Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: _Cthylla_    06/08/2017    7 recensioni
[Lettura consigliata soltanto a coloro che conoscono "Ombre"]
Cosa accadrebbe se, per disgrazia, un certo Dio della Distruzione facesse la conoscenza di una certa "insolente piccola shadowjin" il cui modo di essere non è stato minimamente cambiato dal matrimonio?
Dal testo:
"Quando Freezer chiuse la comunicazione e si voltò verso la sua famiglia, vide re Cold con la testa tra le mani e Cooler intento a fissare i bicchieri di vino con aria assente, ripetendo di continuo “sapevo che The Walking Dead dovevo finire di vederlo ieri, lo sapevo!”.
La sola che non sembrava sentirsi condannata a morte a prescindere era regina Ice, la quale incrociò le braccia davanti al petto con fare serio. «Servono tre ore di viaggio da qui a Pianeta Freezer N.1, se Lord Beerus è già sul posto è inutile che tu parta. Zoisite dovrà gestire la situazione da sola, questo è quanto».
«Non ce la può fare, non senza farci ammazzare tutti» sentenziò Freezer. "
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Freezer, Lord Bills, Nuovo personaggio, Whis
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Ombre'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sorpresa! Rieccomi.
Questa seconda one shot è abientata circa quattro anni dopo la precedente. Avrei potuto inserirla nella raccolta "Il Clan Cold Si Allarga" come ultimo capitolo, ma ho pensato che fosse troppo più lunga rispetto alle altre, oltre a tutto il resto.
Quindi niente, anche questa è diventata una raccolta che, teoricamente, dovrebbe concludersi con questo capitolo. Buona lettura! :)




= Illa domus labetur, ubi colus imperat ensi =

(non durerà a lungo quella casa dove il fuso ha più potere della spada)

 

 

 

 
 
 
 
«… mi ha chiesto di essere uccisa sul posto, piuttosto! È la ventisettesima, Zoisite! La ventisettesima in nemmeno due giorni! Ho dovuto chiamare la Squadra Ginew per sostituirla, ti rendi conto?!»
 
- La colpa è tua che ti ostini a cercare una babysitter! Voglio dire, possibile che tu non possa badare personalmente a loro nemmeno per un paio di giorni? Sono anche figli tuoi!
 
«Ah no, quando fanno così sono proprio i tuoi figli!»
 
- Molto comodo!
 
«Quello che è molto comodo è starsene alla SPA con mia madre mentre io, oltre a fare il mio lavoro, devo tentare di badare a quattro bambini pestiferi in grado di scomparire nelle ombre quando e come vogliono!»
 
Regina Ice aveva infine tenuto fede ai suoi propositi di iniziare a insegnare a Zoisite cose che, col tempo, le avrebbero permesso di curarsi attivamente degli interessi di tutto il clan; motivo per cui si faceva vedere spesso nel loro palazzo, o altrettanto spesso portava via con sé Zoisite per qualche giorno.
Faceva tutto ciò indipendentemente dai pareri contrari, quello di Freezer in primis: lui avrebbe voluto che Zoisite si limitasse a essere sua moglie e la madre dei suoi figli, senza andare a intromettersi in faccende di governo che non le competevano, e nelle quali poteva solo far danno -fino a quel momento non aveva dimostrato il contrario-, per non parlare del fatto che Freezer vedeva quella perpetrata da sua madre come qualcosa di molto simile a una “sottrazione indebita di moglie”. Zoisite erala sua sposa, quindi doveva stare con lui!
L’occhiata truce che quest’ultima e sua madre gli avevano lanciato quando aveva tirato fuori certi discorsi era una di quelle cose che Freezer non avrebbe mai dimenticato.
 
- E tu di’ loro di non farlo, no? Comunque, non ho passato tutto questo tempo a divertirmi, sai?! E non vedo cosa ci sia di sbagliato nel prendersi del tempo per rilassarsi, dopo un giorno e mezzo di lavoro…
 
«Tralasciando il fatto che lavoro tutti i giorni e non c’è nessuno che mi abbia mai invitato a trascorrere mezza giornata in un centro benessere…»
 
- Chissà come mai, tu sei così di compagnia!...
 
«… io avrei molti meno problemi nel badare ai bambini se qualcuno, Zoisite, non avesse insegnato loro a fare giochetti con le ombre ben prima di quanto concordato dopo una lunga discussione fatta proprio a tale proposito, Zoisite!»
 
- Cos- crrrrr- non ti sent- non c’è camp- la linea- st-
 
Chiamata terminata.
Era sospetto il modo in cui cadeva la linea tutte le volte in cui, durante una chiamata, saltava fuori un discorso scomodo per Zoisite!
 
«“Non c’è campo” un benemerito c… no, non mi abbasserò a usare il turpiloquio per colpa sua» borbottò Freezer, tornando a esaminare gli incartamenti che aveva temporaneamente lasciato da parte.
 
La pace tuttavia durò ben poco.
 
«Grande Freezer, abbiamo un problema…»
 
A fare il suo ingresso in sala era stato Ginew, molto più che malconcio. Zoppicava vistosamente, il rilevatore che solitamente portava all’occhio era sparito chissà dove, e la sua divisa era ridotta a brandelli. L’ultima volta che Freezer aveva visto il suo uomo migliore così malridotto era stata… eh, era stata sempre colpa dei bambini, i quali avevano dichiarato di aver semplicemente “giocato” con la Squadra Ginew.
 
 
“Abbiamo giocato a ‘Caccia agli Sfigati’, papà!”
“Caccia agli Sfigati è bellissimo!”
“Guldo è un cicciolone bello rimbalzello!”
“Quando torneranno a giocare di nuovo con noi?”
 
 
La Squadra Ginew aveva sicuramente auspicato che la risposta all’ultima domanda fosse “mai più in tutta la vita”, ma era stata una speranza vana.
 
«Cosa succede, Ginew?»
 
«I bambini… ecco…» esitò Ginew «Hanno atterrato tutta la squadra, me compreso. Pare sia successo circa una quarantina di minuti fa e, ehm, mi sono ripreso io per primo soltanto ora, e…»
 
«Dimmi che hai una vaga idea di dove si trovano e che non li hai persi completamente di vista, Ginew!» Freezer allontanò precipitosamente le carte, alzandosi in piedi «Ho proibito loro di sparire nelle ombre, non può essere così difficile trovarli!»
 
«Le cose sono due: o si nascondono molto bene, o non hanno sentito la parte del divieto…»
 
«Voglio che vengano ritrovati immediatamente! Avvisa tutti i servitori e i soldati che sono sul posto!» ordinò Freezer a Ginew «Mi unirò anch’io alle ricerche, sperando di trovarli prima che decidano di nuovo di portare qui chissà quale altra bestia!»
 
Quando Zoisite non c’era e i gemelli sparivano, il palazzo di Freezer diventava sovente il rifugio di svariati animali che i quattro bambini trovavano in giro chissà dove.
La cosa era stata più o meno sopportabile finché si erano limitati a portare in casa dei flerken, animali tipici di pianeta Freezer N.1 che alla fine erano abbastanza innocui… ma le ultime tre volte avevano portato un incubator di nome Kyubey, che lui aveva prontamente ucciso, la Vorace Bestia Bugblatta di Traal -quei piccoli scapestrati avevano lasciato Pianeta Freezer N.1 andandosene a spasso per il cosmo, ma era possibile?!- che aveva fatto la stessa fine dell’incubator e, ultimo ma non per importanza, l’esponente di una razza che teoricamente doveva essere estinta ormai da millenni: un kraken divoratore alto più di un chilometro e mezzo. Quello era ancora vivo ed era stato semplicemente mandato via, perché i bambini erano scoppiati in un pianto ultrasonico appena aveva minacciato di farlo fuori, ed era stato davvero troppo per le sue povere orecchie.
 
“Abbiamo promesso loro un animale come regalo di compleanno” -per la precisione, Zoisite aveva proposto un gatto- “Se avessero smesso di sparire e portare bestie strane in casa! Mancano solo due giorni, costava così tanto aspettare?!” pensò Freezer, volando fuori dalla stanza.
 
Non poteva immaginare che di lì a poco la giornata avrebbe preso una piega ancor più insolita.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Con sommo disappunto di Lord Beerus, nel palazzo di Freezer c’era un tale trambusto che nessuno, nessuno, si era accorto dell’arrivo suo e di Whis.
Servitori e soldati correvano trafelati da una parte all’altra neppure fossero stati delle vespe spaziali impazzite, gridandosi l’un l’altro ordini, imprecando e disperandosi.
 
