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Autore: Mary_Julia_Solo    25/07/2017    1 recensioni
[seconda parte di “Why?”]
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"Sei tu. Sei davvero tu. Credevo che nessuno sarebbe venuto. Credevo che mi aveste abbandonato. Credevo che nessuno tenesse a me tanto da trovarmi... Ma sei qui. Non sei un’illusione. Sei vero. Sei tu."
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Simon Lewis crede di star impazzendo. Sono passate due settimane da quando sua madre e sua sorella Rebecca sono misteriosamente scomparse. Sembra siano state rapite, ma come può essere certo che siano vive? Anche il rapporto che aveva con Clary è irrimediabilmente cambiato. La ragazza nutre ancora una profonda passione per il fratello, Jace, che fa di tutto per non parlarle. Dovrebbe fargli male sentirla allontanarsi sempre di più, ma ne è felice. Ha capito di non essere più innamorato della ragazza. Nulla può superare la disperazione che sente per il rapimento della sua famiglia. E quello di Raphael. Perché anche quello gli pesa sul cuore fermo. La situazione sembra senza uscita. Ma poi, succede una cosa che dovrebbe essere impossibile e la situazione si ribalta. Riuscirà Simon a salvare la sua famiglia? E riuscirà, finalmente, a capire quello che prova davvero?
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[le coppie rimangono le stesse]
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Isabelle Lightwood, Lydia Branwell, Raphael Santiago, Simon Lewis, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Because '
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Capitolo 6. – Save me cause I’m falling (pt.5)
-Simon. Ti devo parlare. –lo aveva chiamato con il suo nome, non qualche strano soprannome inventato, quindi doveva essere importante. Si voltò per vedere Magnus andare da lui con passo deciso. Era uscito un attimo sulla terrazza dello stregone, considerando che per un attimo aveva creduto che sarebbe soffocato anche senza aver bisogno di respirare. All’Istituto, Magnus aveva detto di dover prendere delle cose da casa sua -chissà cosa, Simon non l’aveva ancora capito –e allora avevano spostato le ricerche nel suo loft. Almeno non ricevevano occhiatacce da nessuno Shadowhunter che non fosse interessato ai suoi drammi. Ad esempio Aldertree. Il vampiro era davvero preoccupato. Se Magnus lo chiamava per nome e non Sean, Seamus o Salmon, la situazione doveva essere davvero grave. In effetti, voltandosi verso di lui, notò che i suoi occhi, momentaneamente gialli e con le pupille oblique, come quelli di un gatto, era colmi di preoccupazione. Credeva di non averlo mai visto così preoccupato. Che lo fosse per sua madre e Rebecca? Così su due piedi non avrebbe saputo dirlo, ma, mentre aspettava che lo raggiungesse, si convinse che non poteva essere per quello. L’aveva già visto così preoccupato. Quando Alec stava male. Era stato orribile, gli aveva quasi fatto paura. E aveva la stessa espressione. Ma lui non… Non aveva fatto nulla ad Alec. Pensandoci meglio ricordò il momento in cui era andato da Magnus e lo aveva trovato a curare le ferite di Raphael, che naturalmente gli aveva causato lui. Perché era un cretino, e pur credendo di non fare nulla di male aveva parlato del Clan ad Aldertree. Stupido! Lo stregone lo avrebbe di certo ucciso, adesso che per colpa sua Raphael era stato rapito da una vampira pazza ed era chissà dove. Sapeva che Magnus poteva essere molto pericoloso, volendo. Si sentì improvvisamente spaventato.
