzo che non permise di sbloccare quella situazione così strana che non sapeva come gestire.

“ Si può?”

Per fortuna il bussare alla porta, comunque aperta, salvò Rose da quel silenzio tombale che si era creato tra lei e la piccola Daphne che pareva aver perso il sorriso.

Era Caleb, con il suo solito sorriso fiero.

Daphne alzò lo sguardo, lasciando cadere la bambola che teneva tra le mani sul morbido tappeto che copriva gran parte del pavimento.

Non tanto morbido per attutire la caduta della bambolina che si ruppe in mille pezzi, spargendo porcellana bianca, finissima, per buona parte della stanza.

Daphne corrugò le labbra, preoccupata della reazione di Caleb.

“ Mi- mi dispiace… non volevo assolutamente signore..”

Esclamò spaventata, scusandosi come meglio poteva.

Caleb si avvicinò in silenzio, sorridendo teneramente, come forse nessuno l’aveva mai visto.

Non sapeva perché, ma quella bambina era un segno.

Si lo era, ne era convinto.

Era  come se qualcuno gli stesse dando le coordinate del nuovo percorso da seguire, della nuova vita da affrontare.

Che avesse espiato ogni suo peccato? Che la sua redenzione fosse appena terminata?

“ Non preoccuparti Daphne… nessuno più giocava con quelle vecchie bambole.”

Asserì rilassato, sedendosi sul bordo del letto, osservandola impacciata improvvisare un piccolo sorriso.

“ Non chiamarmi signore.. io sono Caleb..”

Asserì, ripresentandosi cordialmente alla bambina che pareva più rilassata in presenza di Caleb.

Annuì distrattamente, porgendogli un altro sorriso sforzato, mentre raccoglieva qualche coccio più grande della bambola frantumata inesorabilmente per terra.

“ Che cosa vi abbiamo fatto?”

Fece dopo qualche attimo di assoluto silenzio, rivolgendosi implorante al vampiro che rispose con uno sguardo languido e corrucciato.

Sembrava quasi che stesse per piangere, i suoi occhi celesti erano oscurati da piccole e trasparenti lacrime che velavano gli iridi di una patina grigia che li rendeva tristi.

Caleb abbassò lo sguardo, cercando le parole più adatte, ma la semplicità disarmante di Daphne era insormontabile anche per le sue grandi doti di oratore persuasivo.

“ Perché avete preso la mia mamma?”

Non era una domanda impossibile.. ma come poteva darle una risposta?

Poteva dire la verità?

Oh certo.

“Tu non sei così cattivo come vuoi far vedere..”

Esclamò flebilmente, portando la sua manina paffutella sul viso di Caleb, come in una languida carezza.

Caleb rimase immobile, guardandola nei suoi occhioni di quel celeste adesso triste e reso più scuro.

“ Lo sono Daphne… lo sono sempre stato.”

La piccola seguì ogni piccolo cambiamento dell’espressione di Caleb, corrucciata, malinconica, risoluta..

Tutto in un solo sguardo, uno che continuava a guardarla come se cercasse consolazione.

“ Le persone non possono cambiare, lo capirai presto anche tu quando diventerai grande..”

Daphne ritrasse la mano, come se avesse avuto paura alle sue parole, ma continuò a guardarlo tristemente rimanendogli accanto.

“ Ma possono diventare migliori! Lo dice sempre mio nonno Charlie lo sai? Cambiare dipende solo da noi, è vero!”

In un attimo parve illuminarsi di gioia e spensieratezza, cosa che toccò l’animo del vampiro, lasciandolo sorpreso.

“ Ognuno di noi ha una parte cattiva e una buona, basta solo saper scegliere una direzione..”

Lo sguardo di Caleb si colorò di un sorriso appena accennato, cosa che ne provocò un altro, più disteso e tranquillo, su Daphne.

“ Non dimostri davvero i tuoi quattro anni lo sai?”

Esclamò il vampiro, scompigliandole delicatamente i riccioli biondi che le ricadevano ribelli sulle gote rosate.