«Ma che diavolo succede?!»
 
“Una reazione del genere sarebbe giustificabile solo se fosse dovuta a me” pensò Beerus, per poi fare una smorfia innervosita nel ricordarsi che invece il clan Cold aveva meno motivi di chiunque altro per temerlo.
 
Lo smacco subìto oltre quattro anni prima da Zoisite era ancora “fresco”, per i suoi standard -sarebbe stato capace di serbare rancore per anni anche per quisquilie come dei budini non mangiati, figurarsi per una simile umiliazione- e l’aver sostituito i bracciali perduti con altri quattro identici non era stato tanto d’aiuto: erano troppo nuovi, troppo brillanti, ogni volta che lo notava ricordava come e perché aveva perso gli altri, e non era affatto gradevole.
 
«A quanto pare siamo capitati in un momento poco opportuno» osservò Whis.
 
«E io che credevo di aver evitato la seccatura più grande, dal momento che quella è via!» sbuffò Beerus.
 
Non era un caso che fosse piombato lì proprio in un momento in cui Zoisite era assente: quasi quattro anni di sonno ininterrotto lo avevano aiutato a calmarsi abbastanza da concludere che Freezer in quella faccenda era colpevole “solo” di aver sposato la donna sbagliata, e che quindi poteva continuare ad andare abbastanza d’accordo con lui, tra un frappè, un paio di partite a “Just Dance” e una dozzina di racconti di distruzioni di pianeti… se Zoisite e la sua linguaccia non si mettevano ancora in mezzo.
 
«Mi stupisce, Lord Beerus! Lady Zoisite è una donna così adorabile! Ricordo ancora quant’era squisita la granita che abbiamo mangiato insieme…»
 
«Sì, la mia!» brontolò il dio.
 
«Mentre lei, nel tentativo di liberarsi da quelle manette, si contorceva a terra similmente a un bruco del pianeta Golkond, e-»
 
«Dacci un taglio!» sbottò Beerus.
 
«Ho detto qualcosa di sbagliato o che non corrisponde al vero, Lord Beerus?» gli chiese Whis, con aria innocente.
 
«Forse dovrei distruggere anche te!» ribatté il gatto.
 
Whis, per tutta risposta, si limitò a una breve risata. Al momento il suo compito era vegliare su Lord Beerus e servirlo, ma era fin troppo consapevole che questi non sarebbe riuscito a batterlo -e tantomeno a distruggerlo- nemmeno dopo altre centinaia di milioni di anni di allenamento.
 
«A parte tutto, stando a quel che sono riuscito a captare credo che in questo caos c’entrino i figli di Freezer» disse Beerus muovendo leggermente le orecchie «Tanto trambusto per quattro mocciosi?»
 
«I piccoli icejin nei primissimi anni di vita sviluppano i loro poteri e le loro abilità fisiche assai rapidamente» spiegò l’angelo «Essendo figli di Freezer è da presumere che entrambi siano notevoli. Se a ciò aggiungiamo che sono per metà Shadow, e dunque possiedono anche le abilità della loro madre, si può evincere che non siano molto semplici da gestire… almeno per Freezer e relativi sottoposti».
 
«Se lo dici tu! A me continua a sembrare eccessivo».
 
«Devo ricordarle cosa combinava lei, da buon piccolo Distruttore in erba, quando aveva la loro età?»
 
«L’hai detto, Whis: “Distruttore in erba”!» Beerus allargò le braccia, i palmi delle mani rivolti verso l’alto, mentre alzava gli occhi al soffitto «Non è minimamente paragonabile a…»
 
La conclusione della frase si perse in quell’ “a” allungata, mentre Lord Beerus si rendeva conto di avere due piccoli icejin seduti sulle sue mani -un maschio e una femmina neri- uno per parte, spuntati fuori da vattelapesca dove. Tutta quell’agitazione e i bambini erano in casa, nascosti nelle ombre, alla faccia dei divieti!
 
«Io non ho in mano due mocciosetti icejin, vero Whis?»
 
«Non solo temo di doverla contraddire, Lord Beerus, ma devo anche informarla un altro piccolo icejin bianco sta penzolando dalla sua coda» disse Whis, con la calma più totale.
 
Lord Beerus fece un breve sospiro, dopo qualche istante di completa immobilità. «…e il quarto?»
 
Improvvisamente avvertì sulla testa un peso che fino a poco prima non c’era e, subito dopo, sentì delle piccole manine che giocherellavano impunemente con le sue orecchie.
Non c’era Zoisite, ma… pomeriggio tranquillo un corno!
 
«Che orecchie grandi che hai!» esclamò la vocina acuta di Avalanche «Sono buffe, e grandi come me. Tu di sicuro ci senti molto bene!»
 
Se Freezer fosse stato presente probabilmente si sarebbe messo a piangere in greco, pur non sapendo cosa fosse la Grecia, e si sarebbe messo le mani nei capelli, pur essendo completamente calvo. Non aveva tutti i torti, quando diceva a Zoisite che quei bambini erano proprio i suoi figli!
 
«Credo che la quarta abbia appena fatto un paio di constatazioni oggettive!» commentò Whis, con una breve risata effeminata.
 
«Mi sa che quello blu ha preso la scossa, ha tutti i capelli dritti» ridacchiò Korner, indicando Whis a Scheelite.
 
«E io credo che ne abbiano appena fatta una terza, Whis!» esclamò Lord Beerus, con un sorrisetto sarcastico all’indirizzo dell’assistente. «Ascoltatemi bene, voi quattro: non sono dell’umore per mettermi a giocare con dei mocciosi. Quindi vi consiglio di togliervi di torno rapidamente, d’accordo?!»
 
Sebbene fosse il Dio della Distruzione e quell’ “assalto” improvviso con annesse prese per i fondelli lo avesse un po’ innervosito, non pensava che fosse il caso di mettersi a minacciare di morte dei bambini di nemmeno quattro anni. Non ancora, almeno… anche se avevano indubbiamente preso dalla loro “adorabile” mamma.
 
«Ma tu devi giocale con noi…volevo dire, giocare» si corresse Scheelite.
 
«E perché, di grazia?» domandò il dio, con un’espressione alquanto seccata in volto.
 
«Perché tu sei il nostro regalo di compleanno, ovviamente!» esclamò Kuriza, continuando imperterrito a penzolare dalla coda di Lord Beerus «Mamma ci ha promesso un gatto».
 
Appena lui e i suoi fratelli avevano avvistato quella bizzarra accoppiata, avevano capito immediatamente che non poteva trattarsi di altri che il gatto che era stato promesso loro per il compleanno e del suo addestratore. Papà doveva aver provato a farlo arrivare prima di nascosto, ma era ovvio che non potesse riuscirci: loro erano molto più furbi di lui!
 
«Io sarei il vostro… cosa?!» allibì Lord Beerus.
 
«Questa è proprio spassosa! Non avrei mai detto che qualcuno potesse volerla, nemmeno come regalo» commentò Whis.
 
«Fa’ qualcosa di utile, invece di dire cretinate!» sbottò Beerus.
 
I due piccoli icejin neri, i quali nel frattempo non erano ancora scesi dai palmi delle sue mani, si guardarono.
 
«Scheelite?»
 
«Sì, Korner?»
 
«Mi sa che il nostro regalo di compleanno vuole ucciderci».
 
«Non sono il vostro regalo di compleanno!» sbottò il dio. “Ma un pensierino sull’uccidervi, quasi quasi...” aggiunse mentalmente.
 
«Addestratore del gatto? Ho una lamentela» disse Kuriza a Whis.
 
«Dica, signorino!» esclamò l’angelo, decidendo di stare al gioco.
 
«Non l’hai addomesticato affatto bene, questo qui» affermò con convinzione il piccolo «Puoi portarcene un altro simile a lui, ma più tranquillo?»
 
«Ohohohohoh!» rise Whis «Questa poi è esilarante! In effetti Lord Beerus ha un fratello che-»
 
«BASTA!» sbottò Beerus, scrollandosi di dosso i piccoli icejin «Infilatevi una volta per tutte in quelle testoline che io non sono il vostro nuovo animale da compagnia, e Whis non è il mio padrone. Io sono il Dio della Distruzione!»
 
