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Autore: Witchlight    03/08/2017    0 recensioni
Negli ultimi dieci anni, Lina non ha mai lasciato i confini sicuri della Congrega in cui vive. Quando una sua compagna scompare in circostanze misteriose, però, la ragazza non si tira indietro e parte alla sua ricerca, rimettendo piede in un mondo che non è più quello della sua infanzia.
Il viaggio, iniziato un po' per caso, le farà scoprire vecchie storie dimenticate, creature misteriose e, forse, anche la cura per la terribile malattia che sta devastando il regno.
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Tre giorni dopo

«A me ha fatto schifo: dobbiamo proprio assistere anche noi?»

Lina alzò gli occhi al cielo davanti all’ennesima lamentela di Danah, una delle due giovani novizie che erano sotto la sua responsabilità. «Non ti verrà chiesto di assistere a tutte le autopsie», spiegò, cercando di mantenere la calma, «ma è possibile che, di tanto in tanto, tu debba aiutare i medici, quindi è meglio che cominci a farci l’abitudine.»

«Ma è una cosa disgustosa» insistette la ragazza, passandosi una mano tra i capelli troppo corti per essere raccolti nella crocchia tipica delle consorelle dell’Ordine. Perché le fossero stati tagliati era un mistero che Lina non aveva alcuna intenzione di indagare. «La puzza, poi, era tremenda. Se ci ripenso, mi viene ancora da vomitare.»

«A me non ha dato poi così tanto fastidio» si intromise la dolce e paffutella Eda, con la sua voce morbida e pacata. «È stato interessante.»

Danah emise un suono di esasperazione e allungò il passo, distanziando di qualche metro la compagna e la tutrice. Lina scosse la testa, osservando le spalle ossute della quindicenne fremere d’indignazione. Non sarebbe durata molto, quella. La vita all’interno della congrega era piena di soddisfazioni, ma non era per tutte: quando lei vi aveva fatto ingresso, alla stessa età delle sue due pupille e contro la sua volontà, aveva passato alcuni mesi in preda al senso di smarrimento e alla paura. Anche allora, dopo dieci anni, c’erano giorni in cui si chiedeva se fosse davvero quella, la strada che gli Dèi intendevano indicarle.

Eda, invece, era decisamente promettente. Aveva la pazienza e la dolcezza che le avrebbero consentito di non contrariare i suoi superiori e, allo stesso tempo, la natura l’aveva fornita di una mente pronta e analitica che le permetteva di studiare a fondo ciò che la circondava.

Notando che la sua allieva ribelle non accennava a rallentare il passo, Lina la richiamò: «Danah! A sinistra! Stiamo andando nella sala comune, non nel vostro dormitorio.»

«Lo so» fu la risposta soffocata, ma comunque piccata, che giunse dall’adolescente. Quando arrivò alla grande porta scura della sala comune, però, Danah si fermò, come se il pensiero di aprirla di persona la intimorisse. Con un minuscolo sorriso soddisfatto, Lina la raggiunse e la spalancò, facendo cenno alle due ragazze di entrare.

Non aveva mai amato particolarmente la grande sala circolare in cui le consorelle si riunivano ogni volta che la Superiora aveva qualche comunicazione importante da fare. Se d’inverno lo scuro legno di noce che ricopriva ogni superficie poteva, se non altro, dare l’illusione di emanare un certo tepore, la giovane trovava che d’estate quell’ambiente cupo fosse soffocante, privo di luce e di correnti d’aria.

Buona parte delle donne che risiedevano nella Congrega avevano già preso posto sulle numerose file di panche che, situate su diversi ordini di gradinate, scendevano ad anelli concentrici sino al palchetto posto al centro della sala. A ogni minimo movimento, le vetuste travi del pavimento scricchiolavano, dando vita a un singolare concerto di gemiti e cigolii che faceva accapponare la pelle delle braccia a Lina.

«Forza» disse la giovane, individuando una panca ancora vuota. «Mettiamoci lì.» Quando le ragazze si furono sedute, Lina si guardò attorno e indirizzò un cenno di saluto a Ibbi, che si era sistemata su una panca di fronte a lei, poi cercò con gli occhi la Superiora.

