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Autore: LatazzadiTea    29/07/2017    7 recensioni
Oscar inizia a rendersi conto di ciò che prova, quando André smette di parlarle come faceva un tempo. Ora che tutto sembra cambiato, lei cercherà di ritrovare se stessa aprendo il suo cuore a un nuovo sentimento. Il suo amore per lui cresce dentro al suo cuore facendosi strada giorno per giorno, divendo sempre più intenso e opprimente, quanto il silenzio che la circonda senza il suono della sua voce.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Andrè e Oscar si abbandonarono distrutti sul letto disfatto. Il corpo longilineo e candido di lei, allacciato a quello più muscoloso e scolpito del suo compagno; così magro e asciutto da poterne seguire i contorni della muscolatura con la punta di un dito, sembrava essere stato fatto fatto per combaciare perfettamente a quello di lui. Oscar alzò appena il capo e cambiò posizione, ritrovandosi quel volto così familiare a pochi centimetri dal suo. André respirava profondamente: sembrava stesse già dormendo.

Si rese conto che lo stava fissando come se dopo tutti quegli anni passati insieme, André fosse ancora un enigma da svelare. Quando lui sospirò e ricambio il suo sguardo, lei sorrise. Si specchiò in quell'unico occhio spalancato e notò, stupendosi della sua bellezza, che era di un verde purissimo, prezioso e lucente come quello di una gemma. D'istinto gli portò una mano al volto, accarezzando delicatamente quella piccola cicatrice sfuggita al ciuffo bruno e ribelle che solitamente gli ricadeva sul viso, celando al mondo la prova più schiacciante del suo amore per lei.

Scurendosi per un breve istante Oscar aggrottò la fronte chiedendosi se quelle sensazioni riguardo alle sue condizioni non fossero fomentate dalle sue paure, sperando con tutto il suo cuore di sbagliarsi di grosso.

- Non riesci a dormire? - le chiese una voce calda e ancora spezzata dal desiderio.

- No... e a quanto pare, neanche tu! - gli rispose Oscar posandogli maliziosamente una mano sulla virilità che andava via a via risvegliandosi di nuovo al suo tocco.

Cercò di non sembrare una sciocca a guardarlo a quel modo, ma non riusciva a farne a meno. Se André aveva qualche difetto fisico lei non sapeva quale fosse, vederlo nudo la prima volta da quando si era fatto un uomo l'aveva fatta sentire quasi un essere inferiore. Le guance s'infiammarono al ricordo delle sensazioni che quel corpo forte e virile le aveva trasmesso nel momento dell'amore, e le vennero le lacrime agli occhi da quando invece, dopo quella passione divorante, fosse tornato ad essere così comodo e accogliente. Il suo calore le si era insinuato dentro, poteva ancora sentirlo e non riusciva a scrollarselo di dosso.

Da quando la notte precedente gli aveva detto che anche lei ricambiava quel sentimento, non si erano più lasciati. Si erano desiderati fin da subito, benché lei avesse titubato all'inizio visto che non si era mai unita a nessun uomo prima di lui. Per André invece era stato diverso, e certo lei non si sarebbe mai aspettata di saperlo ancora vergine alla sua età, d'altronde era sempre stato un bel ragazzo e ora che aveva avuto modo di constatarlo di persona, certo non si stupiva del fatto che avesse già fatto esperienza in quel campo. Ma era stato ugualmente bellissimo la prima, come la seconda e la terza volta che avevano fatto l'amore, chiedendosi come fino a quel momento avesse potuto farne a meno. Le labbra morbide e febbricitanti di lei sfiorarono di nuovo le sue, e un brivido d'eccitazione troppo intenso gli attraverso la spina dorsale. Le loro bocche si unirono di nuovo, ma dopo un istante lui la spinse via ansimando, smorzando il suo entusiasmo sul nascere.

Dovevano per forza riposare e dormire almeno qualche ora, prima dell'alba.

- Mia nonna non mi lascerà dormire tutto il giorno, Oscar. Fra non molto verrà come sempre a bussare alla mia porta... - le ricordò lui.

- Saremmo dovuti andare in camera mia... Potremmo ancora farlo, non credi? - gli fece scherzosamente notare lei.