I bambini, che fluttuavano tranquillamente in aria, si guardarono. Quella definizione non suonava nuova…
 
«Ah! Ho capito!» esultò Korner, dopo qualche istante «Allora erano tuoi, i quattro bracciali che erano sotto il vetro di là» indicò un punto indefinito alla sua destra.
 
«Ce li aveva messi la mamma, e vicino c’era una… una…» Scheelite aggrottò la fronte «Avalanche, come si chiama quella cosa dove c’erano le scritte?»
 
«Targa, Scheelite, targa!»
 
«Ecco, sì, c’era vicino una targa con su scritto “Erano del Dio della Distruzione”» continuò la bambina «Poi però papà gliel’ha fatta togliere».
 
«E mamma ce l’ha rimessa» aggiunse Kuriza.
 
«E papà gliel’ha fatta togliere di nuovo» ricordò Korner.
 
«E mamma ce l’ha rimessa un’altra volta. Hanno fatto così per molto tempo, che cosa stupida eh?» rise Avalanche.
 
«Alla fine però mamma si è stufata, e da una settimana tiene i bracciali nelle ombre. Peccato però, erano belli luccicosi, hai fatto un bel regalo alla mamma… perché a papà non piacevano?» si domandò Korner.
 
La beata ingenuità dei gemelli aveva fatto ulteriormente innervosire Lord Beerus -“ha avuto la faccia tosta di metterli davvero in una teca!”- ma sembrava che non fossero veramente a conoscenza del suo smacco, o non avrebbero pensato che quei bracciali fossero stati un regalo. A ogni modo, arrivato a quel punto voleva soltanto trovare Freezer e farsi servire un bicchiere di granita di due metri per due, quindi era proprio il caso di cercare di congedare i quattro gemelli una volta per tutte. «Ascoltatemi bene: è il momento che torniate a giocare per i fatti vos-»
 
«Distruggi qualcosa?»
 
La domanda con cui Avalanche lo interruppe riuscì a prenderlo in contropiede. Gli aveva seriamente chiesto di distruggere qualcosa?
 
«Distruggi qualcosa? Eh?»
 
Eh sì, glielo aveva chiesto seriamente, e a giudicare dallo sguardo nei grandi occhioni rosso rubino sembrava essere veramente molto curiosa di vederlo all’opera. «Questa poi… ti sembra che possa mettermi a distruggere cose su richiesta?»
 
«Se sei il Dio della Distruzione, allora distruggere è il tuo lavoro… quindi, perché no?»
 
«Ragionamento molto logico, Lady Avalanche» commentò Whis, soffocando l’ennesima risata. Si stava divertendo non poco nel vedere Beerus, che dal suo punto di vista era un “bambino” di centinaia di milioni di anni, alle prese con dei bambini veri. «I figli di Freezer sono proprio adorabili! Non trova, Lord Beerus?»
 
«Adorabili per quanto tu sei utile in questa situazione, Whis» ribatté lui «Facciamo così: io distruggo un qualche oggetto, e voi quattro smettete di tediarmi. D’accordo?»
 
«Che vuol dire “tediarmi”?» domandò Scheelite, un po’confusa.
 
«Vuol dire tipo “annoiarmi” e cose così» la informò Kuriza, il quale spesso dava l’impressione di aver mangiato un vocabolario.
 
«Aaah. Capito».
 
«Allora» esordì Beerus «Guardate bene quell’ombra… sì, esatto, quella proiettata dalla poltroncina» disse, riferendosi a quella di una piccola sala adiacente «Ci siete? Bene… hakai».
 
Un breve lampo viola e l’ombra della poltroncina si distrusse sotto gli occhioni sgranati e sorpresi dei gemelli, i quali avevano un’espressione simile a quella della loro madre nella situazione praticamente identica che si era venuta a creare quattro anni prima.
 
«Siete soddisfatti?» domandò loro Beerus con un ghigno. Sicuramente vederlo distruggere un’ombra li aveva spaventati esattamente come era successo con Zoisite, e…
 
«Bravo!»
 
«Bravissimo!»
 
«Fiiiiicooooo!»
 
«Fallo ancora!»
 
“E” niente, perché i quattro piccoli icejin stavano applaudendo entusiasti.
Stavolta fu Lord Beerus a sorprendersi: in centinaia di milioni di anni aveva visto le reazioni più disparate -e disperate- ma non gli era mai successo di ricevere addirittura dei sinceri applausi per aver distrutto qualcosa. Non li aveva ricevuti neppure da piccolo dal suo maestro, quando era un Dio della Distruzione in erba e Whis gli insegnava a usare il suo potere per… distruggere, appunto!
 
«Le cose hanno preso una piega imprevista» osservò Whis.
 
«A quanto pare…»
 
«Distruggi qualcos’altro, dai!» Korner batté le mani «Dai, daaai!»
 
«I patti non erano questi. Avevo detto che avrei distrutto una cosa soltanto» ricordò loro il dio.
 
«Tu avevi detto che avresti distrutto un oggetto, ma un’ombra non è un oggetto, è solo un punto dove non arriva la luce» ribatté Avalanche.
 
«Qualcuno da grande vuole fare l’avvocato» borbottò Beerus, con aria un po’seccata.
 
«Cos’è un avvocato?» domandò la bambina.
 
«Lascia perdere» sospirò lui.
 
«Magari per convincersi ha solo bisogno che facciamo un po’il tifo… come fanno le lìder del cir! Quelle con i pon-pon!» esclamò Scheelite.
 
«Si dice “cirlìde”! Scema» la rimproverò Korner.
 
«La parola è “cheerleader”» disse Kuriza, alzando gli occhi al soffitto «E comunque io non mi metto ad agitare i pon-pon, è una cosa stupida. Non c’è mica bisogno dei pon-pon per fare il tifo. Basta dire il suo nome!»
 
L’attimo dopo, tutti e quattro stavano scandendo a gran voce il nome di Lord Beerus, incoraggiandolo a fare quel che sapeva fare meglio. Tutta quella faccenda era quasi incredibile… era proprio vero che neppure dopo milioni di anni di vita si finiva di sorpendersi.
 
“Tre…” Whis avviò un countdown mentale “Due… uno…”
 
«E va bene, va bene! Distruggerò qualcos’altro, ma poi basta davvero. Vi ho già detto che non sono qui per giocare con voi!» cedette Beerus, sul quale evidentemente tutto quell’entusiasmo infantile aveva fatto effetto «Entriamo in questa sala, truppa!»
 
Curiosamente i bambini si misero in fila proprio come una truppa di soldati veri, e si apprestarono a entrare in sala. Il primo a stupirsene fu Beerus stesso. «Com’è che ora sono così obbedienti?»
 
«Se i bambini sono come loro quattro, più che a un adulto tendono a dare retta a…un bambino più grande!» gli spiegò Whis.
 
Beerus gli rivolse un’occhiataccia. «Mi hai appena dato del bambino, Whis?!»
 
«Ho soltanto-»
 
L’angelo non riuscì a finire la frase perché, dopo un lampo rosso durato un millisecondo, venne accecato da una marea di soffici “cose bianche” che cadeva dalla sua testa come pioggia.
 
«Ecco, ora i capelli sono a posto!» esclamò Avalanche, con un gran sorriso «Erano troppo lunghi davvero, eh!»
 
Esatto: le “cose bianche” erano capelli.
I suoi capelli.
Il suo curatissimo bianchissimo e lunghissimo ciuffo di capelli, al quale dedicava tanta cura e attenzione!...
 
«I-i m-miei…» balbettò, mentre portava lentamente le mani sopra la testa «i m-miei… i miei… i miei…»
 
L’eco della risata epocale di Lord Beerus si propagò in tutto il corridoio e in quelli adiacenti, e forse venne udita anche da coloro che in quel momento stavano passando fuori dall’edificio. Vedere Whis in quelle condizioni era un evento più unico che raro, che ripagava di tutte le prese in giro più o meno sottili che l’angelo gli aveva rivolto quel giorno.
 
«Futuro avvocato e anche parrucchiera!» riuscì a dire faticosamente Beerus tra uno scoppio di risa e l’altro, mentre circondava Avalanche con la coda per poi sollevarla e mettersela sopra una spalla. «Sai una cosa, Whis? Avevi ragione, questi bambini sono proprio adorabili!»
 
