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Autore: polytlas    10/08/2017    6 recensioni
( Storia dell’Amore. )
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Il cuore di Kyungsoo andava a ritmo di ogni suo respiro; smetteva di respirare Jongin, smetteva di vivere lui.
̀
_______
– Kaisoo;
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: D.O., D.O., Kai, Kai
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '「 The Broken Hallelujah. 」'
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#4. to destroy.
 
 
 
 
 
 
on your shoulder I can reach an endless sky.

 
I giorni di vacanza erano sempre i più belli, perché, sosteneva Jongin, lui e Kyungsoo potevano stare più tempo insieme e senza la seccatura dei genitori fra i piedi. Questo significava poter mangiare schifezze, guardare la tv quando gli pareva e poter baciare Kyungsoo senza ritrovarsi entrambi con un principio di tachicardia per il terrore di essere scoperti.
 
Quel pomeriggio, per esempio, avevano mangiato fin troppe merendine e avevano preso d’assalto il divano del salone, perché mamma e papà avevano spostato lì la tv della cucina, in modo che nessuno dovesse distrarsi durante pranzo e cena.
La scelta non era stata troppo sfavorevole, poiché poter guardare la televisione comodamente seduti sul divano era decisamente meglio, e in quel modo Kyungsoo riusciva a studiare in cucina con maggiore facilità.
 
In quella maniera, poi, restare addosso a Kyungsoo era molto più semplice: era come essere nel letto della loro camera, ma restare a letto molte volte comportava addormentarsi; sul divano era diverso.
Jongin, infatti, era accanto a Kyungsoo, lo abbracciava e aveva la guancia poggiata sul suo petto, mentre suo fratello giocherellava con i suoi capelli. Gli era capitato sotto tiro un film sulla droga e lo stavano guardando svogliatamente: Jongin pareva sul punto di addormentarsi e Kyungsoo ne stava approfittando per cercare di capire di più, dato che di droga e altre robacce affini, a scuola ne avevano parlato molto.
 
Solo che, come in tutti i film adolescenziali che trattano temi delicati, arrivò anche quel momento, in cui i due protagonisti si ritrovano in quella situazione.
Kyungsoo deglutì e Jongin rimase con gli occhi fissi sullo schermo. Poi li mosse, e di conseguenza mosse anche il viso, per potersi rivolgere verso suo fratello.
 
« Hyung? »
 
« Mh? »
 
E pigramente indicò quei due dietro lo schermo.
Kyungsoo sospirò e continuò a giocare con i suoi capelli.
 
« Sì, lo stanno facendo, Nini. »
 
Non ebbe bisogno di dire cosa, Jongin aveva già capito.
Non distolse lo sguardo neppure per mezzo secondo, perché si disse che guardare gli avrebbe permesso di capire come fare per fare l’Amore con hyung.
Osservò con attenzione il tipo che baciava il collo a lei la quale pareva in estasi completa. Nel frattempo, si toglievano i vestiti.
Tutto qui?
 
Ahimè, non riusciva ad avere una visione completa del tutto poiché sostanzialmente non si vedeva nulla, se non loro, con i busti nudi, che si baciavano e si scambiavano effusioni più o meno rumorose.
Arrossì, Jongin, quando li sentì gemere.
Arrossì e nascose il viso contro il petto del fratello, forse sentendosi troppo vulnerabile davanti quelle scene.
 
Kyungsoo lo strinse maggiormente e gli depositò un bacio fra i capelli. Jongin, di tutta risposta, sollevò il viso e gli baciò le labbra. Kyungsoo non si tirò indietro, piuttosto gli afferrò il viso con entrambe le mani e fece in modo che le loro labbra aderissero maggiormente.
Si staccò, e subito dopo lasciò cadere una pioggia di baci sulle labbra del più grande, quasi non riuscisse a smettere di attingere a quella fonte di amore puro e cristallino come l’acqua di sorgente.
 
