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Autore: paige95    04/08/2017    2 recensioni
Protagonisti di questa mia prima FF ambientata nel mondo di Harry Potter sono Hermione e Ron. I due giovani sono sposati e da poco è nata la loro piccola Rose, ma purtroppo la loro vita insieme non proseguirà nel migliore dei modi.
Il narratore è interno, infatti sarà proprio Hermione a raccontarci le vicende e i suoi stati d'animo.
Spero possa piacervi. Fatemi sapere. Buona lettura :)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Una presenza costante
 
È davvero una pessima idea raccontare ai miei genitori quello che è successo, loro adorano Ron e, nonostante tutto, lui non si merita di essere odiato. La soluzione migliore sarebbe inventare una scusa, per giustificare il mio soggiorno in quella casa.
Suono il citofono e attendo con mia figlia in braccio. Spero tanto non sia mio padre ad accoglierci, ma le mie preghiere vengono subito smentite.
“Ciao, tesoro!” mi rivolge un grande sorriso, che inevitabilmente mi contagia “Come mai da queste parti ad un’ora così tarda? Non mi fraintendere, sono felicissimo di vedervi” mi prende Rose dalle braccia e mi invita ad entrare spalancando la porta
Ogni volta che metto piede in quella casa, subito mi assale una dolce sensazione di pace e sicurezza, forse è perché ho vissuto lì per la maggior parte della mia vita, ma in fondo una spiegazione pienamente soddisfacente non so darla.
Mio padre mi riporta alla realtà.
“Allora, siedi qui accanto a me” batte con il palmo il posto del divano al suo fianco “e raccontami cosa è successo”
Accolgo il suo invito, ma lo fisso sbalordita per essere arrivato immediatamente ad una simile conclusione.
“La mamma?” cerco involontariamente di portare la sua attenzione altrove
“È andata a trovare una sua amica. Ma ora parliamo di te, signorina”
Mi rimprovera come fossi una bambina, ma queste sue attenzioni non mi infastidiscono, anzi, tutt’altro.
“N-non è successo nulla, papà”
Lo vedo che non mi crede, mi sento in trappola, ma se gli dicessi la verità, il primo istinto sarebbe quello di uccidere mio marito e non vorrei proprio arrivare a tanto.
“Domani torno al lavoro” cerco di mostrarmi serena “Ho pensato di restare qui da voi stanotte, così domattina non devo svegliare Rose presto per portarvela”
Ho parlato troppo velocemente per essere almeno un po’ credibile, me ne rendo conto, ma dopotutto non è una completa bugia, è quasi una bella pensata.
“Ehm” mio padre intervalla attimi di riflessione a momenti di coccole rivolti alla sua nipotina “Quindi pensi di rimanere qui per sempre?”
“C-che significa?” mi ha presa alla sprovvista la sua domanda
“Bè, a meno che tu non voglia avere altri figli” la vedo molto difficile in questo momento “lavorerai quasi tutti i giorni e per non far alzare la bambina presto, dovresti dormire qui ogni notte”
Colpita e affondata.
“Cosa è successo con Ron?”
Oh no, mi sta venendo da piangere, per favore, non ora.
Credo sia molto meglio togliere Rose dalle gambe di mio padre, non vorrei abbia una reazione inconsulta e ci andasse di mezzo proprio lei, che in tutto questo è solo una vittima indifesa. Rimane perplesso davanti a questo mio gesto “è così grave?”
“Non è sicuro. Però” cerco di sottolineare quel punto, forse più a me che a lui “Ron crede di”
Lo vedo che si sta agitando. Uno sguardo indagatore si profila sul suo volto.
“Crede di avermi tradita”
È sceso il gelo nella stanza. Non ho il coraggio di guardarlo, suppongo che gli avrebbe provocato meno dolore una fattura.
“Non mi importa se non ne ha la certezza. Tu lo molli in questo preciso istante. Hai fatto bene a tornare a casa, tesoro” ha una voce pacata, ma è inquietante questa sua tranquillità
“Papà, io sono tornata perché ho bisogno di riflettere, non me la sento di prendere ora una decisione così importante” probabilmente né ora né mai riuscirei ad allontanarmi per sempre da lui “Ti prego, cerca di capire e promettimi che non gli inveirai contro, è già abbastanza mortificato”
Mi guarda storto come se stessi difendendo un assassino.
“È il padre di mia figlia. Per favore” e l’uomo che amo, ma questo lo ometto
Con uno sforzo immane mi fa un impercettibile cenno di assenso.
“Grazie”
Lo abbraccio, stando attenta a non schiacciare Rose tra i nostri due corpi. Lui mi stringe a sé con affetto, sento i suoi tentativi di infondermi conforto, gliene sono grata per questa vicinanza, ora ho solo bisogno di questo.
 
Al ritorno di mia madre, si prospetta la medesima scena quando mio padre la mette al corrente dei fatti. In poco più di due ore sono riuscita a distruggere la reputazione di Ron davanti alla mia famiglia. Ho fatto davvero il possibile per impedirlo, ma non ce la faccio a difenderlo dai suoi stessi errori, sono moralmente sfinita anche io.
 
