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Autore: garakame    07/08/2017    8 recensioni
"Andrè, dammi la mano, muoviti dammi la mano." Un ordine perentorio
Oscar si sporgeva dal muro di cinta del rudere, si allungava verso il braccio del soldato sospeso nel vuoto. Gli mancavano pochi centimetri per raggiungere quella mano.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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e se ti dicessi....

E se ti dicessi......


"Andrè, dammi la mano, muoviti dammi la mano." Un ordine perentorio

Oscar si sporgeva dal muro di cinta del rudere, si allungava verso il braccio del soldato sospeso nel vuoto. Gli mancavano pochi centimetri per raggiungere quella mano.

"No, Oscar sono troppo pesante, non ce la farai a tenermi. Lasciami andare."

"Noooo." Un urlo eccheggiò nel crepuscolo della sera.

"Andrè, la mano, non fare il cretino, afferra il mio braccio."

Il comandante cercava di avvicinarsi al soldato, in equilibrio perfetto tra il vuoto e le lunghe gambe appoggiate al muro di pietra, a cercare di fare presa per non cadere. Rivoli di sudore cadevano dalla sua fronte, cadendo nel vuoto non si stava però accorgendo che per sporgersi per dare la mano all'uomo, anche lei stava inesorabilmente scivolando nel baratro.

"Preferisco morire che saperti causa della tua morte. Te lo devo, Oscar.

Hai messo a repentaglio la tua vita per salvare la mia."

Il ramo a cui era tenuto l'uomo emise un rumore secco presagio di morte certa.

" Andrè, smettila di dire idiozie, giuro che se riesco a portarti fuori da questa situazione, te ne do tante.....che nemmeno tua nonna sarebbe capace di riconoscerti." Gli disse esasperata.

" Dammi la mano." Insistè la donna per l'ennesima volta.

La donna si sentì tenere saldamente per la vita, voltò il viso verso il soldato con il foulard rosso.

Comandante, siamo arrivati ....

Venerdì sera.

Oscar era seduta sulla sua poltrona nella sua stanza, guardava il fuoco nel camino scoppiettare allegro. Aveva avuto veramente paura di perderlo, ma anche questa volta si era risolto nel migliore dei modi, grazie all'aiuto dei suoi soldati.

Già, se non ci fossero stati loro e non avessero collaborato tutti quanti Andrè sarebbe morto e lei gli sarebbe andata dietro, senza alcuna incertezza.

Rivide lo sguardo di Andrè, sereno, caldo, pieno d'amore per lei, ormai lo sapeva, sarebbe morto per salvarla, senza rimpianti.

Strinse la tazza di cioccolata tra le mani fasciate.

Era stata l'ennesima missione a vuoto chiesta dal generale Boullet.

Il lunedì sera aveva ricevuto un dispaccio la generale chiedendo un incontro per il giorno successivo.

Oscar si era recata negli uffici del generale. Ricordava perfettamente le parole di quel pallone gonfiato.

"Mi sono giunte voci che nella zona del Monte di Martire, si siano riuniti dei rivoltosi.

Vostro compito sarà stanarli e arrestarli." La congedò con un gesto della mano.

Oscar aveva assentito senza dire una parola, fatto il saluto militare e uscì dall'ufficio. Ritornando in caserma su Cesar, stava pensando che erano mesi che ricevevano quegli ordini insulsi senza trovare traccia alcuna dei rivoltosi. L' ennesimo buco nell'acqua.

Lei e i suoi soldati erano stremati dalle continue ronde e missioni inutili, ma il generale Boullet, era oltre che un superiore, un amico di suo padre.

Quindi gli ordini si dovevano eseguire costi quel che costi.

Il martedi stesso, in mattinata il comandante aveva mandato alcuni suoi uomini in perlustrazione e i suoi soldati si erano recati sul luogo.

Era una zona a nord di Parigi, in aperta campagna, circondata da vigneti.

L'unico luogo plausibile dove dei rivoltosi si sarebbero potuti incontrare era un piccolo castello diroccato spolpato dai parigini che per costruire case avevano depredato pietra su pietra il vecchio rudere disabitato.

Rimasero appostati a lungo, ma niente. Tutto immobile e silenzioso.

Il Mercoledì fin dall'alba Il comandante si era recata personalmente sul posto, aveva sentito i soldati farle rapporto e aveva pensato che stavano perdendo tempo e risorse inultimente.

