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Autore: leti_0907    06/08/2017    4 recensioni
-No, My lady. Non c'è più niente che tu possa fare- con quella frase la gelò completamente. Non poteva averlo detto veramente.
-Mi stai dicendo che preferisci morire?- gli urlò in faccia. -Mi vuoi abbandonare, è così?-
-Affatto, fosse per me non ti lascerei mai- la rassicurò. Ci mancherebbe altro. -Ma è il destino, Ladybug-
-Il destino si può mutare, poiché è solo una conseguenza inevitabile delle nostre scelte. Tu puoi ancora vivere, Chat Noir, se solo lo volessi-
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Durante il funerale, dall'altre parte della città…




La testa gli martellava fortemente. Avvertiva sotto di se una consistenza morbida che gli facilitava lo stare sdraiati, mentre qualcosa di caldo lo copriva da metà busto in giù. Quando, con estrema lentezza, sollevò il braccio per portarsi una mano in fronte, le sue dita toccarono qualcosa di fresco e bagnato. Acqua.


Sempre con molta cautela, piano piano le sue palpebre si sollevarono, anche se una potente luce impediva la totale apertura. All'inizio le iridi vedevano tutto sfocato, come se una patina semitrasparente gli sbarrasse la vista del mondo intorno a lui. Piantò le mani ai lati di quello che sembrava un comodissimo materasso e si sollevò a sedere, ma, dopo aver compreso che gli girava la testa e la sua stabilità non era delle migliori, cercò un appoggio per la schiena, ovvero il muro dietro a lui.


Ricordava ben poco di quello che era successo. Parigi, una strada, ruvide pietre che cozzavano contro le sue ginocchia, due mani che lo accarezzavano con la stessa leggerezza di una farfalla e due occhi così cristallini che si potevano confondere con i più limpido degli oceani. In mezzo a tutta la confusione che regnava nella sua mente ancora assopita, erano davvero poche le cose che gli erano facili riconoscere con sicurezza, e quelle iridi marine erano le uniche che poteva ricordare con nitidezza: sembravano tristi, disperate, e lacrime sgorgavano senza alcun freno da quegli occhi così belli eppure così spenti.


"Cosa è successo per renderti così triste, misteriosa ragazza?"


Scosse la testa e spostò entrambe le mani sulla sua nuca, come in un disperato gesto di liberarsi dai suoi demoni interiori. Il suo cuore batteva furiosamente, e lui non riusciva a capire perché il battito aumentava solo quando il suo cervello gli rimandava quel ricordo, a quel poco che rimembrava di una voce, prettamente femminile, che gli sussurrava, con la voce tremante, forse per la rabbia ed il dolore, due parole. Ti Amo.


"Avevo una vita prima di tutto questo? Perché non ricordo niente? Avevo una famiglia? Un lavoro? Amavo qualcuno?"


-Finalmente ti sei svegliato- una voce roca lo risvegliò dalle sue riflessioni. Sulla soglia di quella camera, un uomo di bassa statura, dalla barba grigia e gli occhi a mandorla, si avvicinò a lui, e non era solo: una strana creatura dalle sembianze di una tartaruga fluttuava nell'aria ed accompagnava l'anziano. Il ragazzo si appiccicò ancor di più con il busto al muro e si portò una mano al cuore, ma le sue dita, al posto di incontrare la pelle calda del suo petto, toccarono una superficie ruvida. Abbassò lo sguardo e rimase stupefatto alla vista del busto coperto da bende candide come le vesti di un angelo.


-Cosa mi è successo? Perché sono qui?- cercò lo sguardo dell'uomo che ricambiò con determinazione quell'espressione confusa. Aveva ragione ad essere così curioso, voglioso di sapere perché si trovava in un luogo che non riconosceva. Sperava che i suoi ricordi si sarebbero aperti non appena gli avrebbe raccontato della sua vita e soddisfatto le sue curiosità.


-Sei a casa mia, nella camera degli ospiti. Ti ricordi di me?- domandò mentre si sedeva sulla sedia a dondolo a fianco al letto ed accoglieva nella mano la tartaruga volante.


-Io… io non ricordo niente- confessò il giovane, e chiuse gli occhi. -Per favore, mi può dire cosa è accaduto?-


-Allora, io sono il maestro Fu e lui è il mio Kwami Wayzz. Ora ti dirò tutto, stai tranquillo, ma prima vorrei chiederti se ti ricordi come ti chiami-


Il ragazzo rispose a malapena. -Se ricordo bene, mi chiamo Adrien Agreste- Il maestro annuì e prese fiato. Sottoposto allo sguardo impaziente del giovane, iniziò a raccontare.


-Allora, io vado direttamente al sodo, non farò troppi preamboli. Tu sei morto, due mesi fa-


Adrien spalancò gli occhi. Morto? Ma come poteva respirare ed avvertire il suo cuore pompare il sangue se il maestro Fu gli stava dicendo di essere deceduto due mesi prima?


-Ma come è possibile?- il ragazzo espresse i suoi dubbi. -E come sono morto?-


-Ragazzo, purtroppo certi misteri non posso spiegarteli. So soltanto di essere tornato a casa, un giorno, e di averti trovato sdraiato sul pavimento del mio salotto in una pozza di sangue ma che respiravi ancora. Io mi sono limitato a curarti- il vecchio alzò le spalle, noncurante. -Solo dopo un po' ho scoperto che Wayzz aveva usato i suoi poteri per teletrasportarti qui. Sapeva che solo io avrei potuto aiutarti. Ma vedi, sapere come sei arrivato qui non è più importante di come sei morto. Tu hai una vita, un'identità nascosta, tu sei...-


-Chat Noir! Mi ricordo- esultò Adrien, ma la sue espressione mutò da felice a spaventato. -Plagg, il mio Kwami, dov'è?-


-Se ne sta occupando una persona davvero speciale- lo tranquillizzò Fu. -Ti ricordi il nome della tua partner?-


Il giovane strinse le palpebre e cercò a fondo tra i suoi latenti ricordi. Una ragazza dalla tuta rossa a pois prese forma nella sua testa: era di spalle, ma riconobbe i suoi capelli color pece divisi in due codini bassi e il laccetti rossi che li fermavano. "Ladybug. La mia lady."


-Ladybug- rispose alla fine, lasciando che un sospiro uscisse dalle labbra semiaperte. "Perché mi sono dimenticato di te, my lady? Fortuna che il mio cuore non potrebbe mai farlo."


-E ti ricordi anche la sua vera identità?-


Scosse la testa. -No, mi dispiace- La cosa che più gli premeva di ricordare non riusciva proprio a tornargli, era come se stesse giocando a nascondino: più lui la cercava disperatamente, più quel ricordo si nascondeva in posti difficili.


-Non te ne devi dispiacere, a tempo debito tutto tornerà al proprio posto. Ora vado a prepararti qualcosa per riempire il tuo stomaco- il maestro si alzò ed avanzò verso la soglia ma sentí un fruscio di lenzuola spostate: Adrien stava cercando di alzarsi.


Con cipiglio severo, l'uomo si girò e lo guardò severamente. -Non alzarti, devi riposare. Abbi pazienza- e solo al cenno di assenso rassegnato del giovane, si apprestò ad uscire.



Sto gioendo pure io, non crediate che far morire temporaneamente il caro ed amatissimo Chat Noir non mi abbia toccata minimamente. See You soon🐞💕
   
 
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