A Jongin toccò sollevarsi, ma non osò staccarsi da Kyungsoo, se non in quelle brevissime pause. Si mise solo seduto al suo fianco e si chinò leggermente per potergli facilitare il lavoro, specie perché quel tipo di attenzioni gli piacevano da matti, e i bacetti così numerosi e continui erano i suoi preferiti.
Era riuscito a rilassarsi, a sentire la pelle d’oca, ad avere voglia di continuare a riempirlo di attenzioni per come avevano fatto i due attori poco prima.
 
Si staccarono definitivamente con estrema lentezza, guardandosi negli occhi.
Avevano entrambi gli occhi lucidi.
 
« H – hyung. »
 
« Vuoi – vuoi? » 
 
Perché, considerato come gli tremasse la voce, pensò fosse meglio dire in quel modo, abbozzando gesti ed espressioni confusi per aiutarsi ad esprimere il concetto.
Jongin annuì e le sue guance tornarono a bruciare insieme a quelle altrettanto scarlatte di Kyungsoo, che si sollevò dal divano e lo prese per mano, facendogli capire che non era saggio farlo lì.
Corsero al piano di sopra, in camera loro e chiusero la porta; Kyungsoo si preoccupò di abbassare le tapparelle e di accendere solo un lume, perché no, nessuno doveva vedere.
Poi si voltò verso Jongin e deglutì, camminando lentamente verso di lui e slacciandogli la felpa.
 
Jongin lo guardava dal suo metro e ottantacinque e a Kyungsoo parve di sentirgli il cuore, quando si avvicinò. Si sollevò sulle punte per baciargli le labbra e Jongin gli posò le mani sul viso.
A Kyungsoo venne da sorridere, perché gli pareva una scena da anime per ragazzine. Si imbarazzò all’idea di star rappresentando la ragazzina, ma quando anche Jongin gli sfilò la felpa lasciò da parte ogni sorta di similitudine con i cartoni animati.
 
Non restò a petto nudo, sotto indossava la canottiera, ma ebbe un fremito quando sentì le labbra di Jongin sul suo collo.
Soffici, umide, bollenti.
Risalirono lentamente mentre le mani si posavano sui fianchi, e Kyungsoo posò le proprie su quelli di Jongin.
 
Lentamente, lo spinse verso il letto e gli sussurrò di stendersi, sicché lui potesse metterglisi sopra. Erano impacciati nei movimenti e quando Kyungsoo gli si sistemò addosso, riuscirono anche a sbattere la fronte, scoppiando a ridere, ma bastarono altri cento baci ad alleggerire la tensione.
Stavano per fare l’Amore ed erano così emozionati che tremavano come foglie. 
 
Kyungsoo trovò il coraggio di sfilare la maglietta di Jongin e quella volta sì che gli parve di prendere fuoco quando lo vide a petto nudo. Perché tutte le volte che lo aiutava a lavarsi, gli capitava sempre di guardare.
Perché potevano dire tutto quel che volevano, ma Jongin restava bellissimo. Infinitamente bellissimo. Ed era impossibile non soffermarsi ad ammirare quel corpo snello e slanciato, quella schiena lunga, quelle spalle ben larghe.
Gli era gli capitato di guardargli il didietro, pensando che se solo fosse stato normale, avrebbe avuto una marea di ragazze ai suoi piedi.
 
Lo toccava, gli passava le mani sul petto e lo baciava, mentre piano e con estrema cautela, incollò il proprio corpo con quello di Jongin. La sua pelle era calda, profumava di vaniglia.
Lo abbracciò forte e continuò a sorridere contro la sua pelle, specie quando si sentì avvolgere dalle braccia di Jongin, che non gli erano mai sembrate così possenti come in quel momento.
 