Daphne annuì soddisfatta alla sua affermazione.

“ Lo so, lo dicono tutti…”

-----------------

Avere un vuoto nella mente riguardo a qualcosa che è avvenuta in precedenza è una sensazione terribile, specialmente quando ti accorgi che ciò che è successo è qualcosa di grave.

Bella si sentiva scoppiare.

Si portò le mani alle tempie, come a voler contenere quell’immenso flusso di pensieri appena abbozzati che cercavano di dare una risposta concreta ai suoi dubbi

Aprì gli occhi con non pochi sforzi, ma per fortuna non trovò nessuna luce accecante e si abituò nuovamente al buio, che non le permetteva comunque di distinguere le sagome degli oggetti attorno a lei.

Era spaesata, impaurita… sola.

Il suo primo pensiero fu per sua figlia, Daphne, che aveva perso di vista da quando poi erano saliti su quell’auto sportiva in direzione di casa Cullen.

Dove l’avevano portata?

Cercò di muoversi, sperando di avere la forza di rialzarsi da quel pavimento umido e polveroso.

Le facevano male le gambe, come se qualcuno le avesse spezzate come dei friabili grissini e quel dolore rendeva difficoltoso ogni minimo passetto verso l’uscita che non riusciva in alcun modo a trovare.

Davanti a lei, il nulla.

Il silenzio veniva rotto di tanto in tanto dai suoi gemiti di dolore, dal suo respiro affannoso e affaticato che pareva diventare sempre più sostenuto e sofferto.

Si alzò a fatica in piedi, con le gambi tremanti e poco stabili, trovando un muro che fu per lei una guida solida verso la luce.

Camminò a tentoni, con una mano attaccata al muro freddo e l’altra libera, che cercava di percepire qualche altro oggetto che poteva giovarle.

Il suo tentativo di fuga però, non durò molto.

Sentì il rumore di una porta pesante, forse in ferro, che si apriva meccanicamente, per poi essere richiusa con forza e brutalità.

Bella aguzzò l’udito, guidata da quell’unico senso, cercando di capire chi stesse arrivando.

Un'altra porta si apri, meno rumorosamente ma con la stessa forza della precedente.

Un timido bagliore di una fioca lampadina a neon irradiò per un istante la celletta in cui Bella era rinchiusa, provocandole un fastidio agli occhi tale da non poterli riaprire.

“ Che cosa credevi di fare? Scappare forse?’”

Caleb, cinico, si avvicinò alla donna con un sorrisino cattivo, quasi fosse felice di vederla in quelle condizioni.

Diamine, certo che lo era.

Bella tenne lo sguardo basso, serrando le labbra e rifiutando qualsiasi tipo di dialogo con quell’uomo spregevole.

“ Tua figlia sta bene, sempre se ti interessa saperlo..”

Bella lo guardò in cagnesco, ugualmente preoccupata nonostante Caleb l’avesse rassicurata sulle sue condizioni.

Daphne era sveglia, non facilmente abbindolabile, specialmente da persone che non conosceva, ma la paura che potessero farle del male la uccideva.

“ Non dovete toccarla, non dovete torcerle un capello!”

Esclamò Bella, rabbiosa, guardandolo negli occhi furente.

Caleb non fece in tempo a rispondere che Sophia apparse alle sue spalle, con fare minaccioso e accigliato.

“ Stai tranquilla, tua figlia non avrà nessun problema… dovresti preoccuparti di te stessa in questo momento..”

Il tono di voce di Sophia, apparsa alle loro spalle, la fece sussultare, rabbrividendo vistosamente a quella minaccia.

“ Hai paura Isabella Swan?”

La guardò negli occhi, come se potesse ucciderla con lo sguardo se solo avesse potuto.

Bella non rispose, appoggiandosi al muro come a volersi proteggere dalla sua ira.

“ O forse avresti preferito Cullen..”

