Daniel si svegliò a notte fonda,
gli occhi incrostati dal pianto della sera prima. Guardò l’orologio sul suo
comodino, erano le quattro di notte ma ormai lui non aveva più sonno. Di colpo
si ricordò di quanto accaduto e fu come se il mondo gli cadesse
sulle spalle. Immerso in una miriade di pensieri si mise al riflettere sul
letto, la schiena appoggiata contro l’armadio a muro e le gambe rannicchiate. Sentiva un freddo cane, benché fosse il 12 luglio e ci fossero
venti gradi quella notte.
Sapeva che prima o poi il giorno
in cui sarebbe dovuto tornare in Inghilterra sarebbe arrivato ma non doveva
succedere prima del suo diciottesimo compleanno e si era dato del tempo per
pensare ad una soluzione ma il fato l’aveva colto impreparato. Il suo
destino, come tutti i primogeniti della sua famiglia, era di
diventare Speaker, ovvero presidenti del Wizengamot, l’alta corte dei maghi
nonché l’equivalente del parlamento dei Babbani. La
carica era ereditaria in Inghilterra dall’entrata in vigore dello Statuto
Internazionale di Segretezza del 1692, da quando Fenir
Nightingale, suo avo, era stato chiamato a ricoprire il ruolo grazie alle sue
eccezionali doti diplomatiche che avevano messo fine alla Terza Guerra Magica
contro i Giganti; tale impresa gli era valsa la carica e la residenza di Merrist Wood, nel Surrey. Lo
Speaker infatti doveva essere l’emblema dell’imparzialità, mantenere i rapporti
col suo equivalente babbano e a fungere da mediatore
nelle questioni che li interessavano.
Un ruolo che molti avrebbero
trovato eccellente ma che era costato a molti della sua famiglia una morte
prematura: in tempi recenti sia suo bisnonno Albert che suo padre
Robert erano stati assassinati rispettivamente da Grindelwald
e da Voldemort.
Daniel si strinse le gambe al
petto: lui non voleva morire giovane, né voleva andarsene da casa sua in Nuova
Zelanda, stava bene lì, aveva buoni amici, una buona scuola ed era sicuramente
più felice di quanto lo fosse mai stato in Inghilterra nei suoi primi cinque
anni di vita.
Ma sapeva di non avere scelta.
Lui era l’ultimo della sua famiglia, figlio unico, non c’era nessun altro se non
lui. Se avesse rinunciato la carica sarebbe stata abolita o probabilmente ci
sarebbe voluto molto tempo per trovare un successore; questo Daniel non lo
voleva: l’aveva promesso a suo padre la notte in cui l’aveva visto morire,
prima di fuggire con sua madre.
“Cavolo, non ho via d’uscita” si
maledisse Daniel, appoggiando la testa contro l’armadio. Il lento mormorio dei
grilli che increspava il fruscio del vento fra gli alberi erano gli unici
rumori che gli tenevano compagnia nel flusso dei suoi pensieri.
Inoltre se la lettera era già
arrivata questo significava una cosa sola: suo nonno era morto. Daniel si
diresse in cucina sperando che sua madre avesse lasciato entrambe le lettere
del ministero sul tavolo, aveva bisogno di risposte. Sgattaiolando in punta di
piedi nell’altra stanza con la bacchetta in mano, Daniel intravide le lettere
sul tavolo.
“Lumos”
disse con un sussurro, sentendosi sulla sedia più vicina e prendendo la più
piccola delle due. La scorse velocemente non volendo indugiare troppo sulle
parole. A quanto pare suo nonno era morto di morte naturale all’età di 80 anni
per un attacco di cuore nel sonno; secondo la lettera si era spento
serenamente.
Daniel non poté fare in tempo a
ricacciare una lacrima indietro prima che gli solcasse il viso. Non aveva avuto
mai un gran rapporto con suo nonno, ma gli voleva bene e sapeva che il burbero
mago, pur con tutti i suoi pregiudizi e le sue rigidità ne voleva molto anche a
lui. Il funerale si
sarebbe tenuto il giorno successivo nella chiesa di Merrist
Wood, secondo le sue ultime disposizioni e Daniel sapeva che per quel giorno
avrebbe dovuto dire addio alla sua vita. Lui sarebbe diventato Speaker una
volta ottenuto il MAGO, fino ad allora sua madre era chiamata a ricoprire il
seggio vacante.
Daniel si insultò in silenzio
dandosi del miserabile, anche per lei non sarebbe stato facile: un conto era
esercitare la professione di avvocato ad Hamilton Bay, un’altra cosa era il
Wizengamot. Non temeva per la sua competenza ma perché si sarebbe trovata
nell’occhio del ciclone, se le notizie che gli erano arrivate dall’Inghilterra erano
vere.
