Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: momoallaseconda    07/08/2017    2 recensioni
Zoro scosse il capo. “Il sesso risolve qualsiasi problema! Un atto fisico puro e semplice senza complicazioni fa stare subito meglio! Pensi che se mi si presenti l'occasione io non la colga? Diavolo Sanji, ho visto dozzine di ragazze farti il filo negli anni, palesemente interessate anche solo ad una botta e via, ma tu lasciarle sempre perdere solo perché già impegnato o perché il tuo manuale da gentleman ti impone di portare una donna fuori a cena almeno tre volte prima di fartela! Se una mi si presenta davanti visibilmente interessata ad accompagnarmi sul tetto, sarei un idiota a non approfittare della cosa, ti pare?”
Sanji si appoggiò alla parete sbuffando piano. “Già mi stupisco che tu riesca a trovare la strada verso il letto di una ragazza, con il senso dell'orientamento che ti ritrovi... ma il sesso non risolve sempre tutto!”
Zoro ghignò sadico. “Si vede che non ne fai abbastanza...”
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro, Sanji, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Un suono insistente, fastidioso e trapanante riecheggiava nella stanza da diverso tempo.

Moribondo Sanji alzò piano la testa e nel voltarsi un po' di saliva gli si spalmò sulla guancia.
Il collo gli faceva un male cane, la testa pulsava da far schifo e c'era un odore per niente piacevole proprio sotto di sé, ma sarebbe stato troppo faticoso scoprirne la causa.
Il suono maledetto che l'aveva svegliato continuava imperterrito a fracassargli i timpani. Ma che ore erano?
Con gli occhi rigorosamente chiusi cercò di tirarsi su, sorpreso di sentire il duro pavimento sotto le sue mani invece del letto. Quanto si era ubriacato ieri sera? Non ricordava quasi nulla.
Con fatica si allungò per stiracchiare gli arti e per cercare a tentoni la fonte di quel suono molesto, scoprendola nel suo cellulare, abbandonato a terra.
Sbuffò contrariato aprendo gli occhi e lasciandosi accecare dai raggi insistenti che inondavano la stanza buia attraverso le veneziane. Si accasciò del tutto sul pavimento e portò l'infernale arnese davanti al viso, porca troia era l'una di pomeriggio. Esausto, premette il tasto verde.
“Che cosa vuoi idiota?”
Dall'altra parte dell'apparecchio la risata ovattata di Rufy gli perforò un timpano. “Ciao, Sanji!!” lo sentì ululare tremendamente felice e in pace col mondo.
Quello ringhiò. “Ho da fare Rufy, che cosa vuoi?”
Il moro ridacchiò. “Devo darti una bella notizia e volevo anche sapere come stai... sai, ieri sera hai dato spettacolo...” continuò allusivo facendo accigliare il biondo. “...il tuo sedere al vento non lo vedevo più da quella volta che Yonji ti ha rubato tutti i vestiti al campeggio e tu gli sei corso dietro nudo!!”
Rufy rise e Sanji boccheggiò in trance. Si toccò istintivamente i pantaloni, realizzando in quel momento di non avere altri indumenti al di sotto di quelli. Che.diavolo.gli.era.successo.ieri.sera??
“Comunque...” proseguì indefesso “Volevo farti sapere che Monet, l'amica di Nami, mi ha procurato un lavoretto per quest'estate! Comincio tra due giorni! Sarò l'addetto all'archivio nello studio notarile di suo zio Doflamingo! Così comincio a fare un po' di pratica finalmente perché papà non mi lascia ancora toccare le sue carte senza la supervisione sua o di Sabo! Ace dice che sono tutte fisime mentali da avvocati e che non dovrei darci peso, ma insomma, dico, io sono suo figlio Sabo invece è suo nipote, perché lui si e io ancora no? È perché è più grande ed è ad un passo dalla laurea? Non lo so però vedrai che dopo questo lavoro dal notaio Doflamingo dovranno per forza farmi entrare nello studio! Voglio dire, hanno messo una serratura a combinazione! Hai capito che cos...”
Sanji spense il telefono senza nemmeno lasciargli finire la frase, tanto non lo stava più ascoltando da quando aveva scoperto di essere senza mutande.