Si sollevò leggermente per poter sfilare la sua canottiera e una mano di Jongin gli si posò sul cuore. Kyungsoo si arrestò un momento e lo guardò dritto negli occhi.
Avrebbe voluto dirgli così tante cose, ma riuscì solo a sollevare gli angoli della bocca e a sentirsi al settimo cielo, fortunato di avere accanto una creatura come suo fratello. Forse, addirittura privilegiato, perché non a tutti veniva concessa l’occasione di poter nascere accanto alla persona della propria vita.
A lui era successo.
Ed era fin troppo bello.
 
Il mondo li disprezzava perché invidiava quella loro fortuna, perché il mondo era abituato allo schifo, e l’Amore era qualcosa di alieno.
 
Kyungsoo si abbassò e gli baciò ancora le labbra, mentre continuava a stringerlo. Forte, sempre più forte, fino a far incollare i loro cuori.
Cominciò, così, un gioco particolare, bellissimo: Jongin cominciò a stringere Kyungsoo sempre più forte, e Soo non fu da meno. Lo fecero fin quando ad entrambi non mancò il fiato, e dopo un secondo di apnea, si lasciarono andare, tornando finalmente a respirare.
 
« H – hyung -. »
 
« N – Nini. »
 
Il modo in cui si chiamarono parve più una preghiera che altro. Kyungsoo abbassò i pantaloni di Jongin e Jongin fece scivolare giù per le cosce anche i suoi.
Il più giovane pensò di essere ad un passo dall’autocombustione per via dell’imbarazzo, perché sì, non c’era nulla di sessuale in tutto quello, ma stavano comunque facendo l’Amore. E si ritrovarono ugualmente imbarazzati, perché sebbene in modo singolare, quella era la loro personale dimostrazione massima di Amore.
 
Una volta ripreso fiato, Kyungsoo si abbassò di nuovo verso Jongin, baciandolo con dolcezza, muovendo lentamente le labbra sulle sue, godendo della loro consistenza soffice quasi in modo inverosimile. Jongin gli sorrise a fior di labbra e tornò a stringerlo, mentre pressò ancora di più le labbra contro le sue.
Kyungsoo lo strinse a sua volta, e tra quel bacio e quella stretta, questa volta sentì davvero il fiato mancare per più di un secondo. Gli parve di trovarsi a mare, sott’acqua, e di star baciando Jongin lì.
Sentì il cuore in gola per l’emozione immensa, e non appena Jongin mollò di nuovo la presa, a Kyungsoo scappò un ansito più rumoroso rispetto agli altri, e Jongin, sorridendo, piegò il capo per guardarlo meglio e si portò l’indice davanti le labbra.
 
« Shh! »
 
Kyungsoo rise imbarazzato e gli diede un piccolo pizzicotto sul fianco.
Jongin sorrise solare, in un modo così leggiadro che il cuore di Kyungsoo perse un battito, e le lacrime gli offuscarono la vista.
Di nuovo, per un’altra volta, si ritrovò a sperare che quel loro gesto d’Amore potesse liberarlo da quell’incantesimo.
Pregò, urlò dentro di sé affinché accadesse, perché Jongin meritava solo quello, meritava di essere amato, di poter fare l’Amore con la persona della sua vita, anche se fare l’Amore per lui significava quello: stringersi fino a farsi mancare il fiato, amarsi fino all’ultimo respiro.
Probabilmente qualcosa di troppo intenso per le persone normali, troppo impegnate nella ricercare di qualche utopica e perfetta realtà.
 
Jongin continuava a sussurrare ‘hyung’ dopo ogni stretta, e pareva sempre di più una preghiera, un resta qui per sempre, non lasciarmi, ho bisogno di te per vivere, perché mi togli e mi dai il fiato, e senza di te non saprei più respirare.
Kyungsoo allora gli accarezzò il viso, gli scostò i capelli dalla fronte e gli riempì le labbra di baci roventi, ma belli, oddio, belli da morire. Poi scese sul mento, lentamente continuò per il collo, la clavicola, e infine sul cuore, su cui stampò un bacio per poi strofinarvi la punta del nasino.
 