«I miei capelli!» gemette Whis, inginocchiandosi a terra «I miei poveri capelli!…»
 
«Suvvia, col tempo ricresceranno» minimizzò Lord Beerus «E se non altro adesso non sembri più il cugino di quei ridicoli uccelli della Nebulosa 66!»
 
Dal suo assistente non giunse risposta, ma che continuasse a stare fermo in ginocchio e a capo chino non era affatto un bel segno. Forse paragonarlo a un uccello non era stata una grande idea…
 
«Il signor Whis si sente bene?» domandò Kuriza.
 
«Ma sì, ma certo, ma sicuramente, ora però che ne dite di andare a distruggere qualcosa da un’altra parte? Qualsiasi parte? In fretta, magari?» concluse, acchiappando con la coda il resto dei bambini per poi volare via in fretta e furia lungo il corridoio. Difficilmente Whis perdeva la calma ma, nel caso fosse accaduto, lui non voleva essere presente.
 
«Ma tu per caso hai paura del signor Whis?» ebbe il fegato di domandargli Scheelite.
 
«Naturalmente no. Io sono il Dio della Distruzione, ricordalo! Ho concluso che fosse meglio lasciarlo solo a elaborare il lutto, tutto qui».
 
«Aaah, capito!»
 
Non era una fuga, era semplicemente una ritirata strategica… o almeno, l’orgoglioso Lord Beerus voleva considerarla tale.
Si fermò soltanto quando arrivò dall’altra parte del palazzo, ritenendo che fosse abbastanza lontano. «Qui dovrebbe andar bene» disse, posando a terra tre dei quattro bambini.
 
«La nostra stanza è qui vicino, a questo punto possiamo andare tutti a giocare lì e farci portare la merenda» propose Korner «L’ora è quella giusta!»
 
«Bravo, ottima idea» annuì il dio «Fai strada!»
 
Avrebbero potuto raggiungere la stanza dall’interno del palazzo, ma i bambini per fare più in fretta vollero uscire e volare fino al terrazzo. Di nuovo, assurdamente, con tutto il caos che c’era non ci fu nessuno che se ne avvide.
 
«Eccoci» disse Avalanche una volta entrati «Questa è la nostra stanza».
 
Più che una stanza quello era una specie di appartamento, grande anche per gli standard di Lord Beerus. Era diviso in quattro sezioni, una per ogni pargolo, e ognuna di esse era personalizzata in base ai gusti dell’occupante. Quella che catturava di più l’attenzione però era senza dubbio la parte di Scheelite: troppo piena di fiocchi viola, cuscini viola, fiorellini viola e una quantità industriale di bambole -non viola, per fortuna- di porcellana, che a dirla tutta erano abbastanza inquietanti.
 
«Pelché… no: perché stai guardando male le mie bambole?» gli domandò Scheelite «Quelle non vanno distrutte».
 
«Sicura?» il Dio della Distruzione raggiunse il centro della stanza, e sprofondò nella montagna di grossi cuscini che c’era, continuando a fissare le bambole. «Secondo me dormiresti più tranquilla, senza quelle cose che ti guardano».
 
«Anche secondo me andrebbero buttate via» concordò Kuriza «Ma Scheelite mica mi dà retta».
 
Korner intanto aveva raggiunto l’interfono poco lontano dai cuscini. «Ci facciamo portare la torta Pinguì?»
 
«Torta Pinguì? È un nome strano» commentò Lord Beerus «Però devo ammettere che mi ispira…»
 
«È fatta con una ricetta simile a quella di una merendina che la mamma ha mangiato quando è stata su un pianeta di cui non ricordo il nome» lo informò Avalanche, scendendo solo in quel momento dalla spalla di Beerus. «È tanto- tanto- tanto buona!»
 
«Così tanto?... allora dovremmo farcene portare una grande. Voglio gustarmela bene» dichiarò Beerus «E mentre aspettiamo vi racconterò di come e perché ho fatto estinguere… quelli! Eh già, somigliavano proprio a quelli!» esclamò, e indicò dei pupazzetti di dinosauri sparpagliati accanto al letto di Kuriza.
 
«Se te ne porto qualcuno li distruggi? Sarebbe fico! Tanto ne ho un mucchio!» Kuriza fece spallucce e, senza aspettare la risposta, si alzò e andò a prenderne una quindicina, mentre Korner ordinava tranquillamente di far portare la torta Pinguì…
 
 
 
 
***
 
 
 
 
«… atterrano i miei uomini migliori, spariscono, e ora pretenderebbero anche la merenda servita in camera per “loro e il loro nuovo amico”! Adesso mi sentono, altro che merenda!»
 
Appena i servi delle cucine erano stati contattati dai gemelli, si erano sbrigati a comunicare a tutto il resto del personale la posizione degli ex “dispersi”, e così facendo anche Freezer era venuto a saperlo immediatamente.
 
Quelle quattro pesti non si sarebbero salvati dai dovuti rimproveri, non potevano continuare a disobbedire in quel modo ai suoi ordini, e tantomeno intestardirsi a portare delle bestie strane in casa. Cos’avevano portato, stavolta? Un altro incubator? Un capodoglio? Un vaso di petunie senziente chiamato Agrajag?
 
“Di qualunque cosa si tratti, avrà vita molto breve…e non ci saranno pianti che tengano, stavolta!”
 
Arrivato davanti alla camera dei gemelli, l’icejin entrò di botto senza curarsi di bussare. «VOI QUATTRO! Saranno guai se oserete di nuovo atterrare la Squadra Ginew e sparire! E per quanto riguarda il vostro… nuovo… amico…»
 
Il rimproverò gli morì in gola, mentre sgranava gli occhi nell’incredulità più totale.
Sicuramente doveva essersi addormentato e doveva essere preda di un incubo di qualche genere, perché non era assolutamente possibile che il Dio della Distruzione fosse lì in camera dei suoi figli, seduto tra i cuscini, intento a muovere due pupazzi di dinosauri, il tutto mentre Avalanche gli faceva i grattini dietro le orecchie.
Per rendere tutto ancor più surreale mancava solo che se ne uscissero con “Guarda, papà! Abbiamo portato a casa un gatto!”
 
«Ehi, Freezer! Dov’è la mia torta?»
 
Anche quella frase di Beerus però aggiungeva un bel carico di assurdità a tutta la situazione.
 
«La tua… la sua… eh?»
 
«La torta! Abbiamo chiesto una torta Pinguì, ma non è ancora arrivata» disse Beerus, con una smorfia di disappunto sul volto «E io la pretendo subito. I tuoi figli mi hanno detto che è ottima, quindi devo assaggiarla».
 
Se quello era un incubo, senza dubbio le battute di personaggi erano piuttosto accurate. «Non è reale» si disse il tiranno, mentre chiudeva gli occhi «Non è reale. Ora conterò fino a dieci, riaprirò le palpebre e mi risveglierò seduto accanto al tavolo, ancora pieno di carte da leggere e firmare, e tutto questo non sta succedendo davvero».
 
«Ti prego, smettila con questa sceneggiata da donnicciola isterica» sbuffò il dio «Sono qui per davvero, e non ho ancora sentito le tue scuse per non avermi accolto come merito! Stai diventando maleducato come tua moglie, e a me le persone maleducate non piacciono».
 
«Come i dinosauri, hai detto che erano maleducati!» intervenne Scheelite.
 
«Sì, esatto: arroganti e maleducati! Per tale motivo, come stavo per dirvi prima che vostro padre irrompesse con cotanta grazia, ho deciso di farli estinguere» dichiarò, con un sorriso soddisfatto «Precisamente così!»
 
Lord Beerus schioccò le dita, e i quindici pupazzi esplosero simultaneamente in mille pezzi.
Gli applausi dei bambini rimbombarono nella testa di Freezer, che dal canto suo non provava il loro stesso entusiasmo nel vedere una cosa del genere, anzi! A lui suonava come una minaccia bella e buona: aveva sorpreso Beerus con i suoi figli, nella loro stanza, era con loro da chissà quanto tempo senza che nessuno se ne fosse accorto… Se quello non era un modo nemmeno troppo sottile di ricordargli ad anni di distanza che nessuno era al sicuro, promessa o meno, allora cos’era?
Non che Freezer potesse fare alcunché, purtroppo non poteva cercare di ucciderlo -come avrebbe fatto in circostanze analoghe con chiunque altro- essendo Beerus una divinità.
 
