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Autore: Daniel_The White    31/07/2017    2 recensioni
La morte di Cedric Diggory ha scosso la pace di Hogwarts. Il Signore Oscuro è tornato ma il Ministero cerca di nascondere la verità. Un giovane mago torna dalla Nuova Zelanda ad Hogwarts, mentre dagli Stati Uniti tre nuovi professori stanno facendo le valige. Nuovi e vecchi personaggi si incrociano. Là dove il mistero, la sfiducia e l'incertezza minano la società magica e Voldemort si staglia pronto a riconquistare il potere, Hogwarts riuscirà a ricordare la sua storia o finirà divisa?
Nuove amicizie e amori sboccieranno, altri finiranno amarmente, mentre il mondo magico si prepara ad una guerra che ancora non conosce, Hogwarts diventerà il fulcro della salvezza o della rovina di tutta l'Inghileterra.
P.S. Questa fanific si discosterà dal canone su specifici punti e progressivamente si svilupperà alternativamente alla continuity originale.
Genere: Avventura, Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Luna Lovegood, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Harry, Luna/Theodore, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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Daniel si svegliò a notte fonda, gli occhi incrostati dal pianto della sera prima. Guardò l’orologio sul suo comodino, erano le quattro di notte ma ormai lui non aveva più sonno. Di colpo si ricordò di quanto accaduto e fu come se il mondo gli cadesse sulle spalle. Immerso in una miriade di pensieri si mise al riflettere sul letto, la schiena appoggiata contro l’armadio a muro e le gambe rannicchiate. Sentiva un freddo cane, benché fosse il 12 luglio e ci fossero venti gradi quella notte.

Sapeva che prima o poi il giorno in cui sarebbe dovuto tornare in Inghilterra sarebbe arrivato ma non doveva succedere prima del suo diciottesimo compleanno e si era dato del tempo per pensare ad una soluzione ma il fato l’aveva colto impreparato. Il suo destino, come tutti i primogeniti della sua famiglia, era di diventare Speaker, ovvero presidenti del Wizengamot, l’alta corte dei maghi nonché l’equivalente del parlamento dei Babbani. La carica era ereditaria in Inghilterra dall’entrata in vigore dello Statuto Internazionale di Segretezza del 1692, da quando Fenir Nightingale, suo avo, era stato chiamato a ricoprire il ruolo grazie alle sue eccezionali doti diplomatiche che avevano messo fine alla Terza Guerra Magica contro i Giganti; tale impresa gli era valsa la carica e la residenza di Merrist Wood, nel Surrey. Lo Speaker infatti doveva essere l’emblema dell’imparzialità, mantenere i rapporti col suo equivalente babbano e a fungere da mediatore nelle questioni che li interessavano.

Un ruolo che molti avrebbero trovato eccellente ma che era costato a molti della sua famiglia una morte prematura: in tempi recenti sia suo bisnonno Albert che suo padre Robert erano stati assassinati rispettivamente da Grindelwald e da Voldemort.

Daniel si strinse le gambe al petto: lui non voleva morire giovane, né voleva andarsene da casa sua in Nuova Zelanda, stava bene lì, aveva buoni amici, una buona scuola ed era sicuramente più felice di quanto lo fosse mai stato in Inghilterra nei suoi primi cinque anni di vita.

Ma sapeva di non avere scelta. Lui era l’ultimo della sua famiglia, figlio unico, non c’era nessun altro se non lui. Se avesse rinunciato la carica sarebbe stata abolita o probabilmente ci sarebbe voluto molto tempo per trovare un successore; questo Daniel non lo voleva: l’aveva promesso a suo padre la notte in cui l’aveva visto morire, prima di fuggire con sua madre.

“Cavolo, non ho via d’uscita” si maledisse Daniel, appoggiando la testa contro l’armadio. Il lento mormorio dei grilli che increspava il fruscio del vento fra gli alberi erano gli unici rumori che gli tenevano compagnia nel flusso dei suoi pensieri.

Inoltre se la lettera era già arrivata questo significava una cosa sola: suo nonno era morto. Daniel si diresse in cucina sperando che sua madre avesse lasciato entrambe le lettere del ministero sul tavolo, aveva bisogno di risposte. Sgattaiolando in punta di piedi nell’altra stanza con la bacchetta in mano, Daniel intravide le lettere sul tavolo.

Lumos” disse con un sussurro, sentendosi sulla sedia più vicina e prendendo la più piccola delle due. La scorse velocemente non volendo indugiare troppo sulle parole. A quanto pare suo nonno era morto di morte naturale all’età di 80 anni per un attacco di cuore nel sonno; secondo la lettera si era spento serenamente.

Daniel non poté fare in tempo a ricacciare una lacrima indietro prima che gli solcasse il viso. Non aveva avuto mai un gran rapporto con suo nonno, ma gli voleva bene e sapeva che il burbero mago, pur con tutti i suoi pregiudizi e le sue rigidità ne voleva molto anche a lui. Il funerale si sarebbe tenuto il giorno successivo nella chiesa di Merrist Wood, secondo le sue ultime disposizioni e Daniel sapeva che per quel giorno avrebbe dovuto dire addio alla sua vita. Lui sarebbe diventato Speaker una volta ottenuto il MAGO, fino ad allora sua madre era chiamata a ricoprire il seggio vacante.

