Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Rivaille_02    29/07/2017    0 recensioni
Quando Eren ritornò a casa, Mikasa ancora non c'era. Trovò un bigliettino sul tavolo della cucina scritto da lei: sarebbe stata a casa di Sasha fino alla mattina dopo.
«Anche oggi devo prepararmi la cena da solo?! Nossignore! Vado a mangiare fuori piuttosto» esclamò il ragazzo frustato. [...] Andò in camera e, aperta la porta, fece un salto all'indietro urlando. «Chi diavolo sei tu?!» chiese agitato alla strana creatura che stava occupando la sua stanza.
«Io? Levi. Sono uno shinigami» rispose l'altro calmissimo. Era una creatura piuttosto grande, nera, con le ali. «Tu devi essere Eren Jaeger, l'umano che si è impossessato del mio Death Note».
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Distretto di Trost, 17 Aprile 2017
Passò quasi un mese. Eren aveva iniziato il suo secondo anno di superiori senza uccidere nessuno mentre Levi rimaneva sempre a casa per pulire e rifare il letto del ragazzo. Ogni volta che lo faceva, pensava che sarebbe stato più veloce farlo nella sua forma umana. Il Death Note era nascosto nel cassetto della scrivania nella sua camera. La sorella non andava mai in quella stanza, quindi era fin troppo sicuro come posto. Stavano aspettando il consenso dell’esercito per andare fuori dalle mura ad esaminare i giganti.
“Ma quanto ci mettono quelli a darmi l’okay?”. Eren era scocciato. “Devo solo ammazzare quegli stupidi esseri, mica scappare e lasciarli morire. La miseria...”. Era di nuovo distratto durante la lezione di Scienze della professoressa Zoë che, preoccupata per l’alunno, andò da lui a fine ora.
«Jaeger, tutto bene? È un po’ di giorni che sei così...». Il ragazzo la guardò.
«Non si preoccupi, sto bene». Le sorrise. L’insegnante non ci credette.
«Come va a casa? Armin e Mikasa stanno con te dopo la scuola?» gli chiese mettendosi a sedere sul suo banco.
«Sì, certo».
«Allora cosa ti turba così tanto?». Eren prese un bel respiro, poi si decise a dirle tutto.
«Ho fatto richiesta per andare da solo fuori dalle mura». Hange spalancò gli occhi.
«Da solo?! Scherzi?! Non possiamo perdere uno come te, Eren!» esclamò.
«Stia tranquilla. I militari mi hanno portato là fuori qualche volta e ho avuto occasione di studiare il territorio. So dove nascondermi, come muovermi. Tornerò vivo, lo prometto». Eren mise la sua mano su quella della professoressa per tranquillizzarla.
«Mi raccomando, Eren. Fai attenzione».
Nel pomeriggio, durante la via del ritorno, il telefono del ragazzo squillò: era il comandante Erwin. Gli comunicò la conferma per l’uscita dalle mura. Quando arrivò a casa, lo andò a dire a Levi.
«Te l’hanno dato, finalmente» disse. Eren annuì entusiasta.
«Possiamo uccidere quei mostri!» esclamò andando indietro con la schiena, finendo per cadere e battere una bella testata contro il pavimento.
«Quanto sarai idiota».
«Sta zitto tu!» s’innervosì rialzandosi.
«Quindi quando si va?» chiese Levi.
«Domani mattina verso le dieci. Dobbiamo incontrare il comandante Erwin per farci dare un cavallo e poi possiamo uscire» spiegò sorridendo. All’udire quel nome, Levi sussultò.
«Un cavallo?».
«Non attirano i giganti, al contrario delle auto o delle moto».
«Capisco...».
«Qualcosa non va, Levi?» chiese preoccupato Eren.
«Niente».
«Sicuro? Guarda che mi preoccupo!».
«Non devi. Dopotutto, sono morto...». Il ragazzo non capì.
«Come “morto”? Io sapevo che gli shinigami non erano persone morte...».
«Hai capito male allora» disse in fretta. Eren sapeva che era una bugia, ma non glielo fece capire. Al contrario, rise.
«Allora, Levi! Vedi di riposarti bene che domani ci si sporca le mani!» esclamò sorridendo.
«Non devi sporcartele...» precisò.
«Ad ogni modo, si deve uccidere».
Il giorno seguente, Eren si svegliò presto per prepararsi al meglio. Sarebbero stati fuori fino alle cinque del pomeriggio, quindi doveva preparare anche dei panini. Una volta fatto, si avviò al cancello insieme a Levi. Nessuno poteva vedere o sentire gli shinigami, quindi era apposto. Arrivati lì, incontrarono il comandante Erwin. Mentre i soldati portavano il cavallo, si misero a chiacchierare. Al solo udire la sua voce, Levi si sentì come un vuoto dentro.
“Non è cambiato affatto, quell’idiota” pensò guardandolo. “È rimasto identico a vent’anni fa, anche le sue folte sopracciglia non sono cambiate...”.
Una volta portato l’animale, Eren ci montò sopra ringraziando la pazienza e la disponibilità dei militari. Il cancello si aprì e il ragazzo uscì insieme allo shinigami. Una volta che ebbero chiuso, erano completamente in territorio nemico. Per prima cosa, dovevano trovare un albero che sarebbe diventata la loro postazione momentanea. Lo trovarono a qualche chilometro di distanza. Il ragazzo lasciò il cavallo a terra e salì sul ramo più alto.