Si alzò con fatica e non appena fu in piedi si rese conto che sarebbe stato meglio rimanere sdraiato.
Barcollando corse fino al bagno dove vomitò tutto quello che aveva mangiato dal giorno prima al Natale passato, sentendosi se possibile pure peggio.
“Stavolta con l'alcool ho chiuso, giuro.” mormorò poggiando la fronte accaldata direttamente sulla tavoletta. Dio se aveva caldo, c'erano almeno trenta gradi in quel bagnetto, sicuro.
Troppo occupato a contenere ulteriori conati gastrointestinali, non si accorse di una piccola figura che dallo stipite della porta seguiva le sue mosse con occhio attento e particolarmente preoccupato. Quando lo vide cercare di rimettersi in piedi gli corse subito in aiuto.
“Dai appoggiati al lavandino Sanji...” mormorò Chopper, passandogli un asciugamano.
Non appena riuscì a riprendersi si sciacquò il viso. Stava un po' meglio, ma sapeva che non doveva sfidare la sorte quindi scacciò l'allettante idea di sdraiarsi a fumare e tornò barcollante nella sua camera, aiutato a momenti dal fratello.
“Sei pallido da far paura...” gli confidò pacato guardandolo sedersi piano sul letto.
“Grazie, Chopper...” esalò esausto passandosi una mano sul viso.
“Dico solo la verità, perché hai voluto farti questo?”
Sanji sospirò cupo. “Ah, fratellino. Le donne, croce e delizia... Un giorno lo capirai anche tu...”
Chopper scosse il capo, poco convinto. “Non sarò un esperto di donne ma so che non mi ridurrò mai così se una di loro mi lascia!”
Sanji sogghignò per l'innocenza del fratello, davvero pensava di poter controllare tutto? Ah, dolce e ingenuo piccolino.
“In realtà non mi sono ubriacato perché sono stato scaricato...” ammise tranquillo.
Chopper lo guardò cauto. “Beh, mamma mi ha detto di Pudding... pensavo fosse per quello che ieri sera hai bevuto così tanto che Zoro ha dovuto riportarti qui in spalla...”
Sanji lo fissò sorpreso, ecco com'era tornato a casa. Scosse la testa noncurante e nel farlo dovette poggiarsi al muro per il forte capogiro che lo colse.
Chopper gli si avvicinò con una bottiglietta d'acqua. “Bevi a piccoli sorsi. La mamma ti sta preparando qualcosa da mangiare. Le ho detto che hai avuto un malessere per il troppo caldo di questi giorni, ci ha creduto. Lei non ha visto Zoro che ti portava su per le scale in piena notte e nemmeno papà, siamo riusciti a metterti a letto senza svegliare nessuno. Il tuo è proprio un buon amico, dovresti ringraziarlo.”
Restituendogli la bottiglietta Sanji fece una smorfia che avrebbe potuto significare tutto o nulla,  ma era senz'altro grato a Zoro per non aver approfittato dello stato in cui certamente versava ieri sera... o, per lo meno, lui sperava ardentemente che non ne avesse approfittato facendogli video o fotografie se davvero ci teneva all'integrità del suo cranio verde.
“...comunque non mi hai risposto!”
Sanji sospirò lisciandosi il pizzetto pensieroso. “Le donne, Chopper, sono esseri meravigliosi, portatrici di amore, bellezza e felicità... a noi uomini è stato dato il compito di proteggerle e amarle sempre e comunque senza limiti alcuni...”
Il fratello si sedette comodo alla scrivania guardandolo con un sopracciglio alzato, aspettando come al solito che si decidesse ad arrivare al punto. Quelle erano cose che gli venivano ripetute fin dalla nascita e conosceva tutta la manfrina a memoria ormai, ciononostante il fratello si premurava sempre di ripetergliele quando si trattava di spiegargli qualche fatto particolarmente rilevante della sua vita che riguardava le femmine.
Sanji non avrebbe mai ammesso che quegli angeli celestiali che difendeva spada tratta in realtà erano da sempre il suo problema principale. Chopper adorava suo fratello ma si rendeva pienamente conto anche di quanto potesse diventare poco obiettivo se c'era di mezzo una ragazza e, purtroppo per chi gli stava intorno, anche parecchio prolisso. Fortunatamente per lui quel giorno non sembrava intenzionato a fare la solita infinita ode al gentil sesso e Chopper riemerse dalle sue riflessioni appena in tempo, Sanji aveva cambiato tono passando dal solenne al depresso in cinque secondi netti.
