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Autore: DesiKookie93    03/08/2017    3 recensioni
Scopri una verità che i tuoi genitori ti hanno nascosto fin da quando eri piccola... pensando di farlo per il tuo bene...
Come la prenderai?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio, Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I genitori guardarono la figlia correre nella sua camera senza proferir parola, e senza nemmeno provare a fermarla.
Sapevano benissimo di aver sbagliato, che era solo colpa loro se lei reagiva in quel modo.
In più, era la prima volta che lei urlava contro di loro, di solito non litigavano mai, al massimo qualche battibecco che si risolveva subito.
Quindi vedendola così, non sapevano proprio come reagire, anche perché non potevano dirle di aver sbagliato dato che aveva avuto tutte le ragioni per essere arrabbiata con loro.
 
Il marito guardò la moglie non sapendo cosa fare, e la vide che si stava torturando le mani nervosamente, tenendo lo sguardo basso.
Notò inoltre che lei con la coda dell’occhio, continuava a fissare il ragazzo che come loro non si era ancora mosso dal punto in cui si trovava, e ora dava loro le spalle perché stava fissando le scale.
L’uomo sapeva che oltre alla figlia, doveva fare i conti anche con il figlio che forse, o quasi sicuramente, era quello che aveva più bisogno di spiegazioni.
Sapeva benissimo che lui fosse profondamente arrabbiato con loro per averlo abbandonato dalla nascita, certo, non proprio abbandonato dato che lo avevano lasciato alla sorella del marito, ma comunque lo avevano fatto crescere facendogli credere che fosse il figlio di un’altra donna e che quella che effettivamente era sua sorella, doveva chiamarla cugina.
La cosa che aveva lasciato più sorpreso l’uomo, era che Jungkook era non solo arrabbiato con loro, ma per qualche motivo lo era anche con la sorella.
Non si spiegava il motivo, insomma, come lui anche lei aveva vissuto dovendolo chiamare cugino…
Che il motivo della sua rabbia nei confronti della sorella fosse perché loro avevano tenuto lei e non lui?
E poi… per quale motivo Jungkook era così convinto che Y/N sapesse già tutto da molto tempo?
Se così fosse stato, non avrebbero dovuto avere quella discussione in quel momento no?
Invece i due genitori avevano dovuto dire ai figli che dovevano parlare, proprio perché Y/N era l’UNICA persona tra loro a non sapere la verità.
L’uomo sapeva bene che Jungkook lo aveva scoperto quando ancora vivevano tutti in Corea, ma lei era sempre rimasta all’oscuro di tutto, poiché lui e la moglie, insieme alla sorella di lui, cioè la zia, facevano molta attenzione a non parlare davanti ai figli, e speravano che Jungkook non le dicesse nulla, perché altrimenti sarebbe stata più difficile da spiegare poi.
Così, guardando ancora il figlio per qualche secondo, decise che forse per il momento era meglio non discutere oltre, come la moglie, nemmeno lui sopportava alzare la voce o discutere con i suoi figli, quindi decise che avrebbero ripreso il discorso quando si sarebbero calmati un pochino.
Si alzò dal divano e si diresse verso le valigie del figlio ancora all’entrata, e prendendone una, lo guardò e gli fece segno di seguirlo.
 
- Vieni, ti mostro la tua camera. – disse tenendo il tono di voce basso, aveva il timore che il figlio potesse rispondergli, e non voleva. 

Infatti vide che Jungkook gli lanciò un’occhiataccia, ma poi senza parlare prese una valigia e lo seguì.
 
 

PoV Jungkook
 

Dopo che Y/N disse quella frase, rimasi a bocca aperta e il mio sguardo la seguì finchè non sparì in cima alle scale, rimasi lì immobile a guardare il punto in cui era sparita.
Quella frase che lei aveva gridato contro i genitori prima di andarsene continuò a rimbombare nella mia testa.
 
- Allora quando siamo partiti per l’Italia dovevamo portare con noi anche Jungkook!!! – 

Davvero lei non sapeva nulla del fatto che fossimo fratelli e non cugini?
Io lo avevo scoperto quando ero piccolo e loro vivevano ancora vicino a noi, ma pensavo che lei in questi anni che siamo stati divisi l’avesse scoperto, in qualche modo.
 