Grete di Altavilla era una donna sulla cinquantina, alta e dritta come un fuso. Malgrado la corporatura asciutta e mascolina, i capelli ormai grigi e gli occhi scuri più infossati di quanto fossero stati in gioventù, Lina trovava che ci fosse un che di attraente nel volto della donna, un’eleganza rigida e onesta che raramente aveva scorto altrove. O forse era l’ammirazione che provava per lei a fargliela percepire come tale, la cieca fiducia che riponeva nelle sue decisioni ragionate e mai dettate dal pregiudizio. Anche in quei giorni difficili, quando nemmeno tutta la sapienza racchiusa tra le mura della Congrega sembrava in grado di dare risposte agli interrogativi a cui si trovavano a far fronte, Grete era sempre stata assolutamente onesta e trasparente con le sue consorelle.

Quando tutte le donne che si trovavano in condizione di poter abbandonare le loro occupazioni furono giunte nella sala comune, la Superiora si alzò dalla panca sulla quale si era accomodata e raggiunse il palco. Lina notò che i suoi movimenti parevano essere leggermente più rigidi del solito, come se la stanchezza di quei giorni iniziasse a farsi sentire.

La donna non ebbe bisogno di compiere alcun gesto per attirare l’attenzione delle compagne: quando si era levata in piedi, anche gli scricchiolii erano cessati e sul locale era sceso un silenzio pressoché assoluto. «Veniamo subito al punto» esordì Grete, con la sua voce ferma e limpida. «Questa mattina si è conclusa l’autopsia sul corpo della nostra consorella. Com’era facile aspettarsi, i polmoni apparivano irritati e carichi d’acqua.»

Lina annuì inconsciamente, ricordando quello che aveva visto quando i medici avevano sezionato il corpo di Issa.

«Anche attorno al cuore è stata rinvenuta una notevole quantità di liquido. I reni erano sensibilmente ingrossati, mentre non abbiamo riscontrato alcun tipo di anomalia negli altri organi. Riteniamo che le ulcere a livello degli arti siano ricollegabili alla sofferenza renale, mentre non abbiamo trovato alcuna spiegazione per la paralisi dei nervi del cranio, dal momento che l’encefalo si presentava, per quanto abbiamo avuto modo di vedere, nella norma.»

«Anche in questo caso, non abbiamo rilevato alcuna origine evidente del male. Se non fosse per il numero di casi che si stanno riscontrando in tutto il regno, saremmo portate a credere che si tratti di una malattia che si origina spontaneamente all’interno dell’organismo di una persona con una predisposizione naturale a svilupparla, senza che alcun fattore esterno la scateni.»

Nell’udire quelle parole, Lina appoggiò il mento a una mano, pensierosa. Era evidente che ci fosse qualcosa che, fino a quel momento, era sfuggito alla loro attenzione. La Superiora aveva ragione: i casi registrati erano troppi – e in continuo aumento – perché la malattia non fosse causata da un agente esterno.

«Prima di convocarvi, ho discusso in privato con le nostre sorelle medico», continuò Grete, indicando con una mano le due donne che sedevano alle sue spalle, «e, insieme, abbiamo deciso di prendere alcuni provvedimenti che potrebbero farci capire meglio l’origine della malattia. Come ben sapete, ci siamo già concentrate su fattori come l’acqua e il cibo, ma senza alcun risultato. Da oggi, ci concentreremo sulle eccezioni, sulle piccole abitudini anomale che alcune di noi potrebbero avere.»

Il silenzio fu spezzato da alcuni bisbigli confusi, ma la Superiora non si lasciò distrarre. «Sarebbe bello pensare che quello di Issa sarà l’ultimo caso all’interno della nostra Congrega, ma sappiamo tutte che non sarà così. Per questo voglio che ciascuna di voi annoti in modo dettagliato e minuzioso ciò che fa giorno per giorno: ciò che mangia, quello che beve, tutte le attività che svolge. Voglio sapere quello che toccate, respirate, maneggiate. Quando il prossimo caso si manifesterà, avremo un diario accurato di ciò che quella persona ha fatto negli ultimi tempi: se risulterà qualche attività che la distingue dalle altre, ci concentreremo su quella.»

Tutt’intorno a Lina, le donne ondeggiarono il capo e si scambiarono commenti sottovoce, apparentemente approvando la decisione della Superiora. Sebbene ne vedesse il senso, invece, la ragazza avvertì una sensazione di disagio calare su di lei: malgrado si sforzasse costantemente di migliorarsi, era terribilmente sbadata. Era solita fare le cose sovrappensiero, lasciandosi guidare dalla routine: difficilmente sarebbe riuscita a ricordarsi di annotare sul diario ogni più piccola azione.