...tuttavia, alle volte accadono eventi come quello di ieri che mi portano a riflettere seriamente su cosa sto combinando nella vita e mi sono reso conto che non posso pretendere amore assoluto da una donna solo perché la tratto come una principessa ed esaudisco ogni suo desiderio... ho capito che ci sono ragazze che non vogliono attenzioni particolari o protezioni ed io...” fece un pausa e Chopper rischiò di cadere dalla sedia per quanto pendeva dalle sue labbra. Sanji osservava tetro il pavimento come se si aspettasse di vedervi spuntare magicamente la soluzione ai suoi problemi. “...forse ho sempre sbagliato tutto, Chopper.” ammise tristemente “...dovrei semplicemente lasciare stare questa mia fissa per la donna giusta... forse nemmeno esiste una donna giusta per me!” sorrise amaramente.
“Dovrei diventare gay!” concluse risoluto.
Silenzio.
Chopper batté gli occhi un paio di volte cercando di metabolizzare completamente quanto aveva appena sentito.
“...fammi capire...” iniziò dubbioso dopo qualche istante, riordinando le idee. “...sei stato mollato e lei non ne vuole più sapere di te anche se tu eri il fidanzato perfetto... poi ti sei ubriacato ad una festa perché hai realizzato che forse il tuo metodo con le donne è sbagliato... e ora vorresti diventare gay...?” Sanji annuì tranquillo e Chopper strabuzzò gli occhi. “Ma-ma che razza di ragionamento è??” chiese sbigottito agitando le braccia.
L'altro si strinse nelle spalle. “Magari è la soluzione... se non trovo una donna forse il problema è che dovrei cercare un uomo...”
Chopper lo fissava sconvolto. Quelle parole non potevano essere uscite dalla bocca di suo fratello, no si rifiutava di credere che stesse sfornando un'idiozia dietro l'altra senza rendersene conto o farlo apposta! Quello era Sanji Vinsmoke santo cielo! L'uomo che idolatrava le donne come fiori delicati e si faceva in quattro per risolvere i loro problemi ed esaudire i desideri. L'unico al mondo capace di diventare uno zerbino anche per ragazze mai viste prima! L'unico che era riuscito ad avere la benevolenza della temibile professoressa Hina in quinta liceo per i suoi modi garbati da gentleman! L'unico che metteva il bene di una donna prima del suo e da sempre gli ficcava in testa quanto fossero esseri splendidi e meravigliosi, come l'uomo non sarebbe mai potuto essere! Quello là ora voleva farsi gay?? Si sarebbe stupito meno se avesse voluto diventare monaco buddista!
Chopper sospirò poggiandosi con la schiena e con i gomiti alla scrivania, guardandolo fisso, sperando sempre intimamente di vederlo scoppiare a ridere e dirgli che era uno scherzo.
“Non è certo perché non si trova una donna che si diventa gay Sanji, ma devo spiegartelo io??”
Quello abbozzò un sorrisetto contrito. “Lo so... se lo fossi me ne sarei già accorto...” mormorò guardando assorto fuori dalla finestra. “Ma, ahimé, amo troppo le donne per far loro questo...” pronunciò solenne, mano sul cuore.
Chopper ridacchiò. A quanto pareva stava davvero scherzando ma questo non toglieva il fatto che un problema spinoso gli volteggiasse attorno come un avvoltoio.
Si sfregò le mani, gli era venuta un'idea.
“Un sito di appuntamenti?” chiese Sanji, uno scettico sopracciglio alzato prima di scuotere la testa. “Non mi va di incontrare così la donna della mia vita...”
Chopper fece una smorfia. “E come allora?”