Lui le prese il capo biondo fra le mani costringendola a guardarlo: quando incontrando quei meravigliosi occhi azzurri che l'avevano fatto innamorare vide riflessa la sua stessa incontenibile passione, ad André mancò un colpo al cuore.

- E va bene. Fa di me quello che vuoi, mio comandante! - le rispose con sorrisetto adorabilmente malizioso.

Lo aspettava l'ultimo giorno di licenza e poi sarebbero tornati insieme a Parigi. Ciò nonostante, malgrado quella improvvisa e inaspettata felicità sapevano che dopo quei meravigliosi momenti rubati all'inclemente scorrere del tempo, la crudele realtà del periodo instabile e turbolento che stavano vivendo, li attendeva ancora dietro l'angolo.





- E così, quello di oggi è il tuo ultimo giorno di licenza - esordì tristemente Marie. 

Quando vide sua nonna, gli parve più pensierosa del solito.

- Nonna, ti senti bene? - le chiese preoccupato.

Marie era entrata nella sua camera per le solite faccende e dopo aver finito di rassettare, si era seduta sul letto. Una cosa assai insolita per lei, che generalmente a quell'ora del giorno era già sveglia da ore e non si fermava mai nemmeno per mangiare.

- E' solo un po di stanchezza, André - tagliò corto la donna.

Non era andata da lui per parlare delle sue vecchie ossa malandate, aveva ben altro in mente.

- Madamigella Oscar ha rifiutato la proposta del conte Girodel, lo sapevi? - disse lei dopo un breve silenzio.

- Oscar me l'ha detto nonna - le si sedette accanto come faceva sempre quando era piccolo, solo che ora era Marie a sembrare una bambina accanto a lui.

- Non fa altro che bere liquori da quando è diventata comandante della guardia nazionale. Mi ha anche detto che se non beve non riesce ad andare avanti... immagino che lo avrai notato anche tu? - gli confessò sua nonna.

- Non ha passato dei momenti facili in questi ultimi tempi, devi cercare di capirla - la giustificò lui, anche se la cosa gli dava comunque da pensare.

- Speravo di riavervi a casa entrambe André, sopratutto tu, ragazzo mio. Dio come somigli al tuo povero padre André, hai preso quasi tutto da lui, tranne i tuoi begli occhi... - gli disse sospirando.

Marie si lasciò sfuggire una carezza. Era una vita che non lo trattava con così tanta tenerezza, e questo finì per stranirlo ancora di più.

- Erano anni che non mi parlavi di lui e della mamma. Non ricordo nemmeno più i loro volti nonna, né il suono della loro voce... - le rispose André con tono malinconico.

- Eri troppo piccolo per ricordarti come fossero realmente. Quando morirono entrambi nell'incendio della nostra falegnameria di Buologne, tu avevi solo sei anni. Senti André, a proposito di questo, io dovrei parlarti di una cosa importante ... - Marie sospirò ancora più profondamente.

Armeggiò con una tasca del suo grembiule e tirò fuori una delle lettere che Joséphine aveva spedito a Robert per spiegargli cosa le fosse accaduto dopo quell'ultima notte insieme, ma la colse l'ansia: non sapeva proprio da dove cominciare.

- Nonna cos'è quella lettera? Nonna?! - André l'aveva vista perdere i sensi proprio lì fra le sue braccia.

L'adagiò su letto e corse dal suo padrone affinché chiamasse subito un medico.





Quando Oscar arrivò a Parigi scoprì che per i soldati della guardia, quello era giorno di visita. Dalla finestra del suo ufficio notò una giovane molto graziosa parlare con Alain, era poco più di una bambina, e lui la fissava con lo sguardo più tenero che avesse mai visto sul volto di qualcuno.

- Colonnello d'Agoult, chi è la ragazza che parla con Alain de Soisson? - volle sapere Oscar.

- E' la piccola Diane comandante, la sorella minore - rispose l'ufficiale con fare distratto.

- Quell'indisponente energumeno ha una sorellina così deliziosa? Ma guarda un po', il nostro Alain ha un punto debole dopotutto! - asserì Oscar sorridendo.

D'Agoult chiese il permesso di tornare ai suoi doveri, e Oscar rimase alla finestra a godersi quell'insolito spettacolo.