Ecco, me la sento. Sarò io, la prossima ad ammalarmi, e il mio diario sarà così pieno di buchi che non ci caveranno nulla di buono.

Deglutendo nervosamente e tormentandosi i polsini della camicia con la punta delle dita, Lina tornò a concentrarsi sulla Superiora.

«Spero che vi rendiate tutte conto dell’importanza di quello che vi chiedo. Conto sulla vostra totale collaborazione» continuò Grete, soffermandosi in particolare sulle novizie e sulle ragazze più giovani. Quando ebbe raccolto il consenso di tutte, la Superiora riprese a parlare. «Dal momento che ci troviamo tutte raccolte qui, voglio approfittarne per ragguagliarvi su altri fatti che stanno accadendo nel nostro regno e che richiedono la nostra attenzione.»

«Giungono voci di strani fenomeni e di strani avvistamenti che, a quanto pare, starebbero avendo luogo nelle province più remote. Al momento, la maggior parte delle segnalazioni ci arrivano da Porto della Neve, Campo dei Fiori e dal Distretto delle Colline Blu, ma, proprio questa mattina, ci è giunta notizia che un ragazzino è stato ucciso da una bestia sconosciuta poco lontano da Forte delle Acque, nella provincia delle Foreste Grigie.»

«Inoltre, come accennato, pare che si stiano verificando fenomeni apparentemente inspiegabili: incendi che divampano nei campi, appiccati da mani invisibili, alberi che sembrano nascere e crescere nel corso di una notte, fiumi che deviano il loro corso senza apparente ragione.»

Davanti a quelle parole, le donne presenti nella sala non batterono ciglio, restando silenziosamente in attesa di istruzioni.

«Chiedo a tutte coloro che non stanno lavorando per trovare una cura alla malattia dell’acqua di dividersi in gruppi di lavoro e di esaminare i resoconti custoditi nella nostra biblioteca, alla ricerca di qualche traccia che suggerisca che fatti del genere si sono già verificati in passato. Ciò che sta accadendo ha certamente una spiegazione, ed è nostro compito trovarla. Nel pomeriggio vi assegnerò l’argomento sul quale concentrarvi.»

Le donne annuirono e Lina strinse le mani in un pugno, mentre un brivido di eccitazione le correva lungo la schiena. Silenziosamente, la ragazza pregò di essere assegnata al gruppo che si sarebbe occupato di determinare la natura degli attacchi da parte di bestie feroci, in parte perché, prima di trasferirsi nella Capitale, la sua famiglia aveva vissuto nel Distretto delle Colline Blu, e in parte perché era da sempre profondamente affascinata dal mondo animale.

Lina allungò le gambe verso il centro della sala, stiracchiandosi discretamente, e poi fece scorrere uno sguardo tutto intorno a sé, cercando di capire se fosse giunto il momento di alzarsi e ritornare alle proprie occupazioni quotidiane. Proprio in quel momento, però, Grete parlò di nuovo. «Infine, devo mettervi al corrente di un’ultima cosa. Una settimana fa, la principessa Adlyn è scomparsa. Come ben sapete, la ragazza non è nelle condizioni di muoversi senza l’aiuto di un’altra persona: considerando che la sparizione è avvenuta nel cuore della notte, quando si trovava nei suoi quartieri, abbiamo motivo di pensare che qualcuno l’abbia rapita.»

Un mormorio scandalizzato si diffuse nella sala. Lina sgranò gli occhi, sgomenta. Sebbene della principessa sapesse       molto poco – solo che aveva sedici anni e che, qualche anno prima, era stata colpita da una malattia che l’aveva resa cieca -  tutti coloro che avevano avuto a che fare con lei ne parlavano come di una ragazza deliziosa. Saperla in pericolo la rattristava.

«Naturalmente», continuò la Superiora, «non sta a noi occuparci delle ricerche: questo è compito delle Guardie Reali. Tuttavia, vorrei chiedervi di spendere una preghiera e un pensiero per lei. La scienza e lo studio possono arrivare solo fino a un certo punto: oltre a quel confine, è necessario affidarsi a una sapienza superiore.»

Lina abbassò gli occhi, sperando che la donna non facesse in tempo a scorgere lo scetticismo che si era disegnato sul suo volto.

  
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