“Beh...” valutò pensieroso con un sospiro sognante. “Vorrei che fosse un incontro magico, sconvolgente! Vorrei incontrarla dopo molte peripezie... vorrei dover lottare per il nostro amore, oppure che la strada che sto percorrendo mi porti a congiungermi con lei perché è stato il destino a volerlo... è lui che ci vuole insieme! E, una volta giunti l'uno di fronte all'altra, guardarla finalmente negli occhi e vedere dentro di loro il mio riflesso perdutamente innamorato che sa di essere ricambiato senza più paura del futuro... sai, come in quei romanzi di inizio ottocento dove lui e lei si incontrano ma per vivere il loro amore devono affrontare una marea di prove difficoltose, come farsi accettare dalla famiglia, combattere un'invasione, non soccombere alla peste...”
“...”
“...”
“...Adesso ho capito dove sono finiti i libri di Jane Austen che mamma cerca da due mesi...”
Sanji lo guardò male. “Vorrei solo avere un amore fiabesco non mi sembra di chiedere troppo!”
Chopper alzò gli occhi al cielo. “Non ti sembr... Sanji! Punto primo, siamo nel ventunesimo secolo! Ormai nessuno spera più nell'amore predestinato, nemmeno le principesse Disney! Punto secondo, hai quasi ventitré anni e mi sembra di parlare con una delle mie compagne di scuola quando si fanno i film mentali sul cantante del momento! E, bada bene, ho detto compagne! Ma dai, qui sono io il più piccolo. Io dovrei fare il ragazzino sconsiderato che si fa mille paranoie perché è in piena adolescenza mentre tu dovresti fare l'adulto responsabile e maturo che mi brucia sul nascere ogni genere di fantasia!”
Sanji lo fissò a bocca aperta. “Ma che dici? Tu non sei mai stato un ragazzino sconsiderato!”
“Hai capito solo questo?” esalò Chopper affranto afflosciandosi sulla scrivania.
“Non riesco a credere che tu non abbia mai incontrato qualcuno, chiunque, che ti ha fatto pensare 'ehi, siamo sulla stessa lunghezza d'onda! Questa qui si che mi capisce'... è impossibile!”
Sanji sbuffò una risatina. Chopper era un tesoro a preoccuparsi per lui e a cercare un modo per farlo stare meglio, peccato che con quei discorsi riusciva soltanto a farlo stare peggio perché il pensiero andava inevitabilmente a tutte le donne che aveva conosciuto in vita sua e si rendeva conto di non aver mai provato affinità completa con nessuna delle sue fidanzate o amiche. La cosa aveva dell'assurdo ma in realtà non l'aveva mai trovata nemmeno in quelli che considerava i suoi migliori amici. Però, ora che ci rifletteva, era errato pensare che non fosse proprio mai successo.
“Si, mi è capitato... ma solo una volta.” ammise sincero.
Lo sguardo di Chopper si animò di entusiasmo. “Fantastico! Vedi che non tutto è perduto? Tutti riescono a trovare un'anima affine! È questo che porta all'amore nel nuovo millennio, non le peripezie! Chi era? Chi era??” esclamò saltando sulla sedia.
“Frena ragazzino!” ridacchiò sereno “Mi dispiace dirtelo ma si tratta di un uomo!”
L'altro si rabbuiò tornando seduto composto. “Ah, ma allora non va bene...” mormorò deluso. Ci aveva sperato per un attimo.
Sanji fece spallucce noncurante. “Non è la donna della mia vita ma per lo meno ho un amico che mi capisce!” alzò gli occhi al cielo. “Quelli che vedo ogni giorno li ammazzerei...”
Chopper aggrottò le sopracciglia confuso. “Ma di chi parli? Pensavo intendessi Zoro, è tuo amico dalle medie.”
“Zoro??” sgranò gli occhi il fratello, sorpreso all'inverosimile per quella associazione assurda. “Assolutamente no l'intesa con il marimo è quanto di più lontano possa esserci! In un certo qual modo gli voglio anche bene ma da qui a dire che siamo sempre sulla stessa lunghezza d'onda...
“No, io parlavo del mio amico di penna spagnolo.”
“Hai un amico di penna? Non lo sapevo...”
Sanji si grattò distrattamente la testa frenando l'ennesimo capogiro. “Beh, è più un amico d'e-mail in effetti... non abbiamo un rapporto specifico ma semplici scambi di idee o pareri. Ci raccontiamo come va la vita, con la famiglia, l'università e ci sentiamo da circa tre anni. È molto simpatico ed anche intelligente! Ci capiamo sempre al volo e gli interessi spesso sono comuni.” mormorò esibendo un'improvviso entusiasmo che incuriosì Chopper e gli fece mettere momentaneamente da parte l'argomento 'donna giusta'.
