Questa non è una storia come le altre, ho preparato un piccolo gioco per voi che, spero, vi piacerà. Vi prego, quindi, di soffermarvi a leggere le note alla fine del capitolo.
Consolarsi
Metropolis, dopo tanti mesi era di nuovo lì e
non per piacere. Lena osservò le lapidi accanto alle quali passava, sembravano
scorrere via da sole, mentre lei, immobile, aspettava che giungesse davanti
alla verità.
Ed eccola lì, un’elegante lapide eseguita
in metallo e pietra, forme spigolose che si sposavano con forme arrotondate, un'opera d’arte al cui centro vi era una piccola fiammella accesa.
“Jack.” Mormorò e sentì un dolore
sordo espandersi nel suo petto. Aveva rimandato, giorno dopo giorno, ma alla
fine eccola lì, davanti alla sua tomba. Davanti all’inesorabile prova: era
morto.
“Mi dispiace.” Mormorò ancora, come
quella notte, la notte in cui aveva dovuto scegliere, lui o il mondo, lui o ciò
che simboleggiava speranza e giustizia. Aveva scelto lei, Supergirl,
e lui era morto.
Posò la mano sul metallo e sentì solo
freddo, eppure Jack era caldo, Jack era il suo migliore amico, la faceva
ridere, la faceva sentire leggera, la faceva sentire amata, qualcosa che
nessun’altro era mai riuscito a fare prima.
Non pianse, il suo corpo si rifiutava
di concederle quel sollievo, invece, ancora una volta, come tanti mesi prima,
ascoltò il freddo e se ne lasciò avvolgere.
“Sapevamo che prima o poi saresti
venuta qua.” Disse una voce alle sue spalle e Lena si voltò. La sua faccia era
una maschera di indifferenza, il suo cuore era muto, un blocco di ghiaccio nel
petto e neppure la pistola che le era rivolta contro le diede un brivido.
“Bene.” Disse soltanto. Forse era
meglio così, forse, dopo tutto, la morte sarebbe stato un sollievo.
Chiuse gli occhi mentre l’uomo,
sicuramente un sicario pagato da suo fratello, premeva il grilletto. Il suo
ultimo pensiero fu Kara, avrebbe pianto?
L’impatto non avvenne, ma due braccia
forti e calde si chiusero attorno a lei, sollevandola in cielo.
Spalancò gli occhi, sorpresa.
“Superman?” Domandò, anche se era
difficile confondere l’uomo d’acciaio per qualcun altro.
“La stavano aspettando, miss Luthor. È stato imprudente venire senza una scorta.”
Non rispose all’uomo che la depose
accanto alla stazione di polizia.
“Grazie.” Mormorò, più per abitudine
che altro.
“Le consiglio di denunciare
l’accaduto e di tornare a National City, lì sarà più al sicuro.” Annuì, mentre
lui la scrutava per qualche istante prima di alzarsi in volo e andarsene.
L’autista le aprì la porta e lei lo
salutò prima di raggiungere il suo appartamento. National City era calda anche
a quell’ora della notte, ben diversa da Metropolis,
ma lei non riusciva a riscaldarsi.
Lena entrò e posò la borsa sul
mobiletto d’ingresso, poi senza esitare raggiunse il piccolo mobile dei liquori
e si verso un bicchiere che bevve tutto d’un fiato, senza neanche sedersi.
Sentire il bruciore del brandy
scenderle lungo la gola le fece chiudere gli occhi, quando li riaprì se ne
versò un altro bicchiere abbondante e poi si sistemò sul divano, fissando il
vuoto davanti a lei.
Voleva davvero morire? Si domandò. Perché,
per un istante, un breve ma intenso istante, aveva provato un senso di pace
all’idea che fosse finita.
Un leggero bussare la fece sobbalzare.
Sorpresa posò il bicchiere sul tavolino di vetro e raggiunse l’ampia vetrata
che dava accesso al balcone. Dietro di esso vi era Supergirl,
il viso teso.
Aprì la porta, preoccupata.
“Cos’è successo?” Domandò subito,
mentre con un brivido si chiedeva se Kara stesse bene. Non le aveva detto che
andava a Metropolis e così non aveva potuto scriverle
che era tornata.
“Io chiedo a te cos’è successo!”
Esclamò però la donna entrando nel suo appartamento con il mantello che le
svolazzava dietro alle spalle, chiaro indice della sua agitazione.
“Oh…” Disse e la ragazza d’acciaio si
voltò a guardarla, le mani sui fianchi, l’aria arrabbiata. “Devi aver parlato
con Superman.” Comprese.