 
- Ricordo – 

Quando lo avevo scoperto io, era stata una sera in cui mi ero svegliato in piena notte per colpa di un incubo, e mi ero alzato per andare da quella che credevo mia madre.
Avevo sentito la sua voce provenire dalla cucina, così mi ero diretto proprio lì, ma prima di entrare, mi ero bloccato sulla soglia, rimanendo nascosto nell’ombra del corridoio, con gli occhi spalancati.
Nel momento in cui ero arrivato, lei stava chiedendo alla coppia quando avevano intenzione di rivelare a me e Y/N che in realtà siamo fratelli.
Avevo sentito bene? Y/N era mia sorella?
Mi morsi il labbro e stringendo il pugno, mi ero girato per tornare nella mia camera, dove quella sera stavo dormendo proprio con Y/N, ma non avevo voluto svegliarla per il mio incubo.
Quando eravamo piccoli, i nostri genitori ci lasciavano sempre dormire insieme, anche perché era sempre Y/N ad insistere, ed era davvero carina quando lo faceva, gonfiando le guance come uno scoiattolo.
Mi rimisi sotto le coperte e rimasi a fissarla mentre dormiva, era bellissima.
Davvero era mia sorella? E adesso? Come avrei dovuto chiamarla?
Sapevo che non potevo chiamarla “sorellona” di punto in bianco, e poi sarebbe stato difficile spiegare perché la chiamavo così.
E i nostri genitori? Se ne parlavano quando noi dormivamo, voleva dire che non avremmo dovuto scoprirlo adesso no?
Quindi avrei dovuto fingere di non sapere nulla? Ma per quanto tempo?
Non ero sicuro che sarei riuscito a tenere questo segreto per molto…
E se invece anche lei lo sapeva? Come avrei potuto scoprirlo senza essere troppo strano?
Mmh… no, pensandoci bene, lei non poteva saperlo.
Molto spesso diceva che le sarebbe piaciuto moltissimo se fossimo fratelli, se lo avesse saputo non avrebbe mai detto una cosa del genere, anche perché non aveva senso dirla.
E se invece…
Se invece stava fingendo? Se lo diceva proprio perché SAPEVA?
Questo non riuscii mai a scoprirlo, perché pochi mesi dopo quella sera, loro tre partirono per l’Italia, e io rimasi lì, deluso, triste ma anche arrabbiato.
Non avevo mai nemmeno saputo che quella sera mia madre, quella vera, mi aveva visto quando ero di nuovo scappato in camera appena li avevo sentiti, ma non aveva mai detto nulla.
 
- Fine ricordo – 


Mi morsi il labbro inferiore senza spostare lo sguardo dalla rampa di scale che portava al piano di sopra.
Una parte di me era ancora arrabbiata, arrabbiata con i miei genitori e arrabbiata con Y/N, ma con Y/N non lo ero poi così tanto.
Certo, appena entrato in casa, nel momento in cui l’ho vista l’ho guardata male, una parte di me pensava che nel momento in cui mi avesse visto mi sarebbe corsa incontro chiamandomi ancora “cuginetto”, e io non volevo assolutamente che succedesse, perché mi avrebbe fatto infuriare di più, invece rimasi sorpreso quando notai che non mi aveva nemmeno riconosciuto.
Va bene che sono dieci anni che non mi vede però, anche se siamo cresciuti, io l’ho riconosciuta subito appena l’ho vista, non potevo dimenticarmi di lei.
Forse a bloccarla era stata anche l’occhiataccia che le ho lanciato appena i nostri sguardi si sono incrociati, chi lo sà.
A togliermi dai miei pensieri fu la voce di mio padre.
 
- Vieni, ti mostro la tua camera. –Io gli lanciai un’occhiataccia, non volevo sentire la sua voce, almeno finchè non mi sarei calmato, ma decisi di non dire nulla, non volevo altre discussioni.