“Quindi come funziona? Vi siete scambiati solo le e-mail e vi sentite così?”
Sanji annuì prima di fare mente locale e rammentare un dettaglio. “In realtà ho anche il suo indirizzo di casa e lui ha il mio.”
“Come mai?”
Sanji si alzò cauto dal letto, ben attento a non fare movimenti bruschi con la testa che ancora vorticava forsennata. “L'anno scorso è andato in vacanza con dei parenti e mi ha chiesto se poteva mandarmi una cartolina personalizzata...” si avvicinò alla scrivania ed aprì un cassetto, cominciando a rovistare tra varie carte sotto lo sguardo attento del fratellino. “...io gliel'ho dato e lui mi ha mandato questa!” esclamò trionfante estraendo un cartoncino colorato che Chopper riconobbe all'istante come una fotografia plastificata, Sanji gliela passò per poterla vedere meglio. “Te l'ho detto che era simpatico!” continuò con enfasi.
In primo piano c'erano due ragazzi sorridenti, maschio e femmina, circondati dalla natura splendida di una spiaggia tropicale semi deserta, che fissavano l'obiettivo poggiati scherzosamente ognuno su di un lato di una vecchia barchetta, arenatasi lì probabilmente da tempo visto lo stato in cui versava, sulla quale però si riusciva ancora a leggere il nome sbiadito stampato a chiare lettere, 'Mr. Prince'.
Chopper fece un sorrisetto. “Gli hai raccontato del soprannome che usi con le donne?”
Sanji ridacchiò saputo. “Penso che ormai siano ben poche le cose che non sa di me. Io gli ho mandato in risposta la foto che ho sul profilo di Facebook.”
Chopper rise pensando all'immagine in questione che ritraeva Sanji con la sigaretta in bocca, le mani in tasca e lo sguardo marpione di chi sa il fatto suo, peccato solo che fosse vestito da Babbo Natale per la recita con i figli di una cugina e il tutto rendeva il fratello più una macchietta comica che un probabile sex symbol attira donne.
Con quel pensiero continuò ad ispezionare la fotografia. L'amico di penna di Sanji aveva i capelli neri e ricci, oltre che una vistosa e strana protuberanza sul viso che solo dopo svariati attimi riconobbe essere il suo naso, un naso incredibilmente lungo anche! Gli venne da ridere, l'associazione con Pinocchio arrivò immediata. Sperò intensamente che non avesse altre caratteristiche simili al piccolo burattino o tutto l'entusiasmo del fratello per la reciproca affinità sarebbe naufragato. In ogni caso, aveva una faccia davvero simpatica, trasudava allegria da tutti i pori.
Diede una rapida occhiata pure alla ragazza ormai che c'era. Molto bella, mora, capelli lunghi, un viso aristocratico ed un corpo snello ma formoso, il genere di donna per la quale suo fratello (e probabilmente buona parte della popolazione maschile della sua scuola) avrebbe dato un rene pur di uscirci insieme. Una bella ragazza come se ne vedevano tante, però quello che attirò la sua attenzione furono gli occhi, due opali meravigliosi che ridevano con lei e le illuminavano il viso, senza dubbio aveva un'anima molto dolce.
Infine vi era un terzo soggetto in lontananza che si stava chiaramente avvicinando a loro, salutando l'obiettivo con un braccio incredibilmente ossuto ed una curiosa quanto singolare capigliatura afro.
Se non lo avesse già saputo da Sanji non avrebbe avuto dubbi nel considerare quei tre parte della stessa famiglia, anche soltanto per la somiglianza tra il colore dei capelli. Certo, la ragazza era visibilmente più attraente ai suoi parenti maschi.