Il modo in cui Sophia pronunciò quel cognome, carica di odio e di frustrazione, la stranirono.

Cosa conoscevano di lei?

I Cullen erano mischiati in quella faccenda?

Erano in pericolo?

Troppe domande, troppe.

Ma poche le risposte.

Sophia sembrò godere al vedere il dolore di Bella manifesto nei suoi occhi, spietata come sempre.

Caleb si allontanò, indignato da quella scena.

Si era spezzato qualcosa tra i due vampiri, qualcosa di irrecuperabile probabilmente.

La parte razionale di Caleb, quella che non era intaccata dall’odio e dal cinismo, stava ritornando a galla, quello che probabilmente restava del suo passato da umano, quello vissuto al fianco di sua figlia Emily che le aveva cambiato la vita.

Che stava facendo adesso?

Voleva togliere ad una madre la possibilità di rivedere una figlia?

Un'altra volta.

Quando era diventato vampiro la sua vita era diventata impossibile, sormontata da quel ricordo ancora così vivido nella sua mente, che non l’avrebbe mai lasciato.

Chi gli mandava quella punizione?

Perché? Perché non era morto?

Era tornato a cercare Jennifer, ricercando il coraggio di dirle di persona, nonostante fosse vampiro, che aveva lasciato che sua figlia, la loro bambina, morisse.

Avrebbe potuto davvero fare qualcosa contro la mano scura della morte?

Aveva osservato Jennifer  in silenzio, impotente, senza riuscire a reagire.

Piangeva, piangeva tutte le lacrime che aveva in corpo, stretta nel suo pesante abito nero.

Piangeva per Emily, ma anche per lui.

Lui.

Lui che non meritava le sue lacrime, non poteva sopportarle.

Eppure era rimasto lì, ad osservarla da quella finestra, senza fare niente.

Paura?

Doveva affrontarla, avrebbe meritato il suo odio, il suo disprezzo, il suo rancore… e invece?

Aveva solo le sue lacrime.

 

 

Tra i pensieri di Edward

 

Dove sei?

Dove sei adesso che vago in questo bosco scuro?

Dov’è il tuo pianto?                                                      

Dimmi che sei reale, dimmi che ti sentirò ancora.

Voglio sentirti ridere, voglio vederti felice come ti vedevo nei sogni.

Eri così bella, così allegra..

Adesso dov’è finita quella Daphne?

 

Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie,
dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via.
Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,
dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai

 

Ti proteggerò Daphne, perché qualcosa ci unisce, qualcosa a cui non so dare un nome, ma che è presenza costante nella mia vita.

Non so come, non so perché, ma non importa.

Voglio solo trovarti, voglio solo assicurarmi che tu stia bene.

Piangevi, piangevi per richiamare la mia attenzione…e io che non volevo ascoltare..

 

Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore,
dalle ossessioni delle tue manie.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce
per non farti invecchiare.

 

Non era mai successo.

Che utopia credere di poter entrare nei tuoi sogni, di conoscere le tue sensazioni, i tuoi stati d’animo…invece era tutto reale.

Sei la figlia di Bella, la Bella che rimarrà per sempre nella mia vita.

Qualcosa vorrà pur dire non credi?

Io ci sarò sempre, ci sarò oggi, domani e domani ancora.

Ci sarò quando i tuoi meravigliosi occhi azzurri si bagneranno di lacrime, o quando la tua pelle sarà solcata di rughe e invidierai la mia, diafana e liscia, ridendo come sempre, con quel sorriso che non perderai mai.

Oh certo, hai già un padre per questo, logico.

Ma non importa.

Io ti proteggerò in silenzio, veglierò sul tuo sonno.

Ci sarò, ci sarò sempre.

 

E guarirai da tutte le malattie,
perché sei un essere speciale,
ed io, avrò cura di te.

 

Ti sento.

La tua voce è come musica che fa vibrare l’anima nel profondo, come qualcosa che non sentivo da tempo.

Hai bisogno di me.

Dove sei adesso che vago in questo bosco scuro?