Così, presi anche io una valigia e seguii l’uomo che vidi entrare nella seconda camera del corridoio.
Un po’ curioso, mi chiesi di chi fosse la prima, magari era quella dei miei genitori.
Posai la valigia vicino a quella che aveva portato mio padre, e poi uscii di nuovo per andare a prendere anche il trolley.
Quando stavo per salire di nuovo le scale, sentii di nuovo la voce di mio padre e un rumore di chiavi.
 
- Noi adesso abbiamo un impegno e dobbiamo proprio andare… Credo torneremo molto tardi, quindi per la cena dovrete arrangiarvi voi… - disse l’uomo.
- Ci dispiace davvero tanto per questa situazione… - disse la moglie con un filo di voce. 

Io non risposi, e senza nemmeno guardarli in faccia, iniziai a salire le scale, diretto in camera mia.
Appena arrivai in cima, sentii la porta d’entrata chiudersi, e tirai un sospiro di sollievo.
Finalmente se n’erano andati.
Non sopportavo di doverli stare a sentire ancora, ero arrabbiato con loro, e lo sarei stato ancora per molto.
Non avevo nessuna intenzione di perdonarli così facilmente.
Cosa pensavano, che portandomi finalmente a vivere con loro, come una vera famiglia, sarebbe andato tutto bene? Che non ci sarebbero state discussioni come invece era appena successo?
Beh si sbagliavano, dopo quello che ho dovuto passare, sarebbe passato molto tempo prima di riuscire a perdonarli.
 
I miei pensieri furono interrotti da un rumore soffocato che sentii provenire dalla prima porta del corridoio, quella di cui ero curioso sapere di chi fosse.
Mi avvicinai senza fare il minimo rumore e quando la mia mano si stava per posare sulla maniglia, la sentii.
Era il rumore di un pianto soffocato.
Quindi quella era la camera di Y/N?
E…stava piangendo?
Certo, quando aveva gridato contro i nostri genitori avevo notato che stava cercando di cacciare indietro le lacrime, ma non pensavo che ora stesse ancora piangendo.
E, da quello che riuscivo a sentire, non era nemmeno un pianto di rabbia, ma di tristezza forse.
Sentii una fitta al cuore sentendo quei rumori soffocati.
Probabilmente stava usando un cuscino per non farsi sentire, ma dato che in quel momento eravamo in casa da soli e io non stavo facendo rumore, il suo pianto era l’unico suono in tutta la casa.
La mia mano rimase sospesa sopra la maniglia.
Una parte di me era ancora arrabbiata con lei, anche se adesso non potevo incolparla di sapere qualcosa o darle la colpa per quello che era successo, non potevo negare di essere arrabbiato.
Però, ogni volta che la sentivo piangere, non riuscivo a resistere alla voglia di stringerla tra le mie braccia finchè non la sentivo calmarsi.
Era sempre stato così, fin da quando eravamo piccoli, io potevo essere arrabbiato con lei per qualsiasi motivo, anche il più stupido, ma nel momento in cui lei si metteva a piangere, mi passava tutto, dimenticavo perfino il motivo per cui stavamo litigando, e volevo soltanto stringerla e tenerla vicino a me.
Ma questa volta dovevo resistere.
 
Dopo quello che era successo, dopo averle gridato contro, non potevo entrare all’improvviso nella sua camera e abbracciarla per farla smettere di piangere, non aveva senso.
 
- Jungkookie… - 

Era stato quasi un sussurro, ma lo avevo sentito perfettamente.
Aveva detto il mio nome, e non il mio nome normale, ma il nomignolo con cui lei, e solo lei, mi chiamava da piccolo.
Nessun altro mi chiamava così, e a me piaceva da morire sentire quel soprannome pronunciato con la sua voce.
Persi un battito sentendola, mentre mi scappò un leggero sorriso, che nascosi subito mordendomi il labbro.
Non mi aveva riconosciuto prima, ma ricordava ancora quel soprannome.
Sentii che dopo avermi chiamato non stava più piangendo, forse si era calmata.
Decisi che era meglio andarmene in quel momento, non sapevo se lei sarebbe uscita dalla camera, ma non potevo di certo farmi trovare lì davanti.
Sarebbe stato imbarazzante.
Così, chiusi la mano a pugno, e la allontanai dalla maniglia della porta.
Avevo voglia di entrare nella sua camera ed assicurarmi che stesse bene, che non stesse più piangendo, ma non potevo farlo.
Riprendendo il mio trolley che avevo abbandonato vicino a me poco prima, mi diressi verso la mia camera e chiusi la porta una volta entrato.
Non potevo sapere che in quel momento lei mi aveva sentito, aveva sentito i miei passi allontanarsi dalla sua porta.
 