Il cuore di Kyungsoo andava a ritmo di ogni suo respiro: smetteva di respirare Jongin, smetteva di vivere lui.
Lo capirono più che mai in quel momento. Jongin passò le mani fra i suoi capelli, richiamando la sua attenzione con un rantolo perché quei baci li voleva sulle labbra.
Kyungsoo sorrise debolmente e gli strisciò addosso per raggiungere la sua bocca e prese a baciarlo con l’ultimo straccio di fiato che aveva in corpo.
 
Le loro palpebre erano pesanti, le forze completamente nulle; troppa serotonina, troppa gioia, troppo Amore li aveva stremati.
Avevano fatto l’Amore, e Kyungsoo lo sapeva, non avrebbe mai provato nulla di simile con nessuno.
Jongin si schiarì la voce e cercò di parlare, ma aveva la gola secca.
 
« Hyung -. »
 
« Mh? »
 
Gli occhi di Kyungsoo erano già chiusi e Jongin ebbe solo la forza di farlo distendere e mettersi su di lui per baciargli le guance e le labbra solo in superficie.
Suo fratello era bellissimo, avevano fatto l’Amore e si sentiva così felice.
 
« Hyung, sss – ! »
 
Si sforzò con tutto se stesso, ma non riuscì.
Voleva dirglielo, voleva rendere ancora più magico quel momento bellissimo, ma non riusciva. La stanchezza di certo non lo aiutava, e probabilmente Kyungsoo stava già dormendo.
Non si demoralizzò, però: glielo avrebbe detto una volta svegli. O comunque, avrebbe avuto tutta una vita per dirglielo.
Si addormentò pensandoci, pensando alla magia che era avvenuta e sentendosi felice di averlo vicino, di averlo e basta.
 
Saranghae, hyung.

 
Chissà cosa succede nella mente delle persone.
Chissà cosa avviene nei meandri della psiche nella durata di tutta una vita. Chissà cosa comporta certi atteggiamenti, certe azioni. Chissà cosa possa condizionarle, comandarle, o frenarle.
Che mondo inesplorato è la ragione umana, quanti anfratti non saranno mai esplorati. Un po’ come tutte le stelle in cielo, se ci si pensa bene: solo una parte di loro può essere vista, studiata, ammirata. Una parte minima, se si pensa all’immensità dell’universo, pieno di galassie, di corpi incandescenti, di buchi neri che sembrano poter essere metafora di tutte quelle menti inarrivabili, che implodono anziché esplodere, che risucchiano in mondi sconosciuti anziché uscire allo scoperto.
 
Ma quella volta mamma Kim non implose affatto.
Oh, no.
La sua esplosione fu catastrofica.
Silenziosa, subdola, e devastante.
 
Perché lo sapeva, lo aveva sempre saputo che si sarebbero ridotti a quello scempio.
Che lui lo avrebbe portato ad essere quello schifo.
 
Perché l’unico, vero, grande errore di Kyungsoo e Jongin fu assopirsi. Assopirsi felici per come si erano amati.
Nudi.
In intimo, in realtà, ma quell’importantissimo dettaglio parve rivelarsi assolutamente insignificante.
E mamma Kim era rincasata prima del previsto e li aveva trovati in quel modo, in quel riprovevole modo, con tanto di sorriso stampato in volto.
 
Perché prima ancora di pensare a cosa fosse successo, o se qualcuno si fosse realmente fatto del male, la donna si sentì investire da un’invidia cieca, bestiale, pari a nessuna. Perché Jongin le aveva portato via Kyungsoo, e Kyungsoo le aveva annullato Jongin.
Perché Kyungsoo era diventato il pilastro di Jongin e lei era diventata niente, se non una figura a cui dover, per prassi, portare rispetto.
Perché Jongin in verità era un maiale schifoso, perché aveva sicuramente deflorato suo fratello per soddisfare i suoi comodi e Kyungsoo gliel’aveva lasciato fare. Perché a schifarla non era lo stupro in sé, ma il fatto che Kyungsoo fosse felice di ciò.
Felice di un abominio che manco era capace di farsi lo shampoo da solo.
Felice di un essere che manco sapeva chiamarsi.
 