-Cosa che? –domandò, deglutendo a vuoto. Magnus non dava la colpa a lui per quanto era successo a Raphael, ma gli metteva tristezza vedere che il capo Clan non aveva seguito il suo consiglio. Lui gli aveva detto di non dare più corda a Simon, perché gli faceva solo male. Ma pareva che il vampiro non lo avesse ascoltato. Aveva ancora cercato di aiutare il più giovane, ritrovandosi ad essere insultato e accusato. Aveva detto che avrebbe parlato con Sherlock, quindi avrebbe parlato con Sheldon, anche se Raphael gli aveva esplicitamente proibito di farlo. Adesso Raphael non era lì, quindi non gli sarebbe importato. Doveva dire al migliore amico di Clary quello che pensava. Perché gli aveva fatto male vedere Raphael così. Così incapace di controllarsi, incapace di smettere di piangere. Il vampiro gli aveva raccontato tra i singhiozzi quello che era successo, gli aveva raccontato quanto fosse stato stupido. Gli aveva detto la verità. Gli aveva detto che lui e Isabelle non si amavano davvero in quel senso, il senso che tutti avevano dovuto credere. Che era stato così stupido da innamorarsi di uno stupido ingrato. E che quello lo stava uccidendo dentro, sebbene fosse già morto. Non poteva lasciare che Simon continuasse ad essere felice così com’era. Perché non era giusto. Doveva sapere, doveva sapere che cosa aveva fatto alla persona che aveva sempre cercato di aiutarlo, anche quando lui era stato un perfetto idiota. E mentre continuava a essere un perfetto idiota. Non c’erano molti altri modi per descrivere il Diurno. Forse non era stupido, era solo accecato da Clary. Povera ragazza, Magnus le voleva un mondo di bene, per carità, ma Simon era forse un po’ troppo ossessionato da lei. Eccessivamente. Per una volta, lo stregone si ritrovò senza parole. Non aveva idea di cosa dire. Strano da parte sua. Tentò comunque di improvvisare qualcosa di decente.
-Raphael stava bene l’ultima volta che l’hai visto? –domandò, con voce tra il preoccupato e l’arrabbiato. Simon deglutì di nuovo a vuoto. No, un demone l’ha trascinato sott’acqua. Probabilmente non era quella la risposta che Magnus voleva sentire, quindi pensò a qualcosa di migliore da dire. Gli era sembrato di sì, ma non era mai riuscito a capire il comportamento del vampiro più vecchio. Un attimo lo odiava, quello dopo lo aiutava. E sembrava sempre costantemente arrabbiato. Sul serio, quante volte l’aveva visto sorridere? Supponeva che stesse bene, ma non avrebbe saputo dirlo con certezza. Non era mia riuscito a capirlo, forse non ci sarebbe mai riuscito. Era difficile, nascondeva tutto quello che pensava e provava dietro quegli occhi scuri, ed era impossibile leggervi dentro, così com’era quasi impossibile vedere di notte senza luci. Si rischiava di perdersi. Balbettò una risposta.
-C-credo di sì. –guardò lo stregone come domandando perché glielo chiedesse. Magnus ancora non aveva idea di cosa avrebbe detto. Forse la verità. Non tutta tutta la verità, altrimenti quando avessero ritrovato Raphael, il vampiro lo avrebbe ucciso per aver rivelato cose che lui non voleva nemmeno ammettere a sé stesso. Ma per una volta doveva essere sincero. Per una volta doveva mettere da parte tutta la sua gentilezza e arrabbiarsi con qualcuno, altrimenti le cose non sarebbero mai cambiate. Quella persona doveva essere Simon, non poteva essere nessuno altro. Nessun’altro meritava di più la sua rabbia in quel momento. Certo, il Diurno aveva appena perso la sua famiglia, ma questo non cambiava le cose. Raphael aveva sofferto già abbastanza senza che Simon aumentasse il suo dolore. Il neo-vampiro doveva sentire almeno un po’ del dolore che Magnus aveva sentito dentro guardando il capo Clan piangere sangue sul suo divano. Sentirlo ammettere la verità. Ma forse con la rabbia non avrebbe risolto niente. Parlò di slancio, cosa che non faceva molto spesso.