Daniel si insultò in silenzio dandosi del miserabile, anche per lei non sarebbe stato facile: un conto era esercitare la professione di avvocato ad Hamilton Bay, un’altra cosa era il Wizengamot. Non temeva per la sua competenza ma perché si sarebbe trovata nell’occhio del ciclone, se le notizie che gli erano arrivate dall’Inghilterra erano vere.

Albus Silente in un intervista si poche settimane prima aveva annunciato il ritorno di Lord Voldemort, per poi essere smentito dal Ministro della Magia in persona. Sembrava un dannato casino agli occhi di Daniel e non avrebbe mai voluto mettere sua madre in prima linea ma non c’era niente che potesse fare.

“Come sempre, sei inutile” gli disse una voce malevola dentro di sé e lui dovette ammettere con rabbia che aveva ragione.

Posando la lettera, Daniel decise di tornare il camera sua e di mettersi ad ascoltare il suo walkman, sperando che un po’ di musica potesse distrarlo dalle ultime notizie. Non era passata che una mezz’ora quando vide un bagliore dalla porta aperta provenire dalla cucina; si tolse  immediatamente le cuffie e fece per alzarsi dal letto quando sentì una voce calma e profonda dire: “Oh, cielo, speriamo che funzioni...Signora Anne, Signorino Daniel?”.

Daniel si tolse immediatamente le cuffie e volò in cucina con un sorriso riconoscendo la faccia che torreggiava tra le fiamme del camino. Il volto apparteneva d un uomo vestito impeccabilmente, sulla sessantina con capelli grigi accuratamente tirati all’indietro e folte sopracciglia grigie anch’esse, un volto gentile e uno sguardo pronto dietro un paio di occhiali tondi, portati su di un naso leggermente schiacciato.

“Michael!” esclamò Daniel, contento di rivedere dopo anni il viso del maggiordomo di suo nonno. Il suo volto si distese in un sorriso misto a sorpresa.

“Oh cielo, Signorino Daniel, quanto è cresciuto! Mi dispiace non poterle stringerle la mano, conto di poterlo fare presto però.” concluse l’uomo con un leggero inchino della testa.

“Niente formalità Michael, ti prego” rispose Daniel. “Come va alla villa, cercavi mia madre? Ho paura che stia ancora dormendo, credo tu abbia sbagliato il fuso orario di qualche ora”. sopraggiunse con un sorriso.

Il maggiordomo sembrò guardare qualcosa verso il basso e poi esclamò sconcertato. “Oh cielo, sembra proprio che lei abbia ragione, mi dispiace per questa intrusione nel cuore della notte”.

“Non ti preoccupare, parliamo solo a voce bassa” riprese il ragazzo mentre il sorriso gli si spengeva nel volto. “Immagino tu sia qui per il nostro rientro di domani. Quand’è il funerale?” chiese sbattendo le palpebre due volte ed abbassando lo sguardo.

“Sì infatti, le porgo le mie più sincere condoglianze per la morte di suo nonno, signorino Daniel, era un grande mago e nessuno più di me sente la sua mancanza. Il funerale è stato fissato per domani sera alle 18 nella chiesa di Merrist Wood, in una cerimonia strettamente privata, quindi non dovrà preoccuparsi di niente. In ogni caso, quando sua madre sarà sveglia, la prego di farmi sapere l’ora del vostro rientro, così che tutto sia pronto ed impeccabile” disse il maggiordomo con tono professionale.

“Ti ringrazio Michael, dirò tutto a mamma appena si sveglierà, non temere” concluse Daniel riabbozzando un sorriso tirato.

“Perfetto signorino Daniel, non vedo l’ora di poterle stringerle la mano di persona, anche se avrei di gran lunga preferito circostanze più felici di queste. Sono a sua disposizione per qualsiasi cosa avesse bisogno.” concluse il maggiordomo con un altro inchino.

“Grazie Michael, ci vediamo domani, anzi, questo pomeriggio” disse Daniel guardando l’orologio.

“A presto, signorino Daniel” rispose l’altro prima di scomparire dal camino dopo un ennesimo inchino.

Daniel si sentiva già a disagio con le formalità del suo vecchio maggiordomo e si ricordò perché se ne stava bene ad Hamilton Bay: non c’era bisogno di queste cose, solo un po’ di gentilezza. Con un sospiro tornò in camera e appena toccò il letto il sonno lo colse all’improvviso, facendolo sprofondare come un sasso fra le braccia di Morfeo.

Il giorno successivo fu sua madre a svegliarlo ed il sole era già altro da un pezzo. “Svegliati dormiglione” disse Anne entrando e aprendo la finestra della camera.

“Forza devi fare colazione, sistemare le tue cose, poi salutare Blaise e Rachel e prepararti a partire. Coraggio c’è poco tempo, non è il caso di continuare a poltrire!” concluse la donna tirandogli giù di forza le coperte.