Albus
Silente in un intervista si poche settimane prima aveva annunciato il ritorno
di Lord Voldemort, per poi essere smentito dal Ministro della Magia in persona.
Sembrava un dannato casino agli occhi di Daniel e non avrebbe mai voluto mettere
sua madre in prima linea ma non c’era niente che potesse fare.
“Come sempre, sei inutile” gli
disse una voce malevola dentro di sé e lui dovette ammettere con rabbia che
aveva ragione.
Posando la lettera, Daniel decise
di tornare il camera sua e di mettersi ad ascoltare il suo walkman, sperando
che un po’ di musica potesse distrarlo dalle ultime notizie. Non era passata
che una mezz’ora quando vide un bagliore dalla porta aperta provenire dalla
cucina; si tolse immediatamente le
cuffie e fece per alzarsi dal letto quando sentì una voce calma e profonda dire:
“Oh, cielo, speriamo che funzioni...Signora Anne, Signorino Daniel?”.
Daniel si tolse immediatamente le
cuffie e volò in cucina con un sorriso riconoscendo la faccia che torreggiava
tra le fiamme del camino. Il volto apparteneva d un uomo vestito
impeccabilmente, sulla sessantina con capelli grigi accuratamente tirati
all’indietro e folte sopracciglia grigie anch’esse, un volto gentile e uno
sguardo pronto dietro un paio di occhiali tondi, portati su di un naso
leggermente schiacciato.
“Michael!” esclamò Daniel,
contento di rivedere dopo anni il viso del maggiordomo di suo nonno. Il suo
volto si distese in un sorriso misto a sorpresa.
“Oh cielo, Signorino Daniel,
quanto è cresciuto! Mi dispiace non poterle stringerle la mano, conto di
poterlo fare presto però.” concluse l’uomo con un leggero inchino della testa.
“Niente formalità Michael, ti
prego” rispose Daniel. “Come va alla villa, cercavi mia madre? Ho paura che
stia ancora dormendo, credo tu abbia sbagliato il fuso orario di qualche ora”.
sopraggiunse con un sorriso.
Il maggiordomo sembrò guardare
qualcosa verso il basso e poi esclamò sconcertato. “Oh cielo, sembra proprio
che lei abbia ragione, mi dispiace per questa intrusione nel cuore della
notte”.
“Non ti preoccupare, parliamo
solo a voce bassa” riprese il ragazzo mentre il sorriso gli si spengeva nel
volto. “Immagino tu sia qui per il nostro rientro di domani. Quand’è il
funerale?” chiese sbattendo le palpebre due volte ed abbassando lo sguardo.
“Sì infatti, le porgo le mie più
sincere condoglianze per la morte di suo nonno, signorino Daniel, era un grande
mago e nessuno più di me sente la sua mancanza. Il funerale è stato fissato per
domani sera alle 18 nella chiesa di Merrist Wood, in
una cerimonia strettamente privata, quindi non dovrà preoccuparsi di niente. In
ogni caso, quando sua madre sarà sveglia, la prego di farmi sapere l’ora del
vostro rientro, così che tutto sia pronto ed impeccabile” disse il maggiordomo
con tono professionale.
“Ti ringrazio Michael, dirò tutto
a mamma appena si sveglierà, non temere” concluse Daniel riabbozzando un sorriso tirato.
“Perfetto signorino Daniel, non
vedo l’ora di poterle stringerle la mano di persona, anche se avrei di gran
lunga preferito circostanze più felici di queste. Sono a sua disposizione per
qualsiasi cosa avesse bisogno.” concluse il maggiordomo con un altro inchino.
“Grazie Michael, ci vediamo domani,
anzi, questo pomeriggio” disse Daniel guardando l’orologio.
“A presto, signorino Daniel”
rispose l’altro prima di scomparire dal camino dopo un ennesimo inchino.
Daniel si sentiva già a disagio
con le formalità del suo vecchio maggiordomo e si ricordò perché se ne stava
bene ad Hamilton Bay: non c’era bisogno di queste cose, solo un po’ di
gentilezza. Con un sospiro tornò in camera e appena toccò il letto il sonno lo
colse all’improvviso, facendolo sprofondare come un sasso fra le braccia di
Morfeo.
Il giorno successivo fu sua madre
a svegliarlo ed il sole era già altro da un pezzo. “Svegliati dormiglione”
disse Anne entrando e aprendo la finestra della camera.
“Forza devi fare colazione,
sistemare le tue cose, poi salutare Blaise e Rachel e prepararti a partire. Coraggio
c’è poco tempo, non è il caso di continuare a poltrire!” concluse la donna
tirandogli giù di forza le coperte.
“Eddai
mamma!” esclamò Daniel rintontito prima di vedere l’ora, erano già le undici
suonate. “Cazzo, quanto è tardi!” disse chiudendo la porta della stanza dietro
alla madre e vestendosi in fretta.