«Io…sì. Le porgo le mie scuse per non averla accolta debitamente. Comunque, non credevo che potesse interessarle avere la compagnia dei miei figli».
 
Un lato negativo di essere il Dio della Distruzione era quello di poter essere fraintesi, anche compiendo azioni che in realtà non avevano alcunché di malevolo. Quel che Freezer aveva pensato, a Lord Beerus in realtà non era passato neppure per l’anticamera del cervello, perché se voleva distruggere qualcosa o qualcuno lo faceva e basta, e se voleva minacciare chicchessia lo faceva apertamente.
Se avesse immaginato cos’era passato per la mente di Freezer, probabilmente si sarebbe sentito perfino offeso: era il Dio della Distruzione, e durante lo svolgimento del suo compito non aveva risparmiato nessuno per quanto innocente fosse, ma aveva un codice d’onore tutto suo, e non gli sarebbe mai passato per la testa di “utilizzare” dei bambini per spaventarne i genitori.
 
«Non pensare a quel che può interessarmi o meno, Freezer… pensa alla torta, piuttosto! La stiamo ancora aspettando, e sai che a me aspettare non piace granché».
 
Avalanche si avvicinò all’interfono, e schiacciò un pulsante. «Ehi, papà è qui ha detto che vuole che facciate e ci portiate subito la torta, quindi vi dovete muovere, capito?»
 
S-sì, milady, come comanda, la torta Pinguì arriva immediatamente!
 
Fatto ciò, la bambina fece spallucce. «I servitori sono veloci, ma quando dico che è papà ad aver detto di dire o fare una cosa sono ancora più veloci. Infatti lo faccio spesso!»
 
«Ava?»
 
«Sì, Scheelite?»
 
«Mi sa che papà vuole ucciderti».
 
«Come al solito!»
 
«Per l’ennesima volta, non voglio uccidervi, assolutissimamente no, ve l’ho già detto in più occasioni!» esclamò Freezer con una certa concitazione, notando che il volto di Lord Beerus era diventato terribilmente serio dopo aver sentito le bambine dire quelle cose. «Hanno questa fissa da diverso tempo ormai, e sinceramente io e Zoisite non abbiamo ancora capito da dove sia arrivata, ma ovviamente non ho mai pensato di ucciderli, non ho mai alzato neppure un dito su di loro, vero?»
 
«Sì, questo è vero» annuì Korner.
 
“Tutto sommato credo che quella non avrebbe lasciato i bambini a Freezer, se avesse pensato anche solo per un momento che lui possa volerli uccidere davvero” concluse il dio “Se dicono certe cose sarà colpa della faccia poco raccomandabile del loro caro papà. Probabilmente non si rendono neppure conto di cosa voglia veramente dire ‘uccidere’, o essere uccisi”. «Meglio così, allora».
 
«E comunque anche se volesse sculacciarci non potrebbe, perché tanto scompariamo nelle ombre prima che ci prenda» aggiunge Kuriza, facendo spallucce.
 
«E questo chissà per colpa di chi! “Non prima degli undici anni, certo Freezer, sicuro, sono d’accordo”… e una settimana dopo, cosa scopro?» l’icejin fece un sospiro nervoso, passandosi la mano sul volto «Niente, come non detto».
 
Proprio in quel momento arrivarono i servitori tutti trafelati, con in mano una grossa torta Pinguì che minacciava di cadere a terra da un momento all’altro. Fortunatamente non accadde, e i quattro -più uno- bambini affamati andarono all’assalto della torta come se da un paio di secoli non avessero messo alcunché nello stomaco.
 
Lord Beerus, nemmeno a dirlo, fu il primo ad assaggiarla -dopo la breve annusata di rito…
 
«È OTTIMAAAAAAAAAAAAAA!!!» urlò, con aria entusiasta e quasi estatica «Questa cosa marrone che ricopre tutta la torta si sposa perfettamente con la dolcezza del ripieno e con il sapore dell’impasto! Come si chiama?!»
 
«È la nostra versione di quella che mia moglie chiama “Nutella”. Non so da quale pianeta abbia preso l’originale» disse Freezer.
 
«Tu non mangi, papà?» gli chiese Scheelite «Ti do un po’della mia parte, se vuoi!»
 
«No, Scheelite, non ho molta fame al momento» rispose lui stancamente, poggiandosi contro la parete più vicina «Mangia tranquilla».
 
Che giornata! E non aveva neppure del vino a portata di mano, cosa che rendeva tutto ancor più stressante.
Mentre i cinque banchettavano, facendo sì in breve tempo che della torta restassero poco più che briciole, pensò che la sola cosa buona era non dover gestire anche Zoisite, la quale per fortuna sarebbe tornata soltanto di sera…e per allora, Beerus sarebbe sicuramente andato via.
 
«Deliziosa! Assolutamente deliziosa!» sentenziò Lord Beerus qualche minuto dopo «Quando si tratta di cibo avete senz’altro buon gusto. È uno dei migliori dolci che abbia mai mangiato!»
 
«Vergogna…»
 
Freezer trasalì nel sentire la voce di Whis provenire dal balcone, ed essendosi voltato verso di lui non si avvide né dell’espressione di Lord Beerus -la stessa di un bambino scoperto a rubare la marmellata- né del gesto infantile di quest’ultimo nel nascondere dietro la schiena la mano che impugnava la forchetta.
 
«Mangiare un dolce che non abbiamo mai assaggiato senza lasciarmene un po’!» continuò l’angelo, con aria mortalmente offesa «Neppure un pezzettino minuscolo!»
 
«Chi tardi arriva, torta non trova!» disse Lord Beerus che, resosi conto delle reazioni istintive avute in principio, volle cercare di darsi un tono. «Non è colpa mia se sei rimasto lì a disperarti per il tuo nuovo taglio di capelli…»
 
«Gliel’ho fatto io con un raggio letale, papà!» affermò Avalanche, con aria trionfante «Sono stata brava, vero?»
 
“Promemoria per me: non c’è limite al peggio” pensò Freezer, guardando Whis con aria vagamente allarmata. «Avalanche, quante volte devo dirti che certe cose non si fanno?! Non è affatto questa l’educazione che io ti ho dato! Vergognati! Tutta colpa di tua madre» concluse tra sé e sé.
 
Whis per qualche momento non disse nulla, così come non lo fece nessun altro, tanto che l’atmosfera all’interno della stanza divenne abbastanza strana…
Poi però sorrise.
 
«Sa una cosa, Lord Beerus? Una nostra precedente conversazione mi ha ricordato che da troppo tempo non vado a fare visita a certi miei cugini della Nebulosa 66» disse l’angelo, apparentemente in totale serenità «È proprio il caso che io rimedi il prima possibile, o finiranno col non perdonarmi. Intendo trattenermi almeno un paio di giorni, quindi temo che per quanto riguarda il ritorno a casa dovrà arrangiarsi… o chiedere al signor Freezer se è disposto a ospitarla!»
 
«CHE COSA?!» il dio si alzò di scatto «Non vorrai mollarmi q-»
 
«Arrivederci a tutti quanti, è stato un piacere. A presto, Lord Beerus!»
 
Con un ultimo sorriso, l’angelo batté il bastone a terra e si dileguò prima che Beerus riuscisse anche solo ad afferrare il suo vestito.
 
«…»
 
Sembrava proprio che Whis se la fosse presa più del dovuto, tanto da arrivare ad abbandonarlo lì -sebbene in via temporanea. Che fare? La sua velocità nel volo era circa tre quarti di quella di Whis, quindi in teoria sarebbe potuto arrivare a casa in tempi ragionevoli, ma il suo senso dell’ orientamento non era buono quanto quello del suo assistente e, soprattutto, era troppo pigro per mettersi a fare un viaggio del genere da solo. Le astronavi poi non erano neppure da prendere in considerazione, per i suoi standard erano veramente troppo lente e noiose.
Alla fine, dunque, si volse lentamente verso il padrone di casa. «Sai, Freezer, ospitare il Dio della Distruzione in casa propria sarebbe per chiunque un grande onore».
 
“No. No, no. No- no- no- no. NOOOOOO!” si disperò mentalmente il tiranno, impietrito, fissando Beerus “Va bene, avevo detto che al peggio non c’è mai limite, ma questo è troppo! Avere Lord Beerus in casa per due giorni è peggio di mettersi a giocare a palla con una bomba, promessa o non promessa, e… Maledizione, Zoisite torna stasera!”
 