Non mangio nulla e mi butto sul letto presto.
La mia adorata stanza, non ci entravo dal matrimonio, quel giorno ha cambiato molte cose nella mia vita. Provo ad addormentarmi, ma ho sempre solo un nome nella mente che mi impedisce di assopirmi serenamente. È impossibile riposare in questo stato, senza lui non può essere lo stesso.
Mi alzo e mi avvio verso la culla improvvisata per mia figlia: una piccola brandina posizionata accanto al mio letto. È sveglia, probabilmente la agitano i miei stessi pensieri, quindi la prendo in braccio ed inizio a passeggiare per la stanza cullandola. Quei suoi piccoli boccoli rossi mi ricordano tanto lui. Sento dei piccoli mugugni uscire dalla sua boccuccia.
“Pa”
Sempre la stessa sillaba ripetuta, finché non pronuncia la sua prima parola.
“Pa-pà”
Mi lascia senza fiato, in altre circostanze sarei stata felice, ma ora Ron non è qui con me per condividere questa gioia. Si è privato di questo momento o sono stata io? Fatto sta, che ne sarebbe stato fiero. Mi avrebbe sicuramente detto ‘Miseriaccia, è troppo intelligente questa bambina!’ con un pizzico di stupore ed orgoglio. Rido da sola per quei pensieri, ma è un sorriso malinconico, senza lui al mio fianco non può essere diversamente.
Do un piccolo bacio sulla fronte a Rose “Brava, amore mio”
 
Mi svegliano i leggeri movimenti di mia figlia. Mi sono addormentata con lei accanto. Nonostante tutto, è stato un dolce risveglio, in un certo senso Ron mi è stato vicino stanotte. La guardo prima di alzarmi, le porgo qualche carezza sulle sue guance paffute e la lascio riposare tranquilla.
 
È il mio primo giorno di lavoro dopo la nascita della bambina. I miei genitori hanno tentato di dissuadermi dalla mia idea di ritornare al Ministero, ma non ho voluto sentire ragioni. So che lo fanno per tenermi lontana da Ron, ma ho delle responsabilità e non posso permettermi ulteriori assenze.
Indosso il mio solito tailleur beige, quello che piace tanto a mio marito, per donarmi un tocco di ufficialità. Non riesco a lasciarlo fuori dalla mia mente, lui è in ogni cosa. Ho preso qualche chilo dalla gravidanza, ma posso ritenermi soddisfatta, tutti i vestiti mi entrano ancora. Solo un paio di centimetri di tacco e capelli raccolti a treccia arrotolata in uno chignon con un piccolo ciuffetto ribelle sulla fronte.
 
Mi fa un certo effetto rientrare in quel luogo, è tutto come un anno fa, solo che io sono diversa. Mi avvio verso il mio ufficio, non prima di essere fermata almeno una decina di volte da chiunque incontri lungo il tragitto: si informano sulla mia salute, chiedono notizie di Rose, ma mi annunciano anche eventi accaduti in mia assenza e mi ricordano incarichi urgenti da svolgere.
Finalmente arrivo. Una pila di fascicoli mi si para davanti agli occhi. Fortuna che avevano pensato a tutto Ron e Harry! Mi tocca rimboccarmi le maniche e sbrigare tutte queste incombenze.
Mi siedo sulla mia poltrona. È così strano ritornare qui. Mi avvicino alla scrivania con l’intento di iniziare il mio lavoro, ma il mio sguardo cade su una boccetta di vetro. In allegato c’è un biglietto.
 
Non so quanto possa servire, dato che io per primo ho il vuoto nella mente, ma voglio mostrarti comunque i miei ricordi, con la speranza che tu possa tornare a fidarti di me.
Mi sei mancata da morire stanotte.
Ti amo
Ron
 
Un tuffo al cuore nel leggere quelle poche righe. Mi sei mancato anche tu, Ron e come potresti non essermi mancato?!
Ci sono i suoi ricordi qui dentro. Mi faccio girare l’ampollina tra le mani. Siamo davvero arrivati al punto di doverci leggere la mente per fidarci l’uno dell’altra? La tentazione è forte, ma non credo sia una buona idea.
 
Ho un sussulto quando qualcuno bussa alla porta.
“Hermione, posso?”
Harry apre leggermente la porta. Appoggio l’oggetto sulla scrivania.
“Entra” gli sorrido
Richiude la porta alle sue spalle “Come stai?”
“Te lo ha detto, vero?”
Si siede difronte a me, a separarci quel marasma di carta.
“Mi ha raccontato tutto” fa una breve pausa, la sua espressione rivela quanto sia dispiaciuto “Sono qui per dirti che sabato, quando sono tornato a casa, ho lasciato Ron in quel locale, ma stava bene ed era da solo, non ti so dire quello che possa essere successo dopo”
Sarebbe stato davvero troppo semplice se Harry fosse stato in grado di rispondere a tutti i miei quesiti.
“Non preoccuparti” gli faccio un mezzo sorriso per evitare che senta il peso delle sue parole
Si avvicina con la sedia alla scrivania, mi prende le mani fra le sue.
“Hermione, certo che mi preoccupo! Per qualsiasi cosa, io per voi ci sono sempre. Hai capito?”
“Certo, lo so” faccio fatica a guardarlo negli occhi, non voglio piangere difronte a lui, provo a cambiare argomento “Sembra io abbia un bel po’ di lavoro da sbrigare, ne avrò almeno fino a Natale”
Harry ride della mia battuta ed inizia ad alzarsi dalla sedia “Non dirmi che rimpiangi i pannolini di tua figlia?!”
“In un certo senso”
Si avvicina alla porta e la apre, ma la mia voce lo blocca.
“Grazie”
Si volta a guardarmi e sorride “Bentornata, Ministro”
Esce.
 
Il mio sguardo ritorna sulla boccetta tanto temuta. Forse dovrei proprio fare un’ultima cosa prima di dedicarmi a quei fascicoli. Al momento non vedo altra soluzione.
 
Continua…
   
 
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