“Se non fosse stato lì vicino, se
non… Lena, per Rao! Avresti potuto morire!” La concitazione
nella sua voce era più che evidente, ma la rabbia era sfumata nella
preoccupazione.
Lena scosse la testa, voltandosi,
incapace di darle una qualsiasi risposta.
“Se avessi saputo che volevi andare…
io…” Insistette la supereroina.
“Cosa avresti fatto?” Chiese lei e il
suo tono era brusco ora. “Non ne hai abbastanza di sistemare i miei errori?” La
kryptoniana la guardò confusa. “Non sarebbe tutto più
facile se… se scomparissi?”
“No!” La risposta giunse senza un
briciolo d’esitazione. “No!” Rispose con ancora più veemenza Supergirl. “Come puoi pensare una cosa simile? National
City ha bisogno di te, Kara ha bisogno di te!” A quel nome Lena abbassò il viso
e scosse la testa.
“Kara…” Mormorò piano.
“Sì.” Assicurò Supergirl.
“Lei dovrebbe essere la prima a
desiderare che io me ne vada, e poi toccherebbe a te e infine a National City.”
Un sorriso amaro apparve sulle sue labbra. “Ho creato il portale, ogni morte
accaduta durante l’invasione daxamite ricade sulle
mie mani e Kara… Kara ha perso l’uomo che amava perché io, io, la sua amica,
gliel’ho strappato via.” Una lacrima le scivolò lungo il viso e Lena la scacciò
bruscamente.
“Non è vero, io ho preso la decisione
e Kara sa che era l’unica cosa da fare, la cosa giusta da fare, per tutti.”
“Jack è morto perché io ho lasciato Metropolis, se fossi rimasta non gli avrei mai permesso di
farsi quello che…” Scosse la testa e la guardò. “E Kara? Io ho sbagliato e lei
ne porta le conseguenze.”
Supergirl fece due passi verso di lei,
sembrava davvero arrabbiata ora.
“Kara ha perso il suo fidanzato, ti
sei mai fermata a chiederti cosa succederebbe se perdesse anche te? Ti sei mai
chiesta come il suo cuore potrebbe continuare a battere se tu morissi? Se
perdesse anche la sua migliore amica?” Lena sbatté le palpebre sorpresa, non si
era aspettata tanta passione in Supergirl.
“Io…”
“Cosa credi che proverei?”
“Tu?” Domandò allora lei e Supergirl la fissò prima di annuire.
“Sei importante per me.” Ammise la
ragazza d’acciaio e Lena, per la prima volta, si soffermò a pensare alla kryptoniana. Aveva perso tutto nella vita, il pianeta, la
famiglia, passava il suo tempo a salvare le persone e… a vederle morire. Lei si
sentiva così impotente eppure era solo una donna con molti soldi, Supergirl come doveva sentirsi?
“Siamo più simili di quello che
immaginavo.” Mormorò, pensierosa.
“Perché credi che fossero qua i daxamiti? Perché credi che Rhea
abbia deciso di volere questo mondo? Credi di essere l’unica a sentirti in
colpa per i morti di quella invasione? Credi che anche io non voglia,
semplicemente, sparire?”
Sentire la voce rotta della
supereroina pronunciare parole che echeggiavano così in profondità nel suo
cuore la colpì.
“Non sei sola. Lena.” Affermò ancora
la kryptoniana. “Io sono qui.”
Quando Lena sentì una lacrima
rotolarle lungo la gota non la fermò, lasciando che compisse il suo arco e ne
fosse seguita da un’altra. Poi, le braccia calde e sicure di Supergirl la avvolsero e lei pianse, per la prima volta
pianse solo per se stessa e permise al suo dolore di alleviarsi un poco.
Forse, non era così sola come
credeva.
Strinse Lena tra le braccia con forza, con paura, non poteva perderla,
non poteva lasciare che anche lei se ne andasse. Oh, aveva avuto così paura
quando Kal l’aveva chiamata e le aveva detto quello
che era successo.
‘Non stava lottando, Kara… aspettava il proiettile e basta…’ Le aveva
detto, con la sua voce calma e dolce. Quelle parole l’avevano sconvolta ed era
volata da lei appena era tornata a casa.
Ma, perché era lì come Supergirl e non come
Kara? Non lo sapeva neanche lei…
“Mi dispiace.” Mormorò Supergirl, accarezzandole la schiena, con gesti lenti e
dolci. “Meriti una vita piena di gioia, Lena.” Le disse piano, il respiro caldo
che sfiorava il suo orecchio.