Felice.
Fottutamente felice.
Perché lei non poteva essere così felice?
Perché i suoi bambini erano dei mostri?
Perché suo marito non l’amava più?
Perché non facevano più l’Amore?
Perché erano i suoi figli a farlo? A farlo tra di loro?
 
Era troppo.
Se la felicità le era stata preclusa, allora l’avrebbe tolta anche a quei due. Specialmente a lui.
Lui che era arrivato e la vita gliel’aveva rovinata, perché un figlio come Jongin era solo una vergogna, fanculo tutte le cretinate filosofiche e amorevoli che potevano rifilarle.
Perché Jongin era vergognoso da mostrare, perché non era buono neanche per fare il soprammobile, perché non era manco abbastanza forte per trasportare in casa la legna per il camino.
Perché da sempre era stato lui il cancro, e andava rimosso.
Kyungsoo era solo un povero succube, e andava liberato.

 

 
Jongin aprì gli occhi di scatto quando si sentì afferrare per le braccia e trascinare via dal letto. Due uomini in divisa provarono a sollevarlo, ma lui si divincolò immediatamente e scappò dalla loro presa, mettendosi in un angolo della stanza.
Kyungsoo sobbalzò insieme a lui, e urlò impaurito quando vide quelle persone sconosciute dentro casa. Poi scorse sua madre vicino la porta e sbiancò.
 
Sbiancò quando la vide adirata.
Sbiancò perché capì.
Li aveva scoperti.
 
« Mamma, che vogliono questi qui? »
 
Sentì il fiato mancargli, la testa prese a girare e troppi scompensi cardiaci si fecero avanti.
Kyungsoo camminò e si mise davanti a Jongin. Un poliziotto gli si avvicinò e lui indietreggiò ancora, afferrando una scarpa e lanciandola per difendersi.
Jongin avvolse le braccia attorno suo fratello e si riparò dietro di lui, tremando e guardando tutti con terrore.
 
« Ti ha stuprato, Kyungsoo. Va portato via. »
 
Kyungsoo sgranò gli occhi e cominciò a scuotere velocemente il capo, muovendo anche le mani e spingendo indietro Jongin, nel vano tentativo di difendere lui.
 
« No! No! Giuro, non mi ha stuprato, non lo ha fatto, mamma posso spiegare, non mi ha fatto male! »
 
Loro avevano fatto l’Amore.
Per il mondo era uno stupro.
E uno stupro era quanto di più schifoso potesse esistere nel mondo.
 
La paura, il terrore, la disperazione si fecero strada dentro di lui.
 
Va portato via.
 
No.
 
No, no, no, no, Jongin non doveva andare da nessuna parte.
Non potevano portarlo via così, chi si sarebbe preso cura di lui? Chi avrebbe dormito accanto a lui? Chi lo avrebbe fatto mangiare?
No.
Non potevano portarlo via.
Loro avevano fatto l’Amore.
Perché la gente non capiva?
Perché dovevano dividerli?
Jongin sarebbe morto senza Kyungsoo, non poteva lasciare che li dividessero.
Non poteva far morire suo fratello.
Lui lo amava.
Lo amava.
Perché nessuno voleva capirlo?
 
La signora Kim si voltò verso un poliziotto, fingendo - palesemente, pensò Kyungsoo - di essere preoccupata,.
 
« È succube, lo guardi. »
 
L’agente appuntò tutto su un taccuino, e i tizi in divisa cercarono ancora di avvicinarsi a Jongin, il quale continuava a piangere e restare nascosto dietro suo fratello.
Kyungsoo ringhiò, parando le mani attorno Jongin, in modo che gli altri uomini non potessero afferrarlo e fargli del male.
 