-Spero di sì. Vederlo piangere mi ha fatto davvero male. –Simon avrebbe voluto lanciarsi oltre il bordo del balcone e cadere di sotto. Magari si sarebbe fatto male anche se era un vampiro. Il solo pensiero di Raphael in lacrime gli faceva venire voglio di piantarsi un paletto nel cuore. Non era nemmeno tanto sicuro del perché. Avrebbe voluto domandare a Magnus per quale motivo il capo Clan avesse pianto. Aveva l’impressione che non fosse successo tanto tempo prima, da come lo stregone ne parlava. Era colpa sua? No, non aveva senso. Non poteva certo essere colpa sua. Figuriamoci. Lui era solo Disastro-Simon. Ma… Piangere non per lui, ma per colpa sua. Che cosa diavolo aveva pensato? Che stupido. Simon deglutì per l’ennesima volta.
-Q-quando? –chiese, a bassa voce, tenendo lo sguardo fisso sul viso dello stregone, per capire quello che stava pensando, ma Magnus stava guardando davanti a sé, le luci della città, gli occhi persi. Lo stregone sapeva di essere troppo duro con il neo-vampiro, torturandolo in quel modo, ma doveva farlo. Era quasi un suo dovere. Simon doveva sapere. Altrimenti avrebbe continuato a essere stupido e a non vedere. A essere egoista e manipolabile.
-Due notti fa, forse? –ma allora… Allora era successo dopo che lui e Clary erano andati a salvare Isabelle. Da quello che aveva sentito dal discorso tra la ragazza e suo fratello, lui l’aveva costretta a lasciare Raphael, le aveva proibito di vederlo ancora. Quindi doveva essere successo a causa di Isabelle. Eppure Magnus era andato a parlare con lui. Non riusciva a capire. Ma si sentiva comunque infinitamente responsabile. Succedeva sempre tutto per colpa sua, ormai lo aveva capito. Non era un pensiero megalomane, non credeva che il mondo girasse intorno a lui, non era Clary. Era sempre colpa sua, era un semplice dato di fatto. Quello che stava succedendo era solo colpa sua. Sua madre e sua sorella erano state rapite per colpa sua, e lui non sapeva nemmeno perché. Non erano state scelte a caso, lo sapeva. Quel rapimento aveva a che fare con lui. E sapeva che quel demone aveva preso Raphael per colpa sua. Avrebbe dovuto aiutarlo, ma non aveva potuto. E adesso, venendo a sapere che il vampiro più vecchio aveva pianto, non riusciva a non sentirsi in colpa. Forse era stato a causa di Isabelle, ma per qualche motivo non riusciva a crederci fino in fondo. Perché anche lui aveva pianto, due notti prima. Aveva pianto per essere stato così cretino e per aver detto cose che non avrebbe voluto dire. Sapeva di aver ferito Raphael con quelle parole, guardando Magnus osservare i palazzi illuminati davanti a lui. Non sapeva cosa dire. Non voleva parlare. Si sentiva un nodo in gola. Avrebbe solo voluto essere inghiottito dal terreno. Probabilmente così sarebbe finito al piano di sotto, ma… Magnus stava ancora pensando a cosa dire, ma sentiva lo sguardo di Simon addosso, e sapeva che avrebbe dovuto dire qualcosa. Non poteva continuare a stare in silenzio, il Diurno avrebbe anche potuto andarsene. Cosa che Simon non aveva alcuna intenzione di fare, ma lo stregone non poteva saperlo. Si voltò verso di lui e fissò i suoi occhi giallo-verdi in quelli color caffè del vampiro. Simon si sentì sotto esame, ma rimase fermo, come ipnotizzato da quegli occhi da gatto. 