Lena si separò un poco da lei,
cercando il suo sguardo. Sapeva che l’eroina era bella, quando sorrideva il suo
viso si illuminava, ma, anche ora che la fissava con occhi profondi e triste,
avrebbe comunque brillato in una stanza. Come Kara, si ritrovò a pensare Lena.
La kryptoniana
sollevò la mano accarezzandole il volto, asciugando le lacrime che macchiavano
le sue guance. Il suo corpo era caldo, forte, solido contro il suo.
Lena chiuse gli occhi e si spinse
avanti baciando le labbra rosee della donna.
Supergirl sobbalzò, tirandosi un poco
indietro, ma senza lasciarla andare. I suoi occhi stavano cercando qualcosa nei
suoi.
“È così sbagliato desiderare il
conforto di un corpo caldo?” Bisbigliò Lena e la donna rimase immobile, mentre
lei chiudeva gli occhi e la baciava di nuovo.
Questa volta la kryptoniana
non si sottrasse, al contrario, le sue braccia si strinsero un po’ di più
attorno a lei.
Prima che potesse rendersene conto il
loro bacio si era infiammato.
Le loro labbra schiuse si divoravano,
mentre le loro lingue sembravano incapaci di smettere di assaporarsi.
Con un brivido Lena sentì la ragazza
sollevarla di peso, senza nessuno sforzo, e spingerla contro la parete del
muro. Lei si aggrappò alle sue spalle mentre la donna scendeva a baciarle il
collo.
Lena spalancò gli occhi quando sentì
le mani della ragazza strapparle i bottoni della camicia e passare le dita
sulla sua pancia nuda.
“Aspetta!” Disse, rendendosi conto di
quello che stava facendo. “Aspetta.” Ripeté, quando la donna cercò i suoi occhi
confusa. “Non… non così…” Riuscì a dire. Vide la ragazza sbattere le palpebre e
capì che era comprensibilmente confusa.
Ma Lena non voleva del sesso.
Delicatamente prese il volto della
giovane tra le mani e poi le baciò le labbra, piano, passò la lingua su di esse
per poi sfiorare quella di lei quando fuse le loro bocche.
La giovane la prese tra le braccia,
questa volta con dolcezza poi la trasportò in camera da letto, adagiandola sul
materasso.
Lena la osservò, i capelli biondi le
ricadevano attorno al volto, illuminato solo dalle luci della città che
filtravano tra le tende della stanza da letto, i suoi occhi erano dolci,
timorosi, gentili, diversi da quelli con cui l’aveva fissata prima.
Alzò la mano e le accarezzò il viso,
ancora, ammirando la sua pelle morbida, poi la attirò contro di sé baciandole
gli zigomi, poi il naso, fino a giungere alla sua bocca. Di nuovo la baciò,
perdendosi tra le emozioni di quel bacio. Non era più Lena Luthor,
era solo Lena, tra le braccia di qualcuno che la comprendeva, che era sicurezza
e forza, qualcuno di vivo.
Le dita della donna le scostarono la
camicia, passando la mano lungo il suo addome, in una carezza leggera che, però,
le diede un lungo brivido.
“Va tutto bene?” Le chiese allora Supergirl e la sua voce era profonda, diversa dalla solita.
Lena sorrise, poi prese la mano della
donna, che si era fermata, e se la portò al seno, godendosi la sensazione e il
piacere di sentire il corpo sopra al suo trattenere il respiro.
Con una certa difficoltà infilò le
mani sotto al mantello della donna, fino a trovare il modo di farle scivolare
via di dosso il costume. Scoprire il suo intimo, molto terrestre, la fece
sorridere di nuovo. La ragazza sembrò intuire i suoi pensieri perché sorrise a
sua volta, per poi mordersi il labbro e scendere a liberarla della gonna e di
ciò che restava della sua camicia.
Le mani della Kryptoniana
esitavano, poi osavano, per poi esitare ancora. Lena si godeva la tortura,
mentre si beava della magnifica figura della ragazza. Passare la mani sul suo
corpo e sentirne la solida presenza era eccitante e meraviglioso, baciarle e
morderle delicatamente la pelle era inebriante.
Il suo reggiseno finì a terra e fu
seguito da quello della supereroina e Lena poté posare le labbra su due
capezzoli appena più scuri della pelle della donna e tesi dal desiderio.
Per la prima volta sentì Supergirl gemere di piacere e quel suono si riverberò
dentro di lei. Ormai erano parecchi minuti che un nucleo caldo e pulsante si
era acceso nel suo basso ventre e fu con un certo senso di frustrazione che
prese la mano della ragazza sposandola lì dove più la desiderava.