« Non mi ha fatto nulla! Mio fratello non farebbe del male a nessuno, andate via! »
 
Jongin continuava a stringerlo e Kyungsoo afferrò un lume che lanciò addosso ai signori in divisa, ma quella volta il poliziotto lo afferrò per il braccio e lo staccò brutalmente da suo fratello, che venne acchiappato da quei due signori con davvero poca gentilezza.
Jongin afferrò la mano di Kyungsoo, urlando “hyung” con tutta la voce che si ritrovò in corpo e Kyungsoo diede un calcio all’agente, cercando ancora di tornare da suo fratello.
Jongin si strinse al corpo di Kyungsoo, continuando a singhiozzare, terrorizzato da quella situazione così assurda e spaventosa.
 
« Non ha fatto nulla! Nulla! Posso assicurarglielo agente! »
 
Poi si voltò verso sua madre, che continuava a guardarlo con le iridi in fiamme.
Guardò sua madre e s’illuminò.
La guardò e gli parve anche di vedere un ghigno malefico stampato sul suo viso.
Lo stava facendo di proposito.
Lo stava facendo portare via di proposito.
Li stava volutamente dividendo.
 
Kyungsoo e Jongin si strinsero così tanto che si graffiarono a vicenda, mentre il figlio più giovane continuava a guardare la madre con disprezzo e odio, odio puro che grondava dal suo corpo.
Perché se solo avesse potuto, l’avrebbe soffocata seduta stante.
Perché se solo la sua parola avesse avuto un minimo di rilievo, ci sarebbe stata lei fra le braccia di quegli agenti.
 
« Lei! È lei! Arrestate lei, non l’ha mai mandato a scuola! Non l’ha mai fatto uscire, gli dà colpe che non sono sue! Agente, arrestate lei, lei si vergogna di suo figlio, ma mio fratello non ha fatto nulla! »
 
Ennesimo colpo al cuore che portò la donna ad infuriarsi ancor di più.
Come se fosse colpa sua, se quel bambino era nato uno sgorbio.
 
« Ha chiamato tutti perché non lo vuole! Agente, lei non vuole mio fratello! Se ne vergogna, sta fingendo! Jongin non mi ha mai fatto del male, è lei che lo ha sempre fatto a lui! »
 
Ricordò tutte le volte in cui, adirata perché richiamata a lavoro, adirata perché non abbastanza bella come le sue amiche, adirata perché sapeva di suo marito e le altre donne, arrivava a casa e se trovava anche un acaro in disordine, non perdeva occasione per mollare almeno una sberla a Jongin, qualsiasi cosa lui stesse facendo.
Ricordò tutte le volte in cui aveva rotto qualcosa e gli aveva dato la colpa. Ricordò tutte le volte in cui lo aveva privato di qualsiasi tipo di affetto, perché lui le aveva rovinato la vita quindi non meritava neanche mezzo abbraccio.
Ricordò tutte le volte in cui Jongin cadeva, si faceva male, piangeva e lei gli mollava uno schiaffo, perché “così impari ad essere più responsabile”.
Ricordò tutte quelle volte e quasi sospirò sollevata al pensiero che tra non molto, non avrebbe penato più, non avendolo fra i piedi.
 
E Kyungsoo sarebbe stato un meraviglioso ragazzino modello, senza un fratello leso accanto.
 
« Agente, arresti lei! Non è mai stata capace di insegnargli nulla, agente, mi creda! »
 
Kyungsoo tremò, tenendosi ancora stretto a suo fratello e guardandolo negli occhi sentì il cuore frantumarsi in pezzettini troppo piccoli.
 
Jongin, in un momento di debolezza da parte dei due uomini, riuscì a liberarsi e a scappare via.
Ma non via di casa, non via dalla stanza, non via in generale.
Jongin andò verso la loro mamma.
Jongin strattonò l’agente che aveva cercato di afferrarlo e si mise lì, di fronte a lei. Lo spinse con tutta la disperazione che aveva in corpo prima che, tra gli occhi stupiti e spaventati di tutti, compisse l’ennesimo gesto che lasciò il mondo interdetto.
 