«Ci siamo, Levi. Dobbiamo solo aspettare che arrivi un gigante, inventare un soprannome, memorizzare quell’enorme testa e scrivere sul Death Note. Se funzionerà, sarà la prima vittoria dell’umanità» disse guardandosi intorno.
Dopo circa mezz’ora, passò davanti a loro un gigante. “Passò” per modo di dire. Stava come ballando. Faceva delle giravolte così, come se si divertisse.
«Gigante ballerina». Così lo chiamò Eren, che scoppiò a ridere appena lo vide.
«Concentrati, moccioso» gli ordinò Levi dietro di lui.
«Scusa Levi, ma quel gigante è troppo divertente!» esclamò scoppiando a ridere. Si riprese poco dopo e scrisse il soprannome sul Death Note e aspettò la sua morte. Questa avvenne poco dopo. Il ragazzo urlò di gioia. Sembrava Hange quando il preside le dava l’approvazione per fare esperimenti o quando le riuscivano.
«Guarda che caschi se ti agiti così, moccioso» gli disse lo shinigami tenendogli la schiena.
«Scusa, scusa! È che sono troppo felice, Levi!» alzò le braccia e strinse i pugni in segno di vittoria. «Ed è 1-0 per l’umanità!» esclamò.
«Guarda che non è una partita di calcio...».
«Abbiamo lo stesso ucciso un gigante!». Eren si girò e fece per abbracciarlo, ma venne bloccato dalla mano di Levi. «Che c’è? Non ti piacciono gli abbracci?» chiese deluso.
«No» rispose secco. Il ragazzo abbassò la testa. «Potrai abbracciarmi quando mi farai tornare umano». Il ragazzo alzò la testa mostrando il suo bel sorrisone.
«Dimmi che devo fare, per favore!».
«Ora come ora non puoi fare nulla. Quando sarà il momento, ti spiegherò tutto». Eren annuì felice.
Continuarono a uccidere giganti per il resto del pomeriggio, senza dire niente ai militari. Continuarono così per un bel po’ di giorni.
Territorio dei giganti, 5 Maggio 2017
“Eren Jaeger, il famoso sedicenne con un’intelligenza mai vista all’interno delle mura, in meno di un mese ha ucciso una trentina di giganti con un metodo sconosciuto persino ai militari! Crediamo in questo ragazzo dalle grandi potenzialità. E ora passiamo all’intimo femm...”. Eren spense la TV.
«Non t’interessa l’intimo femminile?» chiese Levi.
«Hanno parlato di me» rispose l’altro.
«È da una settimana che parlano di te» precisò lo shinigami. Il ragazzo si alzò e si buttò sul letto portandosi una mano sulla fronte.
«Oggi non possiamo uscire» sbuffò.
«L’avevo capito. Guarda che ore sono...».
«Devo andare da Armin» si rialzò velocemente. Aprì l’armadio e prese una maglietta a maniche corte.
«Perché ti vesti?».
«Non posso andare fuori a petto nudo, Levi. Soprattutto da Armin» rispose vestendosi.
«Ma eri così sexy». Queste parole fecero arrossire il ragazzo.
«Dillo quando sarai umano. Detto da uno shinigami mi fa un po’ senso...» si avvicinò alla porta e si fermò. «Se tornerai umano, quando anni avrai? L’età di quando eri morto?» chiese guardandolo.
«Esatto. I morti non crescono e non vedo l’ora di tornare in vita» rispose Levi bevendo del thè.
«Quando quel giorno arriverà, cosa farai?» domandò preoccupato.
«Deciderò sul momento, ma penso di saperlo già. Ora vai dal tuo amico» rispose. Allora Eren uscì e si diresse a casa di Armin.
“Quanti anni avrò? Cosa gli farò?”. Queste sono le domande che affliggevano Levi.
Il ragazzo, una volta a casa dell’amico, suonò il campanello. Non rispose.
“Eppure sono le undici...dovrebbe essere in casa” pensò. Si mise sotto la finestra di camera e iniziò a urlare.
«Armin!! Aprimi!!». Quando pensò che stesse giocando alla PlayStation, vide le tende spostarsi. Intravide il viso da bambino, i capelli biondi a caschetto e quegli occhioni color oceano che lo guardavano entusiasti. Andò subito ad aprire la porta facendo entrare l’amico.
«Vuoi qualcosa da mangiare Eren?» chiese gentilmente.
«No, tranquillo!» rispose l’altro sorridendogli. «Sono solo venuto a dirti una cosa...». Armin si mise davanti a lui, a pugni chiusi, emozionato.
«Cosa, cosa? È una cosa bella?» domandò saltellando.
«Molto bella». Il biondo si avvicinò contento. «Buona giornata dei bambini!» esclamò abbracciandolo.
«C-cosa...?». Il ragazzo era confuso. «Ma non sono un bambino...» ribattè gonfiando le guance.
«Infatti. Tu sei il mio bambino Armin!» precisò stringendolo. L’altro arrossì.
«E-Eren...era una dichiarazione o...?».
«Dichiarazione? Di che parli, Armin? Tu sei il mio migliore amico, lo sai!».
Levi, che lo aveva seguito, tirò un sospiro di sollievo.
“Non devo scrivere un nome sul Death Note facendo soffrire il mio ragazzo” pensò tornando a casa. “Quando mi farà tornare umano, vedrà cosa gli farò...quel ragazzino...”.
   
 
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