«C’è qualche problema?»
 
Freezer capì che era il caso di dire qualcosa, perché il modo in cui Beerus aveva iniziato a muovere nervosamente la coda non prometteva nulla di buono. «No, assolutamente, io non ho alcun problema, ovviamente può restare, però-»
 
«Quindi se resti qui vieni anche alla nostra festa di compleanno!» esultò Avalanche che, bontà sua, sembrava essere veramente contenta di avere il Distruttore alla sua festa. «È dopodomani. Verrà della gente che ci porterà dei regali e ci sarà tanta roba buona da mangiare!»
 
«Feste e cibo?» il dio si sfregò le mani, pregustando già il tutto «Forse Whis mi ha fatto un favore, decidendo di andare a trovare i suoi “cugini”».
 
«…però sa, mia moglie tornerà a casa» continuò Freezer, riprendendo da dov’era stato interrotto «E questo solo tra poche ore».
 
L’espressione soddisfatta di Beerus mutò radicalmente nel ricordare quel piccolo dettaglio chiamato Zoisite. Restare due giorni in casa di Freezer significava dover avere a che fare anche con lei per forza di cose, senza poterla distruggere a causa della promessa che lei gli aveva strappato, e quella prospettiva non lo attirava granché. «Deve proprio tornare oggi?»
 
«Non sembri molto contento. Pensavo che mamma ti piacesse» disse Korner, un po’perplesso.
 
«Non ho mai detto il contrario. Solo… che ne dite se facciamo un gioco?» il dio agguantò la prima cosa che riuscì a prendere, ossia un orsetto di peluche appartenente ad Avalanche. «Io ora nascondo questo da qualche parte nel palazzo, o magari nel giardino. Il primo di voi che lo trova, vince!»
 
«E chi vince cosa ottiene?» si informò Kuriza, molto interessato.
 
«Chi vince diventerà il Super Comandante Supremo delle truppe del Dio della Distruzione» affermò Beerus, con tutta l’enfasi possibile «Sappiate che è un grande onore!»
 
«Tanto io lo troverò per primo!» esclamò Korner.
 
«Scordatelo» lo disilluse Avalanche, incrociando le braccia davanti al petto «Il Super Comandante posso essere solamente io».
 
«Sarò io il Comandante» asserì Kuriza, con aria solenne «Sono il più adatto» .
 
«Però chi vince mi prende come vice, va bene?» disse Scheelite, dalle ambizioni decisamente più ridotte.
 
A quel punto Beerus scomparve da sotto gli occhi di tutti, e ricomparve pochi istanti dopo in piedi con le mani dietro la schiena, accanto alla portafinestra. «Fatto».
 
«Di già?!» si stupirono i bambini.
 
«Sono un dio, quindi sono più veloce di quanto possiate immaginare. Forza, potenziali futuri Comandanti, datevi da fare!»
 
A quelle parole i gemelli schizzarono fuori dalla stanza a velocità supersonica, lasciando i due adulti finalmente soli.
 
«Lo troveranno in fretta, indipendentemente da dov’è stato nascosto. Conoscono questo posto meglio di quanto lo conosca io» sospirò Freezer.
 
Lord Beerus sogghignò, togliendo le mani da dietro la schiena. «Temo proprio che impiegheranno diverso tempo, invece».
 
Con sorpresa di Freezer, nella mano sinistra del dio c’era nientemeno che l’orsetto. L’icejin, suo malgrado, dovette ammettere che l’idea era stata più che buona. «Ottimo colpo».
 
Beerus si stiracchiò, con un sorrisetto arrogante. «Io sono un genio, cosa credi?»
 
“Oh sì, serve essere un genio per ingannare dei bambini di nemmeno quattro anni” pensò Freezer, incurante del fatto che lui non fosse in grado di gestirli altrettanto bene. «Ci spostiamo altrove?»
 
Beerus si tuffò di nuovo tra i cuscini. «Mh, magari tra un po’. Ecco, questi sì che sono cuscini morbidi!... a ogni modo, riprendiamo il nostro discorso: è proprio necessario che tua moglie torni stasera?»
 
«È con mia madre già da un giorno e mezzo, quindi direi di sì. Sono suo marito, nonché un personaggio pubblico, cosa che rende tale anche lei: stare con me e farsi vedere al mio fianco è suo dovere» replicò l’altro, senza sbilanciarsi troppo -o almeno, così credeva di aver fatto.
 
Beerus lo guardò con aria perplessa per un breve istante, poi fece spallucce. «Capisco che farti vedere in giro con l’ultima shadowjin faccia un certo effetto, ma se l’hai sposata solo per questo potevi scegliere una icejin meno rompiscatole e verniciarla di nero, non credi? Davvero, sono anni che mi domando che cosa ti sia passato per la testa il giorno in cui hai deciso di sposare un soggetto come quello».
 
«Ammetto che a volte è ingestibile, ma se l’ho sposata avevo le mie ragioni».
 
«Tralasciando il fatto che io non mi lascerei mai mettere al collo un cappio quale è il matrimonio, in giro ci sono donne più belle» ribatté il dio, stravaccandosi ben bene sui cuscini «Più belle, più sveglie e con la lingua meno lunga. Non che mi riguardi ma, personalmente, tutte queste ragioni non le vedo».
 
«Se fosse venuto qui una settimana fa, avrebbe potuto vederne  quattro sotto una teca di vetro».
 
Appena ebbe finito di parlare si tirò metaforicamente un pugno in testa, perché quella frase era stata di un’insolenza degna della stessa Zoisite, ma quel gatto gliel’aveva proprio tirata fuori con le tenaglie. Non pago di essersi fatto trovare con i suoi figli, si metteva anche a offendere sua moglie!
O meglio, a fare considerazioni che si avvicinavano alla verità, cosa che Freezer sapeva benissimo, tanto da essere il primo a lagnarsi della sua ingestibile moglie.
 
Beerus si rizzò a sedere, rivolgendogli uno sguardo assassino. «Come hai detto?!»
 
«Ho detto che se l’ho sposata ho le mie ragioni» disse di nuovo Freezer, cauto.
 
Seguì un momento di tensione altissima, nel quale Freezer pensò che Lord Beerus avrebbe mandato al diavolo la promessa fatta e avrebbe ucciso tutti quanti… e tutto perché stavolta era stato lui, a parlare troppo!
 
«Tsk… a quanto pare la sfrontatezza di tua moglie è una malattia contagiosa» commentò Beerus «Fa’ che non capiti ancora».
 
«Non ricapiterà» gli assicurò Freezer, leggermente meno teso.
 
«Di insolente in casa ne hai già una, basta e avanza» ribadì il dio «In ogni caso, sono costretto ad ammettere di essere un po’stupito. Ti sei sposato, hai messo su famiglia… non me lo sarei aspettato, non da te».
 
«A dirla tutta neppure io me lo sarei aspettato, se me lo avessero detto qualche anno fa ci avrei riso sopra. Però è accaduto, e lei va perfino d’accordo con mia madre… forse anche troppo» commentò, e si azzardò ad avvicinarsi ai cuscini. «Mia madre pretenderebbe di insegnarle a governare».
 
«Dovrebbe insegnarle un po’di diplomazia e di buone maniere, altro che a governare. O vuoi dirmi che l’hai sposata sperando che in futuro ti desse una mano?»
 
«Io non ho bisogno dell’aiuto di nessuno, gestisco perfettamente tutto da solo, e continuerò a farlo» ribatté Freezer, innervosito.
 
«Hai una moglie alla quale stanno impartendo lezioni, e hai anche dei figli abbastanza svegli… sta’ attento, o finirai col trovarti in casa degli avversari politici!»
 
Lord Beerus lo aveva detto scherzando, perché Freezer era e sempre sarebbe rimasto il più potente del suo nucleo familiare, i bambini erano ancora piccoli e, dal suo punto di vista, Zoisite non sarebbe mai stata in grado di governare alcunché.
Freezer però forse l’aveva interpretato in modo diverso, perché nel sentirlo si era adombrato non poco.
 
«Non penso proprio che possa accadere, né in un futuro prossimo né mai».
 
«Suvvia, stavo solo scherzando! Sei troppo potente per avere avversari politici, lo sai benissimo, e di certo in futuro le cose non cambieranno. E poi… loro sono la tua famiglia».
 