Kyungsoo si ritrovò a fissarlo con gli occhi sgranati, insieme agli agenti e tutto il resto delle persone lì presenti.
 
Jongin corse dalla loro mamma e, con grande stupore da parte di tutti, l’abbracciò forte.
Fortissimo.
La signora Kim rimase interdetta, incapace di ricambiare per lo stupore.
Jongin singhiozzava fra le sue braccia, implorandola nella sua testa di farli smettere, perché quelle persone stavano facendo del male a lui e suo fratello. Sollevò il viso e la guardò tra le lacrime, cercando un appiglio, una risposta che non arrivò, perché Jongin non aveva capito.
Perché la sua bontà era tale da non poter neanche metabolizzare che fosse lei l’artefice di quel suo inferno.

Era lei che voleva dividerli.
E solo quando Jongin lo capì, solo dopo non aver ricevuto nessun abbraccio, solo dopo aver visto il suo sguardo di ghiaccio, si sentì sconfitto.
Un singhiozzo più forte degli altri lo fece quasi infrangere per terra prima che gli agenti lo presero nuovamente e lo allontanarono da lei.
 
Jongin la fissò negli occhi.
Tremò di paura.
 
« Hyung! Hyung! »
 
« Jongin! »
 
Quasi come se volesse dirlo a Kyungsoo. Come se volesse urlargli di fare attenzione, perché era la mamma la causa di tutto.
Era la mamma che voleva dividerli, anche se era stata lei ad unirli in principio.
 
Cercò di urlarglielo e allungò di nuovo le mani verso di lui, ma l’agente continuò a portarlo via, e a Kyungsoo mancò il fiato.
Jongin allungò il collo per cercare di continuare a chiamarlo, per tentare di dirgli qualcosa. Perché Jongin non era stupido.
Aveva capito cosa stesse succedendo.
E voleva dirgli quelle parole. Voleva dirgliele prima che fosse troppo tardi.
 
Si allungò ancora, cercando di prendere abbastanza fiato perché quella stretta no, non gli permetteva neppure di respirare correttamente, ma quegli sconosciuti non lo sapevano.
 
« Hyung! Hyung! S – ss – ssar – . »
 
L’ago della siringa piena di sedativo, però, fu più veloce di lui. Gli si conficcò proprio nel collo e proprio mentre era riuscito a trovare il fiato adatto per dire quella benedetta parola, Jongin portò gli occhi indietro e collassò privo di sensi fra le braccia degli uomini.
 
Kyungsoo urlò.
Urlò e si accasciò per terra.
L’agente continuò a tenerlo per le braccia, mentre vide Jongin venir trasportato via. Gli vide le braccia penzolanti, prive di tono muscolare.
Quella visione lo impressionò al punto che si sentì mancare e sbiancò totalmente.
 
Urlò ancora, ma Jongin non reagì, e quei tizi erano già scesi dalle scale e lo avevano caricato in un furgone nero.
Non riuscì a comprendere più dove fosse, né dove fosse finita sua madre, né se stesse per morire, ma a quel punto neanche gli importò più.
Jongin non c’era più.
L’avevano portato via.
Gliel’avevano strappato via.
Ingiustamente.
E lui non riusciva neppure a sollevarsi da terra.
 
Sentì le forze abbandonarlo completamente, il capogiro divenne insopportabile e la vista si oscurò completamente.
Gliel’avevano portato via.
Per sempre.
 
No.
Non per sempre.
Non esisteva un per sempre di quel tipo.
Sarebbe tornato a prenderselo.
Sarebbe andato lì a prenderlo e riportarlo a casa.
 