Era l'unico posto dove non avrebbe voluto essere. Arrossì al ricordo della notte precedente e il desiderio tornò prepotente a infiammarle le membra, risvegliate dal tocco delicato e sapientemente ponderato delle mani del suo uomo. Pochi minuti dopo aver salutato la sorella, Alain entrò nel suo ufficio con la lista che gli aveva chiesto di fare. Anche lui aveva uno strano sorriso quel giorno: un piglio orgoglioso e compiaciuto che ne rendeva la presenza nelle sue vicinanze, meno insopportabile del solito.

- Lassalle è tornato comandante - la mise al corrente lui.

- Mi fa piacere per lui, come sta? - domandò tornando a sedersi alla propria scrivania.

- Provato, ma vivo per lo meno - rispose Alain.

Oscar lo guardò ancora, e lui ricambiò il suo sguardo, ma sempre restando sull'attenti.

C'era qualcosa di fastidioso in quelle iridi nocciola dalle sfumature cangianti mentre le accarezzavano la figura indagatori. Qualcosa di terribilmente irritante e pericoloso, constatò, distogliendo i propri occhi da suoi.

Termino di leggere tutte le richieste, i suggerimenti e le lamentele fatte dai suoi soldati, e gli assicurò che avrebbe certamente fatto qualcosa in proposito.

- André tornerà domani, giusto? - le chiese prima di uscire dalla stanza.

- Sì, Alain - - Portategli i nostri saluti comandante, i miei e quelli di i ragazzi del nostro plotone - si raccomandò Alain.

- Certo, lo farò - rispose Oscar rilassandosi.

Non si fidava ancora di lui, e l'avrebbe aspettato al varco se si fosse permesso di farne un altra delle sue. Per il momento gli avrebbe dato una seconda occasione, visto che un uomo arguto e abile come lui, avrebbe potuto sicuramente farle comodo.





Il medico aveva visitato sua nonna a lungo, tenendolo sulle spine. Ma poi lo aveva rassicurato sulle sue condizioni; Marie aveva avuto solo un calo di pressione dovuto al caldo e alla stanchezza e non dovevano preoccuparsi più di tanto. Nell'attesa André aveva letto quella strana lettera che sua nonna teneva in mano prima di svenire, rimanendone profondamente turbato. Oscar lo aveva cercato subito una volta rientrata a casa e lo aveva trovato a suonare il pianoforte nella sala della musica, riscoprendo quell'insolito talento che lo aveva sempre contraddistinto, sia nel suonare uno strumento musicale, che nel cantare. André aveva un voce bellissima e Oscar chiuse gli occhi per un istante, godendosi quella carezza triste e malinconicamente vellutata, che aveva la capacità di toccare le note più profonde e nascoste della sua anima.

- Oscar da quanto sei qui? - le domandò sorpreso.

- No, non smettere per colpa mia, continua! - lo pregò raggiungendolo.

- Scusami, non avrei dovuto venire fin quassù a perdere tempo. Avevo bisogno di distrarmi... - si giustificò lui.

- Non devi scusarti André, sai che non ti abbiamo mai considerato solo un servo in questa casa. Per me sei come un membro della famiglia - gli ricordò Oscar.

- Ma è quello che sono dopotutto, no? Un servo e nient'altro! - controbatté lui decisamente contrariato.

- Sei turbato per via della nonna? - volle sapere Oscar. André si decise finalmente a guardarla, e per tutta risposta le tese la lettera contenente quella verità che gli stata nascosta per tutta la vita.

- Leggila Oscar, io l'ho fatto almeno una decina di volte e ancora non riesco a crederci... - le rispose sedendosi nuovamente sullo sgabello del pianoforte.

- Che pensi di fare ora? Perché tua nonna ti ha voluto parlare di questa storia solo adesso? - chiese Oscar forse più sconvolta di lui.

- La nonna sa dei miei sentimenti per te Oscar, e teme che questo mio amore proibito sia irrealizzabile come quello di mio padre per quella donna, la mia vera madre. Dovrei andarla a cercare? Che dovrei fare? Dovrei chiederle perché mi ha abbandonato? Onestamente non m'importa, credimi... - le spiegò lui anche se in fondo sapeva di star mentendo a sé stesso.