Riemergendo come un tornado dalla
sua stanza volò in cucina e, sbrigandosi a finire i cerali col latte, chiese
a sua madre “Faffo veffono Rafef e Blafiel?” chiese con la
bocca piena. Doveva assolutamente avere del tempo coi suoi amici, non poteva
andarsene così su due piedi, senza nemmeno slautarli.
“Manda giù” disse Anne con uno
scappellotto versandogli un bicchiere di succo d’arancia, saranno qui fra
un’ora circa gli ho invitati per pranzo e mi aspetto che tu abbia preparato le
tue cose per quell’ora” aggiunse guardandolo con uno sguardo penetrante che non
ammetteva repliche.
Daniel annuì sbrigandosi a finire
la colazione per poi chiudersi in camera e aprire la scaletta che portava alla
soffitta da cui portò giù due grandi valige. Quando le apri vide che erano
quelle piene di scompartimenti già fatti.
“Bene, ora mi serve solo la
bacchetta” si disse mentre tirava fuori le sue cose dai cassetti. Passò una
buona ora a preparare tutto e a ridurlo per farlo entrare nelle due valige. La
cosa a cui teneva più di tutte, un proiettore con tanto di schermo lo ripose
accuratamente in una scatolina di polistirolo, pregando che reggesse bene il
viaggio.
Proprio quando mentalmente
passava in rassegna tutte le sue cose sentì squillare il campanello e si
precipitò fuori ad accogliere i suoi due amici. I loro sguardi dicevano tutto
più di mille parole; anche se sapevano che quel giorno sarebbe arrivato non
riuscirono a nascondere la tristezza per quanto stava per accadere.
“Ti verremo a trovare, quando non sarai a scuola” disse Blaise
“E non dimenticare di scrivere”,
aggiunse Rachel coi lucciconi agli occhi.
“Mai” esclamò Daniel
abbracciandoli entrambi. “Mi mancherete tantissimo” disse non celando una
lacrima.
“Anche tu!” risposero in coro i
due rispondendo all’abbraccio.
Il pranzo fu felice e gioioso,
nonostante presto tutti dovessero sentire la mancanza gli uni degli altri.
Anche Anne che esteriormente non dava nulla a vedere, internamente le
dispiaceva strappare il figlio dalla piccola dimensione di felicità che si
erano costruiti. Ed era ancor più spaventata da quanto stava accadendo in
Inghilterra ma c'era poco da fare, anche lei aveva fatto una promessa a suo marito
Robert, che non avrebbe mai infranto, altrimenti la
sua morte sarebbe stata vana e questo lei non l’avrebbe mai permesso.
Nel primo pomeriggio i tre amici
fecero una rapida passeggiata nei dintorni per togliersi di dosso il peso di
quello che stava per succedere, anche se tutti sapevano che presto sarebbe
giunta l’ora di salutarsi.
Fu la voce risoluta di Anne a far
suonare la campana degli addii. “Forza Dan, è era di sbrigarsi” gli disse sua
madre dalla finestra che dava sul giardino. “Non possiamo arrivare in ritardo”.
Daniel abbracciò per l’ultima
volta Blaise e Rachel coi lucciconi agli occhi prima di salutarli ed entrare in
casa. I bagagli erano tutti riuniti davanti al camino acceso e Anne stava
aspettando il figlio con in mano il sacchetto della metropolvere.
“Sarà un viaggio un po’ brusco,
non ne hai mai fatto uno di così lungo” disse la donna.
“Non preoccuparti mamma, andiamo”
disse Daniel risoluto.
“Come è diverso da ieri!” pensò
fra sé la donna sistemandogli il colletto prima di preparare il camino per il
viaggio. Poi gli fece cenno di proseguire porgendogli un pizzico di polvere.
“Villa Nightingale. Surrey” disse Daniel
a voce alta e mentre la vista della sua vecchia casa scompariva ed un turbinio di fiamme lo inghiottiva; si sentì tirato come da un aspirapolvere ed
in quel momento il giovane mago pregò Dio con tutto il suo cuore di riuscire a
cambiare vita senza cambiare se stesso. In quel momento si ricordò del film che
aveva visto al cinema qualche settimana prima con Rachel e Blaise “Le ali della
libertà” e sperò davvero di non finire chiuso in una prigione per il resto
della sua vita.
Note dell’autore. In questa fanfiction saranno esplorate anche tematiche come la
religione non trattate di proposito dalla Rowling nel canon
originale. Nello specifico Daniel è cattolico. A differenza dell’Inghilterra,
dove né il primo ministro né lo Speaker dei Comuni possono essere di un’altra
religione che quella anglicana, nel 1902 tale similitudine col mondo babbano è stata cancellata dal Wizengamot, che ha garantito
la neutralità più completa del Ministero nei confronti di qualsiasi fede
professata.