Verso sera si decisero a controllare il rudere nella speranza di trovare qualche traccia, ma sempre niente di niente.

Il comandante decise di controllare la torre diroccata, iniziò a salire i gradini, pistola in mano, si girò e vide Andrè seguirla impugnando il fucile. Era una torre alta non più di un ventina di metri, al di sotto della quale di apriva una discesa di rovi e massi sottostanti.

Arrivarono sulla torre stando ben attenti a dove mettevano i piedi, guardarono lo spettacolo stupendo del tramonto su Parigi. Notre Dame spiccava sulle case, illuminata dalla luce rossastra del tramonto. Dei rivoltosi nessuna traccia. Oscar sospirò per l'ennesima missione fallita.

"Beh, direi che possiamo anche tornarcene giù, non vedo traccia di rivoltosi, abbiamo perlustrato in lungo e in largo questo posto per niente." disse rivolgendosi al soldato che assentì e si spostò per farla passare.

Fu proprio spostando il peso verso la parte più esterna che si sentì crollare il pavimento sotto i piedi.

Il comandante guardava la scena con un misto di orrore e stupore, i riflessi pronti scattarono in avanti cercando di prendere la divisa del soldato, ma non fece a tempo, gli sfuggì per un secondo.

Il soldato riuscì ad aggrapparsi a un ramo che usciva dalle pietre.

I rovi circostanti gli tagliavano il viso e gli arti.

" Andrè, dammi la mano, muoviti dammi la mano."

Oscar chiuse gli occhi, appoggiò la testa allo schienale della poltrona, cercando di rilassare le spalle e il collo per dare un po' di sollievo al mal di testa che le stava arrivando.

Rivide tutto come un incubo, la paura di perderlo, questa volta per sempre.

"No, Oscar sono troppo pesante, non ce la farai a tenermi. Lasciami andare."

Non si voleva arrendere, cerco di avvicinarsi più che poteva al braccio del soldato, le mancava davvero poco per raggiungerlo, ma appoggiandosi al parapetto sentì crollare sotto di se altre pietre.

Guardava Andrè, il suo viso, il suo occhio verde, non aveva paura.

" Andrè, la mano, non fare il cretino, afferra il mio braccio."

Lui sentì il rumore secco e sinistro del ramo a cui si era afferrato.

Guardò Oscar, lo sguardo sereno.

"Preferisco morire che saperti causa della tua morte. Te lo devo, Oscar.

Hai messo a repentaglio la tua vita per salvare la mia."

Oscar sbarrò gli occhi terrorizzata, gocce di sudore le cadevano dalla fronte nel vuoto.

"Dammi la mano, è un ordine." Insistè la donna per l'ennesima volta.

La donna si sentì tenere saldamente per la vita, voltò il viso dietro di se verso il soldato con il foulard rosso.

Comandante, siamo arrivati ....

I soldati riuscirono a salvare il loro comilitone e il comandante stesso.

Alain in fretta legò alla vita del comandante una fune e tenendola per le caviglie la fece scivolare in basso verso il soldato attaccato al ramo. Il comandante prese il soldato per la cinturadella divisa, da dietro. in maniera salda con la mano destra e con l'altra mano si insinuò sotto l' ascella sinistra prendendosi il polso destro, creando un saldo appiglio. Il soldato staccò la mano dal ramo, si sentì cullare nel vuoto. Il viso del comandante era incollato alla sua schiena.Si sentirono tirare su lentamente. Appena toccarono terra al sicuro si guardarono negli occhi per una frazione di secondo. Oscar era a terra ansimante, Andrè era seduto accanto a lei, il più lontano possibile dal pavimento crollato. Si lasciò andare steso al suolo, il respiro affannato, il braccio destro sugli occhi. Il comandante seduto accanto a lui lo fissava, il respiro si stava calmando lo vide rialzarsi e mettersi seduto, riprendere fiato e ringraziare i suoi compagni per averlo salvato.

Si misero in piedi quasi nello stesso momento, scesero le scale con attenzione guidati dalle torce perchè ormai era buio. Arrivarono giù al sicuro, salvi.

Oscar si avvicinò ad Alain, gli tese la mano in segno di ringraziamento, Alain stupito fissò quella mano candida e piccola piena di graffi sorrise e glie la prese.