Sanji nel frattempo si era spostato davanti al computer. “Un mese fa mi ha raccontato una storia buffissima successa con una sua amica una sera che sono andati al cinema. Ti giuro, sono caduto dalla sedia per quanto ho riso! È uno davvero troppo forte, chiunque conosco si vergognerebbe a morte a fare quello che ha fatto lui! Non capisco ancora perfettamente lo spagnolo, certe parole faccio fatica a memorizzarle e a riportarle ma comprendo quasi tutto ormai... Aspetta che trovo la mail e poi ti racconto i dettagli, morirai dalle risate anche tu!!” esclamò muovendo il mouse lì accanto ed illuminando lo schermo rimasto in stand-by dalla sera prima. La schermata lo riportò immediatamente sulla posta in arrivo e Chopper gli si accostò per guardare meglio, incuriosito e sorridente. Gli piaceva vedere suo fratello contento, difficilmente lo sentiva così euforico, parlare di quel tizio era riuscito a risollevargli il morale.
“Ma... che vorrebbe dire??”
Chopper si accigliò, aveva parlato troppo presto.
Da felice e rilassato qual era, di punto in bianco Sanji si era messo a fissare sconvolto lo schermo sul quale comparivano ora dei piccoli e  lampeggianti triangoli rossi accanto a determinate e-mail.
“Che succede?” chiese Chopper confuso.
Sanji quasi non lo sentì, continuava con furia a premere su quelle mail per cercare di aprirle, senza successo, incredulo di trovarsi in quella situazione.
All'ennesimo tentativo batté irritato un pugno sul mobile, gli occhi che lanciavano scintille.
“Non riesco a crederci! Mi ha bloccato!! Vic mi ha bloccato!” esclamò guardando il fratello con evidente confusione in volto. “Non capisco! Perché lo ha fatto? Non posso più aprire nessuna delle sue mail!”
Chopper aggrottò le sopracciglia. “È molto strano che tu non riesca ad aprire le mail, anche se ti avesse davvero bloccato l'account dovresti comunque poterle vedere... Posso provare io?”
Sanji gli lasciò il mouse senza fiatare, alzandosi e coprendo la sua stanza in lungo e in largo a grandi passi allibito. Non riusciva a spiegarsi perché all'improvviso il suo amico lo avesse voluto estromettere così dalla sua vita! No, doveva esserci un equivoco, Vic era una persona intelligente ed erano sempre andati d'accordo! Non poteva che essere un errore.
“Fatto!” esclamò Chopper con una nota di esultanza nella voce.
Sanji tornò rapido sui suoi passi. “Davvero? Hai fatto presto! Quindi era solo uno sbaglio?”
Il fratello fece una smorfia contrita. “In realtà no perché un blocco c'era, solo che non era lui ad averlo messo ma tu non più tardi di stanotte...”
Sanji sgranò gli occhi. “Di cosa diavolo stai parlando?”
Chopper si sistemò meglio sulla sedia poggiandosi placido sullo schienale. “Parlo di te ubriaco che ieri sera per qualche oscuro motivo hai deciso di aprire la posta e bloccare l'account del tuo amico di penna!”
Sanji aveva gli occhi fuori dalle orbite. “Io non ho fatto nulla del genere! Credo che me lo ricorderei che ne dici?” dichiarò irritato a voce più alta del normale, il mal di testa che tornava prepotente a gravare sulle meningi tanto che lo costrinse a sedersi nuovamente sul letto.
Chopper lo guardò avvilito. “Non lo so Sanji... eri preso piuttosto male e qui le cose sono chiare, forse te ne sei semplicemente scordato, capita!” mormorò alzando le spalle.
L'altro sbuffò contrariato, reggendosi la testa che vorticava indefessa.
Sapeva bene che Chopper non mentiva, non avrebbe avuto motivo per farlo. Se suo fratello il mago del computer diceva che era stata colpa sua allora doveva essere andata davvero così, anche se non comprendeva perché avesse voluto buttare al vento in quella maniera tre anni di corrispondenza e amicizia a tutti gli effetti. Non riusciva a capire se lo irritava di più il pensiero di aver bloccato l'amico da ubriaco o il fatto di aver rimosso tutto con una semplice sbronza.
“D'accordo è possibile che l'abbia fatto... ma perché?” chiese piccato non appena i mobili attorno a lui smisero di girare.
Chopper si grattò una guancia pensieroso. “Forse volevi fargli uno scherzo oppure... non saprei... nell'ultima lettera ti ha scritto cose che non ti sono piaciute?”