Eddai mamma!” esclamò Daniel rintontito prima di vedere l’ora, erano già le undici suonate. “Cazzo, quanto è tardi!” disse chiudendo la porta della stanza dietro alla madre e vestendosi in fretta.

Riemergendo come un tornado dalla sua stanza volò in cucina e, sbrigandosi a finire i cerali col latte, chiese a sua madre “Faffo veffono Rafef e Blafiel?” chiese con la bocca piena. Doveva assolutamente avere del tempo coi suoi amici, non poteva andarsene così su due piedi, senza nemmeno slautarli.

“Manda giù” disse Anne con uno scappellotto versandogli un bicchiere di succo d’arancia, saranno qui fra un’ora circa gli ho invitati per pranzo e mi aspetto che tu abbia preparato le tue cose per quell’ora” aggiunse guardandolo con uno sguardo penetrante che non ammetteva repliche.

Daniel annuì sbrigandosi a finire la colazione per poi chiudersi in camera e aprire la scaletta che portava alla soffitta da cui portò giù due grandi valige. Quando le apri vide che erano quelle piene di scompartimenti già fatti.

“Bene, ora mi serve solo la bacchetta” si disse mentre tirava fuori le sue cose dai cassetti. Passò una buona ora a preparare tutto e a ridurlo per farlo entrare nelle due valige. La cosa a cui teneva più di tutte, un proiettore con tanto di schermo lo ripose accuratamente in una scatolina di polistirolo, pregando che reggesse bene il viaggio.

Proprio quando mentalmente passava in rassegna tutte le sue cose sentì squillare il campanello e si precipitò fuori ad accogliere i suoi due amici. I loro sguardi dicevano tutto più di mille parole; anche se sapevano che quel giorno sarebbe arrivato non riuscirono a nascondere la tristezza per quanto stava per accadere.

“Ti verremo a trovare, quando non sarai a scuola” disse Blaise

“E non dimenticare di scrivere”, aggiunse Rachel coi lucciconi agli occhi.

“Mai” esclamò Daniel abbracciandoli entrambi. “Mi mancherete tantissimo” disse non celando una lacrima.

“Anche tu!” risposero in coro i due rispondendo all’abbraccio.

Il pranzo fu felice e gioioso, nonostante presto tutti dovessero sentire la mancanza gli uni degli altri. Anche Anne che esteriormente non dava nulla a vedere, internamente le dispiaceva strappare il figlio dalla piccola dimensione di felicità che si erano costruiti. Ed era ancor più spaventata da quanto stava accadendo in Inghilterra ma c'era poco da fare, anche lei aveva fatto una promessa a suo marito Robert, che non avrebbe mai infranto, altrimenti la sua morte sarebbe stata vana e questo lei non l’avrebbe mai permesso.

Nel primo pomeriggio i tre amici fecero una rapida passeggiata nei dintorni per togliersi di dosso il peso di quello che stava per succedere, anche se tutti sapevano che presto sarebbe giunta l’ora di salutarsi.

Fu la voce risoluta di Anne a far suonare la campana degli addii. “Forza Dan, è era di sbrigarsi” gli disse sua madre dalla finestra che dava sul giardino. “Non possiamo arrivare in ritardo”.

Daniel abbracciò per l’ultima volta Blaise e Rachel coi lucciconi agli occhi prima di salutarli ed entrare in casa. I bagagli erano tutti riuniti davanti al camino acceso e Anne stava aspettando il figlio con in mano il sacchetto della metropolvere.

“Sarà un viaggio un po’ brusco, non ne hai mai fatto uno di così lungo” disse la donna.

“Non preoccuparti mamma, andiamo” disse Daniel risoluto.

“Come è diverso da ieri!” pensò fra sé la donna sistemandogli il colletto prima di preparare il camino per il viaggio. Poi gli fece cenno di proseguire porgendogli un pizzico di polvere.

“Villa Nightingale. Surrey” disse Daniel a voce alta e mentre la vista della sua vecchia casa scompariva  ed un turbinio di fiamme lo inghiottiva;  si sentì tirato come da un aspirapolvere ed in quel momento il giovane mago pregò Dio con tutto il suo cuore di riuscire a cambiare vita senza cambiare se stesso. In quel momento si ricordò del film che aveva visto al cinema qualche settimana prima con Rachel e Blaise “Le ali della libertà” e sperò davvero di non finire chiuso in una prigione per il resto della sua vita.

 

 

Note dell’autore. In questa fanfiction saranno esplorate anche tematiche come la religione non trattate di proposito dalla Rowling nel canon originale. Nello specifico Daniel è cattolico. A differenza dell’Inghilterra, dove né il primo ministro né lo Speaker dei Comuni possono essere di un’altra religione che quella anglicana, nel 1902 tale similitudine col mondo babbano è stata cancellata dal Wizengamot, che ha garantito la neutralità più completa del Ministero nei confronti di qualsiasi fede professata.

 

  
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