PoV You
 

Dopo aver pronunciato il nomignolo con cui mi piaceva chiamare il mio cuginetto, smisi di piangere.
Il solo pensare a lui da piccolo, ai ricordi di quando passavamo il tempo insieme a divertirci, mi facevano tornare il sorriso, anche se in quel momento mi avevano solo calmata, ma non avevo nessuna voglia di sorridere.
Fu allora che sentii il rumore di passi fuori dalla mia porta, seguiti dal rumore della porta accanto che si chiudeva.
Ma chi poteva essere?
I miei genitori non erano sicuramente, se fosse stata mia madre sarebbe entrata subito senza nemmeno bussare e mi avrebbe riempito di domande e cercato, inutilmente, di calmarmi.
Mio padre nemmeno si avvicinava mai alla mia camera, sapendo che non mi piaceva che loro entrassero lì, la mia camera era il mio piccolo mondo in cui volevo stare per conto mio.
Quindi…?
 
No, non poteva essere Jungkook…
Ma oltre a lui e ai miei genitori non c’era nessun altro in casa.
E solo lui avrebbe potuto chiudere la porta della stanza accanto, anche perché i miei genitori non la usavano mai, per gli ospiti ne avevamo un’altra che si trovava in fondo al corridoio, vicino alla loro e lontano dalla mia che invece era la prima vicino alle scale.
Ma…perché?
Perché fermarsi davanti alla mia porta, senza nemmeno fare nulla…?
 
Sentii le mie guance avvampare nel momento in cui un pensiero attraversò la mia mente.
E se…mi avesse sentito piangere?
Mi morsi il labbro sperando di sbagliarmi di grosso.
Non mi piaceva per niente che qualcuno mi sentisse piangere, per questo avevo nascosto il viso nel cuscino, se poi era lui a sentirmi era anche peggio.
Ogni volta che piangevo da piccola, lui mi stringeva sempre a sé coccolandomi per farmi calmare.
Però io ogni volta mi sentivo in imbarazzo, e nascondevo il viso nell’incavo del suo collo.
Non volevo che qualcuno vedesse i miei momenti di debolezza, specialmente lui.
 
Decisi quindi di alzarmi e andare a sciacquare il viso, almeno avrei bagnato un po’ gli occhi che sicuramente erano arrossati.
Aprendo la porta della mia camera, controllai che lui avesse chiuso bene la sua porta, sperando che per un po’ se ne sarebbe rimasto in camera, non mi andava di vederlo, e quindi mi diressi in bagno.
Mentre stavo asciugando il viso, guardai il mio riflesso allo specchio, avevo le guance arrossate e gli occhi leggermente gonfi e rossicci.
Non volevo che qualcuno mi vedesse così.
 
Quando stavo per uscire dal bagno e tornare in camera mia, sentii il mio stomaco brontolare.
Dopo quello che era successo, mi ero completamente dimenticata che era ora di cena, così scesi in cucina a prepararmi qualcosa.
Notai che il materiale scolastico in più che avevo lasciato sul tavolo la mattina si trovava ancora lì, probabilmente con quello che era successo nessuno lo aveva notato.
Beh, almeno adesso non dovevo più chiedere spiegazioni riguardo a quello, lo avevano sicuramente comprato per Jungkook.
Aprii il frigorifero per scegliere cosa farmi per cena, quando sentii dei passi provenire dalle scale e, quando mi girai, trovai lui sulla porta, immobile e con gli occhi puntati su di me.
Io mi rigirai subito, mordendomi il labbro inferiore.
Accidenti, non volevo vederlo e lui mi spuntava davanti così?
 