Sanji scosse il capo. “L'ultima era mia... l'ho scritta ieri pomeriggio.” fece mente locale. “Gli avevo raccontato della rottura con Pudding...” ammise con un sospiro.
Chopper tornò al computer. “Forse ti ha risposto stanotte allora!” afferrò il mouse cercando in ordine cronologico la mail più recente trovandola quasi subito ed aprendola. Sotto lo sguardo del fratello lesse velocemente il loro reciproco scambio di opinioni, grattandosi poi la testa visibilmente perplesso. Sanji lo fissò interrogativo ma Chopper non se ne accorse nemmeno troppo impegnato ad approfondire il discorso. Con gli occhi che si facevano via via più sgranati e increduli,
suo fratello continuava ad aprire le mail di Vic e a leggerle a velocità supersonica, sempre più sconvolto. Quando credette di essere arrivato al limite di sopportazione -voleva sapere che diavolo succedeva!- Chopper si afflosciò esausto sulla sedia come se avesse appena terminato di correre una maratona e si spiaccicò una mano in faccia scuotendo la testa.
Sanji non lesinò il nervosismo. “Si può sapere perché ti sei messo a leggere tutta la mia posta?”
Il fratellino lo guardò turbato attraverso le dita aperte della mano continuando a muovere la testa in segno di diniego. “È una cosa assurda, non ci credo...” insisteva a ripetere piano come un mantra.
Quando ormai era ad un passo dal perdere la pazienza Chopper si decise a vuotare il sacco.
“Con le lingue non eri particolarmente ferrato a scuola, vero?” cominciò cauto.
Sanji batté gli occhi, non capendo dove volesse andare a parare. Non era un mistero per nessuno che lui fosse più portato per le materie scientifiche, ma non afferrava il nesso.
“Arriva al punto, cos'è che devi dirmi!” lo incalzò serio.
Chopper sospirò imbarazzato, non sapeva da che parte cominciare. “Ecco, vedi... non è semplice da spiegare... no, in realtà lo è... solo che non ho idea di come tu possa prenderla...” mormorò contrito.
Sanji lo fissò interrogativo e il fratello si rese conto di non poterci girare attorno più di tanto.
“Sono tre anni che scrivi a questo Vic, giusto?” al cenno affermativo continuò “...E in tutto questo tempo non ti sei mai accorto che certe volte ti parlava di... diciamo... cose un po' ambigue per un maschio...?” chiese circospetto.
Sanji incrociò le braccia tranquillo. “Se ti stai riferendo al fatto che è palesemente gay, lo so già!”
Chopper lo guardò sorpreso per un attimo. “Ti ha detto di essere gay?”
“Beh no... L'ho intuito quando ha iniziato a parlarmi dei suoi ex fidanzati... tutti nomi maschili... ma non è mai stato un problema per me la cosa! Ora so che è single da un po', lui sa che io sono etero e non abbiamo approfondito l'argomento...”
Chopper si passò le mani sul viso allibito, ma davvero quello era il suo intelligentissimo e argutissimo fratello maggiore?? Non era possibile.
“Sanji, santo cielo, Vic non è gay!!”
L'altro lo fissò dubbioso. “Ma certo che lo è! Sennò come si spiegano i fidanzati, i giorni dall'estetista, il fatto che il suo cantante preferito sia Michael Bublé, l'amore per lo shopping...”
“SI SPIEGANO PERCHÈ VIC È UNA RAGAZZA!!” esclamò con foga Chopper allargando le braccia.
“...”
“...”
“...stai... stai scherzando, vero?”
“...”
“...”
“...mi dispiace, Sanji...”
Il fratello lo guardò attonito, completamente senza fiato.
“Ma... ma sono tre anni che ci scriviamo! So tutto di lui! Si chiama Vic come Victor! Gli piace giocare a basket, studia economia, ha due cugini che adora, va a cavallo... non... non mi ha mai detto di essere una donna!”
Chopper scosse la testa affranto lanciando un'occhiata allo schermo del computer e indicando con un cenno le mail aperte. “Vic non è il diminutivo di Victor. Credo che tu lo abbia pensato all'inizio perché sulla sua mail come nome utente ha messo 'vicortes'.