Il comandante si voltò verso Andrè i comilitoni non videro partire lo schiaffo sulla guancia destra, sentirono soltanto il suono e videro voltare il viso del compagno.

La donna si diresse verso i cavalli e tutti silenziosi fecero ritorno in caserma.

Per quel giorno i rivoltosi non si erano fatti vedere.

Andrè, il comandante si è proprio arrabbiato questa volta.

Andrè si toccò la mascella. Sorridendo, non è la prima volta che mi molla uno schiaffo, questa volta però penso di sapere il perchè.

Alain scosse la testa, io non vi capisco proprio a voi due. Bahh, non ne voglio sapere nulla.


Erano passati pochi giorni dall' incidente, Oscar aveva fatto in modo di concedere ad Andrè un giorno di licenza, visto le ferite e la brutta avventura passata, si erano visti poco in quei giorni, il comandante aveva avuto modo di riflettere molto su quello che era successo.

Oscar bevve lentamente la cioccolata amara, densa e calda. Guardava il fuoco danzare nel camino.

La nonna era passata in camera sua, portandole la bevanda, arrabbiata come sempre per il fatto che i suoi due bambini si riuscissero sempre a cacciare nei guai e a tornare a casa bendati come mummie.

Oscar si mise a ridere, chiese all'anziana se gli poteva mandare in camera suo nipote, aveva bisogno di parlargli.

Sentì bussare alla porta, senza ricevere risposta se lo vide entrare nella camera.

Indossava la camicia bianca e i calzoni al ginocchio marroni, le mani erano fasciate, come le sue.

Oscar, volevi vedermi?

"Si, Andrè siediti per cortesia."

Gli occhi bassi, un'altro soffio sulla bevanda.

Andrè fece come gli era stato chiesto, si sedette sulla potrona gemella:

"Di cosa volevi parla...." sollevò il viso su quello della donna e spalancò gli occhi.

Oscar stava piangendo.

Calde lacrime scendevano dal viso per finire nella cioccolata e sulle sue mani.

"Perdonami, Andrè non sono riuscita a salvarti, non sono riuscita a prenderti in tempo, se non ci fossero stati i tuoi compagni io ti avrei perso per sempre."

Oscar appoggiò la tazza fumante sul basso tavolino. Si mise le mani al volto coprendosi gli occhi, le spalle sussultavano.

"Ho avuto paura di perderti, ancora una volta ho avuto paura di perderti", un sussurro.

"Non accetto che tu muoia per me, non posso accettarlo."

Andrè le si fece accanto inginocchiandosi vicino alla poltrona, le mise una mano sulla spalla.

" Oscar, non è successo niente."

Oscar tolse le mani dal viso e lo guardò, il respiro frammentato dai singhiozzi, gli occhi gonfi di pianto, sentiva la mano calda sulla sua spalla. Si mosse verso di lui, gli mise le braccia al collo e lo abbracciò stretto.

Il cuore di Andrè iniziò a battere sempre più veloce. La bocca aperta, un brivido lungo il corpo.

Cos'era successo alla sua Oscar, perchè quel comportamento?

Era vero che il loro lavoro era pericoloso, era vero che avevano già rischiato la vita una volta e fu solo grazie all'intervento del Conte di Fersen che riuscirono ad arrivare a casa sani e salvi.

Andrè si mise seduto per terra, Oscar non lo mollava, fece per abbracciarla.

Ma si fermò, strinse i pugni, allargò le mani, ci ripensò, incerto sul da farsi, dopo parecchi minuti se la strinse al petto.

Oscar sembrò tranquilizzarsi solo nel momento in cui lui l'abbracciò.

I singhiozzi si erano acquietati, le lacrime bagnavano ancora le guance, ma si stavano asciugando sulla camicia di lui. Rimasero abbracciati per parecchio tempo che ad Andrè sembravano ore, come era bello averla tra le braccia, il corpo minuto e caldo, il suo buon profumo delicato, di rose e lavanda. Il fuoco scoppiettava nel camino allegro.

Le fece una carezza sui capelli, fermandosi alla nuca, sentiva il tepore della pelle e la seta dei suoi capelli.

"Oscar, cosa c'è?" le sussurrò piano.