Dopo un breve attimo, Freezer si rilassò. Aveva ragione lui, Zoisite e i bambini erano la sua famiglia, e non aveva nulla da temere in ogni caso: il suo potere assoluto non sarebbe mai stato intaccato da nessuno di loro, non avrebbero avuto modo di farlo neppure volendo. «Sì, infatti. E comunque non potrei mai temere una donna che fa discorsi del tipo “su pilastri di piercing e tiranti di piercing costruiremo millemente ponti di piercing”!»
 
«Appunto, vedi?... bene» si alzò in piedi «Chiarito che tua moglie tornerà improrogabilmente a casa questa sera, voglio godermi le ultime ore di tranquillità recuperando il banchetto nuziale perso! Ah, e devo ricordarmi di mettere l’orsetto da qualche parte, tra un po’».
 
“Come faccia a essere così magro mangiando quanto un reggimento è una cosa che proprio non so spiegarmi” pensò Freezer, trattenendosi dal fare facepalm. «Banchetto sia».
 
«Un’ultima cosa: non avvisare tua moglie della mia presenza. A questo punto voglio farle una “sorpresina”! Dici che sarà contenta di rivedermi?»
 
Era una domanda retorica: l’entusiasmo di Zoisite nel sapere che Beerus sarebbe rimasto lì due giorni sarebbe stato pari a quello di Beerus stesso nell’averla attorno, e lo sapevano benissimo tutti e due.
 
«Certo, tantissimo. A pensarci bene però… sono proprio curioso di vedere la faccia che farà» ammise l’icejin «Una sorpresa del genere è il minimo che si meriti per avermi lasciato solo con i bambini per tutto questo tempo!»
 
«Loro non sono un problema, basta capire come prenderli, tutto qui. In alternativa, assumi una babysitter».
 
«Oggi ne ho assunte ventisette».
 
«Davvero? Io non ne ho vista nessuna…»
 
«Appunto!»
 
«Io in questo senso sono più fortunato» disse Beerus, alzandosi per poi uscire dalla stanza assieme a Freezer «Se mai dovessi avere figli, potrei sbolognarli a Whis!»
 
“O ai suoi presunti ‘cugini pennuti’ della Nebulosa 66!” aggiunse mentalmente.
 
Già, doveva anche pensare a come punire il suo assistente, ma per quello c’era tempo… e se avesse avuto bisogno di una consulenza, c’era anche la sua truppa di quattro piccole pesti!
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Era stata proprio una bella giornata, squisitamente rilassante nonostante il lavoro mattutino.
Per Zoisite a volte arrivare a capire come funzionavano certi argomenti -soprattutto riguardanti l’economia- poteva risultare una cosa un po’ostica, ma sua suocera era brava a far sì che il tutto non risultasse troppo pesante.
 
“E poi ci sto bene, con lei”.
 
Regina Ice era una delle poche persone alle quali non avesse mai avuto motivo di rivolgere anche solo una minuscola presa per i fondelli, il che era tutto dire. Era una donna energica, caparbia e per niente stupida, con la quale aveva trovato rapidamente un’intesa… e in tutta la famiglia era la sola a credere che un giorno avrebbe potuto affiancare Freezer nelle questioni riguardanti il clan.
Quella, a essere onesta, era una cosa in cui Zoisite per prima non credeva molto: lei non era come suo marito o come Cooler, non era stata cresciuta per governare! Non le dispiaceva imparare cose nuove, soprattutto se utili, ma allo stesso tempo non si sentiva all’altezza, non in quel caso.
 
Regina Ice però non aveva voluto sentire ragioni e, quando Zoisite le aveva detto come la pensava, la sua risposta era stata “Dovresti credere un po’più in te stessa, ragazza mia. Sei riuscita a ottenere da un dio l’immunità per tutto il nostro clan, non vedo perché non dovresti essere all’altezza!”.
 
Per amor di onestà le aveva detto di aver avuto più che altro fortuna, ma sua suocera non aveva cambiato parere, e alla faccia dei pareri contrari stava investendo molto su di lei.
 
Era uno dei motivi per cui Zoisite si impegnava al massimo, cercando di imparare da lei quanto più possibile, anche se questo significava trascorrere un po’meno tempo con Freezer e i bambini. Da quando erano nati si era dedicata moltissimo a loro e al marito -ed era normale- ma sua suocera aveva cercato di incoraggiarla a non vedersi “soltanto” come una madre e una moglie, e a ricordarsi sempre di essere anche una ragazza con un enorme bagaglio di esperienze che, assieme a quel che stava imparando al momento, avrebbero potuto esserle utili quando avrebbe governato insieme a Freezer…
 
 
“E re- impara anche a prenderti del tempo solo per te, quando puoi: non può fare che bene”.
 
 
Se quel giorno l’aveva portata con sé alla SPA era stato anche per darle anche quell’importante lezione.  Zoisite non aveva faticato per nulla a impararla, ed ora eccola a casa, con animo più che mai sereno e in pace col cosmo.
 
«MAAAAAMMAAAAA!»
 
«Ciao mamma!»
 
«Ti siamo mancati?»
 
Essere accolta da un abbraccio dei gemelli contribuì a migliorare ulteriormente la giornata, che ormai si avvicinava alla conclusione. A tal proposito, l’ora di andare a letto per i bambini era passata da un pezzo… pareva che la Squadra degli Sfigati non fosse stata nemmeno in grado di mandarli in camera a dormire, e Freezer men che meno! Non che ci fosse da stupirsi. «Certo, come potrebbe essere altrimenti?» sorrise «Apprezzo che mi abbiate salutata ma, dite un po’, voi non dovreste essere a letto?»
 
«Sì, papà e Lord Beerus ci avevano detto di andare a dormire, ma noi volevamo aspettarti» le spiegò Kuriza «Quindi eccoci!»
 
Momento.
Momento- momento- momento.
Kuriza aveva veramente nominato?...
 
«Scusami, Kuriza, hai per caso detto “Lord Beerus”?»
 
«Sì!» confermò Scheelite «Quello che ti ha regalato i bracciali, mamma, il tuo amico. È con papà nella sala plincipale… principale».
 
Tanti cari saluti alla serenità e al sentirsi in pace col cosmo. L’idea di avere il Dio della Distruzione in casa non le piaceva, e l’idea che fosse stato così vicino ai suoi figli le piaceva ancora di meno; del resto era lui quello che, anni prima, non si sarebbe fatto scrupoli a distruggerli insieme a lei quando non erano ancora nati. «Capisco. Avete idea di cosa ci faccia qui?»
 
«Da quello che abbiamo visto, mi sa che è qui per mangiare!» rise Scheelite.
 
«E distrugge le cose in modo fichissimo, mamma! Ha distrutto pure un’ombra, è stato bellissimo! Mi sa che potrebbe distruggere anche noi quando diventiamo ombre» osservò Korner, per nulla preoccupato di quella pericolosa verità.
 
«Questo ve lo ha detto lui? O ha detto qualcosa di simile, o… insomma, si è comportato bene con voi?»
 
«Sì sì! È un tanto simpatico, lo sai? Mi ha anche nominata Super Comandante Supremo della truppa del Dio della Distruzione, quando ho vinto la sfida a trovare l’orsetto, ci ho messo un sacco di tempo ma ce l’ho fatta» le raccontò Avalanche, tutta fiera «E prima ha giocato con noi, ci ha raccontato di come ha distrutto i dinosauri, e ha fatto merenda con noi…»
 
«Avevo detto a vostro padre di trovare una babysitter, ma questo è eccessivo» commentò Zoisite, molto stupita di quel che stava sentendo.
 
«…e prima ancora ci ha presi ed è fuggito via insieme a noi, quando ha riso dopo che ho tagliato i capelli di quello blu» continuò la bambina «Lui ha detto che non lo faceva per paura, ma secondo me era una bugia».
 
«Hai tagliato il ciuffo di Whis? Ah! Brava, gran bel colp-ehm, volevo dire, non si fanno certe cose!» si corresse, anche se troppo tardi. «Comunque a questo punto è proprio il caso che andiate a dormire, non vi fa bene stare svegli fino a tardi. Non vorrete trovarvi le occhiaie, domani mattina?»
 
«No no, le occhiaie sono brutte!» esclamò Kuriza «Allora buonanotte, mamma… ah, no, aspetta: non ti abbiamo detto che Lord Beerus rimane qui anche domani e dopodomani, perché quello blu è andato a trovare dei parenti e lo ha lasciato qui!»
 