-Simon, è una cosa seria. –non che il Diurno avesse mai detto che non lo era, ma non importava. Doveva avere chiaro il concetto in mente. Il vampiro sussultò sentendo dire il suo nome. Non era ancora abituato ad essere chiamato normalmente dallo stregone. Quindi, già solo da quello capiva che era una cosa seria. Davvero, davvero, seria. –Non l’ho mai visto così… Così fuori controllo. –Abbi pietà di me. Sei un cretino, Simon, sei un dannato cretino. Non riesci mai a tenere la bocca chiusa, non riesci mai a dire quello che vorresti dire, ed ecco con cosa ti ritrovi. È ora di svegliarsi. Non puoi ferire le persone e cavartela così. Il Diurno sbuffò. La sua mente non voleva dargli pace. Eppure, aveva ragione. Era un cretino. –Ho avuto paura per lui… Cerca sempre di mostrarsi indistruttibile, cerca sempre di sembrare fatto di titanio, di pietra, ma… Ha sofferto fin troppo. -continuò Magnus. A quel punto la voce di Alec dall’interno dell’appartamento lo chiamò, e lo stregone, recuperato il suo sorriso, tornò da lui con un “Arrivo, Alexander”, lasciando il vampiro a fissare il vuoto davanti a sé. Raphael incapace di controllarsi? Non riusciva a immaginarselo. Lo aveva sempre visto come qualcuno di freddo, controllato, senza sentimenti. Ed era bastato lui per fargli perdere il controllo. Be’, no, era stata anche colpa di Isabelle, non c’era dubbio, ma… Che cretino che era. Non avrebbe dovuto dirgli quelle cose. Avrebbe voluto morire. Non voleva più il perdono del capo Clan, non se lo meritava. Non se lo sarebbe mai meritato. Lui aveva sempre cercato di aiutarlo, mentre Simon continuava ad usarlo. Che fottuto bastardo che era! Fece qualche passo avanti, fino alla balaustra della terrazza. Guardò in basso, le auto che passavano, ignare di tutto quello che stava accadendo. Il suo cervello era sul punto di esplodere. Adesso non si trattava solo di salvare la sua famiglia, adesso avrebbe dovuto salvare anche Raphael. Altrimenti non se lo sarebbe mai perdonato. Il vampiro più vecchio lo aveva riportato all’Istituto quando Camille gli aveva prosciugato il sangue. Adesso lui lo avrebbe salvato. Doveva. Voleva. Lo voleva più di ogni altra cosa. La vita del capo Clan non doveva essere stata facile. Lily aveva detto che sua madre era morta e che sua sorella credeva che fosse morto. Non aveva nessuno. Era un figlio della notte da troppo tempo su quella Terra. Ed essere un vampiro voleva dire perdere tutto quello che amavi. E lui aveva insultato, tradito e ferito Raphael. Doveva ripagare il suo debito, doveva salvarlo. Doveva riparare a tutti gli errori che aveva commesso. Non si accorse subito di tenere il bordo della balaustra tanto forte che avrebbe potuto romperla. Avrebbe voluto piangere. Piangere perché solo in quel momento si rendeva conto di quanto stronzo e stupido fosse stato. Aveva fatto tutto per Clary, e adesso cosa importava? Aveva scoperto che lei non aveva mai dimenticato Jace, che avrebbe continuato ad amarlo anche se erano fratello e sorella. Com’era stato cieco. Ma doveva essere forte. Non poteva piangere, non adesso. Adesso doveva aiutare gli Shadowhunters a capire qualcosa di quella storia. Doveva salvare la sua famiglia e Raphael. Loro contavano di più della sua vita morta. 

Angolo autrice: 
Ok, se devo essere sincera questa parte non mi piace per niente, avrei voluto scrivere un discorso molto più lungo. Il nuovo episodio è stato una noia mortale, non vorrei dire. Non so perchè. Mi piaceva solo Clary che parlava di Jonathan come qualcuno di salvabile e sono andata in panico per Max alla fine, ma per altro... Anche perchè sto riguardando la prima serie e quella era incredibilmente più bella (vogliamo mettere? La Saphael era ancora viva T_T) Dopodomani, CLACE! 
P.S: Scusate per eventuali errori di distrazione o di grammatica (quelli di distrazione ho paura siano tanti, quelli di grammatica, spero pochi)
   
 
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