“Io ho fatto molto meno spagnolo di te ma so riconoscere la traduzione per 'ragazza' e 'ragazzo' e chica è senz'altro femminile! Se ti fossi fermato a leggere più attentamente la prima mail che ti ha mandato, magari anche con l'aiuto del dizionario, avresti notato che lei specifica chiaramente di chiamarsi Viola Cortes! Il suo diminutivo deriva in parte dal cognome! Ma eri ubriaco anche quella volta?”
Seduto sul letto bianco come un lenzuolo, Sanji non riusciva a spiaccicare parola.
Chopper aprì altre due mail.
“...in quella che ti ha mandato ieri sera dice di essere molto dispiaciuta per come è andata con la tua ragazza ma che forse era un segno del destino. Da mesi progetta di fare un viaggio nel nostro paese perché vuole conoscerti ma non voleva darti problemi dal momento che eri fidanzato! Non appena le hai detto che avevi rotto con Pudding ha trovato il coraggio di chiederti un appuntamento!” Chopper si voltò verso di lui sorridendo affabile. “Ho letto la tua risposta, l'hai bloccata perché hai frainteso tutto! Ora basta che le mandi un'altra lettera con le tue scuse spiegando che non eri in te e vedrai che non ci saranno problemi!
“Sanji hai capito? Le piaci da morire e da anni ma eri sempre impegnato e lei non voleva essere invadente!” afferrò la cartolina personalizzata che aveva poggiato sulla scrivania e indicò raggiante la ragazza mora a suo fratello. “È lei, Sanji! Il tuo amico di penna è lei! Questa è la donna giusta per te, bellissima, intelligente, spiritosa, con un'anima dolcissima! Non ne troverai un'altra come lei te lo dico io!”
Sanji ancora non riusciva a ritrovare l'uso della parola, troppo sconvolto dalla notizia.
Chopper stava per correre a controllargli le funzioni vitali quando un piccolo trillo attirò la sua attenzione, si voltò verso lo schermo del computer e aprì veloce la nuova mail di Vic appena arrivata, tanto ormai... e poi suo fratello sembrava più morto che vivo.
Con crescente orrore lesse rapido le uniche due frasi in essa riportate e schizzò veloce verso il tasto di risposta, trovando l'ormai familiare triangolo rosso a sbarrargli la strada. Si voltò piano verso Sanji che lo guardava con un espressione indecifrabile in volto.
“Era lei?” esalò.
“Si...” mormorò. “Dice che ieri l'hai offesa davvero e che ti credeva una persona migliore... ti ha bloccato, non puoi più scriverle...”
I due fratelli si guardarono in viso sconvolti, difficile dire chi due ci fosse rimasto peggio.
Delle voci concitate al piano di sotto anticiparono una potente bussata alla porta della camera che venne spalancata subito senza attendere risposta.
“...ed ecco il prode e baldanzoso amico che si appresta ad andare in visita dal compare moribondo per portargli il suo sostegno nonostante mille impegni lo assillino ogni giorno!”
Chopper e Sanji fissarono con sguardo vacuo l'entrata in scena trionfale di Zoro che alzò un sopracciglio alle loro facce spente. “Beh, che succede? Che accoglienza...”
Si era aspettato di trovare l'amico ancora in coma per la sbornia, non certo di vedere i due fratelli pronti per una seduta spiritica in piena regola, anche se Sanji sembrava comunque quello messo peggio.
Zoro si avvicinò a Chopper che nel frattempo aveva spento il computer amareggiato.
“Che succede a torcigliolo? Sembra che l'abbia preso in pieno un treno.”
 
*
 
Dall’altra parte del mondo, nella camera da letto di un appartamento spagnolo al quinto piano di una bella palazzina, una ragazza dai lunghi capelli neri guardava lo schermo del proprio computer con aria triste.
“Ma che ti è preso Sanji Vinsmoke?” si chiese affranta prima di rabbuiarsi. “Beh, se tu non vuoi più parlare con me allora anch'io non voglio più avere a che fare con te!” pigiò aspramente sulla tastiera e inviò, spegnendo poi l'apparecchio.
Prese la borsa e sbatté con forza la porta dietro di sé.




 
   
 
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