Gemette piano quando sentì le dita di
Supergirl spostare di lato il tessuto delle sue
mutandine, per poi passare delicatamente sulla sua pelle, umida e calda. Prima
però che il suo senso di frustrazione fosse anche solo minimamente appagato, la
donna allontanò le mani. Lena si aggrappò alle sue labbra spingendo il bacino
contro quello di lei, godendosi il suo ansimo.
La desiderava ed era chiaro che era
reciproco. Con un colpo deciso rovesciò le posizioni sistemandosi sopra alla
ragazza. A quel punto, però, Lena si fermò. La giovane kryptoniana
aveva gli occhi pieni di desiderio, ma si mordeva il labbro nel chiaro intendo
di trattenersi.
La giovane Luthor
si sfilò l’ultimo indumento e fece lo stesso con quello della donna,
osservandola nuda, per la prima volta, poi salì sopra di lei, facendo in modo
che le loro intimità si toccassero. Il piacere fu intenso e lei chiuse gli
occhi per un lungo istante, poi iniziò a muoversi, questa volta con gli occhi
fissi in quelli di lei.
“Lasciati andare…” Mormorò, mentre
continuava a muoversi, le mani di Supergirl, posate
sui suoi fianchi, come a volerla trattenere e al contempo incapaci di fermarla.
Il piacere crebbe, così come la sua
velocità. Un brivido percorse la donna sotto di sé e Lena si fermò bruscamente,
il respiro affannoso. Si lasciò cadere addosso a lei e, senza esitare, infilò
la mano tra le sue gambe, inserendo un dito dentro di lei.
Supergirl gemette e Lena si morse il labbro,
trattenendo il suo piacere e muovendosi, prima lentamente, poi sempre più
decisa dentro alla donna. Non ci volle molto. Prima di quanto sperasse, la
ragazza sotto di lei chiuse gli occhi e spinse la testa indietro, gemendo
forte, mentre il suo corpo veniva scosso da un brivido potente. Lena le baciò
il petto, mentre aspettava che la ragazza d’acciaio riaprisse gli occhi. Quando
lo fece si specchiò in essi, limpidi e azzurri anche in quella fievole luce.
“Ti ho fatto male?” Chiese subito,
con voce tesa. Lena sorrise e scosse la testa.
“No.” Assicurò, mentre prendeva la
mano della giovane e la portava di nuovo tra le sue gambe. La ragazza trangugiò
a vuoto, Lena non separò gli occhi dai suoi, mentre la sentiva farsi strada,
dentro di lei che era ben più che pronta ad accoglierla. La giovane era
inesperta, ma Lena la aiutò a trovare il ritmo e, ben presto, il piacere crebbe
in lei, fino a farla ansimare.
“Guardami…” Mormorò allora la donna e
lei spalancò gli occhi sorpresa, smarrendosi in quel limpido azzurro, mentre il
suo corpo e la sua mente si perdevano nel piacere dell’orgasmo.
Kara osservò il corpo nudo accanto al suo. Cosa aveva fatto?
Era andata da lei perché aveva avuto paura di perderla e quando Lena
l’aveva baciata si era detta che era solo sesso, che meritavano, l’una e
l’altra, il confronto di braccia amiche. Protetta dal suo costume non avrebbe
avuto bisogno di dare spiegazioni e Lena era stata chiara, era solo un
consolarsi a vicenda…
E poi… e poi era stato tutto meno che sesso! Rao,
aveva fatto l’amore con Lena e quello che aveva provato era stato…. non aveva
mai… quel piacere… oh Rao!
Si voltò senza parole tornando a fissare la donna addormentata. Era così
bella e la sua pelle era così morbida, i suoi occhi così limpidi e il suo
sorriso così dolce…
Scosse la testa: cosa aveva fatto?
Si morse le mani e si sollevò a sedere sul letto. Lena si mosse un poco,
disturbata da lei, probabilmente.
Non poteva neppure dire che era stato un errore, visto che lo aveva
reiterato più volte nella notte! Ed era stato dolce, passionale, eccitante…
Lena era… Rao, Rao, Rao!
Note: La storia è iniziata con toni cupi, ma è finita tra dolci carezze e delicata passione.
Ora… cosa succederà? Lo so che lo chiedo sempre, ma questa volta la domanda è seria, perché sarete voi a scegliere!
Sì, avete capito bene, questa è una storia a bivi!
Davanti a voi ci sono due possibilità:
A- Kara scappa.
B- Kara rimane.
Seguite questo link ed esprimete la vostra opinione!
Il sondaggio rimarrà aperto fino a quando non riceverò un numero deciso di risposte, quindi non fatevi pregare, altrimenti niente seguito… ;-)
Ciao ciao