Ma in quel momento Jongin non c’era più.
Il cuore di Kyungsoo andava a ritmo di ogni suo respiro: smetteva di respirare Jongin, smetteva di vivere lui.
E dal quel momento, Kyungsoo smise di vivere.
i just need you near.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 














 
Angolo Adeloso: Io vi devo chiedere infinitamente scusa ma VI GIURO CHE HO LETTERALMNTE DIMENTICATO DI POSTARE AIUTO PERDONATEMI ME NE SONO RICORDATA GIUSTO OGGI E SONO ANDATA IN SUPER CRISI. Questo tirocinio mi ha divorato l’anima e la vita e non ho più capito nulla. Perdonatemi, davvero, io l’ho completamente scordato. TT
Per il resto, eccoci qui. Dalle vostre recensioni mi sono resa conto che questo capitolo è stato inaspettato, forse più dell’ultimo di TWS.
Qualcuno ha pensato che Jongin e Kyungsoo finissero per fare sesso. Ma no, di fatto quello loro è un mondo a parte, una dimensione in cui la fisicità non è importante ai finire di un piacere sessuale.
Loro vogliono stringersi, non possedersi. Vogliono amarsi, perché pare sia l’unica fonte di vita per entrambi.
Ma fanno solo quel fatale errore che per mamma Kim pare sia l’occasione perfetta per, secondo lei, ristabilire l’ordine di casa Kim. Perché non capisce che Jongin è la batteria di Soo, anzi, si convince che dividendoli, finalmente il suo figlioletto sano potrà emergere.
Ma sarà davvero così?
Jongin aveva vissuto dieci anni senza Kyungsoo, ma Soo non ha mai conosciuto la vita senza suo fratello.
Cosa accadrà?
Lo scoprirete solo leggendo, ah!
Il finale pare voglia fare intendere che ci sia stata qualche altra tragedia, ma prima di giungere a conclusioni affrettate, vi dico come al solito di attendere. u w u
So che odierete queste attese che vado creandovi, ma ehi ehi, tra un po’ arriva la tanto attesa hunhan e lì cominceranno una serie di risposte, di rivelazioni e cosine “tenerelle”.
Giuro che la Hunhan vi darà sicuramente qualche indizio in più.
Il tutto, invece, verrà svelato e smascherato nello spin off, che rappresenterà il chiarimento assoluto di tutta questa storiella. Non so e riuscirò a scrivere il prequel, parlandovi di Xing. Da un lato lo spero, dall’altro guardo quanta roba ho da studiare e vorrei strapparmi i capelli, perché ho sempre il timore che l’università mi risucchierà in un buco nero. TT Incrociate le ditine per me, sperando che non sia così. Perché se tipo avessi tutto il tempo possibile per poter sviluppare le idee che mi frullano in mente, credo finirei per tirare giù qualcosa di bestiale. Ed infinitamente bello – can you feel my modestia from there?
Chiacchiere a parte, credo sia meglio chiudere ormai queste note. La Hunhan verrà postata tra due settimane, precisamente giorno 28 agosto alle ore 16, come sempre.
Al limite lo farò un po’ prima, ma sicuramente – e spero – non dopo. Anziché dodici, i capitoli saranno tredici! Quindi avrete un chap in più per soffrir – ehm, sclerare (((( :
E ora i ringraziamenti: considerato quanto poco pare sia interessata, sento di voler ringraziare davvero quelle uniche tre persone che hanno mostrato interamente il loro supporto, ovvero fanperifinta, Jonginnie e la mia preziosa Rebycloud. /sends love/ Vi chiedo scusa se non ho ancora risposto, ma vi prometto che appena mi sistemerò per bene nella mia nuova casetta, risponderò a tutte voi. E vi invierò biscottini e panelle, perché io so che vi piacciono. e e
Chiaramente un grazie va pure ai lettori silenziosi, che preferiscono non dire nulla, ma che sono lì, pronti a spulciare tutti gli aggiormenti.
E come sempre, ringrazio Fede(@KeepLookingHoney) per farmi da beta, da supporter e tutto il resto. Ed è mia, ricordatelo. u w u
Ci si becca il 28 di agosoto!
A presto. ~
 
Adì. ~
   
 
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