Bernard Châtelet
Nacqui in un’epoca oscura che tentai di illuminare.
Quello che desideravo era aiutare la povera gente,
recare sollievo alle sofferenze degli ultimi e dei diseredati,
portare un po’ di giustizia là dove non ce n’era.
Mi misi sotto la protezione dell’individuo sbagliato
che a me era parso l’uomo della provvidenza
e che si rivelò nulla più di un volgare avventuriero.
Infervorato dalle gesta dell’eroe di Sherwood,
tentai di emularne le imprese e, per un po’, ci riuscii,
ma la realtà è cosa molto diversa dalle leggende
e finisce che ci va di mezzo chi non dovrebbe.
Abbandonai i panni del ladro mascherato
per una promessa che avevo fatto e che dovevo onorare
e perché la donna che conobbi e che, di lì a poco, sposai
non avrebbe voluto unire le sue sorti a quelle di un malfattore.
Continuai a servire la causa rivoluzionaria in un altro modo
e grande fu la mia gioia quando furono proclamati i diritti dell’uomo
ed allorché fu deposto il re e venne istituita la Repubblica!
Anche in quel caso, la realtà si rivelò ben diversa dagli ideali.
La fiera che avevamo scatenato ci sfuggì di mano
e tutto cominciò a girare vorticosamente
e ad andare in una direzione pericolosa e senza ritorno.
Il vecchio regime fu sostituito dalla dittatura
e tutte le nostre azioni spianarono la strada
ad un secondo avventuriero che, per brama di potere,
uccise ciò che era rimasto della nostra infelice Repubblica.
I nuovi padroni si rivelarono degli inesperti, dei sanguinari,
dei fanatici e, molto spesso, degli avidi approfittatori.
Come negare, infatti, che, dietro le decapitazioni di massa,
le stragi di settembre, i genocidi di Vandea
e le leggi eversive del patrimonio del clero,
si celasse l’intento rapace di chi volle farsi ricco,
sfruttando una delle pagine più tragiche della storia?
I poveri, intanto, continuavano ad essere tali
e, se possibile, le loro condizioni peggiorarono ulteriormente.
Oltremodo nauseato, anche per fare contenta mia moglie Rosalie,
presi le distanze dai miei vecchi compagni e ciò fu la mia salvezza.
I rivoluzionari finirono col diventare dei soggetti instabili,
altamente vendicativi e si annientarono l’uno con l’altro.
Con mio grande stupore, l’unica persona di mia conoscenza
che avrebbe avuto valide ragioni per covare propositi di vendetta
non indulse mai a questo poco nobile sentimento,
ma mi dimostrò una sincera e disinteressata amicizia
e, grazie al perdono di lui, divenni una persona migliore.
Se ne andò in silenzio, con dignità e compostezza,
come una flebile fiammella che si spegne per mancanza d’aria.
Ringrazio, anche questa volta, tutti coloro che hanno commentato il ritratto precedente.
Oggi, tocca al Cavaliere Nero.
Nacqui in un’epoca oscura che tentai di illuminare.
Quello che desideravo era aiutare la povera gente,
recare sollievo alle sofferenze degli ultimi e dei diseredati,
portare un po’ di giustizia là dove non ce n’era.
Mi misi sotto la protezione dell’individuo sbagliato
che a me era parso l’uomo della provvidenza
e che si rivelò nulla più di un volgare avventuriero.
Infervorato dalle gesta dell’eroe di Sherwood,
tentai di emularne le imprese e, per un po’, ci riuscii,
ma la realtà è cosa molto diversa dalle leggende
e finisce che ci va di mezzo chi non dovrebbe.
Abbandonai i panni del ladro mascherato
per una promessa che avevo fatto e che dovevo onorare
e perché la donna che conobbi e che, di lì a poco, sposai
non avrebbe voluto unire le sue sorti a quelle di un malfattore.
Continuai a servire la causa rivoluzionaria in un altro modo
e grande fu la mia gioia quando furono proclamati i diritti dell’uomo
ed allorché fu deposto il re e venne istituita la Repubblica!
Anche in quel caso, la realtà si rivelò ben diversa dagli ideali.
La fiera che avevamo scatenato ci sfuggì di mano
e tutto cominciò a girare vorticosamente
e ad andare in una direzione pericolosa e senza ritorno.
Il vecchio regime fu sostituito dalla dittatura
e tutte le nostre azioni spianarono la strada
ad un secondo avventuriero che, per brama di potere,
uccise ciò che era rimasto della nostra infelice Repubblica.
I nuovi padroni si rivelarono degli inesperti, dei sanguinari,
dei fanatici e, molto spesso, degli avidi approfittatori.
Come negare, infatti, che, dietro le decapitazioni di massa,
le stragi di settembre, i genocidi di Vandea
e le leggi eversive del patrimonio del clero,
si celasse l’intento rapace di chi volle farsi ricco,
sfruttando una delle pagine più tragiche della storia?
I poveri, intanto, continuavano ad essere tali
e, se possibile, le loro condizioni peggiorarono ulteriormente.
Oltremodo nauseato, anche per fare contenta mia moglie Rosalie,
presi le distanze dai miei vecchi compagni e ciò fu la mia salvezza.
I rivoluzionari finirono col diventare dei soggetti instabili,
altamente vendicativi e si annientarono l’uno con l’altro.
Con mio grande stupore, l’unica persona di mia conoscenza
che avrebbe avuto valide ragioni per covare propositi di vendetta
non indulse mai a questo poco nobile sentimento,
ma mi dimostrò una sincera e disinteressata amicizia
e, grazie al perdono di lui, divenni una persona migliore.
Se ne andò in silenzio, con dignità e compostezza,
come una flebile fiammella che si spegne per mancanza d’aria.
Ringrazio, anche questa volta, tutti coloro che hanno commentato il ritratto precedente.
Oggi, tocca al Cavaliere Nero.