Sentii ancora il suo sguardo addosso mentre prendevo un piatto e ci buttavo dentro un po’ di cibo spazzatura.
Non sarei rimasta lì a mangiare con lui, piuttosto preferivo rimpinzarmi di quei cibi standomene in camera mia.
In più era imbarazzante il pensiero di sedermi al tavolo con lui e mangiare insieme, anche perché non sapevo come affrontarlo, mica potevamo stare tutto il tempo in silenzio.
Preso tutto quello che volevo mangiare, mi sarei rimpinzata di dolci, mi diressi verso la porta, notando sfortunatamente che lui era ancora lì, non si era mosso di un millimetro.
Senza guardarlo, gli passai a fianco, ma nel momento in cui lo ebbi superato, sperando di tornare in camera il più veloce possibile, lui mi afferrò l’avanbraccio ed io involontariamente alzai lo sguardo su di lui, abbassandolo subito quando incontrai i suoi occhi, mentre il mio cuore perse un battito.
Quanto mi erano mancati i suoi occhi…
Però non volevo vedesse in che stato erano i miei in quel momento, e speravo non li avesse notati.
Sentii il suo sguardo addosso per qualche secondo che sembrò durare un eternità, poi mi lasciò andare il braccio senza dire nulla e, prima che potesse dire qualcosa, io mi voltai e mi diressi nella mia camera.
Perché mi aveva fermato se poi non aveva detto o fatto nulla?
Se non me ne fossi andata avrebbe fatto o detto qualcosa?
Mentre mi sedetti alla mia scrivania iniziando a mangiare quello che avevo preso mentre accendevo il pc per guardarmi qualcosa, ripensai a quando mi aveva afferrato il braccio.
Anche se dal suo sguardo, nonostante lo avessi guardato solo per qualche secondo, si vedeva benissimo che fosse ancora arrabbiato, la sua presa sul mio braccio non era per niente quella di una persona arrabbiata, ma sembrava molto di più quella di una persona… preoccupata?
Ma che motivo aveva di preoccuparsi per me dopo avermi gridato contro come aveva fatto qualche ora prima in salotto?
Che fosse perché mi aveva sentita piangere?
No, non poteva essere per quello.
Però davvero non riuscivo a spiegarmi questo suo comportamento.
 
Per distrarmi, ricominciai a disegnare, era una cosa che amavo fare, e che non mi faceva pensare a nulla, solo a far uscire bene il disegno.
Spesso disegnavo le versioni chibi mie e di Jungkook quando eravamo piccoli, prendendo spunto dalle foto che avevo con lui.
Mi piaceva troppo come usciva sempre lui, anche se i miei disegni non erano mai teneri come lo era lui.
Ecco, non volevo pensare a lui e chi vado a disegnare?
Forse per quella sera era meglio lasciare perdere i disegni.
 
Dato che nel frattempo avevo finito di mangiare, dopo aver guardato qualche video su YouTube, decisi di andare a farmi un bagno caldo, magari mi avrebbe aiutato a calmarmi.
Il piatto con il cibo lo avrei riportato in cucina dopo il bagno, non volevo incontrare di nuovo Jungkook.
Presi il mio pigiama e mi diressi verso il bagno, e quando entrai accesi subito l’acqua per iniziare a riempire la vasca.
Mi chiesi se Jungkook in quel momento stava cenando…non sapevo nemmeno se sapeva cucinare…forse avrà preso del cibo spazzatura come me…
Scossi la testa, perché non riuscivo a non pensare a lui?
 