André non ebbe neanche la forza di pronunciarne il nome, per lui Joséphine Huguet era una estranea, eppure, il pensiero che la donna che lo aveva messo al mondo fosse ancora viva, gli diede insieme al dolore anche una gioia immensa.

- Il nostro amore proibito André, tuo e mio, ricordalo sempre. Ci penserò io a rassicurarla in proposito! Non ho paura di nessuno André, sopratutto ora che siamo un unica cosa noi due... - gli disse Oscar piena di comprensione e tenerezza.

- Oscar, ti amo più della mia stessa vita, lo sai questo vero? - le ripeté André temendo di non averlo fatto ancora abbastanza.

- Certo che lo so! Ti amo anch'io, e più di quanto tu possa immaginare... - lo rassicurò Oscar vedendo il suo sguardo cambiare radicalmente in meno di un secondo.

Lo aveva detto come se fosse del tutto ovvio anche per lui, e forse era così, ma poi si rese conto che era la prima volta che glielo diceva davvero. Quel ti amo non le aveva sfiorato le labbra nemmeno durante quella notte d'infuocata passione passata insieme, e le dispiacque moltissimo. Si ritrovarono ancora una volta vicini e André le fece scorrere le mani dalle spalle fino alla vita, fremendo per quel desiderio riacceso. Provava quasi un bisogno violento di fare l'amore con lei. A Oscar si spezzò il respiro, la bocca di André era terribilmente ingorda: prendeva ciò che lei gli offriva, persuadendola a dargli sempre di più. Si sentì completamente sopraffatta da quelle emozioni, non le importava cosa sarebbe stato di lei finché l'avesse toccata a qual modo, ma dopo quella serie di baci infuocati e di carezze proibite André sussultò, staccandosi da lei col fiato corto.

- Stai bene? - gli chiese Oscar in un sussurro.

- Non lo so... - replicò turbato.

- Perché hai smesso di baciarmi? - volle sapere di nuovo lei.

- Qualcuno potrebbe vederci Oscar, e finiremmo nei guai per questo. Io e mia nonna, e anche tu! - sbottò André alzandosi di scatto per allontanarsi il più possibile da lei.

Il malore di Marie e quella lettera tremenda lo avevano lacerato dentro, si sentiva così pieno di rabbia e di rancore da non riuscire a liberarsene. - Non ti permetterò di fare questo... - lo incalzò Oscar afferrandolo per il colletto della camicia.

- Questo cosa? - domandò lui senza capire.

- Di allontanarmi da te, ecco cosa! - gli rispose Oscar quasi avesse intuito cosa gli stesse veramente passando per la testa. Le si riempirono gli occhi di lacrime e lui si sentì morire per questo.

- Non era mia intenzione credimi, ho solo paura Oscar - le confessò finalmente.

- Paura di cosa? - gli chiese smarrita.

- Di non meritare tutta questa felicità Oscar, di non essere alla tua altezza... - ammise lui arrendendosi a quella verità che conosceva benissimo.

Oscar abbassò lo sguardo e si scostò, lasciando di colpo la presa.

- Devi venire da me stasera, voglio riparlarne. Adesso scusami, ma sono davvero molto stanca... - gli disse soltanto cercando di non manifestare la profonda delusione che provava in quel momento.

Attese invano una risposta, ma André rimase in silenzio chiudendosi in mutismo che non gli apparteneva. Era evidente che fosse sconvolto, quella giornata era stata pesante per lui, doveva capirlo. Aveva desiderato fino all'ultimo di ritrovare il calore del suo abbraccio e la tenerezza del suo sguardo, ma si arrese al fatto che lui non desiderava la compagnia di nessuno in quel momento, nemmeno la sua.




 




 

Salve a tutte, volevo informarvi che a causa delle vacanze il prossimo capitolo verrà postato con po di ritardo per cui non temete, tornerò presto a proseguire con la storia. Ne approfitto per salutare e ringraziare in particolare tutte le ragazze che mi hanno seguito e recensito fin ora e cioè Tedite, Lady michi 1 , Garakame, gr Lady 863 , pamina 71, Saratiz, oscar , Barbara1018, Lenovo e sissi - a . Spero di non aver dimenticato nessuno!

 

Un abbraccio affettuosissimo, Tea.
   
 
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