«… anche domani e dopodomani? Per tutto il giorno?!» gemette la shadowjin.
 
«Sì, infatti lo abbiamo anche invitato al nostro compleanno» aggiunse Korner.
 
Sembrava che Lord Beerus non avesse fatto nulla di male ai gemelli, se mai il contrario, e Zoisite lo riconosceva, ma per un attimo fu fortemente tentata di prendere i bambini e andare per due giorni su un qualche pianeta a loro sconosciuto. Una gita improvvisata non era una brutta idea, no? E la festa programmata si poteva sempre annullare.
Poi però si rese conto di una cosa fondamentale…
 
“Così facendo faccio un favore più a lui che a me. Col cavolo che mi faccio praticamente cacciare via da casa mia!”
 
«Allora dovremo prepararci spiritualmente a vederlo sbafarsi tutta la granita disponibile» fu la replica della shadowjin «Grazie per avermelo detto. Ora però davvero, fate i bravi e andate a dormire» li esortò, dando a ognuno un bacio sulla fronte «Buonanotte».
 
«’Notte, mamma!» risposero in coro, per poi volare in direzione della loro camera da letto.
 
Rimasta sola, a Zoisite sorse spontanea una domanda: perché Freezer non l’aveva informata di tutto ciò? Forse Beerus gli aveva impedito di farlo? O aveva cercato di farle una “sorpresa” poco gradita come punizione per avergli lasciato i bambini e aver finto che cadesse la linea?
Probabilmente era valida la seconda opzione, già immaginava le parole che le avrebbe rivolto: “Io ti avrei avvertita, e infatti ho provato a chiamarti, ma evidentemente in quella SPA la linea è disastrosa per davvero!”, per poi aggiungere sottovoce “almeno impari”.
Un classico.
 
“Per renderlo un po’ meno classico, dovrei fare qualcosa che non si aspetta” pensò “E credo di avere appena avuto un’idea a riguardo…”
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Nel sapere che Zoisite era rincasata, Freezer e Lord Beerus si erano guardati e si erano scambiati un’occhiata di intesa accompagnata dallo stesso identico sorrisetto malevolo, dovuto alla minuscola stilla di solidarietà maschile scaturita dal voler fare uno scherzetto alla shadowjin -seppure per motivi diversi.
L’idea di avere Lord Beerus ospite in casa propria continuava a non piacere al tiranno, ma non potendo fare assolutamente nulla a riguardo aveva optato per fare buon viso a cattivo gioco, e il dio aveva fatto più o meno lo stesso, dicendosi che tanto valeva cercare di divertirsi un po’.
Entrambi dunque avevano pregustato l’aria impietrita di Zoisite, entrambi l’avevano immaginata intenta a cercare di usare con più cautela quella sua lingua tagliente -per quanto ne sapeva Freezer, le intenzioni di sua moglie erano quelle, visto com’era andata l’altra volta - e la sua fatica nel farlo...
 
«Per me è davvero un piacere rivederla dopo così tanto tempo, Lord Beerus, un vero piacere. La trovo in splendida forma!»
 
Insomma, tutto avevano immaginato tranne trovarsi davanti Lady Zoisite Shadowhidden, vestita di un’armatura elegante fatta di oro e veli bianchi impalpabili, ingioiellata, truccata come le shadowjin benestanti del periodo anteguerra e con i capelli acconciati in un semiraccolto morbido.
 
«Eeeh… sì… grazie. Altrettanto».
 
Già vederla entrare così aveva indotto entrambi a passare dal sorrisetto a un’espressione incredula -ancora presente sui loro volti- che avrebbe meritato una fotografia, ma quello fisico non era il cambiamento più sorprendente.
Aveva salutato Lord Beerus con un sorriso smagliante e un breve quanto elegante inchino -un inchino!- e aveva accarezzato il viso di Freezer dicendogli “Sono felice di essere tornata a casa, tesoro mio, mi sei mancato moltissimo”.
“Tesoro mio”.
“Mi sei mancato moltissimo”.
Cosa diavolo stava succedendo?!
 
«Zoisite...»
 
«Dimmi, Freezer caro!»
 
«Tu… va tutto bene?»
 
Sì, andava tutto a meraviglia. Entrambi la guardavano come se stessero vedendo una strana e inquietante creatura mai conosciuta, motivo per cui lei, dentro di sé, stava ridendo come una deficiente. Dal sogghigno con cui l’avevano accolta era evidente che si fossero perfino messi d’accordo, ma… tanto meglio così: due piccioni con una fava. «Certamente. Tu piuttosto, sei sicuro di star bene? Mi guardi come se stessi vedendo un fantasma, o qualcosa di peggio. Non sarà un principio d’influenza?»
 
“Cosa diamine ha fumato, in quella SPA?!” pensò Freezer, sempre più basito, scambiando un’occhiata con un dio altrettanto basito.
 
«Lord Beerus, lei non ha idea di quanto a volte questo marito mi faccia stare in pena: per quanto gli ricordi che la sua salute è cagionevole, si ostina ad andare in giro nudo! Nemmeno un golfino, perdincibacco!» sospirò «La prego, dica qualcosa lei a questo incosciente, magari ascolterà le parole del Dio della… no, come non detto, anche lei viaggia praticamente a petto nudo. Finirete entrambi col prendere una polmonite!»
 
«Le divinità non prendono polmon-»
 
«Non intendo permetterlo!» lo ignorò Zoisite «Tra i compiti di una perfetta donna di casa c’è anche quello di prendersi cura del proprio marito, nonché di far sì che gli ospiti restino perfettamente in salute. Là!» tirò fuori dalle ombre una sciarpa di lana chilometrica, rosa con i cuoricini rossi, e la avvolse rapidamente attorno ai due, creando una decina di strati. «Ecco fatto. Che carini che siete, meritereste una fotografia da incorniciare e intitolare… “Cercavano di farmi una sorpresina”».
 
Beerus stracciò la sciarpa con un’artigliata. La sua idea non aveva funzionato, e quella shadowjin gliel’aveva fatta! Di nuovo! Che nervi. «Così sapevi già della mia presenza, eh?… per fortuna che avevi detto “No, i miei servi non parleranno”!» sbottò poi, rivolto a Freezer.
 
«Infatti i servi non c’entrano. È tutto merito di quattro adorabili bambini che non sarebbero mai andati a dormire senza avermi dato la buonanotte».
 
Ecco di chi era la colpa! Una moglie imprevedibile e dei figli disobbedienti erano una combo assolutamente letale, pensò Freezer. «Avrei dovuto immaginarlo» borbottò «Mai che facciano quel che si dice loro di fare, per carità!»
 
«A questo punto tanto vale andare al nocciolo della questione: mi tratterrò qui due giorni. Cerca di essere meno fastidiosa dell’ultima volta» le intimò il dio «È un avvertimento che non ripeterò di nuovo».
 
«Messaggio ricevuto. Però anche lei potrebbe cercare di essere più flessibile riguardo certe cose, si godrebbe il soggiorno molto di più!»
 
«Zoisite!» sibilò Freezer, per poi fare facepalm.
 
Guardò tra le dita sua moglie, intenta a stiracchiarsi mentre fissava Lord Beerus, e Lord Beerus che muoveva nervosamente la coda, fissando Zoisite di rimando.
Freezer avrebbe cercato con ogni mezzo di fare in modo che da lì in poi le cose filassero lisce, ma una cosa era sicura: sarebbero stati due giorni molto lunghi… ma mai quanto lo era stata quella giornata iniziata male e finita peggio, naturalmente. E tutto ciò per colpa di chi? Di sua moglie, ovviamente!
Se Zoisite -che di loro due era quella a cui i gemelli davano più retta- fosse stata in grado di rimproverarla quando serviva, Avalanche non avrebbe mai tagliato i capelli di Whis, e questi probabilmente non avrebbe sentito l’impellente bisogno di andare a far visita ai parenti mollando lì Lord Beerus.
 
“È tempo di imporre a tutti loro un minimo di disciplina, e sono già in ritardo. Se sopravvivremo ai due giorni che verranno, giuro che riporterò l’ordine in questa casa!” si ripromise Freezer, e così avrebbe fatto…
 
O almeno, ci avrebbe provato.
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: _Cthylla_