Il tuo pianto è reale, la tua immagine viva.

Mamma.

Continui a ripetere questo nome nella tua mente, ma nessuno ti da ascolto.

E’ un grido disperato? Un urlo di gioia?

Ma io sento ancora le tue lacrime e non posso sopportarle.

perché sei un essere speciale,
ed io, avrò cura di te.

 

 

“ Attento!”

Esclamò la voce sibillina di Alice, mentre Jasper si introduceva nel giardinetto del villino, costeggiato da alberi secolari, di cui le fronde era talvolta scosse da una leggerissima brezza frizzantina.

Jasper si voltò, guardando la vampira che ricambiò lo sguardo, ben più preoccupato.

Edward lo seguì, insieme ad Emmet, mentre le “donne” rimasero alla cancellata principale insieme a Carlisle, pronto ad intervenire.

Dovevano agire velocemente, prima che potessero accorgersi della loro presenza già solo fiutando il loro odore.

“ Avviciniamoci a quella porta!”

Fece  Edward, quasi mimando a gesti la direzione agli altri due che lo seguirono a ruota.

Era stato troppo semplice introdursi lì dentro… che qualcosa non stesse andando per il verso giusto?

“ E’ chiusa, ma troppo vecchia per essere sfondata senza fare troppo rumore..”

Costatò Emmett, guardando attentamente la piccola porticina di legno scuro, scalfito si dal tempo, ma ancora resistente come non mai.

Edward lo guardò corrucciato, cercando di trovare una soluzione.

“ Vetri!”

Fece Jasper, quasi gioendo dalla trovata di due grosse finestre, che permettevano appena il loro passaggio.

“ Passate forza..”

Li incitò Edward una volta rotto i vetri colorati che componevano un disegno floreale di alta fattura.

Stiamo arrivando piccola.

Stiamo venendo a prendervi.

“ Ancora qui?”

Esclamò sprezzante Sophia, nel vedere Cassandra seduta comodamente con Caleb su una delle poltroncine vellutate del salone che tanto adorava la ragazza, almeno apparentemente.

Cassandra le sorrise sarcastica, godendo per la sua gelosia che la stava uccidendo.

Peccato che non sapesse che fosse già morta.

Prima che Cassandra potesse ribattere, Caleb prese la parola, in modo abbastanza esplicativo.

“ Quando si portano a termine delle “operazioni” poi bisogna riscuotere il premio no?”

Cassandra rise sonoramente, perdendo la grazia e l’eleganza che era riuscita a mantenere per nascondere la sua vera natura.

“ Credo che ti ucciderò, puttana”

Fece a gran voce Sophia, serrando le labbra e sperando di leggere tra gli occhi verdini di Cassandra la paura, che invece non si manifestò, né l’indignazione per l’offesa subita.

Caleb la baciò, noncurante della presenza di Sophia che sbuffava di rabbia, rischiando l’esplosione.

Era un bacio provocatorio, ma che si trasformò in qualcosa di davvero più importante, un bacio passionale, con trasporto.

Un gioco da ragazzi per Caleb.

Si spostò sul suo collo liscio, appena puntinato di piccole lentiggini che rendevano quella colorazione gradevole e allettante.

Lo baciò ripetutamente, senza fare troppa pressione inizialmente.

Cassandra si muoveva sinuosamente, accentuando il tutto per far crescere la gelosia di Sophia che ardeva di rabbia.

I suoi occhi erano scuri, assetati di sangue.

Quel sangue sarebbe stato indigesto per lei… ma perché non provare?

Con una rapidità e agilità di movimenti, Sophia si snodò verso Caleb e la ragazza, avventandosi sul suo collo in modo feroce e cinico.

Affondò i denti, mentre  Cassandra  tirò un urlo agghiacciante che attirò l’attenzione di Daphne, al piano superiore.

La piccola scese le scale, rimanendo a metà , posizione comunque perfetta per assistere a quella macabra uccisione.

Sophia era fuori di se.