Quando fu piena mi immersi nella vasca e chiusi gli occhi, cercando di rilassarmi, quel giorno erano successe troppe cose tutte insieme.
Prima i miei genitori che avevano avuto un comportamento strano tutta la mattina, poi scopro che il materiale scolastico che ho comprato si era duplicato senza che me ne accorgessi, poi vedo arrivare in casa un ragazzo e i miei genitori mi rivelano che quello che pensavo essere il mio cuginetto in realtà è il mio fratellino, ed ora mi ritrovo a casa da sola con quest’ultimo e non so nemmeno come affrontarlo dato che sono dieci anni che non lo vedo e sembra avercela con me per qualche motivo, ed io non gli voglio parlare perché prima voglio delle spiegazioni.
A proposito, in quel momento mi accorsi che davvero eravamo a casa da soli, o almeno, quando ero scesa in cucina non avevo visto i miei da nessuna parte, ed era impossibile che si fossero chiusi nella loro camera, di solito mia mamma era in cucina e mio padre stava in salotto davanti alla tv a quell’ora…
Ma quindi…dov’erano finiti?
 
Quando stavo piangendo in camera mia, avevo sentito la voce di mio padre che diceva qualcosa e subito dopo una porta chiudersi, ma fino a quel momento non avevo capito che quella che avevo sentito chiudersi era la porta d’entrata.
Dove dovevano andare ancora? Che fossero scappati per paura di affrontarci? No, questo era impossibile. Insomma, erano persone adulte non ragazzini.
Però, sul fatto che non sapevano come affrontarci era vero, anche perché durante tutta la discussione, non ci avevano guardato per nulla, anzi, facevano di tutto per deviare il nostro sguardo.
 
Finito di farmi il bagno, tornai in camera mia e mi sdraiai sul letto chiudendo gli occhi per un po’.
Senza accorgermi mi addormentai, il bagno mi aveva rilassato fin troppo.
 
A svegliarmi fu il rumore di un tuono, era appena scoppiato un temporale.
Io avevo paura dei temporali, fin da piccola.
Mi alzai di scatto e controllai l’ora al cellulare.
Era mezzanotte.
Finchè non fosse finito il temporale, non sarei riuscita per nulla a riaddormentarmi, quindi decisi di scendere in cucina a bere un bicchier d’acqua.
Accesi la luce della cucina e presi un bicchiere dalla credenza per poi prendere l’acqua dal frigorifero e riempire il bicchiere.
Ogni volta che c’era un tuono rischiavo di far cadere il bicchiere per lo spavento.
Oltretutto, proprio quel giorno avevo l’ipod scarico, quindi non potevo nemmeno infilarmi le cuffie e ascoltare la musica.
Stavo riempiendo per la seconda volta il bicchiere, quando…
 
- Hai ancora paura dei temporali? – 

Questa volta mi cadde davvero dalle mani il bicchiere, e io chiusi gli occhi per lo spavento ma…
Non sentii il rumore del bicchiere andare in frantumi.
Oltretutto non lo avevo riempito molto, quindi non avevo nemmeno rovesciato troppa acqua.
 
- Tieni. – disse semplicemente quella voce. 

Era Jungkook.
Anche se non mi giravo a guardarlo, era lui, non potevo sbagliarmi.
Vidi davanti a me la sua mano che ancora reggeva il mio bicchiere, aspettando che lo prendessi, e quando lo feci, invece di ritrarre la mano…
Mi abbracciò.
Io spalancai gli occhi al suo gesto, e inizialmente cercai di divincolarmi per allontanarmi da lui, ma il rumore di un altro tuono mi fece spaventare così tanto che velocemente posai il bicchiere sul lavandino e mi girai verso di lui, stringendolo e nascondendo il viso.
Cosa stavo facendo? Sarei dovuta tornare in camera mia…
E lui…come mai era in piedi a quest’ora?
 
- Ho sentito l’urletto che hai fatto quando è scoppiato il temporale e sentendoti uscire dalla camera sapevo che saresti venuta qui perché sei spaventata… - disse, la sua voce quasi un sussurro. 

Mi…aveva sentito gridare? Va bene che avevo davvero cacciato un urletto, ma pensavo non si fosse sentito così tanto.
Sentii le mie guance avvampare per l’imbarazzo, e nascosi di più il viso contro di lui, stringendogli la maglia tra le mani.
 
- Quindi sei venuto qui per prendermi in giro? – chiesi, dopotutto era arrabbiato con me, sarebbe stato normale se mi avesse preso in giro.
- Se avessi voluto prenderti in giro lo avrei già fatto. E non sarei qui vicino a te. – rispose. 