Oscar si scostò per guardarlo, gli occhi ancora umidi, il respiro divenuto tranquillo.

"Non sopporterei di perderti, Andrè. Hai rischiato troppe volte la tua vita per salvarmi, non voglio che tu muoia per causa mia, non lo sopporto."

Lui assenti, con il pollice le asciugò una lacrima sulla guancia sinistra.

"E' per questo lo schiaffo, perchè non volevo prendere la tua mano?" Oscar gli carezzò la guancia e assentì con la testa.

"Ma se avessi preso la tua mano e ti avessi tirato giù, Oscar non ci hai pensato?"


"No, no, Andrè, sarei riuscita a salvarti, è la tua mancanza di fiducia nei miei confronti che mi ha fatto arrabbiare."

I suoi occhi di fiordaliso erano così risoluti.

Andrè chiuse gli occhi e si lasciò cullare dalla sensazione delle sue mani sul viso, dal corpo di Oscar così vicino al suo, dal suo profumo. Si sentì in pace con se stesso e con il mondo.

Avrebbe voluto tanto abbracciarla stretta e baciarla e fare l'amore con lei, ma aveva sempre quella dannata paura di farle male che ormai gli si era insinuata sotto la pelle come un veleno e non fece nulla.

Oscar lo guardava, gli occhi chiusi, un accenno di barba scura sulle guance, le pizzicavano le dita, le ciglia nere erano curve e lunghissime, come era bello il suo Andrè, se lo stava mangiando con gli occhi.

La donna sospirò, tolse la mani dal suo viso. Lui apri gli occhi e continuava a guardarla.

Erano seduti per terra, l'uno di fianco all'altro.

Lei si era calmata, forse per la sua vicinanza.

Lui non sperava di averla di nuovo così vicina, le sembrava meno scostante, meno fredda.


Oscar lo guardò, le ginocchia al petto.

"E se ti dicessi....." Altri minuti silenziosi, ma i loro silenzi non li avevano mai spaventati, gli facevano compagnia.

"E se ti dicessi che sei la persona a cui tengo di più nella mia vita, che non riesco e posso pensare di vivere senza di te. Che mi sei caro e prezioso e..... io ti...."

L'uomo avvicinò lentamente un braccio verso le spalle di lei.

"Ho capito, non mi devi dire nient'altro." Una risposta risoluta.

Una carezza sui capelli lunghi di lei.

Oscar appoggiò la testa alla spalla di lui, sentendosi bene.

I minuti passavano lenti scandendo il tempo.

Non si erano accorti del tempo che passava, stavano troppo bene così vicini, dopo tanto tempo, dopo tanta sofferenza.

"Ti amo, Andrè." Un sussurro.

"Lo so, l'ho sempre saputo." Rispose lui tranquillo, senza guardarla, stavano entrambi osservando il fuoco.

Altro silenzio nella stanza.

Un sospiro da parte di lei e poi un'altro. La mano di lui sulla testa di lei, continuava ad accarezzarla, in un movimento lento e ipnitico.

"Posso baciarti?" Chiese l'uomo, la voce incrinata, per pudore, per paura di sbagliare ancora, di causarle altro dolore.

Lei lo guardò, un sorriso dolce, gli occhi lucidi.

"Puoi farmi tutto quello che vuoi, Andrè." Un'altro sospiro.

Lui si sdraiò a terra trascinandosela sopra, compiendo gesti lenti, baciandole gli occhi il naso la bocca le guance.

Lei pensò che non poteva essere più contenta e come si stava bene sul quel corpo muscoloso, ma caldo e accogliente.

Iniziarono pacatamente, con baci labbra su labbra, come per assaggiarsi lenti, mani su mani su tutto il corpo, assaporando questo nuovo modo di essere e stare insieme. Baci, schiocchi, pelle da scoprire e da amare.

I loro baci furono intensi, dolci, caldi e accoglienti, come sarebbe stato poche ore il corpo di lei per lui, per sancire questo nuovo amore, nato nella notte dei tempi, perchè loro sapevano che fin dalla loro nascita erano destinati a stare insieme.



Questo racconto è nato dalle mani che si cercano e cercano di prendersi. Un po' come la vita di Oscar e Andrè

Come sempre ho pensato e se succedesse questo cosa accadrebbe.

Spero che vi sia piaciuto.


Alla prossima


   
 
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