Si avventò su Cassandra con una forza tale da poterla uccidere sul colpo, prima di morderla, brandendo le sue carni come se potesse farsene davvero qualcosa.

La ragazza cercò di dimenarsi, ma dopo poco quel movimento forsennato cessò.

Era morta.

Un secondo urlo, più forte e terrificante del primo.

Era Daphne.

Caleb si voltò automaticamente, sentendolo.

La bambina scappò verso la camera che le era stata affidata, cercando un modo per uscire da quella che si dimostrò una trappola intricata che non le permetteva di scappare.

Caleb la seguì per le scale e con un balzo passò l’intera rampa, dirigendosi verso la stanza in cui la piccola era stata affidata a Rose.

I singhiozzi della piccola erano percepibili anche a distanza, tanto il terrore si era impossessato di lei, facendole perdere ogni tipo di cognizione e logica.

Era confusa dopo quella scena a cui aveva assistito atterrita, perché non ci aveva messo molto a realizzare che Sophia aveva in mente di uccidere anche lei prima in macchina.

Quel pensiero le metteva ancora più paura, un terrore che la bloccava, che la confondeva, che le faceva perdere tutta la spavalderia che un po’ la caratterizzava, tornando la piccola bambina di quattro anni che era, indifesa ed impaurita davanti al mostro cattivo.

Per Caleb non fu difficile trovare Daphne, seguendo il suo odore particolarmente apprezzato anche dalle sue narici che lo aspirarono a grandi boccate, quasi non potesse privarsene.

“ Daphne, Daphne, aspetta! Non è quello che sembra!”

No?

Vuoi forse dirle che quel sangue era sugo di pomodoro?

O che la ragazza che giaceva a terra, ormai morta, solo un fantoccio?

No Caleb, non poteva farlo.

Daphne accelerò il passo, voltandosi un paio di volte verso Caleb per sincerarsi che fosse abbastanza lontano da lei.

Nonostante si fosse fidata di lui, adesso lo temeva, la paura era troppa per andare da lui e farsi spiegare tutto ciò che era accaduto.

Dove doveva andare?

Ma soprattutto dov’era sua mamma?

Una sola preoccupazione.

Che fosse finita allo stesso modo della povera ragazza, tramortita e poi scuoiata dalla ferocia di Sophia?

Imboccò un piccolo corridoio buio, costellato da numerosi quadri coperti dalla polvere che vi si era annidata da tempo.

Erano re, regine e principesse dall’aria beata, ma che a Daphne parevano ancor più minacciose.

Arrivò ad una rampa di scalini scoscesi e cercò di scenderli velocemente, incespicando varie volte ma nonostante i lividi e il dolore, giunse a destinazione.

Era in uno scantinato ancor più buio, trasandato e polveroso.

Con il cuore in gola, si avvicinò alle piccole vetrate di finissima lavorazione ed estrema precisione nelle raffigurazioni, cercando di vedere l’esterno.

Fuori il cielo era scuro e minaccioso, illuminato fiocamente dalla luna che pareva essere spenta e labile quella sera.

Un rumore però distratte la sua ispezione.

Il piccolo cuore della bimba cominciò a battere all’impazzata, ma il suo corpo sembrò essersi spento, come se non volesse più eseguire gli ordini che lei gli imponeva.

Rimase ferma, immobile, ad osservare atterrita il suo destino.

Pochi secondi e tutto sarebbe stato manifesto.

Quando Jasper,Emmett ed Edward entrarono silenziosamente nello scantinato Daphne rimase senza fiato.

Nonostante il buio che si diramava nella stanza, la piccola riusciva ad intravedere appena gli sguardi fieri ma corrucciati dei tre.

“ Vi- vi prego, aiutatemi…ho paura”

Fece singhiozzando, sentendo i passi lenti e sostenuti dei tre che si avvicinavano.

Tremava come una foglia, mentre altre piccole lacrime bagnavano le gote arrossate che rendevano meno cadaverico il suo viso.