Io alzai lo sguardo per guardarlo in viso, e arrossii quando i miei occhi incontrarono i suoi.
Mi mancava davvero così tanto, ma l’ultima volta che ci eravamo visti eravamo piccoli…diversi…mentre ora eravamo cresciuti, soprattutto eravamo diversi fisicamente parlando.
Lui non era più il bambino cucciolo che mi ricordavo, e la cosa mi metteva non poco in imbarazzo.
Oltretutto ora non andavamo nemmeno d’accordo, quindi come mai in quel momento eravamo lì a parlare come se tutto quello che era successo nel pomeriggio non fosse mai accaduto?
L’ennesimo tuono mi costrinse a stringermi di nuovo a lui.
Cominciavo ad odiare il fatto che ci fosse il temporale proprio in quel momento.
Se non ci fosse stato, adesso non mi troverei in questa situazione.
 
Jungkook continuava a fissarmi senza dire nulla, un’altra volta.
Però, quando mi strinsi di nuovo a lui, mi prese per mano e mi condusse al piano di sopra, ma… nella sua camera! E chiuse la porta dietro di sé.
Prima che potessi dire o fare qualsiasi cosa, mi aveva trascinata verso il letto e, dopo avermi fatta sdraiare, si era sdraiato vicino a me e mi aveva stretto, coprendomi le orecchie con le mani, in questo modo non riuscivo più a sentire il rumore dei tuoni.
L’unico rumore che riuscivo a sentire in quel momento, era quello del mio cuore che stava per scoppiare.
Era tutto troppo imbarazzante.
Inoltre, la persona che mi stava abbracciando era la stessa che mi aveva guardata male appena arrivato e che ce l’aveva con me per qualche motivo che sapeva solo lui.
Quindi perché comportarsi così?
Non ci stavo davvero capendo più nulla di tutto questo.
Decisi così di addormentarmi, l’indomani avrei voluto spiegazioni, sia dai miei genitori, sia da Jungkook.



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- Angolo autrice  - 
Eccomi con un nuovo capitolo.
Ho appena finito di scriverlo, non scherzo, mi ci è davvero voluta tutta la giornata perché (almeno per come l’ho scritto) è davvero lungo, sicuramente più degli altri, ma volevo finire la prima giornata della storia in questo capitolo, o l’avrei tirata troppo per le lunghe.
Spero vi piaccia.
Beh, qui vediamo anche il punto di vista di Jungkook, come ha scoperto anni fa che non sono cugini, e un po’ di quello che pensa della protagonista.
In più non sembra proprio così arrabbiato come vuole far credere, ma ha un lato tenero anche lui.
Riusciranno a chiarire tutti i dubbi e vivere finalmente come una famiglia unita? Vedremo, ne succederanno di tutti i colori.
 
Volevo chiedervi un consiglio,
Come (credo) avrete notato in questo e nel capitolo precedente, entrambi iniziano con una parte raccontata in terza persona, per poi diventare pov Jungkook/pov Y/N…
Questo perché ci saranno alcune parti raccontate da “fuori” diciamo, non so bene come spiegarlo, ma per alcune scene a me viene più facile scriverle così che dal PoV di uno dei personaggi.
L’unico problema, è che non so cosa potrei scrivere nel caso quelle parti capitassero non all’inizio del capitolo ma durante. (mi sembra brutto scrivere cose tipo “PoV terza persona” o cose del genere)
Se potete darmi qualche consiglio ve ne sarei infinitamente grata, davvero.
Anche perché non vorrei dover dividere un capitolo nel caso quella parte fosse nel mezzo, per non confondere chi legge.
 
Come sempre ringrazio davvero di cuore chi la legge, chi la mette tra le Preferite/Seguite/Ricordate e chi dedica un po’ di tempo a recensirla.
 
Dato che questo capitolo ho appena finito di scriverlo, il quarto non è per niente pronto, quindi non posso assicurarvi di riuscire a pubblicare molto presto.
 
Un bacione
   
 
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