I passi andarono a scemare in lontananza come se si fossero fermati di colpo sentendo la sua voce.

“ E’ lei.”

Non poté non riconoscere quella voce, quella che aveva sempre accompagnato i suoi sogni, melodiosa, ormai così familiare per lei.

“ Sei venuto, sei venuto a salvarmi!”

Riprese a camminare, a correre verso la sua meta tanto ambita.

I freni che la bloccavano si sbloccarono, liberandola dalla paura che l’aveva tenuta immobile e senza stimoli.

Andando a colpo sicuro, come se potesse vederlo nel buio tetro che li avvolgeva, si rifugiò tra le sua braccia, stretta nel suo abbraccio.

 

 

Aiutami angelo, aiutami ti prego.

Ho visto sangue, ho visto una donna uccidere con ferocia.

Dobbiamo trovare la mamma..

 

Non devi avere paura tesoro, non devi temere nulla.

Nessuno vi farà del male, nessuno farà del male a Bella.

 

E’ vero che loro sono dei” succhiasangue”?

Papà mi ha raccontato che sono persone cattive.. mi fanno paura!

 

Vampiri, vampiri piccola.

Anche io lo sono.

 

Lo so!

Ma tu sei buono, tu sei il mio angelo!

Le tue ali d’oro si spiegano nel cielo maestose e poi voli, voli libero nel cielo, tra le nuvole bianche che colorano il limpido azzurro della volta.

Tu sei buono angelo, io ti voglio bene… anche la mamma te ne vuole..

 

Anche io ve ne voglio e ve ne vorrò sempre, per sempre.

Vi proteggerò, a qualsiasi costo.

 

 

Voglio parlare al tuo cuore
leggera come la neve
anche i silenzi lo sai,
hanno parole

( Giorgia- Di sole e d’azzurro)

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

Rieccoci di nuovo con questa fic XD

Scusate se non ho aggiornato prestissimo, ma ho voluto aspettare per avere delle idee definite e chiare XD

Bhe, che dire, spero che come sempre vi piaccia anche questo capitolo :D

Tanto per non creare equivoci, l’ultima parte, il dialogo tra Daphne ed Edward avviene nei loro pensieri, per questo è scritta in corsivo o corsivo e grassetto.

Ringrazio sempre le persone che recensiscono la storia, sono davvero uno stimolo per me, come pure chi la mette tra i preferiti\seguiti… siete troppo buone!

 

 

 XConfusina_94: Eccoli qui i Cullen XD Grazie come sempre per le recensioni ^^

 

 Xnoe_princi89: Lo so, mi piacciono i finali così, anche perché avevo cercato di continuare ma non rendeva l’effetto che volevo XD

 

x titty88: Oh che bello *_* Una recensione da una “new entry” *_* la cosa mi rende davvero felicissima!! Sono contenta che la parte dei pensieri di Daphne ti sia piaciuta…è stato un po’ difficoltoso scriverla. Se Daphne sia figlia di Edward? Mmmhhh, non si sa xd

 

x Nessie93: Mi piacciono troppo le tue recensioni XD Caleb è ancora da scoprire xd lo vedrete più avanti, ho in mente qualcosina per lui.

Si, Edward ha sempre saputo tutto… diciamo che quello che lo  lega  a Daphne è ancora qualcosa di poco chiaro, ma è comunque un legame fortissimo, qualcosa di indissolubile…

 

X Piccola Ketty,: Un'altra nuova recensione *_* Grazie per apprezzare la mia fic, davvero mi fa piacere. Per Daphne.. vedremo XD

 

X anna cullen: Grazie *_* Mi fa piacere sapere che ti è piaciuto lo scorso capitolo, spero anche questo!

 

 

 

 

Ringrazio ancora chi legge e chi mi segue… siete davvero una buona fonte di ispirazione per me!

 

 

Bacioni!

Sabrina

 

 

 

P.S: Non ho riletto tutto, siate clementi se ci dovessero essere degli errori XD

 




  
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